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Autore: suicidesdaughter    18/10/2013    2 recensioni
''Ero quello che la gente definiva 'schifo'. Fino a quando cominciai a schifarmi anch'io. Ma poi arrivarono.. LORO''
AVVERTENZE: LA STORIA SI BASA SU FATTI REALMENTE ACCADUTI. SI PREGA AD OGNI LETTORE CHE RECENSISCE RISPETTO E MATURITA' NEL COMMENTO DELLA STORIA. Grazie, ve se lovva
Genere: Angst | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: AU, Cross-over, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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SECOND

“Scusa, posso prendere questa sedia?” Mi domandò una voce sconosciuta indicando la sedia vuota accanto a me. Lo guardai negli occhi. Non capivo di che colore erano, era un miscuglio strano e armonioso di colori chiari, ci cascai dentro. Ancora non detti risposta, così lui mi guardò come per incitarmi a rispondere “C-certo” Dissi infine.  Lui ringraziò, prese la sedia e si mise al suo tavolo. Non potevo fare a meno di notare che si era seduto al tavolo di quelli nuovi.
Non avevo voglia di assistere ad un’altra lezione. Decisi di prendere le mie cose e tornare a casa. Avevo fame.. Avevo sempre fame.. ma no! Non posso. ‘Niente cibo fuori dai pasti, niente cibo fuori dai pasti’, questo era quello che la mia coscienza ripeteva.. Era come se il cibo mi chiamasse, diceva ‘Sì, sì’ ma la mia coscienza contrastava quelle parole. Non potevo ingrassare. Non di nuovo. Poi mi accorsi che in effetti era ora di pranzo, così senza altri pensieri presi la prima cosa che trovai nel frigo e la misi in bocca.
Il giorno dopo fu un incubo. Eravamo a lezione di chimica, nell’aula di chimica, con il prof di chimica, lavorando ad una stupida esplosione chimica. Finché.. bhe…  finché non mi esplose tutto in faccia. Le risate dei miei compagni erano fastidiose quanto il suono delle unghie che grattano sulla lavagna.
Corsi in bagno per pulirmi, senza il permesso di nessuno. Uno strano liquido denso color verdognolo mi ricopriva il capo. La cosa migliore da fare era un bagno caldo, ma non potevo saltare di nuovo la lezione di latino e tornare a casa. Puzzavo. Non potevo presentarmi in mensa, davanti a tutta la scuola, ridotta in quella maniera. Ma lo feci, dopo aver cercato al meglio di pulirmi. Avevo il mio vassoio in mano, cercando con lo sguardo un tavolo vuoto, quando sentii una voce scocciate urlare “Gomez!” Qualcuno mi chiamava. Mi voltai verso la direzione della voce, e notai Payne, insieme alla sua compagnia, seduta ad un tavolo. Mi avvicinai con la paura che volesse solo ridere di me per il mio ‘piccolo inconveniente’ nella lezione di chimica. “Su, siediti” Disse lui picchiettando sulla sedia accanto a lui. Mi sedetti, non so con quale coraggio. Scrutai tutti gli sguardi di quel tavolo che mi fissavano, non sapevo che volevano da me, e sinceramente non avevo voglia di scoprirlo… “Vedi Gomez..” Mi chiamava per cognome “… mia sorella Demi è molto timida, ancora non  ha conosciuto un’amica da quando è entrata in questa scuola”  Ancora non capivo che c’entravo io. Lui continuò: “Tienila d’occhio, stai con lei, non la perdere di vista un attimo. Diventale amica, confidatevi segreti e tutte quelle cose da femmine. Basta che non la fai sentire sola. Voglio il meglio per la mia piccola” Baciò la fronte della sorella, parlava come un padre iperprotettivo.
“M-ma perché io?” Chiesi con un filo di voce. Non sapevo se essere felice di aver l’opportunità di avere una nuova amica, o triste che la mia nuova amica fosse la sorella di Payne.
“Andiamo Gomez, tutti sanno che non hai amici, cerco di fare un favore a tutte e due. Sono o non sono un santo?” Disse lui. Bhe, no.
“Gomez, o accetti o accetti. A te la scelta.” Continuò. ‘Oh bhe, l’imbarazzo della scelta, davvero’ pensai ironicamente.
Accettai. Anche se costretta, sapevo quanto potesse essere difficile integrarsi in una nuova scuola.. l’avevo provato.  Appunto per questo volevo aiutare Demi, o come si chiamava..
“Su, che aspetti?! Andate a fare latino, via!” Ci ordinò Payne. E lui come sapeva che io avevo latino?! Lo guardai con sguardo interrogativo quando lui subito mi porse il foglio con scritti i miei orari e le lezioni. Glielo presi bruscamente dalle mani e mi incamminai con la ragazza verso l’aula di latino. Durante il cammino, nessuna delle due osò aprire bocca, fino a quando non inciampai su una mattonella mal messa. Cazzo, era la sesta volta del mese che inciampavo. Lì scoppiammo in una risata amichevole. “Oddio, ho la finezza di un brontosauro quando cammino!” Dissi io, tanto per ridere un po’.
Sì, su una cosa aveva ragione Payne: era molto timida e introversa quella ragazza.
Ma non era niente male.

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hey hey hey, newyorkesi!
alluora, scusate per la cacchetta D: Vorrei ringraziare tutte le visualizzazini per il precedente capitolo, in particolar modo le due recensioni di
Its A Kind Of Magic e Bolide Everdeen, che tra l'altro quest'ultima mi ha dato un utile aiuto a regolare la formattazione dei capitoli tanto che sia meglio per voi, cari lettori, da leggere. Quindi grazie a tutti tutti lol. Poi scusatemi se ad alcuni può sembrare il capitolo troppo corto, non ho potuto fare di meglio.
ve se lovva<3
 
  
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