Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: Adrienne    08/04/2008    7 recensioni
Adrienne e Alex sono migliori amici da una vita. Hanno un'amicizia profonda e sincera: si vogliono bene, si dicono tutto, passano la maggior parte del loro tempo insieme. Ma cosa succede se all'improvviso l'arrivo di una nuova ragazza sembra cambiare quel sentimento che li lega, e diventare più forte - almeno per uno dei due? E cosa succede se un semplice bacio diventa il fattore di un cambiamento sconvolgente nelle loro vite..? Il mio primo romanzo, vincitore di un concorso di scrittura (: Leggete e recensite, grazie!
Genere: Romantico, Commedia, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Capitolo 8

Capitolo 8.

Un raggio di sole mi colpì
dritto in faccia, filtrando attraverso la tapparella mezza abbassata. Feci un verso incomprensibile, rimanendo immobile dov'ero. Il sole mi dava fastidio, e avevo ancora sonno. Lentamente, molto lentamente, aprii gli occhi. Mi guardai intorno, sbattendo le palpebre. Dei vestiti erano sparpagliati sul pavimento, lasciati lì alla rinfusa; una scarpa era vicino al letto, l'altra all'altro capo della stanza. Sembrava che un tornado fosse passato nella mia camera e avesse messo a soqquadro ogni cosa. Allora provai ad alzarmi a sedere, ma non ci riuscii, fui costretta a rimettermi stesa. Mi girava terribilmente la testa, e avevo  un po' di nausea. Mi sembrava come se mi avessero preso a bastonate, e lasciata lì a sanguinare, senza alcun aiuto. In poche parole, mi sentivo debolissima. Sbattei ancora più volte le palpebre, avevo anche la vista un tantino appannata. Allora ci rinunciai e chiusi gli occhi, sistemandomi meglio sul cuscino.
Cos'era successo?
Avevo un vuoto, come se avessi un enorme buco nero in testa. Mi portai una mano alla fronte, per controllare se ero calda. Lo ero, ma non troppo. Perché mi sentivo così terribilmente confusa? Facevo fatica anche solo a pensare. Sospirai più volte, come per controllarmi: mi stavo preoccupando. Dopo un po’, scivolai lentamente sotto il piumone, nascondendomi e arrotolandomi su me stessa, sotto le coperte. Mi presi il viso fra le mani, stringendo forte gli occhi. Che cosa diavolo avevo fatto..? Scossi la testa, sentendomi quasi soffocare per il troppo calore che c'era lì sotto.  La verità era che non mi ricordavo nulla, più nulla. Nonostante mi sforzassi di ricordarmi cosa avevo fatto il giorno precedente, non ci riuscivo. Nella mia mente si susseguirono varie immagini. La colazione, Edoardo, il pranzo, una tenda zebrata, un gonna nera. E poi..?
Niente. Il vuoto totale: come se qualcuno avesse risucchiato via tutti i miei ricordi, in un colpo solo.
Ma perché..?
Neanche a dirlo, mi preoccupai all'istante. Buttai il piumone di lato, tornando a respirare, finalmente. In quel preciso instante, la porta della mia camera da letto si spalancò.
"Adrienne?"
Nonostante avessi ancora gli occhi chiusi, riconobbi quella voce. Era Edoardo, mio fratello.
"Hm..?" chiesi.
Avevo la voce rauca e ancora presa di sonno, così me la schiarii.
"Stavi dormendo? Svegliati!" esclamò, con la delicatezza di un rinoceronte.
Cominciai ad innervosirmi. Spalancai gli occhi, e senza alzarmi dal letto mi voltai verso di lui, rivolgendogli uno sguardo di puro odio.
"Mi lasci in pace? Vai via!" esclamai. Lo dissi troppo forte, perché la testa sembrò scoppiarmi.
"Ero preoccupato per te. E' mezzogiorno. Tu che sei mattiniera, avresti dovuto alzarmi come minimo tre ore fa!"
Aveva ragione. Mi preoccupai ancora di più, ma non risposi. Continuai a guardarlo: sembrava veramente preoccupato. Sbuffai sonoramente.
"Be', come sta Alessandro?" chiese
.
Nel sentire questo nome, ebbi uno scatto. "Che diavolo c'entra Alex, adesso?" esclamai, cercando di massaggiarmi le tempie.
Edoardo fece una faccia stupita. "Ma, come..? Io..?" balbettò.
Alzai un sopracciglio, con aria indagatrice. "Parla!"
"Adrienne. Non ti ricordi? Be', del resto non mi hai visto, dimenticavo. Comunque, ieri sera Alessandro ti ha accompagnata a casa, no?"
Annuii, come se sapessi perfettamente di cosa stesse parlando.
"Perdonami, sorellina, ma vi ho spiati attraverso le tende. Vi siete messi assieme? A giudicare da dove stavano le vostre lingue.."
Divenni color cremisi e lanciai un urlo. Ero furiosa. Presi il cuscino e lo lanciai addosso a mio fratello, colpendolo allo stomaco. "Tu e il tuo senso dell'umorismo del cavolo! Sei un idiota!" Lui si mise le braccia davanti alla faccia per proteggersi. "Ma è vero, vi ho visti!" urlò. "No, invece no! Via!" urlai, e lui scappò via dalla mia stanza, borbottando qualcosa che non capii.
Mio fratello era un idiota. Sapeva che non stavo bene, voleva approfittare di me raccontandomi delle panzane. Se avessi veramente baciato Alex, me ne sarei ricordata.

***

Dopo una doccia, la situazione non era cambiata. Stesso senso di nausea, stesso vuoto in testa, stessa emicrania. Mi sentivo uno straccio. In casa c'eravamo solo io e mio fratello, mia madre era a lavorare come sempre. Non pranzai, ero sicura che se avessi mangiato qualcosa mi sarei sentita ancora più male. Dopo l'ora di pranzo rimasi in camera mia per leggere un libro, ma ben presto mi resi conto che era impossibile concentrarsi con il mal di testa che avevo. Cercai di pensare ad altro, ma era peggio. Dopo un po', mentre sonnecchiavo, la testa di mio fratello fece capolino alla porta.
"Adri? Hai visite."
Mi misi a sedere sul letto, mentre mio fratello spariva e dopo di lui entrava un altro ragazzo.
Alex, naturalmente.
Non appena lo vidi cominciai ad agitarmi, e sorrisi debolmente. Lui avanzò verso di me, e senza dirmi niente né senza degnarmi di uno sguardo, si sedette sul bordo del letto. Lo vidi giocherellare nervosamente con la mani, tenendo sempre lo sguardo basso.
"Alex?" chiesi, con voce incerta. Dapprima Alex non si mosse. Dopo qualche secondo, alzò lo sguardo e mi guardò dritto negli occhi. In quel momento, delle immagini mi apparvero veloci nella mente, come un flash. Due braccia che mi stringevano, due occhi come quelli che mi fissavano. Scossi rapidamente la testa per cancellare quelle immagini, non capendo a cosa appartenessero, e deglutii, mentre lui mi guardava. Esibiva un'espressione preoccupatissima, e sembrava triste. Mi dispiaceva vederlo così, e per un attimo mi chiesi il perché. "Tuo fratello mi ha detto che non stai bene. Che hai?" mi chiese.
Alzai le spalle, non smettendo di guardarlo. "Ho un po' di mal di testa, nausea. E.." Fui tentata di dirgli che avevo un vuoto di memoria d'un paio d'ore, ma mi bloccai appena in tempo. Lui s'inumidì le labbra con la lingua, e sospirò.
"Adrienne, ti prego
. Dimmi che quella di ieri sera non era la prima volta che ti ubriacavi." disse.
Lo fissai, incredula, riflettendo sulle sue parole. Cosa? Ma che diceva?
"Eh? Ma cosa...?" iniziai. Alex scoppiò in una risatina nervosa.
"Era come temevo, purtroppo."
"Non ti seguo, Alex.."
Lo fissai, con sguardo perso. Lui esibiva ancora un sorriso strano, indecifrabile. Il suo sguardo sembrava oltrepassarmi, era così profondo e serio che metteva paura. Improvvisamente si alzò dal mio letto, e cominciò ad andare avanti e indietro nella stanza. Continuai a fissarlo, mentre lo faceva. Non sorrideva, sospirava spesso, i suoi tratti erano duri e quasi marcati. L'avevo visto così poche volte, e mi metteva una paura folle. Era come se da un momento all'altra mi aspettassi che avesse una reazione, magari violenta, e che mi urlasse addosso.
"Ti prego, mi dici cos'hai? Non capisco.." sussurrai.
Alex si fermò davanti al mio letto. Strinse gli occhi e strinse anche forte i pugni. Io istintivamente rabbrividii. Si voltò di scatto verso di me, e velocemente mi raggiunse sul letto, stando a pochi centimetri di distanza da me.
"Mi dispiace, Adrienne. Mi dispiace da morire.."
Abbassò lo sguardo, scuotendo la testa. Io lo guardai, mordendomi il labbro inferiore così forte da farmelo sanguinare. "Maledizione, Alex! Vuoi dirmi che diavolo succede?" esclamai, perdendo la pazienza. Lui mi guardò, e il suo sguardo ancora una volta mi oltrepassò e mi fece calmare, almeno un po'. Ma oramai tremavo.
"Ieri sera. Ti ricordi, almeno.. la festa? La festa d'istituto." disse.
"Sì, me lo ricordo." risposi. Di quello avevo qualche ricordo, più o meno chiaro.
"Be’, durante la festa.. io e te.. ci siamo ubriacati. Abbiamo bevuto. E poi.."
"E poi?" lo incalzai.
"Ci siamo baciati."
Seguirono dei secondi di gelo assoluto, in cui io lo fissai, con la bocca socchiusa per lo stupore. Scossi la testa. Istintivamente pensai a ciò che mi aveva detto Edoardo, poche ore prima. Era vero? Non lo era?
"Ma che dici.." iniziai.
In fondo, io avevo un vuoto terribile d'un paio d'ore, non mi ricordavo nulla della sera precedente, della festa. Mio fratello mi aveva raccontato ciò che aveva visto davvero? Mi rifiutavo di credere che, ad esempio, Edoardo ed Alex si erano messi d'accordo per farmi uno scherzo. E, tra l'altro, sembravano tutti e due terribilmente preoccupati, Alex soprattutto. Era così serio.
"E'
tutto vero, Adrienne. E non ti ricordi niente, vero?" mi chiese.
Cercai di calmarmi, mentre il mio cervello lavorava veloce, e il cuore andava a tremila. Mi sentivo un groppo in gola, le parole mi mancavano. Ero un'idiota.
"Non.. non mi ricordo nulla.." ammisi, guardandolo.
Lui sospirò, e si alzò di nuovo, rimanendo immobile e impassibile con lo stesso guardo. Ero un'idiota, sì, e molto anche. Avevo veramente baciato Alex, allora. La cosa che desideravo di più si era finalmente avverata. Desideravo da tempo di stringerlo tra le mie braccia, baciare le sue labbra, ed averlo solo per me. Era accaduto. E io non me lo ricordavo, accidenti.
"E' tutta colpa mia. Ti ho fatto ubriacare, ho bevuto anch'io. Abbiamo perso il controllo entrambi, e poi ti sono praticamente saltato addosso." disse tutto d'un fiato. "Non riuscirò mai a perdonarmelo. Vorrei solo che la nostra amicizia non si rovinasse. E.. vorrei che tu non mi odiassi. Ne soffrirei troppo." concluse.
Scossi la testa. Avevo gli occhi lucidi, chissà perché. "Io non ti odio, Alex. E anche se volessi, non ci riuscirei. Sei una parte importante di me e ti voglio troppo bene per farlo."
Fece spallucce. "La nostra amicizia è troppo importante, sì. E poi ho rovinato tutto!" esclamò, alzando la voce.
"Ma
cos'è che hai rovinato? E' tutto a posto!" esclamai.
Lui scosse la testa, come se non avesse una risposta. "Sai, io non riesco più a guardarti.. come prima. Non so perché."
"Quello che è successo non cambia niente fra noi due.."
"Sì, invece! Lo cambia. Non doveva succedere, la nostra amicizia era perfetta così.. non c'era bisogno di complicarla ulteriormente. Forse è perché tu non ti ricordi niente, mentre io mi ricordo ogni singolo istante.."
Alzai un sopracciglio, e la voce iniziò a tremarmi. "Cos'è, è stato così terribile?"
Mi rivolse un'occhiata di fuoco, come se avessi detto un'incredibile cavolata. "Ma no.. non è così.. cioè.. solo che.."
"Che?"
"Melissa.."
Ebbi un altro scatto. Melissa. Il problema era lei, allora. Non era tra noi due, ma nasceva perché c'era lei. Per quanto potessi volerle bene, la odiai. E divenni incredibilmente furiosa.
"M-melissa..?" Avevo le lacrime agli occhi, e mi sforzai per ricacciarle indietro. Tremavo.
"Adrienne. Io sono innamorato di lei.."
Non risposi. "..e non di te."
Socchiusi gli occhi. Fu come se mi avessero colpito al cuore con un coltello. La testa cominciava a rifarmi brutti scherzi. E lui non era innamorato di me.
"Mi hai un po' confuso, forse. Ma io e te siamo amici da un sacco, mi puoi capire, vero? Quel bacio, non era niente. Non posso dire che non mi sia piaciuto, però noi due siamo solo amici. Per te provo un affetto infinito. Io non voglio rovinare tutto con Melis.."
"Scusami, Alex!" urlai, scattando in piedi di fronte a lui. "Scusami se ho mandato tutto a puttane con la tua Melissa!"
Alex mi guardò, scandalizzato. "Ma.. Adri?"
"Cazzo, Alex! Cos'è, non te n'è mai importato di me o dei miei sentimenti? T' interessa solo di arrivare a Melissa? Ti è importato solo che io, con quel bacio che neanche ricordo e che per te non è niente, ti abbia scombinato i piani che avevi per lei?"
Alex rimase senza parole. "Ma, allora.."
"Sì. Perdonami. Perdonami se mi piaci tanto, Alex."
Lui prima mi guardò, con occhi grandi. Poi li chiuse e, sedendosi sul letto, si portò la testa fra le mani. "Io.. non pensavo.. non credevo.."
"Mi dispiace, non te l'avevo mai detto. Non volevo che lo sapessi così."
Sembrava ammutolito, spiazzato, incredulo. Boccheggiava, probabilmente non sapeva che cosa dire. Avevo rovinato tutto, e lo sapevo bene. Ma a lui importava solo di Melissa, no? Io contavo meno di zero, così come i miei sentimenti per lui. Quindi non avevo nient'altro da perdere. Provai un moto di rabbia per lui, ma che in realtà nascondeva una tremenda delusione. Non me lo sarei mai aspettato un comportamento così, non da lui, non da quello che si definiva il mio migliore amico, che diceva che per lui era uno delle cose più importanti.
Alex si passò le mani fra i capelli, scombinandoseli, e sospirò forte.
"Perché non me l'hai mai detto?" chiese.
"Secondo te? Eri così cotto di Melissa. Non avrei mai avuto nessuna speranza contro di lei. E infatti è così."
Rimase immobile. "Questo cambia tutto, lo sai?"
Non risposi. Mi avvicinai alla finestra e guardai fuori. Cominciai a sentirmi così vuota. E in cuor mio, sapevo che niente sarebbe stato più lo stesso. Sapevo che la mia incondizionata paura di perdere Alex, si stava avverando. Era tutto vero, non era un sogno. O meglio, non era un incubo. Ma allo stesso tempo, mi sembrava tutto così assurdamente irreale. Perché? Perché io non mi ricordavo nulla, e per me era come se non fosse successo. Per me non c'era un motivo concreto. Davo le spalle ad Alex, ma sentivo il suo respiro, che era quasi affannoso.
"Adrienne.. Ti prego, guardami."
Mi voltai, e lo guardai. I nostri sguardi s'incrociarono, e subito i miei occhi si riempirono di lacrime. Ma esse decisero di non saltare, di non uscir fuori. Non ancora.
"C'è.. c'è solo una cosa che posso fare, adesso."
"E qual’è?"
Alex fece quello che sembrò l'ombra di un sorriso. Si alzò dal letto, e mi venne di fronte, a cinque centimetri da me.
"Devo uscire dalla tua vita. Per non farti più del male."
Chiusi gli occhi. Quelle parole facevano più male di una frustata.
"Non mi hai mai fatto del male."
"Non mentire. Te ne ho fatto. E devo allontanarmi da te. Per tanti motivi.."
"Cioè? Per Melissa. E perché mi piaci. No?"
Riaprii gli occhi, lo trovai a fissarmi. Non rispose, continuò solo a guardarmi in silenzio. Mi faceva male persino il suo sguardo, adesso. Le lacrime cominciarono a scendere, finalmente, trattenerle era diventato troppo difficile. Mi bagnarono il viso, scendendo verso le mie guance incandescenti. Una mi arrivò alle labbra, e la sentii salata.
"Forse dovrei odiarti per questo?" dissi, distogliendo lo sguardo da lui.
"Odiami. E forse, sarà tutto più semplice." rispose.
Scossi la testa, lentamente. Alex mi prese il viso per il mento, guardandomi ancora. Mi asciugò le lacrime con il pollice, non smettendo un attimo di guardarmi.
"Ti prego
smettila. Non toccarmi." dissi. Alex parve sorpreso dalle mie parole, ma mi lasciò andare di scatto.
Poi si avvicinò a me. I suoi capelli scuri sfiorarono la mia guancia bagnata, provocandomi una sensazione di solletico, mentre si avvicinava al mio orecchio.
"Sarà come se non fossi mai esistito, vedrai."
Io tremai, e mi strinsi le braccia attorno al petto, abbracciandomi quasi. Piansi disperatamente, singhiozzando ogni tanto.
"Non ti dimenticherò mai, Alex." dissi tra le lacrime. Non vedevo più niente, le lacrime me lo impedivano.
"Sii felice. Con qualcun altro che sappia farti sorridere. E non cambiare, mai, perché sei una persona perfetta già così."
E se ne andò. Così come la mia lucidità, la mia voglia di vivere, il senso delle cose. Non c'era altra ragione per me. Non c'era altro che dolore nel mio cuore.  Che stupido luogo comune, quello di dire che il cuore è il custode dei nostri segreti, e quello in cui custodiamo lì dentro le persone a cui teniamo di più. Cos'altro è, il cuore, se non l'organo più importante del corpo umano? Per quanto odiassi farlo, mi abbandonai a quel luogo comune. Alex era andato via, e aveva rubato e portato via con sé il mio cuore. Io, in quel giorno, morii. Non c'era vita senza di lui, non c'era altra ragione di vivere senza di lui.












Ed eccoci arrivati anche a questo *doloroso* capitolo. Volevo ringraziarvi moltissimo per i commenti che m’avete lasciato, e che adesso non posso commentare perché sono troppo pigra xD Ma davvero mi fa molto piacere, e se avete anche qualche critica da farmi.. sono ben accette! Allora, mi raccomando continuate a recensire, ci si sente al prossimo aggiornamento. La prossima volta posterò insieme i capitoli 9 e 10. Un abbraccio! (:

   
 
Leggi le 7 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: Adrienne