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Autore: Lycoris    25/10/2013    4 recensioni
Dean si stringe alla coperta, e sa che non c’è stato nessun miracolo.
Solo un uomo con le mani fredde e gli occhi troppo blu.
[AU! Selkie!Cas/Human!Dean]
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Jo, Sam Winchester
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
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Presents


So we keep them at home, the secrets and bones

The voices we hear so we’re never alone
They tease and they taunt, comfort and haunt
My mother and father and so many I’ll never know.


24 gennaio 1990


A undici anni Dean Winchester si sente solo.


È accovacciato sul divano, con le scarpe ancora addosso perché “Ellen, è il mio compleanno”, e fa girare le minuscole ruote del suo nuovissimo modellino di Chevrolet Chevy Impala del ’67 sullo schienale di pelle scura e graffiata dal tempo.


Sam e Jo stanno disegnando, sdraiati a pancia in giù sul tappeto. A voler essere precisi Jo sta disegnando, Sammy si limita a tentare di spiegarle perché il suo pupazzo di neve non può essere verde.


«Vuoi andare ad aspettare i tuoi amici fuori, Dean?»


Ellen è appoggiata allo stipite della porta della cucina, un baffo di farina a sporcarle la guancia rossa per il calore del camino che arde e del forno in cui –Dean ne è quasi certo, anche se l’hanno cacciato dalla cucina almeno un’ora prima- stanno cuocendo non una, ma due apple pie.


Il bambino distoglie quasi immediatamente lo sguardo, riportandolo sulla macchinina e scuotendo lentamente la testa.


Ha attaccato i palloncini al cancello per essere certo che nessuno si perdesse come l’anno prima. E quello prima ancora. E tutti gli altri compleanni a cui nessuno si è presentato.


Una chiave gira nella toppa e Bobby entra spazzolandosi la neve dalle spalle della giacca.

Si scambia uno sguardo con Ellen che fa un cenno di diniego, le labbra strette e un’espressione rassegnata in volto.

Bobby le passa accanto e le da un bacio sulla fronte, aggirando poi i bambini seduti a terra e sedendosi sul divano.


«Sapevo che ti sarebbe piaciuta. Ancora qualche anno e potrai guidarne una vera.»


Dean persevera nel suo mutismo.


L’Impala di suo padre è rimasta inutilizzata per ben sette anni ormai; nei giorni peggiori Dean si arrampica sul sedile anteriore e svuota il cruscotto delle cassette in esso contenute.


I Beatles per la mamma, i Metallica per papà.


La radio funziona ancora, e a volte Sam viene a bussare piano piano alla portiera, e si fa raccontare dei loro genitori.


Dean è contento che Sam non ricordi; può ricordare lui per entrambi.


Un anno di sedute dallo psicologo dell’orfanotrofio lo ha quasi convinto di ricordare anche troppo.


Perché non c’era nessun altro in casa sua quella notte di novembre, nessun uomo misterioso con gli occhi azzurri e le mani fredde.  


Dopo un anno Dean e Sam sono stati affidati alle cure di Bobby ed Ellen, due amici di famiglia, e l’anno dopo è nata Jo.


Le maestre si ostinano a definirlo un “bambino difficile”, malgrado i suoi voti non siano poi così male.


Non è colpa sua se nessuno vuole essere suo amico dopo che Sam ha raccontato a Ruby la storia del “i miei genitori sono stati ammazzati da un pazzo piromane e mio fratello vede i fantasmi” e che lei ha pensato bene di raccontare a tutta la scuola.


Dean riporta l’attenzione sul padre adottivo.


«La torta posso mangiarla lo stesso?»


Bobby gli arruffa i capelli e si alza dal divano, andando a infilare la testa nella porta della cucina e facendosi cacciare a colpi di mestolo da sua moglie.


Si passa una mano dietro la testa sospirando rassegnato.


La calma viene rotta dal campanello che suona.


L’uomo sorride a Dean con espressione incoraggiante e il bambino corre verso la porta spalancandola e facendola cigolare sui cardini.


Il sorriso di Dean si scioglie come la neve sullo zerbino investita dall’aria calda che esce dalla casa; fuori non c’è nessuno, solo alberi gelati e turbini di neve. Nessun compagno di classe incappottato con un regalo impacchettato e un “buon compleanno”.


Dean abbassa la testa sconsolato, e i suoi occhi incontrano un angolo di carta marrone che sporge da sotto quello stesso zerbino. Fa un passo indietro e afferra la carta da pacchi umida, chiusa con uno spago. L’oggetto è rettangolare, piuttosto pesante, spesso ma non troppo alto.


“Un libro”, pensa Dean richiudendosi con aria assente la porta alle spalle. Torna sul divano, incurante degli sguardi curiosi dei presenti, e inizia a strappare con gesti bruschi l’involucro del regalo.


Il libro è di  cuoio azzurro, tenuto chiuso da un’ala di pelle più scura e un laccio con un sasso piatto e bucato a fare da contrappeso. Ci sono angoli di foto, foglietti e pezzi di giornale che sbucano da ogni pagina, come lapidi in un cimitero. Dean si rigira l’oggetto in mano cercando un biglietto, una firma, un disegno che gli dica chi ha lasciato quel libro vecchio –che certo non si può considerare il regalo migliore del mondo, ma almeno è qualcosa- davanti alla sua porta.


Improvvisamente Ellen lancia un urlo a malapena soffocato dal suo proverbiale autocontrollo.


Dean salta come se qualcuno gli avesse dato un pizzicotto e si gira verso la donna che si preme la mano sulla bocca.


Guarda confuso lo scambio di occhiate terrorizzate che si lanciano gli adulti, Sam che tappa le orecchie di Jo come fa sempre prima di un litigio.


Bobby attraversa a rapide falcate il salotto e gli toglie dalle mani il vecchio libro, iniziando a sfogliarlo febbrilmente.


Dean protesta con un suono inarticolato. Vorrebbe dire di fare attenzione, che quei gesti bruschi potrebbero strappare le pagine del suo regalo, ma la verità è che la paura lo sta mangiando dentro: non ha mai visto Bobby o Ellen spaventati, nemmeno quando uno dei due tarda a tornare da un viaggio di lavoro e non risponde al telefono.


L’uomo si passa la mano tra i capelli rossicci e sospira.


Sembra invecchiato di vent’anni in un minuto, le linee dure della bocca che parlano di una tristezza infinita.


Si scambia uno sguardo con la moglie e poggia una mano callosa sulla spalla di Dean, spingendolo nuovamente  a sedere sul divano.




NdA: Ciao ragazzuole/i! Secondo capitolo, vi vizio con gli aggiornamenti regolari, non assicuro per i prossimi perché l'università mi distrugge, però mi volete bene lo stesso, vero?
Nulla, fine della kid!part, la canzone d'introduzione è Surrounded dei Delta Rae, che non vi linko perché su YouTube non si trova ma se avete Spotify o simili andate ad ascoltarli perché sono bravissimi <3

Il diario descritto (che sarà trattato anche nel prossimo capitolo) è ispirato a questo.

Se poteste prendervi due minuti per recensire mi freste una donna molto molto felice <3

Un bacio,
Lycoris.
   
 
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