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Autore: ManuFury    18/10/2013    6 recensioni
« Fa ribollire come pentola il gorgo, fa del mare come un vaso di unguenti. Nessuno sulla terra è pari a lui, fatto per non aver paura. Lo teme ogni essere più altero; egli è il re su tutte le bestie più superbe. » Giobbe 41.
Rappresenta il caos primordiale, la potenza prima di controllo.
Questo hanno creato...
(PRIMA CLASSIFICATA a pari merito al Contest "Autunno Originale" indetto da Faejer)
Genere: Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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LEVIATHAN
 
 
Capitolo 2:
RISVEGLIO

 
 
Il ritmico tamburellare delle dita dell’esperto di genetica stava iniziando a diventare fastidioso, almeno per Jessica.
Lo guardò di sottecchi, leggendone in viso una punta di stizza e tanta, tanta impazienza. Da quel punto di vista la giovane lo capiva: lei non aveva praticamente dormito quella notte dall’agitazione, come una bambina la sera prima di Natale, oppure come quando aspettava fuori dalla sala parto con suo padre, tanti anni fa, in attesa che nascesse il suo fratellino, all’epoca in cui ancora pensava che gli ospedali fossero luoghi pieni di miracoli e magia.
Sospirò scacciando quei pensieri, attorcigliandosi una ciocca di capelli attorno ad un dito. Gli occhi verdi vagavano naufraghi per la sala, sondando i pochi colleghi venuti ad assistere al risveglio dell’essere contenuto nel grande cilindro di vetro. E proprio lì si fermò lo sguardo della ragazza, scorrendo su quel corpo che ormai conosceva quasi come se fosse il suo, scivolando lentamente, ma senza malizia lungo le gambe sottili fino alla piccola targa dove, al posto del numero identificato, era stata scritta una parola, o meglio, un nome.
Leviathan.
Sorrise, ormai sapeva che tutti al laboratorio la chiamavano così. Le faceva piacere che molti apprezzassero la sua fantasia nel creare nomi, così com’era successo per l’esperimento MSP17 – 134.
Leviathan. In effetti, è proprio un bel nome. Pensò per distrarsi da quel continuo tamburellare e dai sospiri innervositi dei colleghi, le sembrava quasi di essere in fila alle poste. È quasi meglio di quello che aveva prima.
Alzò leggermente un sopraciglio: com’era già il suo nome?
Un vuoto che poteva colmare in fretta, semplicemente aprendo il fascicolo azzurro acqua che aveva di fronte. Le informazioni sulla vita di Leviathan le aveva lette una volta sola alla veloce, poiché Eli preferiva concentrarsi maggiormente sui test e sui risultati ottenuti piuttosto che su inutili questioni morali; ma adesso era un ottimo passatempo e poi Eli ancora non c’era, stranamente era in ritardo.
Jessica sorvolò su tutte le pagine dedicate ai test con i loro mille numeri e scritte strane che sembravano arabo o elfico per cercare quelle riservate all’ex vita di Leviathan. Tutte le informazioni erano racchiuse in una pagina, solo fronte.  
Sospirò, le sembrava così strano riuscire a condensare la vita di una persona in così poco spazio, ma ignorò quei pensieri scorrendo su quelle poche righe alla ricerca del nome.
Lo trovò subito sotto il codice identificativo. Josephine Cobb. E di seguito tutte le altre informazioni. Nazionalità: svizzera. Data di nascita: 10 novembre 1984.
Oh. È dello scorpione, come mio papà. Sorrise appena continuando a leggere le altre notizie: prima era nella finanza, era un Caporale di un nucleo antisofisticazione a essere precisi e aveva ricevuto diversi encomi per i lavori svolti.
Allora perché si trova qui? Si chiese Jessica alzando nuovamente un sopraciglio e portando gli occhi sulla creatura contenuta nel cilindro, non capendo la sua decisione: aveva la possibilità di una gloriosa carriera statale e invece aveva deciso di sottoporsi a quegli esperimenti ai quali poteva anche non sopravvivere. Che cosa era andato storto nella sua vita per spingerla a una scelta simile?
Ripensò all’esperimento MSP17 – 134, con lui era diverso, era stato spedito lì per motivi di sicurezza ma Leviathan…
“Scusate per il ritardo!” Esordì Eli entrando nella stanza in un fruscio di vesti, facendo tirare un sospiro di consolazione a tutti. Spiegò brevemente il motivo del suo ritardo: una chiamata importante dai piani alti, cose che succedevano abbastanza di frequente.
Jessica le sorrise chiudendo il fascicolo, tornando in trepidante attesa, come quasi tutti del resto!
Adesso avrebbero finalmente scoperto se il nuovo siero funzionava a dovere, se erano stati in grado di eliminare gli sgradevoli difetti dell’esperimento MSP17 – 134.
Il momento della verità. Pensò la giovane osservando la collega che si toglieva la giacca e si avviava verso un monitor lampeggiante con decine di bottoni e pulsanti colorati. Eli li osservò un momento mentre si sedeva. Chiese ai presenti se fossero tutti pronti con tono serio e professionale, all’annuire generale iniziò a inserire la prima sequenza di comandi.
Jessica la osservava attentamente, come un'allieva diligente che non si perdeva un movimento della maestra. Avevano ripetuto quei gesti decine e decine di volte negli ultimi giorni, preparandosi a quel momento.
Il liquido azzurro in cui era immersa Leviathan prese a turbinare, formando spumose bolle candide. A Jessica ricordavano tanto quelle del suo acquario sperimentale, risalente al periodo in cui si era messa in testa di costruire un apparecchio con cui si sarebbe stata in grado di comunicare con i pesci. Sorrise, il paragone era persino appropriato, anche se in quel caso si parlava di anfibi e non di pesci.
Attorno a lei era nato in lieve chiacchiericcio cui la giovane non prese parte né spese troppe attenzioni. Era concentrata su Leviathan, su quella figura sottile che iniziava a muoversi in autonomia a mano a mano che il livello del liquido in cui si trovava diminuiva. La vide piegare indietro il capo, sfiorando con la nuca rasata il vetro del cilindro, dischiudendo poi appena le labbra... e fu allora che urlò. Un grido acutissimo e straziante che obbligò tutti i presenti a portarsi le mani alle orecchie per quando quel suono fosse doloroso e lacerante!
La giovane digrignò i denti, stringendo gli occhi davanti ai quali si parò l’immagine di sua madre inginocchiata di fronte ad un corpicino ormai inerte.
Quando li riaprì, trovò molti dei suoi colleghi con ancora le mani premute sulle orecchie, le macchine non avevano badato a quei lamenti e avevano continuato a lavorare, svuotando prima e alzando poi il cilindro contenente Leviathan, ora riversa a terra, leggermente stretta su se stessa. L’assistente che doveva sorreggerla non si era mosso, troppo disorientato da quell’urlo.
Leviathan ansimava leggermente, stringendosi le spalle con le mani mentre piccole goccioline trasparanti le scorrevano sulla pelle candida. Tremava un poco come se sentisse freddo, il che era possibile visto la sua nudità. Solo dopo qualche minuto spostò indietro il viso, mostrando i suoi dolci lineamenti e gli occhi, che piano presero ad aprirsi: erano blu, quello bello e misterioso che puoi trovare nel profondo degli oceani, oppure durante il mare in burrasca. Vagarono naufraghi su quei visi sconosciuti, fermandosi poi su Jessica.
La giovane trattenne un momento il respiro, in testa le vorticavano gli avvertimenti di Eli, di non avvicinarsi, che non stavano creando una sirena o una Nereide, ma una macchina da guerra, fredda e spietata. Solo che nessuna macchina da guerra poteva avere quegli occhi così grandi e spaventati che sembravano quelli di una bambina che ha perso i genitori. Le ricordava bene quelle parole, ma le ignorò.
Avanzò verso l’esperimento, non badando ai commenti dei suoi colleghi e agli avvertimenti ancora sconnessi di Eli. Si sfilò il camice, calpestando qualche residuo di liquido azzurrognolo che si era riversato sul pavimento e raggiunse Leviathan. Lei la guardò e il corpo le tremò appena di più mentre il lieve profilo del seno si ritraeva per lasciare posto a pettorali elegantemente accennati. Più in basso, la sua sessualità dal principio neutra fu sostituita a una indubbiamente maschile.
Jessica sorrise all’esperimento, chinandosi verso di lei, più precisamente verso di lui. Aveva letto di quell’effetto collaterale, un meccanismo difensivo delle specie di alcune raganelle dell’Amazzonia con il quale il DNA umano di Leviathan era stato mescolato.
“Va tutto bene, tranquilla. – Disse dolcemente, ignorando le voci degli altri, che le intimavano di starle alla larga. Le posò il camice bianco sul corpo, così da coprirla, almeno parzialmente. – E benvenuta, Leviathan.”
L’esperimento la guardò, ritraendosi per un momento a quel gesto, ma poi accettando il camice come coperta. Vi si strinse dentro, sospirando e socchiudendo gli occhi blu oceano. Era restia a chiuderli del tutti, perché ogni volta che lo faceva immagini confuse, le si paravano davanti agli occhi: lei sul bordo di una piscina, una divisa, una macchina, delle rose, una pistola, del sangue in terra, una lettera e tanto altro. Immagini di una vita che era stata la sua, ma era tempo di lasciarsi tutto alle spalle.
Perché adesso era Leviathan.
 
Nel buio che lo avvolgeva, MSP17 – 134 attendeva in silenzio un segnale che sembrava non voler arrivare mai.
O almeno fino a quel momento, quando le sue orecchie scattarono leggermente indietro, captando un acuto grido attutito dalla distanza e fermato parzialmente dalle spesse pareti che dovevano contenerlo.
Sorrise nelle tenebre attorno a lui.
Era un suono così diverso da prima, da quando chi l’aveva emesso, era una bella ragazza dalle curve provocanti che l’avrebbero di sicuro attirato se fosse stato ancora umano… e un po’ più sano di mente.
Ricordava bene quel giorno perché era il primo in cui gli scienziati gli avevano concesso il permesso di uscire dalla sua cella di contenimento. Appena fuori mille odori l’avevano investito con la loro inebriante forza, anche se uno l’aveva attirato più degli altri. Era un profumo dolce, un aroma floreale che sapeva di cose belle e pure, ma con una nota aggressiva in sottofondo, che anticipava qualcosa di assolutamente… unico. L’aveva attratto, dandogli alla testa come una droga ed era scattato, eludendo la sorveglianza.
Trovare la fonte di quel buon profumo era stato semplice, si trattava di una ragazza, era scortata da due soldati che la stavano conducendo nella stanza dirimpetto alla sua, quella marchiata con un simbolo che ricordava vagamente la lettera greca lambda.
Scattare verso di lei era stato più forte di lui, era stato un istinto che non aveva potuto controllare e che aveva risvegliato qualcosa nel profondo della sua anima. Aveva ucciso senza rimpianti i due soldati e aveva bloccato la giovane alla parete, beandosi del suo aroma che gli dava alla testa e rabbrividendo di piacere al suo grido di terrore. Ma era stato solo quando i loro occhi si erano incontrati che aveva capito quanto fossero uguali.
Per questo non l’aveva uccisa come aveva fatto con gli altri poco prima.
Perché era come lui.
Sapeva che lei l’avrebbe cercato e lui aveva atteso, in silenzio, con pazienza un suo segnale.
E adesso sapeva che si era risvegliata per com’era veramente.  
Rise, con la sua risata isterica, identica a quella di una iena, ma decisamente più animalesca. Rise per rispondere al richiamo della ragazza, a ricordarle che era lì ad aspettarla.
 
Continua…
 
 
 
***
 
HOLA! ^_^
 
Anche se all’ultimo, sono riuscita finalmente a finire anche questo capitolo che non è venuto nemmeno un gran che, confesso! ^^’’
Allora, allora… il tema di questo turno era la presentazione del personaggio. Ho fatto qualche breve accenno a Jessica, ma tutto era incentrato sulla cara Leviathan della quale ho rivelato qualcosa senza scendere troppo nei dettagli, perché sono cattiva, cattiva! :P
E poi, per la cara Sorella Grimm ho voluto introdurre anche brevemente il buon 134, anche se per il nome dovrete attendente ancora il prossimo capito! U_U
Sempre che passi questo, ovviamente! ^^’’
Allora… che altro dire? Ah beh, ovviamente la raccolta è stata scritta per il
Contest a Turni “Autunno Originale” indetto da Faejer.
Inoltre, una buona parte dell’ispirazione mi è arrivata dalla Challenge “La sfida dei duecento prompt” indetta da msp17 con il prompt 139) Grido.
Bene, adesso ho detto tutto.
Ringrazio tutti quelli che hanno recensito e anche quelli che hanno solo letto. E soprattutto le altre partecipanti al Contest, alle quali devo ancora recensire le storie, ma lo farò presto, lo prometto ragazze e ragazzi! ^^’’
Bene, bene… in bocca al lupo a tutti e tutte!
Ci sentiamo alla fine del turno,
ByeBye
 
ManuFury! ^_^
 
  
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