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Autore: ShanHoward    19/10/2013    3 recensioni
…e l’unica cosa che riuscii a dirle fu “mi raccomando se mai incontrassi i Muse…pensami”
“tranquilla, sarai la prima a saperlo” mi rispose sorridendo…ormai rassegnata alla mia ossessione per loro.
Come potevo immaginare che quel giorno sarebbe stato più vicino di quanto pensassi???
Genere: Comico, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Christopher Wolstenholme, Dominic Howard, Matthew Bellamy, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 15...capitolo un pò rocambolesco... leggete in tanti e commentate =) 

Justify my reasons 

 

Quella notte, andai a dormire con un grosso groppo in gola riguardo Dom, i suoi sentimenti, le sue paranoie ed i suoi comportamenti.
Aveva represso ogni cosa per evitare di farmi preoccupare ulteriormente, per evitare di stressarmi con i suoi sbalzi d’umore. Ed io ero stata troppo presa dall’idea della tournée e troppo cieca per comprendere che ogni cosa che facessi o dicessi, lui stava già volando con la fantasia a qualunque conclusione affrettata e non.
E così alla fine aveva ceduto ed era scoppiato; aveva fatto volare paroloni, mi aveva lasciata, mi aveva lasciato un grosso livido sul polso, per poi rendersi conto di tutto e cercare di rimediare. Non era stato né piacevole né gratificante vederlo implorarmi di tornare con lui dopo avermi confessato tutti i suoi turbamenti, ma se le cose erano tornate tutte come prima, allora dopotutto ne era valsa la pena.


Il mattino dopo, infatti, si svegliò con la luce del sole che gli accarezzava il viso; stropicciò gli occhi e uscì dalla camera da letto per infilarsi sotto la doccia. Ne uscì quindici minuti dopo, in una nuvola di vapore, e presentandosi vicino al divano.


“Ehy” proruppe imbarazzato
“Ciao” sorrisi mentre bevevo un thè
“Posso?” disse
“Certo che puoi Dom” dissi facendogli spazio.


Si sedette vicino a me, non sapendo bene se quanto successo la sera prima, andava ritirato fuori come argomento. Se ne stava lì ad osservarmi in maniera quasi inquietante, finché cedetti.


“Come stai?” dissi avvicinandomi
“Meglio…molto meglio” rispose
“Sono contenta. Ma non farlo mai più, ok?”
“Che cosa? Lasciarti? Urlarti contro? Procurarti lividi del genere? Implorarti?” chiese a raffica
“No, Dom. Niente di tutto questo. Voglio solo che tu sia sincero con me” risposi
“Si ma devi ammettere che non sono stato un santo” chinò il capo
“Non fa nulla. Preferisco essere trattata male piuttosto che vederti nelle condizioni di ieri sera”
“Va bene. Prometto che se avrò ancora dubbi o tormenti, te lo dirò” rispose.


Sorrisi silenziosamente mentre lo vedevo giocherellare vicino a me con i lacci della felpa.  
Dopodiché mi alzai ed andai in cucina a preparare la sua adorata colazione, portandogliela qualche minuto dopo lì dove lo avevo lasciato. Si aprì in un dolcissimo sorriso quando, una volta, portagli la tazza di thè, gli diedi un bacio fra i capelli andando a darmi una sistemata.


Poverino, mi faceva tenerezza, adesso si era tramutato in una specie di mister timidezza peggio di me. Speravo solo che dei suoi tormenti e paure ne avesse anche solo accennato un minimo a Matt o Chris.


Quando tornai di là, mi stesi sul divano e allungai le gambe sulle sue mentre terminava di mangiare. Poco più tardi entrarono Matt e Chris che volevano sincerarsi che fra noi fosse tutto a posto, dato che la sera precedente dopo l’episodio della piscina, eravamo spariti da tutto e da tutti. 
Così, mi sentii in dovere di far raccontare a Dom come si fosse sentito per tutto quel tempo e come si sentisse in quello stesso istante. Avrei preferito che si aprisse da solo con i suoi amici, ma decise che era giusto ci fossi anche io. Raccontò ogni singola sensazione sotto gli occhi attenti dei suoi migliori amici che inermi di fronte a tali paradossi tra la rabbia repressa e l’estrema preoccupazione per cose che andavano dall’assurdo alla massima serietà; annuivano e scrollavano il capo. Era proprio per quel motivo che non volevo essere presente; era una discussione troppo personale e delicata, anche se c’ero io in mezzo, e questo mi metteva leggermente  in imbarazzo. Comunque sia rimasi lì a stringergli la mano, ascoltandolo rapita come tutti gli altri.


Dopodiché decidemmo di lasciarci alle spalle tutta quella faccenda, promettendo tutti e quattro che ci saremmo stati gli uni per gli altri in qualunque altra situazione simile si fosse presentata.


Ed il nostro viaggio continuò alla stragrande sotto le luci e le attrazioni di tutte le città in cui suonarono nell’arco di quasi due settimane: Little Rock, Austin, San Antonio, Phoenix… 


Per arrivare a Phoenix impiegammo diversi giorni ma ne valse comunque la pena.


L’ultimo giorno che restammo lì, Tom organizzò una piccola cena in un ristorante che gli avevano consigliato alcuni ragazzi dello staff dell’ultimo concerto.
Un ristorante molto carino tutto sommato, con piatti impronunciabili ma andava comunque bene lo stesso. Certo, non vedevo l’ora di rimetterci in viaggio per raggiungere Las Vegas, ma in loro compagnia mi divertivo troppo, perciò la mia smania poteva aspettare ancora un po’.


Nel frattempo che attendevamo i nostri piatti, Dom si alzò un attimo per fumare in compagnia di Tom. Il cameriere arrivò con alcuni piatti e a Matt si illuminarono gli occhi.


“O mio Dio! Questo coso è la fine del mondo!!!” esordì dopo un boccone
“Quel coso?” chiesi ridendo
“Si, Matt…cos’è quel coso?” aggiunse Chris divertito quanto me
“Non ne ho la più pallida idea” rispose con la bocca piena


Io e Chris scoppiammo a ridere all’improvviso. Era troppo buffo, divorava quel piatto sotto i nostri occhi, pur non sapendo cosa diamine avesse ordinato.


“Devi assaggiare, stellina”
“Ma se non so nemmeno cosa c’è dentro!” replicai
“Non lo so nemmeno io, ci sarà carne, qualche salsa strana…credo…”
“Credi? Potrebbe esserci anche una scatola di cartone” dissi prendendolo in giro
“Sarebbe buono lo stesso” … “assaggia”
“Ok, solo un morso” cedetti


Effettivamente, qualunque cosa fosse non era poi così malvagia, nonostante il mio scetticismo. Anche Chris prese un morso ed arrivò alla mia stessa conclusione.
Qualche minuto dopo arrivarono anche i nostri piatti e Dom e Tom rientrarono appena in tempo.


Durante la cena parlammo dei più svariati argomenti e ne combinammo di tutti i colori. Non so se fosse stato quello che avevo bevuto, ma non smetteva di girarmi la testa e non riuscivo a respirare alla perfezione. Cercai di resistere quanto più potevo, ma alla fine dovetti arrendermi.


“Dom…devo tornare a casa” gli dissi all’orecchio
“Che succede?” disse
“Non mi sento molto bene…”
“Hai mangiato qualcosa di strano?”
“Non credo” risposi a fatica toccandomi il collo
“Sei anche accaldata” disse posando le labbra sulla mia fronte
“Se vuoi prendo un taxi, non c’è problema”
“No. Il taxi lo chiamo, ma vengo con te”
“Ok” risposi


Cercai di fare mente locale e tentai di respirare più profondamente.


“Dove andate?” disse Matt
“A casa, non si sente bene” disse Dom
“Sbrighiamoci, non riesco a respirare” dissi dopo che Chris mi ebbe lanciato uno sguardo di rimprovero
“Lo so, amore, stiamo aspettando il taxi” disse abbracciandomi
“Forse ti avrà fatto male la cena” disse Chris
“Ma no, non è così masochista da ordinare qualcosa che gli faccia male” mi anticipò Dom
“Matt…” dissi piano piano
“Cosa hai detto, tesoro?” chiese Chris notevolmente preoccupato
“Credo…sia…stata…la…cena…di…Matt…”
“Che cavolo gli hai dato?” disse Dom fulminandolo
“Ha preso solo un boccone, non so cosa ci fosse dentro” rispose calmo


Chris scorse velocemente il menù alla ricerca di quel “coso” che aveva ordinato Matt, e si soffermò indicandolo a Dom, che diventò bianco di colpo.


“Gesù santissimo! Gli hai dato i funghi?” lo rimproverò
“Non ho letto, Dom” si scusò
“Cavolo, lo sai che ha una specie di allergia”
“Non ci ho pensato, perdonami”
“Dom…” emisi debolmente
“Si. Si andiamo subito”


Salimmo di corsa nel taxi e Dom pregò l’autista di fare il più presto possibile, mentre Chris mi bombardava di messaggi. Una volta arrivati ero riuscita a riprendermi quel tanto che bastava per barcollare in camera da letto per cercare l’antistaminico se non addirittura l’inalatore. Ovviamente nella fretta non riuscivo a trovare un accidente ed iniziai ad agitarmi ancora di più.


“Ferma. Ferma” disse Dom bloccandomi le mani


Mi disse che avrebbe tentato lui a cercare una cosa o l’altra, mentre io mi distesi nel letto. Trovò entrambe le cose un paio di minuti dopo e data la mia condizione optò per l’inalatore. Mi mise così sotto le coperte, e rimase seduto vicino a me fino a quando non fece effetto ed ancora mezza febbricitante ripresi a respirare regolarmente. Dopodiché uscì fuori un secondo per avvisare gli altri, tornando poi vicino a me ed accendendo la tv. 


Una volta rientrati tutti, ognuno salì sul proprio bus ed andò a coricarsi. Gli autisti ingranarono le marce, e premendo gli acceleratori, iniziarono il viaggio notturno e calmo che ci avrebbe portati nella città del peccato: Las Vegas.


Saremmo rimasti lì altri tre giorni e tutti avevamo voglia di ficcanasare in ogni luogo possibile e immaginabile. 


Ma persi buona parte del primo giorno, dato che fui svegliata nel primo pomeriggio da un vociare proveniente dall’altra stanza. Così mi diedi una sistemata ed aprii la porta. Il bus doveva essersi fermato da parecchio tempo ma come accadeva spesso ultimamente, non mi accorsi di nulla.


Aprii la porta ed un Matt addolorato mi corse incontro per sincerarsi sulle mie condizioni.


“Stellina mia, perdonami”
“Non fa nulla Matt, sono cose che capitano” risposi
“Dio, se lo venisse a sapere tua sorella, mi ucciderebbe”
“E noi non glielo diciamo” risposi tranquilla
“Sul serio?”
“Certo. Non preoccuparti”


Lo vidi sorridere, sollevato del fatto che non ero sul letto di morte e che non avrei fatto parola dell’accaduto con Spencer.


Il concerto di quella sera fu strepitoso, anche se lo seguii dal backstage e non in prima fila come al solito; e concludemmo la serata in uno dei casinò che quel posto aveva da offrirci. Chi diceva che New York era la città che non dormiva mai, non era mai stato a Las Vegas.


Credo che scattammo un miliardo e più di fotografie in giro, oltre a quelle idiote scattate nei momenti meno opportuni. Come quella di Matt addormentato sul divano mentre Dom e Chris lo ricoprivano di miele e panna montata.


Così tra una cavolata e l’altra, una mattina mentre io e Chris eravamo davanti i videogiochi, ci rendemmo conto di essere approdati a Salt Lake City.

Dovevo ammettere che dopo infiniti chilometri di deserti, strade asfaltate e sbalzi di temperature; ero molto contenta di rivedere qualche distesa d’acqua con boschetti annessi e connessi. Insomma, Salt Lake City mi piacque da subito.


La girammo tutta in un battito di ciglia, per poi tornare in tempo per il concerto.


Io tornai a casa prima degli altri perchè mi sentivo un po’ stanca e non avevo voglia di stare in mezzo alla gente. Così ne approfittai per fare una chiacchierata telefonica con Spencer, omettendo che il suo adorato Matt mi avesse quasi uccisa.


Il giorno dopo, i nostri bus vennero spostati su un’altura ad un paio di chilometri dal lago, per evitare che ci fosse troppa confusione dato che un paio di band locali si fermavano per un paio di Festival per poi continuare la tournée.


Devo dire che il panorama non era male: c’era il piazzale dove erano parcheggiati i bus, tutto intorno alberi ovunque che creavano un vero e proprio bosco; poi la strada che scendeva fino ad arrivare al lago e che ovviamente proseguiva fino a raggiungere la città vera e propria. La sera regnava un gran silenzio, senza i rumori caotici della città e dei Festival.  
Scoprii così, che anche ai ragazzi, mancava la quiete ed il semplice non far nulla; così non avendo programmi per il giorno seguente, decidemmo che avremmo oziato per tutto il tempo.


E così fu…


Ci svegliammo tardi; facemmo colazione con molta calma; oziammo da Chris fino all’ora di cena e poi sempre con molta calma, cenammo. Quattro bradipi… 


Dopo cena, Chris e Dom uscirono a fare una passeggiata per parlare un po’; e forse sapevo anche il motivo. Da quando lasciammo Austin, mi ritrovavo molto spesso a parlare con Chris a qualunque ora del giorno e ovviamente a lungo andare Matt e Dom, soprattutto Dom, cominciarono ad innervosirsi.


Così approfittai della loro assenza per parlare con Matt, una volta per tutte, di un argomento su cui avevo molti dubbi e lacune. Feci un thè per entrambi, dato che per loro era quasi un rito, e glielo portai al tavolo essendo andati nel suo bus.


“Ehy Matt…posso chiederti una cosa?” esordii sedendomi
“Certo, tutto quello che vuoi” sorrise
“Però non so se dovrei. È una cosa a cui non riesco a venirne a capo”
“Stai scherzando? Sai che puoi dirmi tutto” disse dandomi un pugno sul braccio
“Ok. Ok ” … “volevo sapere la storia che c’è dietro Dom ed Ethan” ammisi


Sorrise lentamente.


“Te la racconterò; ma devo andare molto indietro nel tempo”
“Va bene, sono tutta orecchie”


Dopodiché, iniziò a raccontare per filo e per segno ogni cosa.


“Eravamo dei ragazzini di circa 15/16 anni; e sai com’è…la scuola fa schifo; i bulli rompono le scatole; i genitori ti stressano ecc. ecc. Eravamo i soliti sfigati che venivano presi in giro da tutti, in particolare da un tizio di nome Jack. Una sera Dom mi chiama e mi dice che Jack ci aveva offerto la possibilità di diventare popolari se solo avessimo fatto qualcosa per lui. Non appena sentii il lavoro che ci sarebbe toccato, ovvero rubare un auto, io mi tirai subito indietro dicendo a Dom che preferivo restare come ero. Lui ed Ethan invece ci andarono, a quell’epoca erano grandi amici e facevano ogni cosa insieme. Partirono carichi al massimo alla ricerca dell’auto da rubare, la trovarono e nel tentativo di portarla da quel bullo, incapparono nella polizia e quando li beccarono e gli venne chiesto se tutti e due “lavorassero” per Jack, Ethan rispose affermativamente…Dom, disse si no. Così a soli 16 anni, Ethan finì in carcere per due anni con altre accuse, promettendo di vendicarsi. E lo fece… Una volta uscito, cominciò a minacciare la madre di Dom che non seppe mai nulla di quella sera. Poi piano piano, le minacce finirono, ognuno prese la propria strada fino a che ci rincontrammo, ed iniziò a lavorare per noi”
“Dio santo! Che storia!” risposi appena terminato
“Già” rispose
“Scusa se te l’ho chiesto”
“Oh, tranquilla. Dopotutto era giusto che lo sapessi” sorrise
“Ti dispiace se vado di là? Ho dimenticato di chiamare Spence”
“No. No, vai. Mi ritrovi qui”


Uscii di corsa dal bus per raggiungere il mio cellulare abbandonato sul letto. Feci il numero di Spencer ma riagganciai all’istante, componendone un altro.


“Ethan io e te dobbiamo parlare” esordii
“Calma, calma. Non sono in albergo” rispose
“Dove cavolo sei allora?”
“Sulla riva del lago a fare esercizio fisico”
“Alle 23:00 di sera?” esclamai
“Eh si, è l’unico orario consono” … “possiamo parlare qui se vuoi”
“No grazie, 2 km a piedi non voglio farli”
“Taglia per il bosco, c’è un solo sentiero…non puoi sbagliare”


Venti minuti dopo, stavo imprecando nel folto del bosco al buio, facendomi luce con il cellulare. Fortunatamente Chris e Dom tornarono cinque minuti dopo, mi sarei sentita in colpa al pensiero di Matt da solo che tra l’altro era convinto fossi nel bus. 


Arrivata nei pressi del lago, mi spostai verso il bordo della strada, nella vana speranza che Ethan stesse facendo una corsetta. Infatti qualche minuto dopo, apparve. Sorrise nel vedermi, e riprese un po’ di fiato. Mise le mani sui fianchi ed attese.


“Allora?” disse dopo qualche secondo
“Ti diverti così tanto a prendere in giro la gente?” iniziai 
“Non so di cosa parli”
“Matt mi ha detto di te e Dom”
“Aaah, quello”
“Si proprio quello. Come diavolo ti è saltato in mente?” alzai la voce
“Cosa dovevo dirti? Che il tuo ragazzo è un eroe?”
“Sai che non mi riferisco a quello” insistetti “mi hai detto un’altra storia”
“Va bene, va bene!!!” urlò spaventandomi “siediti li” ordinò
“Ok, ok” risposi obbedendo 
“La vita non è tutta rose e fiori come credi tu. Non sai cosa vuol dire essere continuamente con l’ansia di arrivare a scuola e non sapere se ti infileranno in un secchione della spazzatura o finirai col venire derubato dei tuoi soldi. Avrei dato qualunque cosa per avere anche solo un briciolo di popolarità. Volevo solo che smettessero di darmi addosso. Così quando quel Jack ci offrì la possibilità di cambiare le cose, io accettai con tutto me stesso. Rubai quella macchina e la accesi non so come; l’adrenalina era alle stelle. Finalmente io e Dom ce l’avevamo fatta; potevamo essere persone importanti che contavano. Ma poi la polizia rovinò tutto; e ancora oggi ho il vago sospetto che sia stato Jack a chiamarla. Fatto sta che quando fummo beccati, io ebbi le palle di dirgli che facevo parte del gruppo di Jack, ma il povero idiota con i capelli biondi, si comportò da codardo; così decisi che una volta uscito da lì avrei torturato il biondino per il doppio del tempo che ero stato dentro.  Lo promisi a me stesso”
“Quattro anni? Hai minacciato sua madre per quattro anni?”
“Si, e non si rese conto di nulla. Dom ci arrivò dopo qualche mese, ma mantenne il silenzio dicendo a sua madre di non preoccuparsi, che se ne sarebbe occupato lui. Gli recapitavo a casa scatole con animali morti, o bambole inquietanti con tanto di biglietto minatorio”
“Perdonami ma, perchè hai scelto sua madre?” chiesi calma
“Perché nonostante fosse uno sfigatello, aveva una vita perfetta: una sorella che lo amava, dei genitori che lo sostenevano, una band che lo incoraggiava, due amici che volevano solo il meglio per lui. Ma era con me che tutto era iniziato. Era il mio migliore amico, la persona che più stimavo al mondo, il mio compagno d’avventure. Lo stimavo dal profondo del mio cuore, volevo essere come lui in tutto e per tutto. E poi quella sera…mi resi conto che il mio mito, altri non era che un vigliacco. Rimasi così deluso dal suo comportamento, che un giorno venne a trovarmi in galera e la volta successiva non lo fecero passare perchè avevo sviluppato una specie di ossessività nei suoi confronti. Volevo tutto quello che aveva lui, tutto quello che lo caratterizzava. Dopo quattro anni di torture, smisi. Lui aveva approfondito l’amicizia con Chris e Matt, e non volli sapere più niente di lui. Uscii dalla mia insanità mentale e li rincontrai quasi dieci anni dopo; scoprii che erano famosi, avevano faticato ma c’erano riusciti; e nel ringraziarli mi offrii come tecnico del suono con la speranza che potesse tornare tutto come una volta. Per parecchio tempo fu così, non avevo più voglia di togliergli ogni cosa, eravamo tornati una squadra. Poi…sei arrivata tu, e la mia ossessione è ricominciata”
“Cosa? Io che c’entro?” risposi leggermente allarmata
“Quando dicevo di volere tutto, io me lo prendevo”
“Non sei più un ragazzino Ethan, te ne rendi conto?”
“Non può avere tutto…soldi, fama, una famiglia e una come te…non può!!!”
“Ok Ethan, lasciamo stare, io torno su” dissi alzandomi 
“No, tu resti qui” disse bloccandomi il passaggio
“Voglio andare via, ti prometto che non dirò nulla agli altri” la voce che tremava
“Sta zitta!!!” urlò dandomi un pugno sul viso


Lentamente sentii il mio labbro inferiore lacerarsi, facendo fuoriuscire un rivolo di sangue bollente. Istintivamente portai una mano a coprire il labbro, e togliere un po’ di sangue. Mi ripresi trattenendo un’imprecazione, guardandolo dritto negli occhi. Poi cominciò ad avvicinarsi a me come una furia.


“Se non posso averti io, non ti avrà neanche lui”


Dopodiché, vedendo la mia espressione inorridita e spaventata, mi afferrò per i capelli e fui costretta ad inginocchiarmi per il dolore. Mi tirò a forza per i capelli trascinandomi vicino la riva del lago, che era strapiena di sassi e Dio solo sa cosa, finendo inevitabilmente per graffiarmi la parte sinistra della gamba.


Non sapevo cosa fare né cosa pensare. Sapevo solo di essere di notte, in un lago, a diversi km dalla città, con una persona che mi aveva appena confessato di essere un maniaco ossessivo compulsivo.
Arrivato a riva, mi gettò definitivamente a terra, urlando quanto fosse dispiaciuto che non ci fosse nessuno a vederlo. Si gettò a cavalcioni su di me trafficando con la mia maglietta e strappandola per metà, ma tentai di spingerlo via mentre l’acqua infrangendosi sulla spiaggia, entrava copiosamente nelle mie orecchie.


“Smettila!” urlava mentre tentavo di resistere
“Basta!!!” continuava mentre mi divincolavo


Quando tentai di alzarmi sui gomiti per fare uscire l’acqua, emise un ultimo urlo di protesta.
Poi, ricordai solo il suo pugno che mi colpiva di nuovo, questa volta sul sopracciglio sinistro, spaccando anche quello. Persi i sensi subito dopo averlo sentito rispondere al telefono e aver compreso che mi avrebbe lasciata lì. 



Rinvenni all’incirca venti minuti dopo. Aprii gli occhi lentamente e un dolore atroce mi percorse il viso, ricordandomi tutto quello che era successo. Abbassai lo sguardo ed iniziai a piangere.
Con che coraggio e quale forza sarei tornata a casa? Un piccolo rumore mi riscosse dal pianto. Voltai il capo e scorsi il mio cellulare a qualche metro da me, caduto forse durante la colluttazione. Si stava scaricando, così molto lentamente e con gran fatica, mi trascinai nella sua direzione. Lo raccolsi e composi il primo numero, ma era staccato. 


“Ti prego, ti prego” tentai disperata con il secondo.


Dopo circa cinque squilli, finalmente rispose.


“Pronto”
“Chris…” 
“Ehy, che succede?”
“Ho fatto un casino. Puoi venire a prendermi?” chiesi 
“Perché, dove sei?” chiese guardando fuori dal bus
“Al lago. È una lunga storia. Dom, dov’è?”
“E’ uscito a comprare da bere con Matt ed Ethan”
 “Ok. Non dire nulla. Fai presto” dissi riagganciando


Tagliò per il sentiero come gli avevo indicato e mezz’ora dopo lo vidi avvicinarsi dalla strada. Camminava a passo svelto e non appena mi vide rallentò di colpo, portando le mani alla bocca.


“Oddio! Chi ti ha ridotta così?” chiese guardandosi intorno


Per tutta risposta scoppiai a piangere per tutto quello che avevo represso parlando con Ethan. Chris rimase lì a fissarmi dalla testa ai piedi, non perdendo un singolo particolare. Avevo un sopracciglio spaccato, un labbro nelle stesse condizioni, una semi maglietta strappata sulla quale era sparpagliato un po’ di sangue, una gamba graffiata, ed i capelli fradici misti a terriccio, foglie e acqua.


“Ce la fai a camminare?” chiese
“Un po’ si” ammisi


Molto lentamente tornammo al suo bus e durante il tragitto gli raccontai ogni cosa, vedendolo infuriarsi.


Andò in bagno, uscendone qualche  secondo dopo con del disinfettante e delle grappette per il sopracciglio.


“Sai che dobbiamo chiamarlo, vero?”
“Si, lo so. Come minimo mi ucciderà” risposi
“Non succederà, vedrai” disse abbracciandomi 


Sorrisi leggermente, o almeno ci provai.


“Metti questa” disse dandomi una sua felpa “se ti vede in quelle condizioni distrugge tutto”


Poi, prese il telefono.


“Dom…dove siete?”
“Cinque minuti e siamo lì”
“Ok ehm…cerca di fare presto. C’è una cosa che dovresti vedere”
“Devo preoccuparmi?”
“Direi di si, e non ti piacerà affatto”


Riagganciò, e cominciai a farmi prendere dall’ansia. Quando li sentimmo arrivare, sospirammo entrambi e Chris mi fece cenno di restare dentro. Aprì la porta del bus e se li ritrovò davanti tutti e due, mentre Ethan era andato a preparare il tavolo per una partita a biliardo. 


“Allora? Che succede?” chiese Dom


Silenzio


“Chris, che succede?” 
“E’ successa una cosa delicata”
“Oook”
“Devi promettermi di stare calmo”
“Va bene. Cinzia dov’è?”
“E’ proprio di questo che dobbiamo parlare” … “ mi ha chiamato, e quando sono andato a prenderla…”
“Cosa? Sei andato a prenderla e cosa, Chris?”
“Beh, era ridotta abbastanza male”
“Ma come, non era nel bus?” chiese confuso
“No. Ha voluto sapere dei precedenti che avevate tu ed Ethan”


Crollò un lungo silenzio, così Chris continuò.


“Ha voluto parlargli perchè lui come al solito ha fornito un’altra versione, e gli ha detto che se non poteva essere roba sua, non lo sarebbe stato neanche per te” concluse
“Che cosa gli ha fatto?” chiese irritato
“Dom…” 
“Voglio sapere cosa cazzo gli ha fatto!!!” urlò
“Non te la farò vedere se sei così nervoso” … “calmati”
“Come faccio a calmarmi se non so cosa gli è successo???”
“Dom, è spaventata e vulnerabile…per favore”
“Spostati” ordinò
“No”
“Voglio vederla!”  urlò con un velo di lacrime negli occhi “dimmi almeno che sta bene” lo implorò
“Dom” sospirò Chris


Non ce la facevo più ad aspettare; dovevo fare qualcosa. Che mi avesse rimproverata o meno, non potevo aspettare che si disperasse/infuriasse ancora di più.
Così mi alzai dal divano e tolsi la felpa in modo che si rendesse conto meglio di ciò che era successo. Poggiai una mano sul braccio di Chris che stava ostruendo la porta e lo spinsi di lato per passare. 


Scesi le scale molto lentamente mentre guardavo l’orrore negli occhi di Dom. Rimase impietrito, come Matt d'altronde, mentre mi guardava in un misto di paura, tenerezza, orrore, rabbia e desiderio di vendetta.
Si avvicinò piano non abbandonando mai il mio sguardo; scuotendo il capo quasi a voler scacciare quello che stava vedendo dopo essersi fatto fare un riassunto della faccenda.


“Ti ha fatto altro?” chiese in totale freddezza
“No” risposi con il capo basso
“Cazzo!!!” urlò dando un pugno al muro “ti avevo detto di stare attenta!!!”


Sospirò serrando la mascella. Dopodiché, con tutta la furia cieca che possedeva, entrò nel bus e gettò fuori Ethan facendolo rovinare a terra. Totalmente spaesato, scrollò la testa e si voltò, fulminandomi con lo sguardo.
Dom lo afferrò per il colletto della camicia e gli diede una testata sul naso. Fu allora che Ethan partì al contrattacco; prese una piccola rincorsa sbattendolo con la schiena contro il bus togliendogli il respiro e prendendolo a pugni sullo stomaco.
Dom rovinò a terra in ginocchio reggendosi lo stomaco e sputando sangue di tanto in tanto. Poi Ethan gli lanciò un destro sul volto proprio come fece con me ed il mio sopracciglio, e urlandomi contro un “maledetta stronza!”.
Da lì in poi, volarono calci e pugni da entrambe le parti; fin quando Dom, preso dall’adrenalina dopo che Ethan gli aveva sussurrato qualcosa all’orecchio, non lo stese a terra riempiendolo di pugni. Uno. Due. Tre. Quattro. Cinque… a cui seguirono i cinque di Ethan.


“Chris, fa qualcosa!” urlai


Si precipitò di corsa verso i due, separandoli. Tirò Dom per le spalle e lo fece sedere sugli scalini del bus; poi si occupò di Ethan, facendolo sedere nella parte opposta e chiamò la polizia.
Intanto io rimasi immobile in quel cortile, fino a che Matt mi tese la mano e nello stringerla mi avvicinò a sé abbracciandomi e dicendomi che era ora che quella storia finisse.


“Non finisce qui Howard” disse riprendendosi un po’
“Finiscila Ethan!” lo rimproverò Chris
“Non me ne frega un cazzo, né di te né del biondino. C’ero quasi riuscito, se quella stronza non mi avesse graffiato il collo” 
“Chiamala di nuovo così e ti uccido” lo minacciò Dom


Ethan si alzò di colpo tentando di andargli addosso ma fu bloccato da Chris.


“Togliti di mezzo”
“Non credo” ribadì Chris
“Ti ho detto che non mi spaventi”
“E io che non devi muoverti”
“Che c’è? Avete perso la testa? Eh? Vi siete tutti appassionati a quella ragazzina da quattro soldi?”


Il pugno definitivo arrivò forte e deciso. Ma stavolta, dal braccio di Chris.


“Quella ragazzina da quattro soldi, vale più di te”


La polizia arrivò dieci minuti dopo, seguita da un’ambulanza.
Chris spiegò loro la situazione, come si erano svolte le cose e tutto ciò che era stato detto e non detto. Fummo interrogati tutti e cinque ed io fui portata vicino i paramedici per controllare che fosse tutto a posto.
Mi diedero qualcosa di caldo da bere mentre mi medicavano meglio il sopracciglio ed il labbro. Fecero lo stesso con Dom, fasciandogli la mano e controllando anche a lui il sopracciglio.


Ero ancora spaventata dalla sua freddezza, da quello che era accaduto quella sera, e nello stesso tempo mi sentivo in colpa perchè come al solito avevo reagito d’istinto buttandomi a capofitto in qualcosa di molto più grande di me, senza pensare alle conseguenze. Insomma, me lo meritavo di essere trattata male.


“Signorina, può confermarci quello che è successo?”
“Assolutamente si” risposi quando Chris mi circondò le spalle con il braccio
“Bene. Quest’uomo non le darà più fastidio. Oltre alla sua aggressione, ha diversi precedenti penali: furti, aggressioni, truffe di vario genere”
“La ringrazio” dissi
“Si figuri. È il nostro lavoro”


Poi, veloci come erano arrivati, se ne andarono via facendo tornare l’enorme silenzio che giaceva in quel posto.
L’unica cosa che volevo in quel momento, era sparire; volatilizzarmi in qualunque altro posto che non fosse lì. Da quando ero arrivata io, molte cose erano cambiate…volevo solo sparire per un po’.


Guardavo fisso verso la strada che fino a qualche minuto prima, era occupata dalle auto della polizia. Avevo rischiato la vita, e questa volta peggio che mai. Ero ancora nel mio assenteismo, quando Matt mi chiese se riuscivo a camminare; e nonostante avessi detto di si, un paio di braccia mi sollevarono.


Un paio di minuti dopo, mi poggiarono su una superficie gelida.


“Prova a fare un bagno” ordinò Dom chiudendosi la porta alle spalle


Così tolsi piano i miei vestiti uno dopo l’altro, aprii l’acqua ed attesi che la vasca si riempisse un po’. Nel frattempo mi guardai allo specchio, e ciò che vidi mi inquietò non poco. Avevo un paio di grappette sul sopracciglio, un labbro gonfio e dolorante delineato da un taglio verticale di colore scuro, la gamba leggermente graffiata per lo strusciare sui sassi a pelle nuda.
Poi entrai all’interno della vasca, ignorando anche l’ipotesi che l’acqua fosse bollente o completamente gelida. Raccolsi le gambe al petto, vi poggiai sopra la fronte ed iniziai a piangere…


Una valvola di sfogo in quella giornata iniziata nel migliore dei modi e terminata nel peggiore. Avevo tradito la fiducia di Dom, avevo tirato in mezzo anche Matt e Chris. Mi sentivo una persona inutile ed estremamente infantile. 


All’improvviso Dom spalancò la porta, poggiando alcuni vestiti puliti per me sul mobiletto. Poi si voltò e si appoggiò al lavandino con le braccia incrociate al petto ad osservarmi. Ritirai indietro le lacrime e mi preparai alla più grande sfuriata della mia vita. 
Semplicemente si staccò dal lavandino togliendo la giacca di pelle e l’orologio; per poi avvicinarsi alla vasca ed inginocchiarsi a terra. Prese una spugna e cominciò a lavarmi di dosso tutta quella sporcizia e sangue colato dal viso; poi passò ai capelli che massaggiò con estrema delicatezza; mi aiutò a rivestirmi e notai che aveva portato la mia maglietta preferita; mi asciugò i capelli e rimase in attesa di fronte a me.


“Mi dispiace da morire, Dom” dissi con la voce che tremava


Rimase qualche secondo imbambolato, dopodiché si riscosse.


“Amore mio…che cosa ti hanno fatto” disse poggiando una mano sul mio viso
“E’ colpa mia, non dovevo andarci” risposi
“Matt mi ha spiegato il perchè…e ti ringrazio di avermi difeso”
“Come se avessi potuto evitarlo” sorrisi piano
“Ce l’ho a morte con me stesso. Non ho mantenuto la promessa che ti ho fatto”
“Non scherzare, Dom. Me la sono cercata”
“Avevo promesso che non ti sarebbe accaduto nulla…” … “ma stavolta, giuro che non ti perderò di vista un solo secondo” disse ad occhi bassi


Così, presi la mano con le nocche scorticate contro il muro, e la baciai delicatamente. Lui alzò lo sguardo e mi baciò. Trattenni un gemito di dolore per via del labbro che bruciava, ma in quel momento non mi importava.


Uscimmo dal bagno, e trovai Matt che mi attendeva con una tazza di camomilla in mano. Me la affidò dicendo che mi avrebbe aiutata a dimenticare quella serata, dandomi inoltre uno dei sonniferi che usava quando passava diverse notti insonni. Lo ringraziai, e Dom venne ad accertarsi che stessi bene. Mi rincuorò dicendo che eravamo diretti a Los Angeles e che presto saremmo andati a fare tutti una nuotata.


Durante la notte ebbi un incubo atroce nel quale rivissi tutto quello che era accaduto, con la differenza che non andava a finire bene. Rividi Dom scaraventato contro un vetro e fui svegliata da lui stesso che mi scuoteva mentre invocavo il suo nome.


“Ehy, ehy, è tutto ok” disse tenendomi stretta “è solo un incubo”


Avevo i battiti a tremila.


“Sono qui, non è successo nulla”
“Dom…”
“Si, dimmi”
“Voglio tornare a casa” dissi triste
“Fra un paio di giorni, amore. Abbiamo uno stop di due settimane, torneremo a casa, ok?”
“Ok”
“Adesso torna a dormire” disse accarezzandomi i capelli.


Il giorno dopo, ignara di tutto, fuori dal bus accadde l’inverosimile.


“Devo vederla”
“Mi spiace Chris, sta dormendo”
“Cosa? Non puoi vietarmi di vederla”
“Si, Chris. Mi sembra abbiate passato fin troppo tempo insieme” rispose Dom
“Ancora con questa storia?”
“Si”
“Te l’ho detto tredicimila volte. Non c’è niente fra noi”
“Ah no? E allora perchè mi sveglio la mattina e non la trovo, e la sera devo cacciarla a calci dal tuo bus?”
“Non è come credi ti ho detto”
“E’ perchè avete la coscienza talmente sporca da negare l’evidenza” istigò
“Fa come vuoi” disse Chris arrendendosi e tornando sui suoi passi
“Allora dimmi il fottuto perchè”
“Non posso”
“Perché?”
“Perché ho fatto una promessa”
“Perché?” insistette
“Perché ha bisogno di parlare con qualcuno”
“E’ forse perchè non sono riuscito a proteggerla? Perchè gli urlo contro mentre tu sei gentile? È perchè avete così tante cose in comune? Eh? Eh?”
“No, Dom” stava scoppiando
“Voglio la verità. E guardami quando ti parlo” urlò spaccando una bottiglia in mille pezzi


Chris si voltò e percorse i metri che li separavano a passo veloce. Si posizionò di fronte a lui dall’alto della sua imponenza e lo guardò dritto negli occhi senza battere ciglio. La tensione era palpabile, l’adrenalina alle stelle, le mani che stringevano il nulla per evitare di compiere qualunque altro gesto.


“Non sono così idiota da farti una cosa del genere, e nemmeno lei. Non provare più a fare scene di questo calibro perchè altrimenti la prenderò come una mancata fiducia nella nostra amicizia e in quello che ci lega. Ho una mia famiglia, non voglio guai perchè sto benissimo così” tuonò  “Devi prenderti cura di lei, l’episodio di ieri sera poteva accadere a chiunque. E non lo sto dicendo perchè sei il mio migliore amico, ma perchè la vita è imprevedibile. Quando stai con una persona, ti prendi la responsabilità di sapere anche come sta il suo cuore…ed il suo in questo momento si trova in un abisso di confusione. La sua mente è ad anni luce da quello di cui dovrebbe preoccuparsi. Sto passando tanto tempo con lei perchè sta mettendo te al primo posto, davanti ad ogni cosa. Pensa continuamente a te da quando sei finito in quel dannato ospedale; lo stesso quando hai trovato i suoi vestiti macchiati di sangue e ti sei spaventato;  ancora di più ad Atlanta, e adesso più che mai. Non dico che non faccia bene, questo è scontato; ma si sta trascurando e questo non va bene. Ieri sera è stata aggredita, ha rischiato la vita, è stata presa per i capelli e picchiata…e tutto quello che è stata capace di dirmi quando mi ha chiamato è stato “Dom, dov’è?” Sei il suo pensiero fisso in ogni circostanza e insieme a me, sta affrontando il culmine di questa preoccupazione”
“Che vuol dire?”
“Vuol dire che diventerai padre, Dom” 

   
 
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