Bianca.
Bianca
era la porta dell’infermeria che Nami fissava ormai da due
ore.
Lì
dentro c’era Zoro, il suo Zoro che rischiava per
l’ennesima volta
la vita.
La navigatrice non aveva mai visto Chopper così
preoccupato come in quelle ore. Nami continuava a ripensare a
ciò
che era successo, sembrava un brutto scherzo del destino.
Era
successo tutto così velocemente da stordirla e non farle
capire
niente. Un attimo prima avevano appena sconfitto i cacciatori di
taglie, alcuni di loro festeggiavano e, un attimo dopo, urla, pianti,
sangue…
-Chopper
fai qualcosa! Salva Zoro!- urlava Rufy disperato. Non capiva
perché
la piccola renna non agisse, perché aspettava, Zoro era
immerso in
una pozza di sangue si doveva muovere.
Il piccolo medico
continuava a non muoversi, osservava il nakama ferito con
un’aria
più seria che mai.
Dall’altra parte Bell urlava a pieni
polmoni il nome del padre. Disgraziatamente la bambina aveva
assistito a tutta la scena. La zia Robin la teneva stretta ma la
piccola continuava a dimenarsi. Il padre era il suo eroe, la persona
che amava di più al mondo. Lo idolatrava, non poteva morire,
non
poteva perderlo proprio adesso che aveva ritrovato anche la sua
mamma.
Nami era in ginocchio accanto a Zoro, lo fissava
terrorizzata, lei, come Chopper aveva percepito ciò che gli
altri
ancora non sapevano, Zoro non respirava.
Chopper finalmente si
decise ad agire. Lui non stava perdendo tempo ma semplicemente stava
valutando ciò che era meglio fare.
Frugò nel suo zainetto e ne
estrasse molte garze con cui iniziò a tamponare il sangue
che
fuoriusciva senza sosta.
-Nami tieni premuto qui, io devo
estrarre il coltello!- disse deciso
-Ma…ma… lui non
respira…- disse piangendo
Chopper afferrò con una zampetta
il coltello e con l’altra teneva la ferita. Con fermezza e
velocità
estrasse il coltello e, solo in quel momento, con gli occhi dei suoi
compagni puntati addosso, poté tirare un sospiro di sollievo
perché
Zoro ricominciò affannosamente a respirare.
Aveva spalancato
l’occhio color pece ed era praticamente tornato dal regno dei
morti. Appena il pugnale era stato tolto, lo spadaccino aveva ripreso
a vivere, anche se le sue condizioni erano pessime. Respirava a
fatica e i sensi erano deboli, si sentiva distrutto, stanco come non
mai, forse era giunta la sua ora.
-Dobbiamo portarlo subito
sulla nave! Qui non posso fare altro- disse la piccola renna
rivolgendosi al capitano.
Aveva tamponato la ferita, ma aveva
bisogno dei suoi strumenti, Zoro doveva essere operato al
più
presto.
Mentre Rufy e gli altri cercavano un qualcosa per
trasportare il nakama, Nami gli stava accanto, accarezzandogli il
viso imperlato di sudore freddo.
-Zoro resisti, tra poco ti
portiamo alla nave…- disse soffocando un singhiozzo, voleva
essere
forte, ma non ci riusciva molto bene in quel momento.
-Na-Nami…-
sussurrò l’uomo
-Non sforzarti di parlare, risparmia le
energie, andrà tutto bene-
-pre…prenditi…
cura…di…Bell…-
disse perdendo conoscenza a causa di improvvise convulsioni.
-ZORO!
NO ZORO! Rimani con me, io…ti amo…- disse
piangendo mentre lo
trasportavano su una barella improvvisata.
Si
asciugò l’ennesima lacrima la rossa. Le ultime
parole che le aveva
detto Zoro erano tipiche di lui, si doveva prendere cura di
Bell…
come se lui fosse convinto che non sarebbe sopravvissuto questa
volta. Come se per la prima volta da quando lo aveva conosciuto, non
stesse combattendo per sopravvivere, come se si stesse lasciando
andare perché non aveva più niente per cui
vivere. Ma non era così!
Lei non poteva vivere senza di lui, Bell non poteva vivere senza di
lui.
Doveva combattere!
Nami stringeva forte il labbro
inferiore tra di denti, voleva smettere di piangere almeno per la sua
bambina, che esausta si era addormentata tra le sue braccia. Bell
portava ancora la bandana del padre, ma questa volta non in testa, se
la era sfilata e l’aveva tenuta stretta contro il petto,
mentre
piangeva e pregava che il padre si riprendesse. E ora era
lì,
addormentata con la bandana fra le manine, stretta in una morsa
ferrea.
Nami, non era neanche riuscita a dirgli che aveva
finalmente ricordato tutto, non era riuscita a dirgli niente,
così,
Zoro, aveva una cosa in meno per cui lottare, per lei.
Lei che
l’aveva rifiutato la sera precedente, facendogli chiaramente
capire
che non provava niente per lui.
Quanto era stata stupida!
Lui
che aveva sofferto così tanto in quei tre anni.
Lui che non aveva
mai perso la speranza di ritrovarla anche se tutti lo scoraggiavano.
Lui che l’aveva ritrovata e persa nello stesso momento.
Lui che
le aveva detto di prendersi cura di Bell perché,
probabilmente, non
riusciva più a far finta che quella situazione non lo
scalfisse, che
non lo facesse soffrire.
La porta dell’infermeria si
aprì mostrando il viso avvilito di Chopper.
Rufy fu il primo a
parlare. Teneva stretta la mano di Robin per trovare il coraggio di
formulare quella frase che proprio non riusciva a
dire.
-Zoro...è…morto?-chiese guardando fisso il nakama
medico.
-No, ma è in coma… non credo che si possa
svegliare! Il pugnale gli ha perforato un polmone, non riesce a
respirare bene e, anche se l’operazione è andata
bene le
possibilità che si risvegli sono praticamente nulle- disse
Chopper
facendosi sfuggire una lacrima.
Nami strinse a se il corpo
addormento di Bell, e nascondendo il viso con i suoi capelli,
continuò a piangere sempre di più.
Erano passate
due settimane da quando Zoro era entrato in coma. Non dava nessun
segno di miglioramento, era sempre nello stesso stato, immobile sul
filo del rasoio tra la vita e la morte, stava a lui scegliere.
I
suoi compagni lo andavano a trovare tutti i giorni, Rufy a volte
saltava persino qualche pasto, convinto di aver sentito un rumore e
che forse era Zoro che si era risvegliato. Si leggeva chiaramente la
delusione nei suoi occhi quando, arrivato nella stanza dello
spadaccino, lo trovava ancora lì, immobile come lo aveva
lasciato
ore prima.
Tutti andavano a far compagnia a Zoro, a parlarci,
tutti tranne Nami.
Si sentiva in colpa, lo aveva respinto, non ci
aveva provato abbastanza a ricordare e, adesso lui non combatteva
perché non aveva niente per cui combattere. Era convinto che
Bell
sarebbe stata bene adesso con la sua mamma, ma non sapeva il dolore e
la sofferenza che la bambina stava provando in quelle settimane.
Aveva perso la voglia di ridere, di fare tutto. Passava il tempo al
capezzale del padre, asciugandogli il sudore quando serviva e,
disegnando per lui. Si era ripromessa di non piangere,
perché
l’ultima cosa che gli aveva detto il padre era di essere
forte e,
lei lo sarebbe stata per entrambi ma voleva che suo padre tornasse da
lei.
Osservava il mare calmo Nami, avevano ripreso a navigare
dopo una settimana dall’incidente. Chopper aveva detto che
non
avrebbe fatto differenza restare al porto o salpare, quindi Rufy
aveva deciso. Era un pericolo troppo grande restare ancorati al
porto, sarebbero diventati dei bersagli troppo facili, la scelta
giusta da fare per proteggere la sua ciurma era partire.
Sanji
camminava, con la solita sigaretta fra le labbra, per il ponte. Come
tutti anche lui era estremamente preoccupato per lo spadaccino, ma
anche per un’altra persona, Nami.
Con passo lento si avvicinò
alla donna, la quale si era completamente buttata a capofitto nel
lavoro con la scusa che doveva recuperare i tre anni persi, ma in
realtà stava solo fuggendo da quella dolorosa
situazione.
-Nami-swan, tutto bene?- disse il biondo poggiando
una mano sulla spalla della ragazza.
Nami sussultò al
contatto. –Si, Sanji va tutto bene, stavo solo controllando
la
direzione dei venti!- disse fingendo di concentrasi sulla leggera
brezza che tirava quel giorno.
-E il vento ti fa
piangere?-disse il cuoco inclinando il viso ad un lato per osservare
meglio gli occhi della nakama.
-Ma, ma che dici!- disse
asciugandosi repentina gli occhi.
-Nami, smettila di fingere,
lo so che stai soffrendo e ti senti in colpa. Lo sappiamo tutti ma
non è colpa tua!- disse il biondo accarezzandole una spalla
per
darle conforto.
-L'ho respinto Sanji, quella sera lui ha
provato a farmi ricordare ciò che c’era tra di noi
e io l’ho
respinto… l’ho ferito e adesso si sta lasciando
andare, lui
morirà…-
-Nami, Zoro non è il tipo da gettare la spugna
così. Lo sai meglio di me, quel dannato marimo ha la testa
dura. Sai
in quei tre anni in cui noi ti credevamo morta lui non ha mai smesso
di sperare, come se lui sapesse che tu eri viva. Quindi mia dolce
sirena, adesso tocca a te non perdere la speranza. Credi in lui, va a
parlargli, vedrai che presto tornerà da noi, da te.- disse
il cuoco
prima di incamminarsi verso la cucina.
La navigatrice rimase
lì, impalata ad osservare il compagno andar via. Sanji aveva
ragione, se Zoro non aveva perso la speranza in tre anni lei non
poteva di certo perderla adesso.
Decisa si avviò verso la zona
notte. Zoro era stato messo nella sua vecchia stanza.
Arrivata
davanti la porta tentennò su cosa doveva fare, ma poi con
decisione
aprì la porta.
All’interno c’era Zoro sul lettino e Bell
accanto a lui che disegnava il papà che si allenava con le
sue tre
spade.
-Sai papà, ho deciso che quando ti sveglierai voglio
imparare a combattere! Vero che mi farai provare?- disse con la testa
china sul disegno.
A Nami si strinse il cuore a quella scena.
Adesso più che mai era determinata a parlare con Zoro, anche
se non
sarebbe servito a molto secondo lei, ma almeno si sarebbe tolta un
gran peso.
-Bell…- chiamò la figlia dolcemente.
-Mammina
sei qui!- disse la piccola Roronoa sorpresa di vedere finalmente la
madre in quella stanza.
-Tesoro mi lasceresti un po’ da sola
con papà?- chiese
-Certo mammina!- disse con un piccolo
sorriso –Sono felice che sei venuta a trovare papino, sono
sicura
che anche lui lo è!- disse uscendo e chiudendosi la porta
dietro.
Nami si accomodò alla sedia accanto al letto e prese
tra le mani, una di Zoro.
Era così fredda, gelata. Iniziò a
sfregarla e accarezzarla leggermente come se il suo calore potesse
percepirlo anche lui.
-Zoro… sono io Nami! Oh Zoro ti prego
perdonami! Io non volevo… non so perché non
ricordassi nulla di
noi, non so perché fra mille ricordi solo i nostri erano
spariti nel
nulla. Robin dice che probabilmente è a causa
dell’incidente. Che
io in quel momento mentre sprofondavo tra le acque stessi pensando
così intensamente a te e a Bell che, quando, non so come,
forse con
l‘impatto con qualcosa, la mia memoria ha cancellato prima
quel
ricordo, perché era il più importante, il
più prezioso. Ma adesso
Zoro, io ricordo tutto! Ricordo quanto ti amo e, non voglio perderti
adesso che ti ho ritrovato! Ti prego Zoro combatti per noi!- Aveva
ormai il respiro mozzato dai singhiozzi, non riusciva più a
trattenere il suo dolore, e lo stava sfogando proprio ora accanto
all’uomo che amava.
Restò in quella stanza per diverse ore,
parlando e piangendo.
Da quel giorno, Nami passava ogni momento
della giornata in quella stanza, intervallandosi solo per poco tempo
con la figlia e con gli altri membri della ciurma.
Una
mattina mentre tutta la ciurma stava facendo tranquillamente
colazione. Rufy scattò in piedi all’improvviso.
-Zoro!-disse
sorridendo appena.
Tutti lo guardarono per qualche secondo.
Succedeva quasi sempre così, lui sperava sempre che il suo
migliore
amico si risvegliava, lo sperava continuamente e, il più
delle volte
la sua mente gli giocava brutti scherzi, illudendolo che si fosse
realmente svegliato.
-Rufy, non è lui…sarà un delfino che
ha urtato la nave,come ogni volta…- disse Usop
-No! È
Zoro!-disse il capitano schizzando fuori dalla cucina.
Tutti
abbassarono lo sguardo, aspettando che come ogni giorno il capitano
tornasse con l’aria affranta per il falso allarme, ma quel
giorno
non fu così.
-RAGAZZIII!!!- urlava Rufy dai piani bassi.
-Ma
cosa si urla adesso quel deficiente!- disse Sanji sbuffando una
nuvoletta di fumo grigio.
-Forse…- disse Bell
speranzosa
-Non…non può essere…-
continuò Nami
Tutta
la ciurma si diresse confusa verso la stanza di Zoro dove, con gran
sorpresa, a qualche metro di distanza, sentirono delle voci. Una era
quella di Rufy e, l’altra… era quella
di…Zoro.
Nami si
fermò di colpo. Il cuore le batteva così forte
che sembrava volesse
uscirle dal petto. Gli occhi le bruciavano dall’emozione,
aveva
iniziato persino a tremare.
-Forza mamma andiamo da Papà!-
disse Bell prendendola per mano. Quella bambina era decisamente
più
forte di lei, era tutta suo padre.
Entrata nella stanza, Nami
vide Zoro seduto sul letto. Era ancora molto pallido e, Chopper lo
spingeva per farlo sdraiare a letto.
Bell si catapultò verso il
padre e lo abbracciò forte.
-Papinooo!!!- disse sfogando
finalmente il dolore che si era portata dentro per tutte quelle
settimane.
-Bell…- disse Zoro ancora affaticato ma con un
sorriso felice in viso.
Lo spadaccino alzò gli occhi dalla
sua bambina per posarli su Nami, ancora ferma alla porta con la mano
sulla bocca per l’incredulità. Voleva saltargli al
collo anche
lei, ma non sapeva come lui avrebbe reagito.
-Ehi mocciosa,
non mi saluti?- disse sfoggiando il suo ghigno di sfida migliore.
Il
resto della ciurma decise che era meglio lasciare quei tre da soli e,
dopo aver salutato Zoro, Rufy, Franky, Chopper e Usop lasciarono la
stanza improvvisando un trenino mentre ballavano felici, seguiti da i
più seri Robin e Sanji.
Nami si avvicinò al letto con
cautela, guardando Zoro intensamente.
Lo spadaccino capì dagli
occhi della donna il suo stato d’animo, tormentata e felice
allo
stesso tempo. Così, la prese per il braccio e la
trascinò tra le
sue braccia. Finalmente aveva accanto a se le due persone
più
importanti della sua vita. La sua famiglia si era ricostituita e, mai
e poi mai avrebbe permesso a qualcuno di portargliela via di
nuovo.
-Zoro ti amo!- disse Nami baciando appassionatamente
l’uomo, davanti gli occhi felici della loro bambina che non
desiderava altro da molto, molto tempo.
-Anche io
mocciosa…-
-Sei tornato da noi, da me!- disse finalmente
sorridente
-Come sempre! Non
posso vivere senza di voi, senza di te!-
Finalmente dopo tre anni Zoro e Nami si erano ritrovati.
Avevano sofferto entrambi troppo, ma la speranza li aveva portati a
non cadere per sempre nel dolore, li aveva portati di nuovo
l’uno
fra le braccia dell’altro, perché così
doveva essere, quello era
il loro destino.
ANGOLO AUTRICE:
Ed
eccoci finalmente giunti all’ultimo capitolo di questa triste
storia. Devo ammettere che avevo seriamente pensato di far morire
Zoro, ma dopo (alcune minacce da parte di due mie amiche ) ho
cambiato idea! Onestamente il capitolo non credo sia venuto come lo
desideravo, e non ne sono pienamente soddisfatta ma, consideratelo
già un puro miracolo che sia giunta alla fine di questa
storia,
perché onestamente non ci credevo neanche io!
Spero di non aver
deluso le vostre aspettative, se è così mi
dispiace tanto e, quando
avrò un po’ più di tempo magari
riscriverò questo capitolo se lo
desiderate!
In conclusione vorrei ringraziare tutti coloro che
hanno letto questa storia, che l’hanno messa tra le seguite,
preferite e ricordate! E un grazie super speciale, per coloro che,
nonostante i miei ritardi nel pubblicare hanno continuato a
supportarmi e a recensire questa storia, nonostante sia a tratti
veramente triste.
Spero vivamente di leggere le opinioni di tutti
coloro che vorranno lasciare un piccolo commento su questa
storia!
Ringrazio ancora tutti! Un bacione enorme! Kiko90