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Autore: mashtonsconcert    19/10/2013    19 recensioni
"Un urlo.
La voce rotta dal pianto di mio fratello che mi diceva di non chiudere gli occhi.
La sua mano che mi teneva stretto il polso.
JJ.
Io.
E il buio."
((tratto dal 5° capitolo))
Genere: Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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CAPITOLO 1


Io sono brutta.
Io sono priva di dolore.
Io sono inutile.
Io sono depressa.
Io non sono ok.
Io voglio morire.
Io odio me stessa.
Io odio la persona con cui devo condividere le giornate , me stessa , la odio intensamente , vorrei ucciderla ma non posso , non  ne ho il coraggio.
Mi rialzo e qualcuno , non è importante chi , mi fa cadere di nuovo.

E poi c’è lui , la persona che vorrei sempre al mio fianco , la persona che diceva sarebbe rimasta per sempre e invece se n’è andata , trasformandosi nel mio incubo peggiore , come quei mostri sotto al letto di cui avevamo il terrore da bambini. Ma lui era peggio , lui mi aveva ridicolizzato , mi aveva umiliato facendomi diventare quello che sono adesso , una ragazza che spera in una luce di salvezza che non arriverà.

La testa mi scoppiava , troppi pensieri mi affollavano la mente , la facevano diventare un puzzle complicato , di quelli che non riesci mai a incastrare due pezzi insieme , di quelli di cui non capivi niente. Scesi dal letto , le gambe mi tremavano , non per il freddo , ma per debolezza , non avevo energia , prendere energie voleva dire mangiare , mangiare voleva dire ingrassare , che a sua volta voleva dire aumentare gli insulti già troppo pesanti rivolti al mostro che ero diventata.

Mi diressi al bagno. Era un’orrore , la doccia aveva i ricordi della notte precedente , delle chiazze di colore rosso si estendevano per tutto il piano.I miei occhi però si concentrarono sul cassetto , quel cassetto era la parte dominante della mia vita , lì c’era la mia migliore amica , non che la mia unica amica , non è altro che un pezzo di metallo che ogni sera sta zitto e ascolta il mio dolore , aiutandomi.

Scossi la testa , mandando via questi pensieri , pur sapendo che tra un quarto d’ora sarebbero tornati ancora più forti di prima.
Mi avvicinai al lavandino lavandomi viso scavato , a forza di trovarmi imperfetta.

Alzai lo sguardo verso lo specchio , un’espressione disgustata si formò nella mia faccia , ero orribile , molti me lo dicevano , ma non capivano che lo sapevo già. Sforzai un sorriso , mi ero rialzata un’altra volta.

Mi dovetti voltare subito , non sopportavo la mia visione per più di un tot di minuti , adesso capito perché gli altri mi odiavano , o perché facevano facce disgustate alla mia vista , non mi potevo vedere nemmeno io , e loro mi dovevano sopportare per 6 ore tutti i giorni , un giorno non mi vedranno , un giorno saranno tutti felici , un giorno io renderò felice qualcuno e non deluso come tutte le volte. 

Testa alta.
Sii forte.
Fingi un sorriso.
Vai avanti.


Non riuscivo mai ad avverarlo , non andavo avanti ma tornavo indietro , indietro a quando tutto è iniziato , a quando lui mi ha detto ‘non siamo più come prima’ , a quando fu stato il primo taglio , al primo tentato suicidio , al primo insulto , alla prima volta in cui non mi sono sentita amata , alla prima volta in cui tagliai verticalmente. Ogni volta tornavo a questi pensieri , a quella che dovrebbe essere la mia storia ma che sembra la trama di un film horror dove nessuno rimane in piedi , dove nessuno ha più forze.

Non mi resi nemmeno conto che avevo già indossato la mia inseparabile felpa dei meyday parade e i miei jeans che mia madre mi comprò due anni fa , ormai erano scoloriti , ormai quasi bianchi , e le mie superga nere. È strano che una ragazza si vesta così , di solito lo fanno i ragazzi , ma io non mi sento sicura con un vestito che fa vedere le gambe , le braccia , i posti in cui è scritta in un'altra lingua la mia storia , non voglio.

Scesi velocemente le scale facendo attenzione a non scivolare sul tappeto rosa confetto che mia madre tanto desiderava e poi , con lentezza indeterminata , mi fiondo fuori .

Il gelo di ottobre mi arriva dritto in faccia facendomi rabbrividire , mi fece ricordare di quando lui mi faceva stare al caldo racchiusa in un suo abbraccio durante queste giornate di gelo e improvvisamente gli occhi iniziarono ad appannarsi senza che io potessi farci niente , i miei piedi invece  camminavano verso la strada della scuola , o meglio l’incubo.

Mi passai il braccio sulla faccia togliendo le piccole gocce salate che gridavano di scendere e accellerai il passo , prima arrivo prima l’incubo passa.
Avvistai i cancelli ormai arrugginiti della scuola e sospirai prima di varcarli. Tutti si girarono facendo battutine e cose varie per poi zittirsi di colpo.

couthbert..’ quella voce




note autore : scusate se è corto , ma volevo finisse così , il prossimo sarà più lungo  c:
   
 
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