2) La giornata dei papà -parte due-
La mattina seguente Bra saltò pimpante giù
dal letto e si diresse nella camera dei suoi genitori correndo come una
matta.
“Oggi sto con papino! Oggi sto con papino! Oggi sto con papino…”
canticchiava salterellando per il corridoio che conduceva alla stanza di Bulma e
Vegeta. Lungo il tragitto si imbattè in Trunks, o, più precisamente, gli andò
addosso.
“Ehii!” si lamentò il ragazzo dai capelli glicine, bloccando la
corsa della sorellina, “perché ti comporti da trottola alle sette del mattino!?”
domandò mezzo-addormentato, ma con tono di rimprovero.
“Vado a svegliare
mammy e papy! Ciaoo!”
E ricominciò la sua corsa, incurante di tutto e di
tutti.
“…bah” fu l’unico commento di Trunks.
Era arrivata ai piedi del letto
matrimoniale.
“ghgh” rise sotto i baffi. Si portò le mani sulla bocca per non
far sentire la sua voce, ma, subito dopo…
“…BUONGIORNOOO!!” urlò, saltando sul letto,
svegliando di colpo i suoi genitori.
“Aaaaaah!”
“Ma
porca…”
“…Bra?!?” esclamò Vegeta scrutando con attenzione la
piccola creatura mostruosa che gli era appena saltata sopra.
Bulma impiegò un
po’ di più per realizzare, poi ricadde stancamente sul cuscino borbottando
qualcosa.
“Che ti è saltato in mente, ragazzina!!” urlò invece Vegeta
fissando corrucciato la figlia pestifera.
“S-scusa pa-papy…” balbettò subito
la bambina ritraendosi e scendendo giù dal letto, “volevo svegliarvi e farvi un
pesce d’aprile…”
Abbassò il capo e incrociò le braccia dietro la schiena,
dondolando il busto a destra e a sinistra; poi sollevò nuovamente lo sguardo,
per incontrare quello adirato del padre e quello deluso della
madre.
“Scusatemi tanto: non lo faccio più! Giurin-giurello!” disse
mortificata alzando il mignolo della mano destra e sforzandosi di
sorridere.
“Ahhh…buongiorno anche a te, piccola” disse dopo qualche secondo Bulma, disarmata di fronte a tanta tenerezza e semplicità, la stessa che fece capitolare Vegeta.
I Brief si prepararono per i rispettivi impegni: Bulma aveva un importante appuntamento con alcuni rappresentanti dell’azienda, Trunks doveva affrontare una lunga e difficile mattinata alla “Orange High School” e, per quanto riguardava Vegeta e Bra…la “giornata dei papà” li attendeva.
“Se il buon giorno si vede dal mattino…” sospirò colui che una volta faceva tremare l’intero universo, tenendo per mano una bimbetta magrolina dai capelli color del cielo e occhi color mare.
“Sono contenta che questo grazioso vestitino ti stia ancora bene, Bra” fece Bulma accarezzando la figlia “non sei cresciuta molto nel giro di un anno”.
Bra indossava un vestitino bianco a pois rossi, abbinato ad una giacchetta a maniche lunghe e a delle piccole scarpette rosse. Era lo stesso che indossava un anno prima, il giorno in cui Goku se n’era andato chissà dove con quel ragazzo di colore, conosciuto durante il Tenkaichi.
Tutta la famiglia al gran completo uscì di
casa e si incamminò sul vialetto che portava alla strada.
“Fai la brava, mi
raccomando” si raccomandò Bulma alla figlia, baciandole la fronte, “sì, mamma!”
“E fai il bravo anche tu!” scherzò la scienziata rivolta a Vegeta,
schioccandogli un sonoro bacio sulla guancia.
“Buona giornata a tutti!”
salutò Trunks prima di alzarsi in volo e partire al razzo verso Satan
City.
“Sai, Vegeta…” riprese Bulma mentre saliva in macchina, “sappi che mi
piaci molto vestito così!” e gli fece l’occhiolino.
Il principe dei saiyan
indossava un paio di jeans con sopra una camicia bianca e una cravatta
blu-scuro.
Ciascuno, quindi, prese la propria strada e,
padre e figlia, rimasero da soli.
“Ok, ora aggrappati forte a me e non
mollare la presa per nessun motivo” annunciò Vegeta piegandosi e facendole segno
di mettergli le braccia attorno al collo.
“Ma, papy!! Non vorrai portarmi a scuola
volando, spero!”
“E perché no, scusa?”
“Innanzitutto mi si scompigliano
tutti i capelli…e poi ho paura di cadere!”
“Non dire sciocchezze, Bra: non ti
faccio cadere!”
“Non voglio fare la fine del nostro secondo
gatto!”
“Perché? Che fine ha fatto il nostro secondo gatto?”
“Sei andato
al negozio di animali, lo hai comprato e lo hai fatto spiaccicare mentre lo
trasportavi a casa in volo! Io non l’ho neanche mai visto!”
“Eeehm… Tu sei
più importante di quello stupido gatto! E poi è successo perchè lui mi ha
graffiato…”
“Beh, comunque rimane la faccenda dei miei bellissimi
capelli!”
Dopo una lunga discussione, che durò quasi
più del viaggio stesso, Bra riuscì a far desistere suo padre. Tutta la tesi di
Vegeta crollò nel momento in cui lei mise il broncio e lo guardò con gli
occhioni lucidi.
Quei grandi, meravigliosi, occhi blu che non sopportava di
vedere tristi e ai quali non riusciva mai a resistere; gli stessi della madre,
che lo avevano fatto innamorare.
Alla fine i due si incamminarono a piedi,
impiegando circa mezz’ora.
Inutile dire che arrivarono in ritardo.
Padre e figlia erano davanti la porta
dell’aula.
Un solo piccolo movimento e, per Vegeta, sarebbe cominciato
l’inferno.
Il piccolo movimento venne effettuato dall’impaziente Bra, che
spalancò la porta con forza e irruppe, letteralmente, nella “giornata dei
papà”.
“Ciao a tutti, amici!!” salutò, “eccoci qua! Scusate il ritardo” disse facendo un piccolo inchino per scusarsi.
“Bra, finalmente! Mettiti a sedere con il
tuo papà e aspettate il vostro turno: per fortuna stiamo ancora ai nomi con la
lettera A” li accolse la maestra, una donna sulla quarantina, dai lunghi capelli
castani.
“Vieni, papy, ti faccio vedere il mio banco…” disse la piccola
trascinando Vegeta nella parte sinistra della stanza, accanto alle finestre che
davano sul giardino.
“Guarda, guarda!”
“Sì, sì…ho
visto”
“Allora?”
“Allora cosa? È un banco”
“Ma no! Guarda meglio
papy!”
“…”
“Non vedi?”
La bambina indicò un punto in alto a destra
e lo cerchiò con l’indice.
C’era una scritta piccola e in caratteri simili a
geroglifici, una calligrafia molto infantile: “TI VOGIO
BENE, PAPI”
Vegeta inarcò un sopracciglio e lesse ad alta voce.
“Ti vogio
bene, papi?”
“Ma che dici?! Ho scritto…”
“…”
“…Oh-oh…”
Bra agguantò velocemente il suo astuccio e,
impugnata la matita, corresse in un battibaleno l’errore di
ortografia.
Vegeta osservava le sue mosse impassibile.
“Ok! Leggi
adesso!”
“Avevo già recepito il messaggio…”
“Quindi? Sei contento papy?”
Un sorriso caloroso e genuino si dipinse sul
volto della piccola Bra, il sorriso più bello che Vegeta avesse mai
visto.
“Mi vuoi bene??”
“Bra-aaa!!” intervenne allora la maestra,
“smettila di chiacchierare con il tuo papà e ascolta i compagni! Le regole sono
sempre le stesse, cosa credi? Devi rispettare chi sta parlando, intesi?”
“Va
bene maestra…”
Un bambino era in piedi davanti la lavagna e
leggeva a voce alta il suo tema sul papà, mentre quest’ultimo era seduto vicino
la cattedra.
“Mio padre si chiama Dan ed è un giornalista. Papà è sempre
gentile con tutti e gli piace tanto costruire modellini di aerei insieme a me.
Papà ha sempre molto lavoro da fare però trova anche il tempo di stare con me e
spesso mi aiuta a studiare storia. Io gli voglio tanto bene perché è
buono.”
La maestra fece i suoi complimenti al bambino e chiese a suo padre di raccontare qualcosa del suo lavoro di giornalista.
Trascorse qualche minuto. Noiosissimi minuti che sembrarono interminabili al principe dei saiyan; egli infatti stava cominciando ad esaurire la sua, già poca, pazienza.
“Un applauso a Bob e a suo padre Dan,
ragazzi! Congratulazioni per il suo successo, signor Arrish” annunciò a voce
alta la maestra, risvegliando Vegeta dal suo stato comatoso.
“Ora…Brief!
Forza Bra, ora tocca a te!”
“Arriviamooo!”
Padre e figlia si incamminarono verso le loro rispettive postazioni: Vegeta seduto sulla piccola sedia e Bra in piedi davanti la lavagna con un foglio in mano.
-Resisti, Vegeta, resisti!- si ripeteva il saiyan, -ricorda che non devi deludere tua moglie e soprattutto tua figlia! Coraggio! Affronta questo supplizio e soffri in silenzio!-
Tutti attendevano con ansia di sapere
qualcosa sul padre di Bra, dato lei lo descriveva sempre come un eroe; per il
resto la figura di Vegeta era avvolta dal mistero, sia per i bambini che per
l’insegnante.
Tutti i presenti, insomma, pendevano dalle labbra della bimba
dai capelli turchini.
“Il mio papà” cominciò leggendo il titolo
del tema.
“Il mio papà si chiama Vegeta…e fa il guerriero!”
La prima frase bastò a far sghignazzare
circa tre quarti della classe e le battutine arrivarono, naturalmente, allo
sviluppato udito di Vegeta.
Una piccola vena cominciò a pulsare sulla sua
fronte, ma Bra non interruppe la sua lettura.
“Papà è sempre scontroso con
tutti e non gli piace quando qualcuno lo fissa troppo a lungo senza motivo. I
capelli di mio padre sono molto strani, ma a me piacciono così.”
Stavolta sia alunni, che maestra,
scoppiarono in una grossa risata.
Molti bambini si misero delle matite
colorate sulla testa, puntate verso l’alto, e giocarono ad imitare i capelli di
Vegeta.
Una seconda vena si aggiunse alla prima.
-Razza di mostriciattoli senza cervello… se non ci fosse Bra, qui con me, ve la farei pagare cara…-
“Papà Vegeta è speciale e mi proteggerà
sempre perché è fortissimo.”
Concluse Bra, ripiegando il foglio e rivolgendo
un caloroso sorriso al padre. Ma Vegeta, al contrario di sua figlia, non stava
affatto sorridendo. La bambina guardò poi in direzione della maestra, in attesa
di un suo giudizio sul tema svolto.
La donna, perplessa, attese qualche secondo
prima di parlare: “…davvero brava, piccola! B-bel tema…” disse
titubante.
“S-signor Brief…ci…ci dica qualcosa di lei!”
“Il mio nome è Vegeta…e sono padre di Bra”
rispose secco, osservando di sottecchi la sua interlocutrice.
“Sì,
ma…vorremmo sapere qualcosa di più, ad esempio…che vuol dire che lei fa il
guerriero? Uh?”
-Stupida femmina impertinente, come osi rivolgerti così al grande Vegeta?! Vuoi sapere chi sono io, eh? Lo vuoi sapere? Io sono un principe e ti giuro che, se ci trovassimo in altre circostanze, troverei il modo di levarti quella presunzione dalla faccia! Solo perché ti occupi di questi mocciosi non vuol dire che tu debba comandare a bacchetta anche me!-
Intervenne allora Bra: “glielo spiego io:
mio papà è il combattente più forte di tutta la galassia e potrebbe fare il
sederino a strisce a chiunque!”
Sul volto della piccola si potevano cogliere
svariate emozioni: sicurezza, disappunto, baldanza, ma soprattutto
orgoglio.
-Amore di papà…- non potè fare a meno di pensare,
ironico, Vegeta.
“Ah, sì? Non lo metto in dubbio…vorrei solo saperne di più!”
riprese la maestra, “coraggio! Ci dica qualcosa di lei!”
Bambini e insegnante attendevano ansiosi la
risposta di quell’uomo tanto misterioso che si ostinava a tacere. Non volava una
mosca.
Eppure le labbra del saiyan non si mossero di un millimetro.
L’aula
continuava ad essere avvolta dal silenzio.
-Che vorresti dire? Cosa vuoi sapere di
me!? Ti devo spiegare come è fatto il mio nuovo attrezzo per l’allenamento
creato da mia moglie? Vuoi che ti dica cosa ho mangiato a colazione? O quando è
stata l’ultima volta che ho fatto la doccia? Che pretendi? Di che ti
impicci?!-
Dopo un po’ Vegeta parlò: pronunciò sei semplici
parole…
“…Non sono affari che ti riguardano”
“Ma
come si permette?! Lei è un gran maleducato!”
“…”
“Allora? Mi ha sentita?
Si vuole degnare di dire qualcosa?!”
“…”
Un bambino si alzò in piedi e prese la
parola, anzi l’urlo:
“ma il papà di Bra è stupido?!”
Fuoco.
-“Il papà di Bra è stupido”!?! Piccolo insetto insignificante, potrei schiacciarti in un batter d’occhio se solo lo volessi. Faresti meglio a tacere se non vuoi che ti spedisca all’altro mondo: sono molto tentato!-
A quella disastrosa affermazione ne
seguirono tante altre.
Ci fu chi gridava, chi si limitava a creare brusio,
ma, di fatto, tutti commentarono il comportamento di Vegeta.
“Com’è antipatico!” sussurrò una bambinetta dai capelli rossi, seguita subito dopo da quella che, probabilmente era la sua migliore amica: “hai proprio ragione! È brutto e cattivo, quello!”
“Come fa Bra a vivere con un padre
così?”
“Poverina! È proprio sfortunata…”
“Hai visto con che capelli va in
giro!? Secondo me è pazzo!!”
“Sì, lo dico anch’io…”
“Guarda come ci sta
fissando: secondo me vorrebbe menarci”
“Menare noi?! Dopo un anno di judo
siamo forti ormai!”
“Già, io lo stendo in un attimo con un
mega-calcio!”
Impossibile contare le vene che pulsavano
sulla fronte di Vegeta: la sua collera aumentava di secondo in secondo.
Fece
davvero molta fatica a trattenersi dal picchiarli tutti.
Gli occhi della
piccola Bra divennero lucidi.
“Signor Brief! Ha perso la
lingua?!”
“…No”
“Oooh! Ebbene? Si sforzi di formulare una frase,
forza!”
-Deriso e preso in giro da un branco di mocciosi e da una femmina terrestre? Non se ne parla…-
“…Andate tutti al diavolo!”
Vegeta si alzò di scatto, facendo ribaltare
la piccola sedia di legno sulla quale stava seduto fino a un attimo
prima.
Osservò la classe con disprezzo e poi, senza preavviso, imboccò
l’uscita e se ne andò.
Fu inevitabile che le lacrime cominciassero a
scivolare sulle guance calde e arrossate di Bra.
Una goccia cadde sul foglio
del tema.
“Papà…”
Eeeeeeeeccomi qua, miei cari!!
Che differenza di lunghezza fra il primo e il secondo capitolo!
Allora? Vi
sta piacendo? Povera Braaaa… -singhiozza e si soffia il naso-
Scusate la
mancanza di “azione”, ma per quella ci vuole un po’ di tempo.
Cosa starà
facendo nel frattempo Raysell? (Ray-chi?? o.O nd lettori)
Ma sì! Il
ragazzo che ha giurato al suo signore di non fallire la missione!
(......................nd lettori) Capito, và…
I commenti sono
sempre graditi, ma in realtà mi basta sapere che leggiate^^
-Inserisce i
proiettili nel fucile a doppia canna, con una sigaretta un bocca-
XD Naaaaa,
dormite sogni tranquilli: non potrei mai farvi del male! (…più o meno.)
Alla
prossima! Un abbraccio a tutti!!
°Satsuriko°
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