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Autore: kiko90    19/10/2013    10 recensioni
La pioggia cadeva lenta ed incessante quel giorno, sembrava che il cielo stesse piangendo, se così fosse di certo non era l’unico.
Su una nave in mezzo all’oceano otto persone piangevano in silenzio, osservando quel che rimaneva della nave nemica che qualche minuto fa li stava attaccando; di lei ora non era rimasto quasi niente, stava lentamente affondando negli abissi del grande blu.
I pirati non riuscivano a muoversi da quella posizione, fissi ad osservare un qualcosa che ormai non c’era più.
Uno di loro era ancora a terra inginocchiato sul quel duro e freddo legno del ponte,il quale mostrava i segni della furia di un uomo che in un attimo aveva perso tutto, aveva perso lei…
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mugiwara, Nuovo personaggio, Roronoa Zoro, Un po' tutti | Coppie: Nami/Zoro
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Bianca.
Bianca era la porta dell’infermeria che Nami fissava ormai da due ore.
Lì dentro c’era Zoro, il suo Zoro che rischiava per l’ennesima volta la vita.
La navigatrice non aveva mai visto Chopper così preoccupato come in quelle ore. Nami continuava a ripensare a ciò che era successo, sembrava un brutto scherzo del destino.
Era successo tutto così velocemente da stordirla e non farle capire niente. Un attimo prima avevano appena sconfitto i cacciatori di taglie, alcuni di loro festeggiavano e, un attimo dopo, urla, pianti, sangue…


-Chopper fai qualcosa! Salva Zoro!- urlava Rufy disperato. Non capiva perché la piccola renna non agisse, perché aspettava, Zoro era immerso in una pozza di sangue si doveva muovere.

Il piccolo medico continuava a non muoversi, osservava il nakama ferito con un’aria più seria che mai.

Dall’altra parte Bell urlava a pieni polmoni il nome del padre. Disgraziatamente la bambina aveva assistito a tutta la scena. La zia Robin la teneva stretta ma la piccola continuava a dimenarsi. Il padre era il suo eroe, la persona che amava di più al mondo. Lo idolatrava, non poteva morire, non poteva perderlo proprio adesso che aveva ritrovato anche la sua mamma.
Nami era in ginocchio accanto a Zoro, lo fissava terrorizzata, lei, come Chopper aveva percepito ciò che gli altri ancora non sapevano, Zoro non respirava.

Chopper finalmente si decise ad agire. Lui non stava perdendo tempo ma semplicemente stava valutando ciò che era meglio fare.
Frugò nel suo zainetto e ne estrasse molte garze con cui iniziò a tamponare il sangue che fuoriusciva senza sosta.

-Nami tieni premuto qui, io devo estrarre il coltello!- disse deciso

-Ma…ma… lui non respira…- disse piangendo

Chopper afferrò con una zampetta il coltello e con l’altra teneva la ferita. Con fermezza e velocità estrasse il coltello e, solo in quel momento, con gli occhi dei suoi compagni puntati addosso, poté tirare un sospiro di sollievo perché Zoro ricominciò affannosamente a respirare.
Aveva spalancato l’occhio color pece ed era praticamente tornato dal regno dei morti. Appena il pugnale era stato tolto, lo spadaccino aveva ripreso a vivere, anche se le sue condizioni erano pessime. Respirava a fatica e i sensi erano deboli, si sentiva distrutto, stanco come non mai, forse era giunta la sua ora.

-Dobbiamo portarlo subito sulla nave! Qui non posso fare altro- disse la piccola renna rivolgendosi al capitano.

Aveva tamponato la ferita, ma aveva bisogno dei suoi strumenti, Zoro doveva essere operato al più presto.

Mentre Rufy e gli altri cercavano un qualcosa per trasportare il nakama, Nami gli stava accanto, accarezzandogli il viso imperlato di sudore freddo.

-Zoro resisti, tra poco ti portiamo alla nave…- disse soffocando un singhiozzo, voleva essere forte, ma non ci riusciva molto bene in quel momento.

-Na-Nami…- sussurrò l’uomo

-Non sforzarti di parlare, risparmia le energie, andrà tutto bene-

-pre…prenditi… cura…di…Bell…- disse perdendo conoscenza a causa di improvvise convulsioni.

-ZORO! NO ZORO! Rimani con me, io…ti amo…- disse piangendo mentre lo trasportavano su una barella improvvisata.



Si asciugò l’ennesima lacrima la rossa. Le ultime parole che le aveva detto Zoro erano tipiche di lui, si doveva prendere cura di Bell… come se lui fosse convinto che non sarebbe sopravvissuto questa volta. Come se per la prima volta da quando lo aveva conosciuto, non stesse combattendo per sopravvivere, come se si stesse lasciando andare perché non aveva più niente per cui vivere. Ma non era così! Lei non poteva vivere senza di lui, Bell non poteva vivere senza di lui.
Doveva combattere!
Nami stringeva forte il labbro inferiore tra di denti, voleva smettere di piangere almeno per la sua bambina, che esausta si era addormentata tra le sue braccia. Bell portava ancora la bandana del padre, ma questa volta non in testa, se la era sfilata e l’aveva tenuta stretta contro il petto, mentre piangeva e pregava che il padre si riprendesse. E ora era lì, addormentata con la bandana fra le manine, stretta in una morsa ferrea.
Nami, non era neanche riuscita a dirgli che aveva finalmente ricordato tutto, non era riuscita a dirgli niente, così, Zoro, aveva una cosa in meno per cui lottare, per lei.
Lei che l’aveva rifiutato la sera precedente, facendogli chiaramente capire che non provava niente per lui.
Quanto era stata stupida!
Lui che aveva sofferto così tanto in quei tre anni.
Lui che non aveva mai perso la speranza di ritrovarla anche se tutti lo scoraggiavano. Lui che l’aveva ritrovata e persa nello stesso momento.
Lui che le aveva detto di prendersi cura di Bell perché, probabilmente, non riusciva più a far finta che quella situazione non lo scalfisse, che non lo facesse soffrire.


La porta dell’infermeria si aprì mostrando il viso avvilito di Chopper.
Rufy fu il primo a parlare. Teneva stretta la mano di Robin per trovare il coraggio di formulare quella frase che proprio non riusciva a dire.

-Zoro...è…morto?-chiese guardando fisso il nakama medico.

-No, ma è in coma… non credo che si possa svegliare! Il pugnale gli ha perforato un polmone, non riesce a respirare bene e, anche se l’operazione è andata bene le possibilità che si risvegli sono praticamente nulle- disse Chopper facendosi sfuggire una lacrima.

Nami strinse a se il corpo addormento di Bell, e nascondendo il viso con i suoi capelli, continuò a piangere sempre di più.




Erano passate due settimane da quando Zoro era entrato in coma. Non dava nessun segno di miglioramento, era sempre nello stesso stato, immobile sul filo del rasoio tra la vita e la morte, stava a lui scegliere.
I suoi compagni lo andavano a trovare tutti i giorni, Rufy a volte saltava persino qualche pasto, convinto di aver sentito un rumore e che forse era Zoro che si era risvegliato. Si leggeva chiaramente la delusione nei suoi occhi quando, arrivato nella stanza dello spadaccino, lo trovava ancora lì, immobile come lo aveva lasciato ore prima.
Tutti andavano a far compagnia a Zoro, a parlarci, tutti tranne Nami.
Si sentiva in colpa, lo aveva respinto, non ci aveva provato abbastanza a ricordare e, adesso lui non combatteva perché non aveva niente per cui combattere. Era convinto che Bell sarebbe stata bene adesso con la sua mamma, ma non sapeva il dolore e la sofferenza che la bambina stava provando in quelle settimane. Aveva perso la voglia di ridere, di fare tutto. Passava il tempo al capezzale del padre, asciugandogli il sudore quando serviva e, disegnando per lui. Si era ripromessa di non piangere, perché l’ultima cosa che gli aveva detto il padre era di essere forte e, lei lo sarebbe stata per entrambi ma voleva che suo padre tornasse da lei.

Osservava il mare calmo Nami, avevano ripreso a navigare dopo una settimana dall’incidente. Chopper aveva detto che non avrebbe fatto differenza restare al porto o salpare, quindi Rufy aveva deciso. Era un pericolo troppo grande restare ancorati al porto, sarebbero diventati dei bersagli troppo facili, la scelta giusta da fare per proteggere la sua ciurma era partire.

Sanji camminava, con la solita sigaretta fra le labbra, per il ponte. Come tutti anche lui era estremamente preoccupato per lo spadaccino, ma anche per un’altra persona, Nami.
Con passo lento si avvicinò alla donna, la quale si era completamente buttata a capofitto nel lavoro con la scusa che doveva recuperare i tre anni persi, ma in realtà stava solo fuggendo da quella dolorosa situazione.

-Nami-swan, tutto bene?- disse il biondo poggiando una mano sulla spalla della ragazza.

Nami sussultò al contatto. –Si, Sanji va tutto bene, stavo solo controllando la direzione dei venti!- disse fingendo di concentrasi sulla leggera brezza che tirava quel giorno.

-E il vento ti fa piangere?-disse il cuoco inclinando il viso ad un lato per osservare meglio gli occhi della nakama.

-Ma, ma che dici!- disse asciugandosi repentina gli occhi.

-Nami, smettila di fingere, lo so che stai soffrendo e ti senti in colpa. Lo sappiamo tutti ma non è colpa tua!- disse il biondo accarezzandole una spalla per darle conforto.

-L'ho respinto Sanji, quella sera lui ha provato a farmi ricordare ciò che c’era tra di noi e io l’ho respinto… l’ho ferito e adesso si sta lasciando andare, lui morirà…-

-Nami, Zoro non è il tipo da gettare la spugna così. Lo sai meglio di me, quel dannato marimo ha la testa dura. Sai in quei tre anni in cui noi ti credevamo morta lui non ha mai smesso di sperare, come se lui sapesse che tu eri viva. Quindi mia dolce sirena, adesso tocca a te non perdere la speranza. Credi in lui, va a parlargli, vedrai che presto tornerà da noi, da te.- disse il cuoco prima di incamminarsi verso la cucina.

La navigatrice rimase lì, impalata ad osservare il compagno andar via. Sanji aveva ragione, se Zoro non aveva perso la speranza in tre anni lei non poteva di certo perderla adesso.
Decisa si avviò verso la zona notte. Zoro era stato messo nella sua vecchia stanza.
Arrivata davanti la porta tentennò su cosa doveva fare, ma poi con decisione aprì la porta.
All’interno c’era Zoro sul lettino e Bell accanto a lui che disegnava il papà che si allenava con le sue tre spade.

-Sai papà, ho deciso che quando ti sveglierai voglio imparare a combattere! Vero che mi farai provare?- disse con la testa china sul disegno.

A Nami si strinse il cuore a quella scena. Adesso più che mai era determinata a parlare con Zoro, anche se non sarebbe servito a molto secondo lei, ma almeno si sarebbe tolta un gran peso.

-Bell…- chiamò la figlia dolcemente.

-Mammina sei qui!- disse la piccola Roronoa sorpresa di vedere finalmente la madre in quella stanza.

-Tesoro mi lasceresti un po’ da sola con papà?- chiese

-Certo mammina!- disse con un piccolo sorriso –Sono felice che sei venuta a trovare papino, sono sicura che anche lui lo è!- disse uscendo e chiudendosi la porta dietro.

Nami si accomodò alla sedia accanto al letto e prese tra le mani, una di Zoro.
Era così fredda, gelata. Iniziò a sfregarla e accarezzarla leggermente come se il suo calore potesse percepirlo anche lui.

-Zoro… sono io Nami! Oh Zoro ti prego perdonami! Io non volevo… non so perché non ricordassi nulla di noi, non so perché fra mille ricordi solo i nostri erano spariti nel nulla. Robin dice che probabilmente è a causa dell’incidente. Che io in quel momento mentre sprofondavo tra le acque stessi pensando così intensamente a te e a Bell che, quando, non so come, forse con l‘impatto con qualcosa, la mia memoria ha cancellato prima quel ricordo, perché era il più importante, il più prezioso. Ma adesso Zoro, io ricordo tutto! Ricordo quanto ti amo e, non voglio perderti adesso che ti ho ritrovato! Ti prego Zoro combatti per noi!- Aveva ormai il respiro mozzato dai singhiozzi, non riusciva più a trattenere il suo dolore, e lo stava sfogando proprio ora accanto all’uomo che amava.

Restò in quella stanza per diverse ore, parlando e piangendo.
Da quel giorno, Nami passava ogni momento della giornata in quella stanza, intervallandosi solo per poco tempo con la figlia e con gli altri membri della ciurma.


Una mattina mentre tutta la ciurma stava facendo tranquillamente colazione. Rufy scattò in piedi all’improvviso.

-Zoro!-disse sorridendo appena.

Tutti lo guardarono per qualche secondo. Succedeva quasi sempre così, lui sperava sempre che il suo migliore amico si risvegliava, lo sperava continuamente e, il più delle volte la sua mente gli giocava brutti scherzi, illudendolo che si fosse realmente svegliato.

-Rufy, non è lui…sarà un delfino che ha urtato la nave,come ogni volta…- disse Usop

-No! È Zoro!-disse il capitano schizzando fuori dalla cucina.

Tutti abbassarono lo sguardo, aspettando che come ogni giorno il capitano tornasse con l’aria affranta per il falso allarme, ma quel giorno non fu così.

-RAGAZZIII!!!- urlava Rufy dai piani bassi.

-Ma cosa si urla adesso quel deficiente!- disse Sanji sbuffando una nuvoletta di fumo grigio.

-Forse…- disse Bell speranzosa

-Non…non può essere…- continuò Nami

Tutta la ciurma si diresse confusa verso la stanza di Zoro dove, con gran sorpresa, a qualche metro di distanza, sentirono delle voci. Una era quella di Rufy e, l’altra… era quella di…Zoro.

Nami si fermò di colpo. Il cuore le batteva così forte che sembrava volesse uscirle dal petto. Gli occhi le bruciavano dall’emozione, aveva iniziato persino a tremare.

-Forza mamma andiamo da Papà!- disse Bell prendendola per mano. Quella bambina era decisamente più forte di lei, era tutta suo padre.

Entrata nella stanza, Nami vide Zoro seduto sul letto. Era ancora molto pallido e, Chopper lo spingeva per farlo sdraiare a letto.
Bell si catapultò verso il padre e lo abbracciò forte.

-Papinooo!!!- disse sfogando finalmente il dolore che si era portata dentro per tutte quelle settimane.

-Bell…- disse Zoro ancora affaticato ma con un sorriso felice in viso.

Lo spadaccino alzò gli occhi dalla sua bambina per posarli su Nami, ancora ferma alla porta con la mano sulla bocca per l’incredulità. Voleva saltargli al collo anche lei, ma non sapeva come lui avrebbe reagito.

-Ehi mocciosa, non mi saluti?- disse sfoggiando il suo ghigno di sfida migliore.

Il resto della ciurma decise che era meglio lasciare quei tre da soli e, dopo aver salutato Zoro, Rufy, Franky, Chopper e Usop lasciarono la stanza improvvisando un trenino mentre ballavano felici, seguiti da i più seri Robin e Sanji.

Nami si avvicinò al letto con cautela, guardando Zoro intensamente.
Lo spadaccino capì dagli occhi della donna il suo stato d’animo, tormentata e felice allo stesso tempo. Così, la prese per il braccio e la trascinò tra le sue braccia. Finalmente aveva accanto a se le due persone più importanti della sua vita. La sua famiglia si era ricostituita e, mai e poi mai avrebbe permesso a qualcuno di portargliela via di nuovo.

-Zoro ti amo!- disse Nami baciando appassionatamente l’uomo, davanti gli occhi felici della loro bambina che non desiderava altro da molto, molto tempo.

-Anche io mocciosa…-

-Sei tornato da noi, da me!- disse finalmente sorridente

-Come sempre!
Non posso vivere senza di voi, senza di te!-

Finalmente dopo tre anni Zoro e Nami si erano ritrovati. Avevano sofferto entrambi troppo, ma la speranza li aveva portati a non cadere per sempre nel dolore, li aveva portati di nuovo l’uno fra le braccia dell’altro, perché così doveva essere, quello era il loro destino.






ANGOLO AUTRICE:
Ed eccoci finalmente giunti all’ultimo capitolo di questa triste storia. Devo ammettere che avevo seriamente pensato di far morire Zoro, ma dopo (alcune minacce da parte di due mie amiche ) ho cambiato idea! Onestamente il capitolo non credo sia venuto come lo desideravo, e non ne sono pienamente soddisfatta ma, consideratelo già un puro miracolo che sia giunta alla fine di questa storia, perché onestamente non ci credevo neanche io!
Spero di non aver deluso le vostre aspettative, se è così mi dispiace tanto e, quando avrò un po’ più di tempo magari riscriverò questo capitolo se lo desiderate!
In conclusione vorrei ringraziare tutti coloro che hanno letto questa storia, che l’hanno messa tra le seguite, preferite e ricordate! E un grazie super speciale, per coloro che, nonostante i miei ritardi nel pubblicare hanno continuato a supportarmi e a recensire questa storia, nonostante sia a tratti veramente triste.
Spero vivamente di leggere le opinioni di tutti coloro che vorranno lasciare un piccolo commento su questa storia!
Ringrazio ancora tutti! Un bacione enorme! Kiko90

   
 
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