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Autore: Mignon    20/10/2013    4 recensioni
«Per te».
Raccolse quel foglietto e lo rigirò tra le mani.
«L’ho trovato lì» indicò con il ditino rosa un punto indistinto tra l’erba, poi sorrise arricciandosi ancora i capelli biondi. «Puoi scrivere quello che stai pensando. La mia mamma lo fa sempre».

Ma quel foglio nasconde molto di più.
Se ne renderà conto Harry, ritrovandosi seduto sul suo divano a leggere una lettera, nascosta da un semplice incantesimo.
Nessun mittente, nessuna data. Harry non sa chi è stato a scrivere quelle parole.
E Draco, sicuramente, non si aspetta che a distanza di un anno qualcuno l'abbia trovata... e abbia intenzione di rispondergli.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Pansy Parkinson, Ron Weasley | Coppie: Draco/Harry
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Da Epilogo alternativo
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Ho visto che siete state parecchie a mettere la storia tra le seguite solo dopo il prologo, e devo dire che MAI da quando ho cominciato a pubblicare su EFP mi era successa una cosa di questo genere. Non so come facciano tutte quelle che ricevono trecento e rotte recensioni (e avranno altrettante persone che le seguono) a sopportare l'emozione... io sto già impazzendo per le tre recensioni che ho ricevuto e per le quasi venti persone che stanno seguendo questa storia.
Magari sono ridicola, ma è veramente una sorpresa ed è MERAVIGLIOSO.
Perché non mi reputo brava a scrivere, e lo faccio solo per puro e incondizionato amore... e avevo bisogno di RINGRAZIARVI CON TUTTO IL CUORE.
Per questo vi lascio un altro capitolo, e spero vivamente di non deludervi.
Continuate a seguirmi se volete. A più tardi.

BUONA LETTURA!
 

 
 
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Capitolo 2

 
Non chiedere una vita più facile, chiedi di essere una persona più forte.
 


[ 19 Ottobre. Kensington Church Street, Appartamento Draco Malfoy. 09:15 ]
 
Un’altra uggiosa mattinata londinese, con il solito cielo grigio e triste era cominciata. A Draco Malfoy quel tempo piaceva, soprattutto l’autunno, con le sue foglie dai mille colori stipate ai bordi dei marciapiedi.
Passava molte mattine appoggiato alla finestra, con la tazza di caffè fumante tra le mani, a guardare le persone che camminavano sul marciapiede, di corsa con le valigette in mano mentre scansavano con maestria chiunque si trovasse davanti al loro cammino.
La fermata dell’autobus era proprio dall’altra parte della strada, di fronte alla sua finestra.
Si era perso ad osservare un cagnolino a guinzaglio, portato da una vecchietta vestita di mille colori che si avvicinava alla fermata.
Si stava per sedere sulla panchina sotto alla tettoia, quando una bambina le fece posto per farla accomodare meglio.
Sorrise intenerito, stupendosi di esserne ancora in grado.
SI sorprese quando si accorse che la stessa bambina, ora, lo stava osservando incuriosita.
Teneva la mano ad un uomo alto, con barba e capelli scuri, dagli occhi buoni. Probabilmente il papà.
Osservò meglio il grottesco dipinto, pensando all’innocenza che emanava quella bambina, con il suo grembiulino di scuola, lo zainetto poggiato sulle gambe che penzolavano.
Una mano stringeva il dito del padre, mentre l’altra si attorcigliava ad uno dei due codini che, probabilmente, la madre le aveva fatto con cura.
I piccoli occhi chiari, azzurri pensò Draco, erano puntati nei suoi.
Provò una sorta di disagio, così decise di spostarsi da lì, ma l’autobus arrivò e prima di salire la bimba lo salutò con un movimento della manina e un sorriso.
 
Ormai il caffè si era freddato, e lui ne aveva bevuto a malapena due sorsi.
Scacciò via la scena appena vissuta e chiamò la sua elfa.
«Urwel!»
La giovane elfa domestica si Materializzò nel salotto, con il solito profondo inchino.
Le porse la tazza di caffè ormai fredda.
«Padron Malfoy, signore, vuole altro caffè signore?»
«No, grazie. Avvisa gli altri che oggi a pranzo ci saranno Pansy e Blaise. Non preparate troppo. Vai pure».
Un altro schiocco delle dita e l’elfa era scomparsa.
Draco l’aveva raccolta una sera, pochi mesi dopo il processo per la guerra.
Una famiglia le aveva appena donato dei vestiti per aver cotto due minuti di troppo la cena. Le aveva fatto una pena tremenda, seduta al buio a singhiozzare senza ritegno.
Non aveva molto Draco in quel periodo.
Si ritrovava a passeggiare a notte fonda per i quartieri magici, sperando che qualcuno lo riconoscesse, che lo picchiasse a sangue con la scusa di essere un ex Mangiamorte.
Tirava su le maniche della camicia, mostrando ciò che rimaneva del Marchio Nero. Ma non aveva avuto nemmeno quella fortuna.
Raccolse la giovane elfa quella notte, la portò a casa e da quel giorno non se ne separò più.
Era stata la prima buona azione della sua nuova vita.
 
Si lasciò scivolare appena sul muro della doccia, con le spalle piegate e la testa bassa. Era difficile mantenere la solita facciata, quando tutti, compreso lui, sapevano che le cose erano ormai cambiate.
Draco Malfoy non ha mai creduto e mai crederà alla redenzione.
Lui ha semplicemente deciso di essere una persona diversa.
Co gli anni tutti i loro possedimenti erano tornati sotto il loro possesso, se ne aggiunsero di nuovi, altri palazzi che a lui non interessavano.
Con suo padre ad Azkaban per tanti altri anni, Narcissa si era trasferita in un castello di loro proprietà in Provenza.
Si scambiavano lettere ogni settimana e, con foto e racconti, Draco sapeva che sua madre stava bene, mentre attendeva il ritorno dell’unico uomo che avesse mai amato.
Lui aveva preferito prendere un appartamento a Londra, vicino al parco. Sperava sempre che qualche scoiattolino entrasse dalla finestra lasciata aperta in estate, e lui appoggiava sempre qualche nocciolina sul bordo.
Pansy e Blaise erano gli unici con cui aveva mantenuto i rapporti, quelli più stretti almeno. Anche se li odiava quando puntualizzavano che quello non era un appartamento ma una villetta.
Cambiare vita era un conto, ma privarsi delle comodità no di certo!
 
Neppure si accorse di essere già vestito e pronto per uscire di casa. Aveva una cosa importante da fare.
 
 
[ 19 Ottobre, strada per l’Ufficio Postale. 10:56 ]
 
Appena si era trasferito era andato, inconsciamente, alla ricerca di altri maghi. Non per fare amicizia sia chiaro. Era ancora perseguitato dall’alone del Marchio per poter essere accettato del tutto.
In fin dei conti a lui ben poco importava.
Comunque la sua ricerca si era dimostrata infruttuosa, nessun mago nel giro di pochi kilometri da lui. Non aveva intenzione di continuare, si era semplicemente rassegnato. Fino a quando non incontrò Maurice, lo stesso che lo stava salutando sbracciandosi.
Poco più grande di lui - trentadue anni portati male, diceva Draco – aveva cominciato a lavorare nell’Ufficio Postale del padre, per dare la possibilità anche ai maghi di avere un punto di riferimento per la loro posta o pacchi.
Il fatto che fosse un Nato Babbano era stato superato con apparente semplicità.
Non per altro aveva deciso di essere una persona nuova.
Si recava lì ogni giorno da quasi anno oramai, da quando preso dalla disperazione aveva chiesto aiuto in una lettera anonima, lasciata Levitare fuori dalla finestra, sopra ad Hyde Park.
Era il suo segreto, condiviso solo con l’uomo dell’Ufficio Postale, che però non sapeva che tipo di posta aspettasse, sapeva solo che se fosse arrivata una lettera anonima indirizzata all’ufficio, allora era la sua.
Sperava che qualcuno l’avesse trovata e, mosso da compassione, rispondesse, aiutandolo ad alleggerire un po’ il peso della solitudine.
«Draco!»
Più nessuno faceva caso all’alto e biondissimo ragazzo sempre impeccabile e dal nome strano.
Era quello uno dei benefici di vivere tra i Babbani.
Una pacca sulla spalla allo strano amico e si avviò con lui in quella stanza in cui i gufi arrivavano e si riposavano e che, ai Babbani non a conoscenza di quel segreto, appariva come lo strano magazzino “in cui scompariva il capo”.
Alcuni pensarono si trattasse del luogo in cui avvenivano scambi ben poco leciti, soprattutto quando ne usciva qualcuno con delle lettere o dei pacchi, considerando che le persone esterne che entravano lì erano decisamente poche.
Fortunatamente l’incantesimo Oblivion risultava ancora molto utile ed efficace.
«Allora Maurice, c’è qualcosa per me?»
L’uomo aprì la porta con la sua mano leggermente tozza, e lasciò entrare Draco in mezzo al caos che facevano tutti quei gufi.
Sembrava di tornare ad Hogwarts tutte le volte.
«È arrivato quel gufo con una lettera indirizzata a questo posto» il pennuto in questione lo stava osservando con gli occhi gialli e vispi, ricordandogli vagamente qualcuno, al suo modo di osservarlo con circospezione. Allontanò immediatamente il ricordo e finalmente ascoltò il cuore che batteva velocemente.
Finalmente era arrivata.
Avrebbe potuto trovare di tutto, offese, ingiurie, frasi senza senso. Ma poco importava, c’era qualcuno che lo aveva ascoltato.
Diede un buffetto al gufo, che apprezzò e socchiuse gli occhi prima di tornare a beccare i semi che Maurice lasciava lì per loro.
Con una certa fretta salutò l’uomo e si precipitò in strada stringendo quella busta.
 
Camminava svelto, senza prestare attenzione alla gente intorno a lui che più volte lo aveva apostrofato con appellativi ben poco gentili, doveva leggere quella lettera. Non poteva aspettare.
Il tipico rumore della busta che viene aperta e finalmente il foglio tra le mani.
 
“Ho vissuto la guerra in prima linea, convivo ancora con gli incubi.
Sono arrivato al tuo stesso punto, forse sono fin troppo vicino alla pazzia.”
 
«E stai attento a dove cammini, imbecille!»
Aveva appena urtato una donna, ricevendo una dolorosa borsata sulle ginocchia.
Si scusò distrattamente e ricominciò a leggere la lunga lettera ricevuta in risposta.
Un uomo, come lui. Giovane, se lo sentiva. Forse suo coetaneo, nella stessa sua situazione, forse più simili di quanto credono pur non conoscendosi.
Un foglio intero di paure e frasi senza senso.
Era quello il particolare di parlare con persone che non si conoscono, poter aprire il proprio cuore, senza cercare scuse per le proprie emozioni.
 
“Non so quanto tempo sia passato da quando hai abbandonato quel foglio. So solo che quella bambina ha scelto me, deve significare qualcosa.”
 
Una bambina, che cosa significava? La curiosità di Draco era ormai al limite, doveva continuare a conoscere quella persona.
 
“Dì al tuo gufo di lasciare la lettera nell’albero vicino all’entrata di Hyde Park, se vorrai rispondere.
Scrivimi.”
 
Lo avrebbe fatto subito, si sarebbe chiuso nella sua stanza, a scrivere.
Guardò l’orologio dopo aver sentito i rintocchi del campanile: si era dimenticato di Blaise e Pansy.
 
 
[ 19 Ottobre, Kensington Church Street, Appartamento Draco Malfoy. 12:09 ]
 
«Lo Crucio» Blaise sbatteva la punta dello stivaletto sul gradino davanti alla grande porta in ferro battuto, nervoso per quei nove minuti di ritardo di Draco.
Pansy, invece, continuava a restare in silenzio, senza scomporsi e perfetta in quel Montgomery rosso fuoco, con le mani nella tasche.
«Smettila Blaise, non è così che gli dimostri il tuo amore» gli rispose dopo un po’ con aria annoiata, noncurante dell’occhiata assassina lanciatagli da Zabini.
«Eccolo, sta arrivando. Datti una calmata».
Draco procedeva verso di loro, mentre si apriva il cappotto lasciando intravedere la maglia a collo alto – sicuramente di cachemire, pensò Blaise mentre lo guardava a bocca aperta – color borgogna; Pansy pestò il piede a Zabini, evitando così di fargli fare una penosa figura davanti all’amico di una vita.
Si abbracciarono con affetto, come se avessero passato anni senza vedersi, come se non fosse una tradizione passare almeno un giorno alla settimana a pranzo da lui.
Per loro non faceva differenza, era sempre un modo per ringraziare di essere ancora vivi, di avere ancora la possibilità di essere amici, di poter stare insieme.
Proprio alla fine della guerra Blaise era corso a casa di Pansy che viveva ancora con i suoi, prima che si trasferissero da qualche parte in Europa.
Era arrivato tutto scompigliato chiedendo il suo aiuto.
Si era innamorato di Draco.
A nulla erano serviti i suoi discorsi per cercare di aprirgli gli occhi, a spiegargli che era tutta colpa della paura della guerra.
Pansy non credeva che quello fosse amore, poteva trattarsi di attrazione, in fin dei conti Draco era un meraviglioso ragazzo… ma non era amore.
Forse era grazie al suo intuito femminile, se così poteva chiamarsi; in fondo non aveva importanza, avevano deciso che sarebbe stato un segreto.
Draco non poteva saperlo.
Nonostante le notti che avevano passato insieme ogni tanto “senza impegno” prima che Draco dicesse basta, Blaise non si era arreso e il biondo aveva smesso di essere se stesso.
Da quel giorno quel ragazzo aveva cominciato ad andare alla deriva, a lasciarsi andare.
Soffriva nel vederlo così cupo, con il sorriso spento che mai raggiungeva gli occhi.
Lo aveva trovato parecchie volte assorto a guardare fuori dalla finestra, osservando altre persone e magari immaginando di vivere una vita non sua.
 
«Dai entriamo, Urwel e gli altri avranno già preparato il pranzo».
Aprì la porta, e pochi minuti dopo erano seduti attorno al grande tavolo del salotto a chiacchierare e aggiornare le notizie sui vecchi compagni.
Pansy continuava ad osservare Draco in silenzio, aveva qualcosa di diverso.
Parlava con Blaise di Nott, che finalmente si era trasferito insieme ad Asteria, dopo i mille problemi che c’erano stati nel rompere il contratto prematrimoniale che era stato stilato per farla sposare con Draco, ma non prestava realmente attenzione.
Era felice per qualcosa, e lei doveva scoprirlo.
«E dei Grifondoro si sa qualcosa?»
L’atmosfera si gelò, quello era diventato un argomento decisamente tabù da un po’, soprattutto da quando avevano fatto notare a Draco che la sua ossessione per un ex rosso oro doveva ancora scomparire.
«Paciock a Hogwarts, la Granger è un Indicibile e Weasley… un Auror».
«E Potter?» chiese Draco cercando di apparire disinvolto, nonostante non gli riuscisse affatto bene.
«Si è ritirato da qualche parte qui a Londra con l’altra Weasley, ma da quando ha lasciato il dipartimento Auror non si sa più nulla».
«Ha fatto cosa?» gridò appena appena più forte, sussultando un po’ dalla sedia mentre Pansy gli confermava la notizia.
Potter aveva rinunciato alla grande carriera da Auror che aveva davanti. Lui che se lo immaginava impegnato nella lotta contro il male, deciso a regalare a tutti un mondo migliore, a salvare il culo alle persone.
In fin dei conti la guerra doveva aver cambiato anche lui, pensò serio Draco.
«Ora che fa?»
«Non lo sa nessuno, e non abbiamo modo di scoprirlo» rispose Pansy, guardinga. Poi riprese. «E di te Draco, che mi dici? Cosa ti sta succedendo, ti vedo… tranquillo».
Un sorriso spuntò in quelle labbra di solito tese e tirate, mettendo in bella vista i denti perfetti, e facendo sussultare Blaise.
«Ho ricevuto una lettera» era pronto per dirlo ai suo amici, così gli raccontò per filo e per segno tutta la vicenda, omettendo ciò che aveva scritto.
«Hai cominciato una corrispondenza con uno sconosciuto?»
«Mmh-mmh»
«E tu sei sicuro che sia un ragazzo, probabilmente della tua età».
«Già, esatto» sembrava un bimbo che rispondeva alla madre dopo aver fatto una qualche marachella.
«Stai attento Draco».
Te ne potresti innamorare. Aggiunse tra sé e sé l’amica, ancora pensierosa.
Blaise stringeva gli occhi, digrignava i denti e stringeva i pugni, e dopo un po’ si alzò in preda all’ira, rivolto verso al biondo. «Cazzo Draco! Siamo noi i tuoi amici! Non puoi rimpiazzarci con qualcuno di cui non conosci nemmeno il sesso!»
Draco provò a ribattere, ma un’altra ondata di parole colme di rabbia lo colpì in peno volto. «Merda! Apri gli occhi Draco, qui dentro ci sono persone che darebbero la vita per essere guardate da te!»
Draco si risedette, spaesato, mentre osservava Blaise raccogliere le sue cose e uscire di casa. Pansy si era alzata insieme a lui, e ora si dirigeva verso il camino.
«Scusalo Draco» lo baciò su una guancia prendendogli una mano. «Vado ad aspettarlo a casa».
Raccolse una manciata di Polvere e sparì in una nuvola verde, lasciando Draco ancora da solo.
Consapevole di una nuova cosa, che avrebbe preferito non sapere.
Blaise era innamorato di lui.
Chiamò Urwel per far pulire tutto, per poi rinchiudersi nella stanza da letto con la lettera tra le mani.
Aveva sbagliato ancora, ma almeno ho te.
 
 
[ 20 Ottobre. Hogwarts, Serre di Erbologia. 17:05 ]
 
Aveva mandato Athena a cercare quella busta. Erano passate otto ore, ventinove minuti e parecchi altri secondi. E del gufo reale nemmeno l’ombra.
Forse non l’ha ancora ricevuta, forse si è dimenticato di quella lettera.
Aveva la sicurezza che si trattava di un uomo. La durezza e il modo diretto con cui aveva scritto avevano dato vita a quel presentimento, nato in lui come la consapevolezza di ritrovarsi a camminare per quei prati tanto amati.
Continuava a guardare il cielo sperando di vedere la sua compagna piumata con una busta nel becco mentre camminava verso le serre.
Prima dell’inizio di settembre la McGranitt – o meglio la sua testa – aveva fatto visita al camino di Harry, mentre lui cercava di rilassarsi nel divano, dopo aver cercato di evitare parecchi Schiantesimi di Ginny per averle detto di aver lasciato gli Auror. Poco importava che il suo conto alla Gringott avrebbe permesso a loro due e ai loro ipotetici dieci figli di vivere tranquilli una vita intera, almeno fino a quando non avesse trovato un altro lavoro.
La McGranitt, ancora Preside e insegnante di Trasfigurazione stava cercando un nuovo professore di Difesa Contro le Arti Oscure, e chi meglio di Harry Potter per quel ruolo?
Non aveva accettato subito, ma alcuni giorni più tardi si era catapultato nell’ufficio della Preside a notte fonda, in pigiama; aveva trovato la donna in una delle sue vestaglie scozzesi intenta a discutere con i quadri di Silente e Piton.
Era la notte in cui aveva rotto con Ginny.
Ovviamente la professoressa aveva accolto la risposta affermativa con entusiasmo, nonostante fosse strano trovarsi nell’ufficio a notte fonda un ex studente.
Tra un occhiolino da Silente e un’occhiataccia di Piton, Harry tornò a casa e stranamente dormì bene.
Quello era già il secondo giorno lì.
Aveva dovuto stilare un programma perfetto per tutte le classi, aggiungendo anche il mese che avevano perso, soprattutto per quelli dei primi due anni, che per poco non sapevano tenere in mano una bacchetta. Fortunatamente Vitious si era reso disponibile ad insegnare almeno i fondamentali incantesimi per non farli trovare totalmente impreparati.
Non c’è bisogno di raccontare le facce sorprese di tutti gli studenti quando videro quel giovane ragazzo seduto al tavolo dei professori.
In tutta la sua bellezza, cicatrice compresa.
 
Neville lo stava aspettando seduto su un tavolo nella maledetta serra numero quattro, in cui aveva litigato parecchie volte con piante carnivore e potenzialmente letali – a sua detta.
«Harry finalmente! Non sono riuscito a beccarti da solo nemmeno una volta!»
Aveva deciso di continuare a vivere a casa sua, facendo collegare il camino con quello del suo ufficio, così da non doversi trasferire o fare viaggi lunghi.
«Neville Paciock, siamo rimasti indietro di parecchi anni!» quasi si aggrappò a lui facendolo cadere dalla sedia mentre aveva un dito intrappolato dal ramo di una pianta di un colore orribile.
Non lo vedeva da troppo tempo; dopo la guerra si era trasferito per alcuni anni in Germania per studiare altri tipi di piante che era riuscito a portare anche ad Hogwarts e farle crescere nonostante non avessero lo stesso clima del loro paese natale.
Era l’unico contatto con la sua vecchia vita in quei giorni, senza contare la vecchia scuola ricostruita che rimaneva una parte fondamentale della sua infanzia.

 
 
[ 20 Ottobre. Hogsmeade - Tre Manici di Scopa, 21:34 ]
 
Nonostante avessero entrambi lezione alle prime ore del giorno dopo, decisero di passare la serata da Rosmerta, che fu entusiasta di rivedere Harry e come benvenuto e bentornato continuò ad offrire idromele e burrobirre ad entrambi.
Non gli sembrava vero di essere tornato lì, in compagnia del più buffo Grifondoro del suo anno.
Osservava l’amico nella penombra del locale mentre raccontava con enfasi tutte le sue nuove scoperte ed esperienze. Non sembrava più lui, nonostante continuasse ad essere a tratti impacciato, aveva cominciato ad emanare sicurezza, una specie di fascino. Se n’era accorto guardando distrattamente intorno a sé, ed aveva beccato alcune streghe sedute ad alcuni tavoli di distanza che lo guardavano con interesse.
Sorrise, per l’ingenuità che Neville non aveva perduto che, ancora impegnato a parlare delle sue piante, non si era accorto di nulla.
«Cosa ti fa ridere Harry?» chiese dopo un altro sorso del terzo bicchiere di idromele che si era riempito di nuovo.
«Sorrido - che è diverso - perché è da quando siamo entrati e ci siamo seduti qui che quelle signore ti stanno guardando, e tu non te ne sei accorto».
Bevve anche lui, terminando così la sua terza – o quarta – bottiglia di burrobirra.
Neville si girò di scatto, con le movenze del vecchio se stesso, arrossendo vistosamente quando la donna dai capelli rossi – la più carina – gli sorrise con fare lascivo.
A quel punto scoppiò a ridere, seguito anche dall’amico resosi conto della figura che aveva appena fatto.
Dopo un po’ l’atmosfera tornò tranquilla, forse grazie alla leggera morsa alla testa che provocava ciò che avevano bevuto, insieme alla musica di sottofondo e le luci un pochino più flebili.
Per questo dopo un’ora e mezza – circa – che si trovavano in quel posto, dopo aver parlato di tutti i sei anni ad Hogwarts, compresa la battaglia e il dopo… finirono a parlare di questioni più personali.
Incredibilmente la storia con Hanna Abbot di Neville, finì due anni dopo essere cominciata.
«All’inizio la cosa che mi mancava più di lei era la cucina,» gli confidò tra le risate. «poi sono tornato ad Hogwarts e devo dire che anche quello è scomparso, gli elfi cucinano ancora in modo sublime!»
Si scolò l’ultimo goccio dell’acquavite e fece segno a Rosmerta di smettere di riempire il bicchiere. «Altrimenti chi la sente la McGranitt domani!»
Infine appoggiò i gomiti al tavolo, in cui si vedevano bene gli aloni lasciati dai bicchieri che erano passati per di là, e si allungò verso Harry.
«E tu, Salvatore del Mondo, cosa mi dici?»
Il diretto interessato si schioccò le dita, cercando di assumere un’espressione normale.
«Cosa ti posso dire… due giorni fa ho rotto con Ginny, dopo sei anni, e dopo aver passato gli ultimi due all’inferno. Ho lasciato il posto da Auror non appena mi hanno chiesto di diventare capo del Dipartimento. La cosa più bella è che Ginny ha lasciato che la sua famiglia incolpasse me per la sua infelicità, ma nessuno sapeva che era colpa sua» prese respiro dopo aver parlato a raffica, in modo sconnesso e senza raccontare gli avvenimenti con ordine. In fin dei conti non aveva importanza cos’era avvenuto prima.
Era una merda in qualsiasi modo la metteva.
Blocco l’amico alzando una mano davanti al suo volto: doveva ancora raccontare la parte migliore.
«E anche colpa di quello stronzo di Dean Thomas. È rimasta incinta di lui, purtroppo ha perso il bimbo. E mi dispiace così tanto per lei, ma non posso negare di essere dispiaciuto anche per me. Se non fosse andata così mi sarei risparmiato due anni di notti insonni e non avrei speso milioni in sigarette».
Adesso si che aveva finito.
Si girò per chiamare Rosmerta e farsi portare un bicchiere del miglior Whiskey Incendiario.
Neville non disse una parola ma fece cenno alla donna di portarne due, con sguardo vacuo, forse ancora intento a metabolizzare la più grande rivelazione e a chiedersi cosa diavolo fossero le gigarette...
Ancora in silenzio si scolarono i bicchieri in un sorso non appena arrivarono.
Nessuno disse una parola per tutto il resto della serata.
La vita di Harry riservava sempre delle sorprese.
 








 
____

Ok, magari non sarà il massimo e magari vi aspettavavate qualcosa di più dalla lettera di risposta, o qualche altra sipiegazione... o direttamente dal capitolo.
Ma non potevo caricare troppo i capitoli inziali di informazioni... devono arrivare pian piano, anche perché nella mia testa c'è di tutto e mi serve un po' di tempo per capire meglio come mettere le cose.


Volevo anche dirvi che io non sono mai stata a Londra, e tutti i posti che ho messo sono frutto di una ricerca con Google e con Google Maps per vedere la distanza tra i due piccioncini.... se andate a vedere potete notare che sono divisi solo da Hyde Park :D
Spero di non aver fatto un disastro... per questo mi limito nelle descrizioni della città... 
se qualcuno nota qualche errore non fatevi scrupoli e ditemelo così sistemo subito.

Un'altra cosa, mentre scrivevo non sapevo proprio se i Purosangue in Harry Potter conoscevano o meno le sigarette.... quindi... facciamo finta che sia una mia piccola licenza poetica, ma se poprio non dovesse andarvi giù come cosa... sono qui per ricevere delucidazioni ^^



Ancora GRAZIE MILLE
e un grossissimo bacione a TUTTE/I (io spero sempre ci sia qualche maschietto).
Alla prossima!
  
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