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Autore: cold_fire    19/10/2013    4 recensioni
dal capitolo 9:
Ero sempre stata una ragazza forte, non avevo mai pianto dopo la morte di mia madre, ma quella era stata la goccia che aveva fatto traboccare il vaso. Non avevo pianto alla morte di mia madre, al coma di mio padre, al suo risveglio, al trasloco improvviso, al tumore di Cecilia, agli anni passati come vittima sotto il potere che adesso faceva di Cindy (la nuova moglie di mio padre) la capo famiglia, non avevo pianto ai maltrattamenti subiti da Matteo e nemmeno davanti al suo amore violento e non ricambiato mi ero soffermata per sprecare lacrime. Ma non Roberto, non lui… e non Elisa, non lei! Come avevano potuto… il mio ragazzo e la mia migliore amica... adesso avevo solo la danza.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Capitolo 9
Che fare? …non lo so
 
Racconterò una storia ma senza il bel finale, fredda ed asettica come una sala operatoria,
folle e cattivo come il mondo di uno psicopatico, irregolare come il battito di un cardiopatico,
e freddo sotto zero, e freddo come l’abisso,
tu non credi a niente perché cristo qui non si è mai visto
(sub zero – Vincenzo da via anfossi, Jake la furia, Sgarra)
 
Ero consapevole del fatto che non sarei riuscita a trattenere le lacrime molto a lungo. Corsi via dall’edificio come se stessi scappando da un incendio quando invece mi stavo lasciando alle spalle la mia migliore amica che baciava il mio ragazzo. Ma in fondo, era uguale, o no? Bruciava, come un incendio, con la sola differenza che stavolta faceva diecimila volte più male. Corsi fino a casa mia e senza pensare a chi poteva esserci dentro, senza preoccuparmi di chiudere la porta, senza riflettere su ciò che avrebbero potuto pensare tutti, mi fiondai nella mia soffitta. Volevo solo piangere, e per fortuna dopo tre anni ne ero capace. Ero sempre stata una ragazza forte, non avevo mai pianto dopo la morte di mia madre, ma quella era stata la goccia che aveva fatto traboccare il vaso. Non avevo pianto alla morte di mia madre, al coma di mio padre, al suo risveglio, al trasloco improvviso, al tumore di Cecilia, agli anni passati come vittima sotto il potere che adesso faceva di Cindy la capo famiglia, non avevo pianto ai maltrattamenti subiti da Matteo e nemmeno davanti al suo amore violento e non ricambiato mi ero soffermata per sprecare lacrime. Ma non Roberto, non lui… e non Elisa, non lei! Come avevano potuto… adesso avevo solo la danza. Senza pensarci presi una biro e un foglio di carta che negli ultimi due giorni da quando lo avevo scritto avevo poi completamente ignorato. La lista andava modificata:
 
COSE DA VERIFICARE SE LA VITA DIVENTA UN SOGNO:
1)Discussione con Matteo
2)Casa in rovina
3)Cuscini in sezione circolare
4)Roberto ti tradisce con Elisa
5)Zerbino “welcome Gordon”
6)Ballerina de “il lago dei cigni”
7)Pioggia a catinelle
 
Non avevo la minima idea di cosa potessero voler dire tre su quattro punti, ma sapevo che uno di quelli mi rendeva immensamente felice. Almeno una nota buona…
Decisi di prepararmi per la lezione di danza che avrei fatto quella sera con un po’ di riscaldamento e cercando di rifare gli esercizi che avevamo fatto nell’ultima lezione. Dopo circa un’oretta in cui mi ero concentrata solo sulla danza, decisi di iniziare a prepararmi benchè sapessi che mancava ancora un’ora. Uscii di casa con un anticipo pazzesco e decisi di fare il giro lungo, passando per la pizzeria. Quando entrai, Frank stava pulendo un tavolo. Alzò di scatto la testa e quando mi vide si aprì in un grande sorriso. “ehi Claire! che ci fai qui? Non è un po’ presto per cenare?” disse ridendo. “avevo bisogno di qualcuno con cui parlare, tu hai qualcosa da fare?” “no, non ti preoccupare. Oggi ho pochi clienti. Per fortuna stasera te e Elisa siete qua a cena così racimolo qualche spicciolo!” quelle parole mi colpirono come una palla di cannone colpisce una nave, causando dolore e distruzione. Sentii gli occhi riempirsi di lacrime e il sorriso che avevo fino a poco prima sparì. “ehi? È tutto ok, Claire?” chiese Frank di colpo serio per il mio improvviso cambio d’umore. Scossi leggermente la testa per fargli capire cha stavo male. Frank era una delle poche persone di cui io mi fidassi davvero, e anche se una relazione così, tra una quindicenne e un adulto, era molto rara, io potevo benissimo considerare Frank come il padre che non avevo mai avuto, e che avevo sempre sognato. In una decina di minuti gli spiegai tutto quello che era successo, a partire dal sogno fino alla descrizione di quello che era successo con Matteo, per poi spiegargli quello che era accaduto quel giorno. Dovevo dirlo a qualcuno, non potevo tenermi tutto dentro all’infinito. Quando ebbi finito Frank mi abbracciò con fare paterno, un di quegli abbracci che ti scaldano dentro, un di quelli che non ricevevo da anni, uno di quelli di cui ogni ragazza della mia età aveva bisogno. Quando ci staccammo guardai l’orologio per vedere che ore erano. Mancava un quarto d’ora alle cinque, meglio andare a danza. Stavo per salutare Frank quando un ragazzo uscì dalla cucina con un borsone in mano. Capelli biondi, occhi azzurri, sorriso timido a fior di labbra… Filippo. Lo salutai con un cenno del capo e lui fece lo stesso “ehi, stai andando a danza?- mi chiese –perché mi stavo incamminando anche io. Andiamo insieme?” feci cenno di sì e dopo aver detto a Frank che sarei venuta li a cena, lo salutai e mi incamminai verso la scuola di danza di fianco a Filippo. Durante il tragitto parlammo del più e del meno, così scoprii anche qualcosa in più sul suo conto. I suoi genitori erano divorziati, ma lui non aveva sofferto perché quando era successo aveva solo due anni. Praticamente non aveva mai conosciuto suo padre dato che viveva con sua madre, e per cause di lavoro si trasferivano spesso. In un certo senso ci assomigliavamo, perché sia io che lui avevamo imparato sulla nostra pelle a non affezionarci troppo a cose o persone, con la sola differenza che lui ci riusciva mentre a me veniva più naturale provarci ma farmi male comunque. Aveva la mia stessa età ma andava in un’altra scuola in un paese vicini, per questo non l’avevo mai visto nel mio liceo. Arrivammo alla scuola di danza e davanti agli spogliatoi ci separammo, per poi rincontrarci con Ines e Chris fuori dalla sala di danza, intanto che aspettavamo che le ragazze del corso prima del nostro finissero la loro lezione. Quando entrammo mi resi conto che quel luogo era la mia vera casa, e che i miei compagni erano la mia famiglia, accomunati dalla stessa passione, dallo stesso scopo di vita: la danza.


Quella lezione però non fu poi così stupenda… i passi non riuscivano proprio ad entrarmi in testa, non ero capace di concentrarmi e prestare attenzione, e i passi che riuscivo a compiere senza problemi li riempivo con tutta la frustrazione che avevo. Alla fine di quelle due ore strazianti, ero praticamente morta. Prima di farci uscire dall’aula di danza Giulia aveva detto a tutti che quella sarebbe stata la nostra ultima lezione insieme e che dalla prossima avremmo avuto una nuova insegnate. L’avviso era stato seguito da numerosi lamenti di protesta, ma quando Giulia disse che era perché era incinta scoppiarono numerosi applausi. Prima che uscissi dall’aula mi lanciò qualche sguardo glaciale, ma non mi fermò per parlarmi in privato come l’ultima volta. Avevamo ancora un po’di tempo prima di andare a cena quindi io, Ines e Chris decidemmo di uscire a fare un giro. Quando all’uscita incrociammo Filippo gli chiedemmo se gli andava di venire con noi e lui si aggregò senza pensarci due volte. La frustrazione scaricata nei passi di danza si era lentamente ritirata dalla mia mente lasciando lo spazio a delle risate. Passammo insieme un’oretta parlando del più e del meno, giocando ad obbligo e verità con un’applicazione sul cellulare e facendo battute pervertite. Ovvero, passammo il nostro tempo come ogni ragazzo o ragazza di quindici anni farebbe normalmente. Quando decidemmo che era abbastanza tardi ci dividemmo e ci incamminammo verso casa. Ines andò con Chris perché erano vicini di casa, mentre io mi incamminavo con Filippo verso la pizzeria. Quando arrivammo feci per entrare nella pizzeria quando Filippo disse “bè, io adesso devo proprio andare. Ci vediamo” “non lavori stasera?” gli chiesi “no, ho fatto il turno pomeridiano” “ok, allora ci vediamo mercoledì sera” dissi “veramente volevo chiedere a te, Ines e Chris se potevamo incontrarci domani pomeriggio. Solo per fare un giro, devo imparare ad ambientarmi” “ok, lo dico io agli altri, non ti preoccupare. Ci vediamo domani alle tre e mezza davanti alla scuola di danza, così almeno sai dove si trova” proposi. Lui fece cenno di sì con la testa e andandosene mi salutò con la mano. Entrai nel locale e venni immediatamente travolta dal bel calduccio che vi era all’interno, mescolato con il delizioso profumo di pizza appena sfornata. Forse avevo sbagliato a tornare li. Oltre che essere un luogo troppo famigliare, era anche la pizzeria preferita di Elisa, e correvo il rischio di incontrarla. Al solo pensare il suo nome però l’effetto di quella serata felice svanì. Mi resi conto di quello che era successo. Ma non pensavo a Elisa e Roberto, pensavo al casino che avevo fatto a danza. Mi avevano sempre ripetuto che bastava un errore per mandare tutto in aria. Avevo rovinato l’ultima lezione che avrei fatto con Giulia per un bel po’ di tempo, oppure lei aveva capito che non ero capace di ballare? Forse davvero non ero capace di ballare… una vera ballerina doveva essere capace di mascherare il dolore e tutte le emozioni. E io non ero una ballerina… ok, adesso però basta demoralizzarsi dissi tra me e me. Però in effetti… se davvero non ero brava? Se Giulia mi trattava bene solo perché mi conosceva dalla nascita ed era molto amica di mia madre? Non l’avevo mai vista da questo punto di vista… ed era anche una visione abbastanza reale. Mi avvicinai al bancone con lo sguardo assorto nei miei pensieri. Quando alzai lo sguardo per ordinare vidi Frank che mi guardava con aria strana. “ok, hai avuto una specie di ricaduta?” mi chiese “no, non ti preoccupare…” “è successo qualcosa a danza chiaro.” Incredibile. Come faceva a capirmi così in fretta?! “oggi non voglio il solito. Credi che mi possa concedere una pizza normale con doppia mozzarelle?” chiesi con gli occhioni da cucciolo “wow, deve essere successo qualcosa di grave. Claire Crisalba che infrange le regole?! Qualcuno ha una macchina fotografica? devo immortalare questo momento!” disse strappandomi un sorriso “non ti ho chiesto il permesso ho ordinato la mia cena” ribattei io. Mangiai con calma e quando ebbi finito andai al bancone per parlare con Frank “salve, cosa vuole ordinare?” chiese lui. non capii. “ah Claire! scusa, dopo quella pizza doppia mozzarella sei ingrassata così tanto che non riconoscevo più la brava ballerina che eri!” disse lui. Ma che bella presa per il culo Frank… quanta immaginazione, come sempre. “Ah. Ah. Ah. Che bella battuta” “ma è vero! Claire che non rispetta le regole non è una cosa da tutti i giorni” “è proprio questo il problema” sbuffai “non ti seguo” disse Frank con ancora una nota di felicità nelle voce “ho troppe regole. A casa ho delle regole, a scuola ho delle regole, in giro ho delle regole e anche a danza!” dissi tutto d’un fiato “e pensi che mangiare una pizza possa voler dire infrangere una di queste regole?” mi chiese lui “no, appunto… ma non so come si faccia a sbagliare” “per sbagliare dovresti andarci davvero pesante. Devi guarire da una brutta malattia. Io la chiamo sottomissione dell’individuo. È molto comune anche tra gli animali. Avviene quando qualcuno viene sottomesso e schiacciato da varie regole” disse ridendo “e tu come ne sei uscito. Perché, da come ne parli, ne sei passato” “in effetti hai ragione. E la medicina la uso tutt’ora. Se vuoi te la presto” disse tirando fuori dalla tasca del grembiule un pacchetto di sigarette e porgendomene una. Strabuzzai gli occhi. Continuavo a spostare il mio sguardo dal suo viso alla sigaretta che mi porgeva, quasi come fossi un’impedita. Non so cosa fu a darmi una spinta, ma afferrai la sigaretta e la accesi con un accendino a caso che si trovava sul bancone. Con mano tremante me la portai alle labbra ed inspirai. Era… era… buona? Sempre che si potesse definire così… non sapevo come descriverlo, era strano. Forse ero solo un po’ eccitata dall’aver infranto la prima regola di una ballerina: non fumare. “allora, come ti senti?” “bene… meglio di prima in effetti…” dissi togliendo la sigaretta dalla bocca per parlare, per poi riportarla alle mie labbra. “e se io adesso mi mettessi a parlare di Elisa e Roberto?” di cosa stava parlando? Lo guardai con aria stranita, per poi ricordarmi. Wow, funzionava davvero. Dopo qualche secondo di silenzio spensi la sigaretta ormai finita in un posacenere li vicino. “bè… adesso mi sento meglio” dissi, ma Frank non mi stava ascoltando. Seguii il suo sguardo fino ad individuare il motivo del tuo interesse. Elisa e Roberto stavano per entrare in pizzeria. Merda. Mi girai verso di lui con uno sguardo probabilmente molto preoccupato “pizza gratis. Non ti preoccupare. E questo è un regalo” disse porgendomi il pacchetto sigarette e un accendino “per i momenti no, adesso vai” “grazie di tutto”. Stavo giusto per uscire dal locale, ma la porta si aprì intanto che sfioravo la maniglia. Mi trovai davanti una Elisa ed un Roberto che si guardavano con sorrisi dolci e scherzavano tra loro, praticamente incollati intanto che si tenevano dolcemente per mano. Ma i loro sorrisi si ruppero quando videro me davanti a loro. Ma io non dovevo piangere, non davanti a loro. Corsi via evitandoli, cercando di trovare casa mia, tra le lacrime che mi coprivano la vista. Le ultime parole che sentii fu Elisa che urlava il mio nome e Frank che diceva che doveva chiudere e che io ero l’ultima cliente. Frank quella sera aveva fatto per me più di quello che certe persone avevano fatto in quindici anni. Lo ringraziai mentalmente, promettendo che lo avrei ripagato di tutto.
 
 
Ehilà!!! Come va? Sinceramente questo capitolo potrà essere anche noioso, brutto e corto, ma a me è piaciuto scriverlo quindi spero che possa piacere anche a voi!!! Ringrazio tutti i lettori silenziosi, Loulou_24 che tiene questa storia tra le seguite, Ricciolilli che commenta sempre e qwertylove che tiene questa storia tra le preferite. Ringrazio di nuovo Ricciolilli per la sua pazienza nel correggermi le bozze. Vi voglio un mondo di bene!!! Se questo capitolo vi ha annoiate un po’, vi lascio un piccolo spoiler del prossimo. Grazie di cuore a tutte!!!
Kiss kiss, SuperSavo

 
SPOILER
Era li davanti a me. Ancora non ci potevo credere… sembrava passato così tanto tempo… “Claire” sussurrò flebile la sua voce soave. E in quel momento capii che tutto poteva tornare come era sempre stato.

 
 
Spero vi abbia incoraggiate a leggere anche il prossimo capitolo!!! Adesso vi saluto definitivamente, grazie di cuore!!!
 
  
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