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Autore: remsaverem    09/04/2008    4 recensioni
Dopo il rapimento da parte di Raphael, Reid comincia a sviluppare une dipendenza da droghe.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jason Gideon, Spencer Reid
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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[Molto contenta che la ff vi stia piacendo, ormai però ci stiamo avviando verso la fine

[Molto contenta che la ff vi stia piacendo, ormai però ci stiamo avviando verso la fine. Gideon è il mio personaggio preferito e per Reid è davvero come un padre, secondo me. Per questo mi piace molto descriverlo]




-Latte in polvere??!- fece Reid stupito girando tra le sue mani il piccolo contenitore cilindrico – è il mio preferito!-.

-Reid…- cominciò Gideon controvoglia. Sapeva che prima o poi sarebbe venuto quel momento –c’è qualcosa di cui dobbiamo parlare-.

- Ah sì?- fece Reid sul vago. Ma prese comunque posto al tavolo della cucina.

Gideon faceva fatica a trovare le parole giuste –…senti…-.

-Se è per la disintossicazione ho già pensato a tutto, stà tranquillo!-

Gideon lo guardò come se lo vedesse per la prima volta.

-Sì, si può fare anche qui! Non c’è nessun problema…-.

-No, no aspetta un attimo tu...come…no che non si può fare qui- esclamò infine Gideon deciso – devi andare in un centro qualificato, con cure mirate e…-.

-E una bella macchia sul curriculum- finì per lui Reid sistemandosi gli occhiali.

-Ma tu hai bisogno di aiuto, di specialisti, io non posso…tu devi andare in un centro…-tornò alla carica Gideon.

-No- secco e deciso.

-Come?- fece Gideon incredulo. Non gli aveva mai sentito usare quel tono prima di allora. Era cambiato. Aveva qualcosa di diverso. Non era più il ragazzo geniale, ma leggermente imbranato che lo rincorreva per i corridoi del Bureau con pile di fascicoli in mano o che lo cercava per una partita a scacchi o per una chiacchierata sui modus operandi di killer seriali. No…niente di tutto questo vi era più, sostituito da quel tono deciso che non ammetteva repliche.

-Ho detto no- semplice, chiaro. Da non fare una piega.

- Reid…-sussurrò Gideon.

- Vedo che hai dei dubbi- usò un tono distaccato. Come se non si trattasse di lui, della sua salute, della sua vita, ma di uno dei tanti casi da affrontare con la giusta distanza per potervi intravedere al verità.

E la verità questa volta era che Reid non aveva nessuna intenzione di farsi ricoverare e che, anzi, voleva improvvisare un programma di disintossicazione forzata proprio lì, in casa sua.

Se si fosse trattato di qualcun altro forse avrebbe anche potuto prendere in considerazione la cosa ma…

- Io non…- non sapeva più cosa obiettare, Reid doveva averla studiata proprio per bene per prenderlo alla sprovvista, così che lui non potesse opporvisi…o almeno non più di tanto – tu non sai cosa significa… starai malissimo …non…-

-Non si può. Sì, questo l’ho capito benissimo. Ma d’altra parte è inutile. Lo faremo-.

Da dove gli veniva tanta sicurezza?

-Senti Gideon… – riprese Reid con quel tono pragmatico che ormai lo infastidiva- so che hai già fatto tanto, ma adesso ti chiedo di fare un’ultima cosa per me. Entrambi sappiamo che le nostre vite private sono sempre sotto la lente d’ingrandimento di qualcuno, passate al setaccio. Per fare questo lavoro, bisogna avere un certo… profilo. Come pensi che la prenderebbero le alte sfere sapendo che un loro agente impiegato sul campo è in cura presso un centro di riabilitazione? Svolgerebbero delle indagini…approfondite…e tutti finirebbero per rimetterci solo per colpa mia-.

Gideon vedeva tutta la perversa logicità di quel ragionamento. Tuttavia…

- Se tu adesso non mi aiuti…se tu adesso non stai dalla mia parte…sarà stato tutto inutile -.

Gideon esitava ancora e Reid lo capì.

Reid si schiarì la voce prima di sferrare il colpo finale – e tu sei troppo buono, troppo corretto e mi vuoi troppo bene per lasciare che questo accada-.




E poi non c’era voluto molto per allestire il tutto, dal momento che Reid aveva già predisposto la maggior parte delle cose.

Gideon aveva dovuto provvede solo agli integratori, andando in ospedale e facendosi anticipare alcune prescrizioni per Reid.

Lui, d’altro canto, aveva fatto il resto e adesso, l’abitazione di Gideon sembrava un centro rifornimento per sfollati da cataclismi vari. C’erano casse di cartone, contenenti bevande e simili ovunque, nemmeno avessero dovuto barricarsi in casa per un mese.

O forse era quello che Reid aveva in mente.

-E’ perfetto!!- esclamò Reid osservando il panorama della camera da letto di Gideon, trasformata all’occasione per le loro particolari esigenze –direi che non manca nulla-.

Gideon gli scoccò un’occhiata in tralice.




Alle sette, ora prevista per l’inizio del loro esperimento, qualcuno suonò alla porta.

-Perfettamente in orario!- esclamò Reid alzandosi dal divano.

-E adesso chi…- Gideon non fece in tempo a finire la frase che JJ. comparve sulla soglia di casa.

-Hai coinvolto anche lei??!!- strillò Gideon costernato.

-JJ si è gentilmente offerta di darci una mano-.

Jj non disse nulla.

-Ci voleva qualcuna che ehm…insomma- incespicò Reid sulla difensiva.

- Avanti andiamo- esclamò JJ- prima che cambi idea-.

Il piano, semplicemente era questo: Gideon e Reid sarebbero rimasti confinati nella stanza della casa scelta da Reid come la più confortevole e logisticamente adatta. Jj avrebbe avuto le chiavi e, in ogni caso, per qualsiasi emergenza, nella stanza c’era un telefono fisso da cui chiamare.




-Bene- esclamò Reid risoluto – direi che è tutto in ordine. Possiamo cominciare-.

Aveva trasportato la tv nella stanza e disposto un bel tappeto ricoperto da una cerata ai piedi del letto. Voleva dare il minor disturbo possibile a Gideon, ammesso che questo fosse ancora possibile.

-Un momento – esclamò Gideon prima che JJ se ne andasse – primo: decido io se e quando lasciare la stanza. Dal momento che abbiamo iniziato questa cosa dobbiamo finirla, ma non voglio che succeda niente- e sottolineò queste ultime parole.

Reid annuì.

-Secondo, in caso succeda qualcosa voglio un’ambulanza qui in non meno di 5 minuti. JJ predisponi il tutto va bene?-

La ragazza annuì.

-E terzo, quando dirò che è abbastanza, sarà abbastanza mi avete capito?-

Annuirono entrambi.

E così cominciò il programma di disintossicazione voluto da Reid, con la complicità di Gideon.




Reid sedeva tranquillo sul letto intento a seguire un documentario in tv. Gideon ancora non riusciva a capacitarsi di quello che stavano facendo e di come lui avesse potuto acconsentire.

-Br…disgustoso…-commentò Reid osservando lo schermo.

Gideon si sporse per vedere meglio. Un leone stava facendo a pezzetti un’antilope. Si domandò come potesse fargli ribrezzo quello spettacolo quando tutti i giorni si trovavano davanti ben altro.

Fece un lungo sospiro e tornò al suo libro sugli uccelli.

La serata trascorse tranquilla. Per cena consumarono uno dei piatti pronti che aveva lasciato JJ. quando Gideon si addormentò la luce della stanza era ancora accesa.

I guai cominciarono verso le 4 del mattino, quando sentì Reid muoversi nel bagno.

Gideon scese dal letto e bussò delicatamente alla porta –tutto bene?- era una domanda retorica, lo sapeva, ma voleva solo accertarsi di come andassero le cose lì dentro.

Udì provenire uno strozzato dall’interno della stanza –sì!-.

Poi Reid uscì e gli sorrise stentatamente –solo un piccolo…-.

-già- fece Gideon annuendo.

Reid si trascinò di nuovo verso il letto e si stese in cerca di un po’ di pace.

-sicuro di star bene?- fece Gideon con una lieve traccia di preoccupazione nella voce.

-Sì- bofonchiò Reid da sotto le coperte –non devi…- ma non fece in tempo a finire la frase che, con un gesto veloce scalciò via le coperte e corse di nuovo verso il bagno.

Gideon scosse al testa oh certo, andava tutto a meraviglia.

Il sole era già alto quando Reid si svegliò. Si stiracchiò un po’ –Oh, non me n’ero accorto…scusa-.

-Oggi non si lavora, non c’è motivo di alzarsi presto- osservò Gideon dalla sua poltrona.

-già-.

-Ti ho preparato qualcosa, uhm credo che ti piacerà…ah tieni devi bere…lo sai no?-.

Reid annuì un po’ a disagio per tutte quelle premure.

Osservò Gideon aggirarsi per la stanza mettendo in ordine e si schiarì la voce –Gideon…-

L’uomo si voltò attento.

–Non…non ti è mai venuta voglia di…incontrare tuo figlio?- trattenne il respiro in attesa. Era da tempo che voleva rivolgergli questa domanda, ma non c’era mai stata l’occasione, non che quella fosse la situazione ideale, ma…ad ogni modo sarebbe spettato a Gideon come interpretare quella domanda.

Gideon si fermò e lo fissò un po’stupito –sì certo…-.

-Ma non l’hai mai fatto vero? Perché?-.

Gideon prese tempo, rimboccando un cuscino –ho sempre pensato che…insomma non ne avevo il diritto. Sono uscito dalla sua vita molto tempo fa e…-.

-Non hai mai pensato che, non so lui avesse bisogno di te?- domandò ancora Reid

Altra pausa –sì, ma non…vedi è complicato…da quando ho deciso di andarmene, ho dato un taglio definitivo a tutti i rapporti che avevo e poi ho pensato che non sarebbe stato giusto da parte mia…-.

-Capisco- fece Reid meditabondo.

-Perché questa domanda?- fece a sua volta Gideon.

Reid fece spallucce –niente, solo curiosità…-.

-Oh andiamo, scommetto che era da tempo che volevi farmela-.

-Non ti sfugge niente eh?- osservò Reid con un sorriso –pensavo a mio padre- esclamò Reid mordendosi un labbro.

Gideon si fece più attento.

-Pensavo a tutte le volte che abbiamo avuto bisogno di lui e…- scrollò le spalle – adesso sono contento che non ci sia-.

Gideon sorrise – un thè?-.




Si trovava al buio, intrappolato, di nuovo.

Senza via d’uscita, solo una voce, nell’oscurità che gli sussurrava che poi sarebbe stato meglio, che sarebbe andato tutto bene, se solo lui…

Si svegliò in un bagno di sudore.

Aveva anche i brividi.

Allungò una mano per bere un sorso d’acqua, ma si accorse che gli tremava. Non voleva accendere la luce per non svegliare Gideon.

Così finì con l’urtare il bicchiere che cadde a terra rompendosi in mille pezzi. Il trambusto destò Gideon.

-Mi dispiace…- sussurrò Reid inginocchiato vicino ai cocci sparsi sul tappeto.

Gideon scosse la testa –lascia, faccio io…-.

Reid si scostò.

-…Ma tu stai tremando… avanti torna a letto-.

-No...io non…- e poi cominciò a vedere tutto sfuocato e dovette sedersi.

Gideon raccolse tutti i vetri in un sacco, poi prese un termometro-tieni…-.

Reid tornò sotto le coperte.

E sognò: ombre scure, che lo attorniavano, poi il volto di Tobias a terra, morente.

Non si accorse di stare gridando, finchè non aprì gli occhi scosso dalla mano di Gideon –ehi Reid, svegliati …va tutto bene…-.

-Io non…- mormorò…- mi viene da vomitare!-.

Quando di su liberato sussurrò un –mi dispiace…ho fatto un altro casino!-.

-Non preoccuparti- fece Gideon sedendosi sul bordo del letto –sapevamo che non sarebbe stata facile no?-.

Reid scosse la testa.

-Io…ho sognato…- si morse un labbro incerto -ero ancora lì…e non…-

-Non c’è bisogno che…-

- No,voglio raccontartelo…è sempre così che comincia e…non riesco…- si grattò un braccio e continuò –mi terrorizzano, quei sogni...e… allora…so che non c’è una giustificazione per quello che ho fatto, però…-.

Gideon ascoltava in silenzio. Capiva fin troppo bene quello che gli stava succedendo, tuttavia non poteva farci niente -andrà meglio vedrai-.

Reid lo guardò negli occhi: voleva crederci anche lui.

Gideon gli rimboccò le coperte –ora cerca di dormire-.




Gideon fissava l’oscurità circostante e ascoltava il respiro regolare di Reid. Lo calmava.

L’ultima crisi era stata piuttosto dura, ma finalmente sembrava essersi addormentato.

Ancora una volta si domandò come poteva permettere una cosa simile.

Forse perché non aveva capito fin dall’inizio cosa stava accadendo a Reid, quando ancora avrebbe potuto fermarlo, farlo ragionare …forse…Hotch gli avrebbe detto di no, che non si poteva ragionare con un drogato. Quello che era successo era anche colpa loro, inutile negarlo. Avrebbero dovuto accorgersi che qualcosa non andava e invece…avevano fatto finta di niente…credendo che sì certo, aveva dei problemi, ma che li avrebbe potuti risolvere da solo, perché Reid non era come tutti gli altri ragazzi della sua età…era diverso. Qualche volta Gideon desiderava che non lo fosse.

Se fosse stato suo…

Gideon scacciò quell’idea. Reid era un suo collega, un amico a cui teneva molto, ma sì, doveva ammetterlo, non poteva nascondere l’affetto che provava per lui. E nemmeno voleva farlo.

-Penserò io a te- sussurrò prima di addormentarsi sulla poltrona.

  
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