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Autore: Lycoris    18/10/2013    2 recensioni
Dean si stringe alla coperta, e sa che non c’è stato nessun miracolo.
Solo un uomo con le mani fredde e gli occhi troppo blu.
[AU! Selkie!Cas/Human!Dean]
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Jo, Sam Winchester
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
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Home
Stay upon your shoreland




‘Cause they say home is where your heart is set in stone,

is where you go when you’re alone,
is where yo go to rest your bones.



2 novembre 1983



Dean cadendo dalle scale si è tagliato un ginocchio. Sanguina tanto, gli fa male e brucia, ma è riuscito a non far cadere Sammy.     


Gli batte forte il cuore, come ad un uccellino prigioniero.


Se non stesse già piangendo direbbe che è il fumo a fargli lacrimare gli occhi, il fumo della sua casa che brucia e fa diventare il cielo arancione.


Dean corre lontano e poggia il fagottino urlante che è suo fratello sotto un albero, poi torna verso l’edificio in fiamme con tutta la velocità che gli consentono le sue gambe corte e la gola che pizzica ad ogni respiro.


Ha sentito gridare la mamma, il papà gli ha messo in braccio Sammy e l’ha quasi spinto giù per le scale.


Il fumo è tanto, e nessuno dei due è ancora uscito.


Sale i gradini aiutandosi con le mani, arriva in salotto e gli sembra di essere finito in un documentario sui vulcani. Fa caldo, la carta da parati si
sta accartocciando come le foglie secche sotto la lente d’ingrandimento. Chiama forte mamma e papà, ma gli risponde solo il crepitio del fuoco.


C’è una sirena che ulula, in strada, un’inchiodare di pneumatici e voci concitate.


Dean si gira per correre fuori, ma dove prima c’era la porta ci sono solo fiamme.


Urla con la voce rotta dal pianto e dal fumo, ma il rumore è troppo forte per essere sovrastato dagli strilli acuti di un bambino in preda al panico.


Il calore lo circonda come un abbraccio troppo stretto, e Dean non può fare altro che stare in piedi in mezzo alla stanza, lontano dalle pareti e dai vecchi mobili di mogano, con la faccia infilata nel collo del pigiama per schermarsi dal bruciore.


La luce rossa penetra la trama spessa della maglia, e attraverso di essa Dean vede un’ombra stagliarglisi davanti. Una mano gli si posa su una spalla e lo tira, una mano grande e sorprendentemente fredda.


Dean alza gli occhi e incrocia quelli di un uomo, nudo, grondante d’acqua e con in viso l’espressione più calma che si possa immaginare. Gli occhi blu sono piani come uno stagno, e la voce che gli esce dalla bocca è sorprendentemente lenta e profonda.


«Vuoi vivere?»


Dean annuisce velocemente, le lacrime che evaporano sulle guance.


L’uomo si china verso di lui e gli porge qualcosa che somiglia a una coperta zuppa e maculata; al suo sguardo confuso e terrorizzato gliela avvolge intorno, drappeggiandola accuratamente intorno alla testa e lasciando che gran parte si accumuli intorno alle sue caviglie.


«Il fuoco ora non può bruciarti. Abbine cura».


Dean si lascia sfuggire un singhiozzo di puro panico alla vista dell’uomo che ora gli volta la schiena.


Il suo sguardo lo trafigge da sopra le spalle, che si afflosciano come se si fosse rassegnato a qualcosa di inevitabile. Con due rapide falcate torna davanti al bambino e di siede sui talloni, incurante delle scintille che volano per la stanza come lucciole in una notte d’estate.


Le sue mani grandi gli avvolgono le braccia, strofinando la coperta.


Gli alza il mento con un dito, e i suoi occhi all’improvviso sono pieni di dolcezza, una dolcezza strana e un po’ malinconica.


«Fidati di me.»


E Dean non saprebbe dire né spiegare in qualunque altro modo il perché, ma un flebile sì gli sfugge dalle labbra.


Non è una bugia, la mamma gli ha insegnato a non dire bugie.


Prende la mano dell’uomo e ripete il suo assenso, più forte, perché il fuoco è vicino ma non sente la pelle bruciare.


L’uomo lo prende per mano e si guardano, una comunicazione che non ha bisogno di parole.


Fanno un passo nel fuoco, e un altro e un altro ancora, e Dean ora nelle mani stringe solo l’aria fredda della notte fuori da quello che due ore
prima era il portone di casa sua.


Il resto è una concitazione di pompieri, ambulanze, respiratori e gente che grida e medici che continuano a ripetere la parola “miracolo”.


È un miracolo che sia vivo, è un miracolo che siano illesi.


Sammy piange in un porte-enfant accanto alla sua barella.


Dean si stringe alla coperta, e pensa che mamma e papà sono morti, e non c’è stato nessun miracolo.


Solo un uomo con le mani fredde e gli occhi troppo blu.






NdA: L'alba delle ficwriter viventi! Gentaglia, è quasi halloween, era ora che resuscitassi, meglio così che urlando che c'è un troll nei sotterranei, no?
Nulla, andate a ringraziare AliNephilim, di corsa. E' tutto merito suo se sono qui, senza contare che è una pallottolina di talento, amore e puccio e che le voglio bene. Su, culetti piumosi!
Al prossimo capitolo,
mwah!
   
 
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