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Autore: yllel    20/10/2013    7 recensioni
Dal testo:
[“Non mi stai ascoltando!” esclama lui, quasi spazientito. Lei scuote la testa decisa, anche se e’ sempre piu’ spaventata da quello che sta sentendo.
“Invece si, ho capito. Ti serve un contatto” replica.
Lui la fissa intensamente negli occhi.
“No. Non mi serve un contatto. Mi serve un collegamento”]
E’ cosi che e’ cominciata e a volte e’ stato difficile.
Ma ora, e’ ancora piu’ difficile.
E forse non ne vale piu’ neanche la pena.
Il seguito di “Insicurezze”: Sherlock e Molly, un arrivo inaspettato e un nuovo caso.
Genere: Angst, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Molly Hooper, Nuovo personaggio, Quasi tutti, Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Bene. Mi e’ stato detto di fare in fretta, ma anche di prendermi il tempo necessario. Questo e’ il risultato: e’un capitolo lungo ma doveva per forza finire cosi. Vediamo cosa ne pensate?
Intanto grazie a Efy, IrregolarediBakerStreet, kagura e martiachan per le loro recensioni!!! 

 
OGNI SINGOLO ISTANTE
CAPITOLO 5
 
 
“Parola mia, Martha. Questi sono in assoluto i migliori biscotti che io abbia mai mangiato! Mi dica, qual e’ il suo segreto?”
“Oh, che gentile. Ma Le assicuro che non c’e’ nessun segreto, solo la stessa ricetta da piu’ di quarant’anni!”
Sherlock Holmes recepi’ lo scambio di battute mentre entrava dal portone di Baker Street e subito si fermo’ interdetto.
L’orribile donna era entrata nel suo territorio.
Lui era uscito due ore prima, dopo che la Signora Hudson aveva minacciato di chiamare John o Lestrade (o entrambi, giusto per essere sicura) se lui non avesse smesso di suonare il suo violino in quel modo tortuoso e orribile.
Una passeggiata avrebbe in qualche modo dovuto aiutarlo a calmarsi, ma non aveva funzionato molto: la discussione con Molly e la loro brusca separazione continuavano a ritornargli alla mente e a nulla erano valsi qualche esperimento, i suoni sgraziati che aveva prodotto con il suo strumento o l’analisi spietata di tutte le persone che aveva incontrato per strada.
E ora, la zia di Molly era li, a casa sua. A quanto pareva, stava condividendo the e biscotti con la sua padrona di casa.
Richiuse la porta con violenza, assicurandosi che il rumore prodotto fosse forte e ben udibile.
Infatti, qualche secondo dopo la signora Hudson fece capolino sulla soglia del suo appartamento.
“Sherlock, caro... sei tu? Si certo... John non fa mai sbattere la porta in questo modo vandalico!” borbotto’ la donna, ancora un po’ contrariata dal suo comportamento durante la mattinata.
“Chiedo scusa” replico’ lui “c’e’ un po’ di vento” sfodero’ un sorriso e osservo’ soddisfatto la Signora Hudson che lo ricambiava. Non riusciva mai a restare arrabbiata a lungo con lui.
“Buongiorno Signor Holmes” Emily si affaccio’ sulla soglia, sventolando la mano a mo’ di saluto “come va il fegato?”
Sherlock non si curo’ di mantenere un’espressione cordiale e serro’ le labbra, mentre Martha assumeva un’aria perplessa, spostando interrogativamente lo sguardo dall’uno all’altro.
Dopo qualche secondo di silenzio, Emily sorrise.
“Quello dell’esperimento, naturalmente” aggiunse, senza riuscire a nascondere una nota di divertimento nella voce.
La signora Hudson fece un sospiro.
“Di nuovo, Sherlock? Oh, per favore assicurati che non mandi un cattivo odore come l’ultima volta! Molly e’ cosi una cara ragazza, Emily, ma gli procura sempre un sacco di roba strana! Lui ha sempre cosi bisogno di tenersi occupato e di fare tutte quelle cose intelligenti e scientifiche!” termino’, non senza un tono orgoglioso.
Gli occhi di Emily si strinsero impercettibilmente, tuttavia si volto’ verso la Signora Hudson e le rivolse un’espressione cordiale.
“Sono sicura che mia nipote riesce ad essere molto... creativa. Ora, Martha, La ringrazio per avermi ospitato intanto che aspettavo, il the era ottimo e come ho gia’ detto,  i biscotti sono sublimi ma come puo’ immaginare...”
“Oh certo, certo” si affretto’ a rispondere l’altra donna “E’ venuta per vedere Sherlock! E’ stato un piacere, torni presto a trovarmi! Sherlock, caro... fai strada alla Dottoressa Hastings. L’appartamento e’ presentabile, vero?” domando’ con una punta di preoccupazione.
Il consulente investigativo fece un breve sospiro e si avvio’ lungo le scale, sicuro che Emily l’avrebbe seguito.
“Sono sicuro che la signora non si curera’ dello stato dell’appartamento e visto che Lei e’ stata cosi gentile da intrattenerla, Signora Hudson, non ci sara’ bisogno di offrirle nulla” ribatte’ senza voltarsi indietro.
Entro’ nell’appartamento, si tolse il cappotto e si mise a sedere sulla poltrona, congiungendo le mani sotto il mento.
Non poteva dire di essere elettrizzato da quella visita, tuttavia non poteva neanche negare la curiosita’ e la piccola punta di inquietudine che lo colsero mentre aspettava che la donna entrasse e si sedesse davanti a lui.
Dopo che Emily si fu accomodata, rimasero a fissarsi in silenzio per quasi un minuto, poi lei diede inizio alla conversazione.
“Lei non mi piace, Signor Holmes” commento’,  continuando a guardarlo.
I suoi occhi erano della stessa tonalita’ calda di quelli di Molly.
“Le posso assicurare che la sensazione e’ reciproca” rispose in tono piatto Sherlock, sostenendo lo sguardo.
Emily non sembro’ affatto colpita dalla sua risposta e sbotto’ anzi in una risata divertita.
“Bene. Ero certa che almeno questo sarebbe stato chiaro fin da subito”
“Lei non mi sopporta. Tuttavia e’ qui per offrirmi il caso e si aspetta che io lo accetti” aggiunse lui, tamburellando leggermente le dita all’altezza delle labbra.
“Per la verita’ ne sono abbastanza sicura. A meno che Lei non sia un completo idiota, della qual cosa invece non sono del tutto sicura.
Io sono una persona intelligente, Signor Holmes, so riconoscere quando c’e’ qualcosa che va oltre le mie capacita’ e so che Lei vive per situazioni come questa, dove c’e’ un mistero da risolvere e dove puo’ mettere alla prova le sue capacita’. Non condividero’ i suoi metodi, ma Le concedo il fatto che riesce bene in quello che fa. Le sto offrendo il caso perche’ sono certa che un normale lavoro di polizia non sia in grado di chiarire cosa sia successo ad Edward e perche’ gli ultimi sviluppi richiedono tutte le analisi possibili, anche la Sua”
Sherlock inclino’ leggermente il capo, invitandola a continuare a parlare.
Emily congiunse le mani in grembo e si chino’ leggermente verso di lui, un’aria decisa sul viso.
“Edward era un uomo tranquillo, che amava i libri e la letteratura. Non era tipo da mettersi nei guai e invece a quanto pare si e’ cacciato in qualcosa di grosso... di molto grosso, che non e’ riuscito a gestire e che gli ha provocato talmente tanta ansia da sviluppare un disturbo ossessivo”
“Lei non lo vedeva da molto tempo” osservo’ tranquillamente Sherlock.
Emily annui’.
“E’ vero, ma lo conoscevo bene. Ci siamo sentiti per telefono circa un mese fa ed e’ stato lui a chiedermi di tornare a Londra: era agitato per qualcosa, quando si entusiasmava perdeva la sua aria flemmatica e parlava senza sosta. Gli succedeva solo per qualche studio o libro particolarmente interessanti, che lo assorbivano totalmente... mi ha detto che aveva bisogno di vedermi e che aveva da raccontarmi una storia fantastica”
“Che genere di storia?”
“Non l’ha detto, ma devo confidarLe che non gli ho dato molto peso” negli occhi di Emily passo’ uno sguardo di dispiacere “L’ultima volta che mi aveva fatto un discorso del genere aveva trovato in una vecchia biblioteca una lettera, che pensava di poter attribuire a William Shakespeare. Era il suo campo di specializzazione, ha passato una vita a studiare le sue opere.
E’ saltato fuori che era un falso, ma lui era stato convinto fino all’ultimo della veridicita’ del documento e non faceva che parlare d’altro e passare ore ed ore chiuso nel suo studio a fare ricerche”
“Ha parecchie informazioni su di lui, pur non avendolo visto per molto tempo” considero’ Sherlock.
“Dopo il pensionamento si era ritirato a vivere ad Eton, dove vedeva spesso altri due nostri amici, Anna e Donald. Loro sono piu’... tecnologici, se si puo’ dire cosi, e spesso mi davano sue notizie. Questa volta evidentemente si era imbattuto in qualcosa di serio. Allora, accettera’ il caso?”
 “No” rispose Sherlock, alzandosi in piedi e andando verso la finestra.
“Che cosa? E perche’?” l’espressione di Emily rifletteva in parte sorpresa e in parte fastidio.
Lui rimase per un attimo in silenzio osservando la strada, poi si volse di nuovo a guardarla.
“E’ un caso noioso e stupido. Sarebbe stupita di sapere quante dispute tra accademici si risolvono con delle aggressioni”
Anche Emily si alzo’ in piedi.
“Si tratta di omicidio!” ribatte’, stringendo i pugni “E gli esami hanno rivelato una ipercalcemia, un modo abbastanza strano di uccidere!”
Negli occhi di Sherlock passo’ un lampo di curiosita’, che pero’ fu soppresso in fretta.
“Non sono interessato” ribadi’ invece “Riferisca tutte queste informazioni al Detective Ispettore Lestrade, e’ meno incompetente della media dei suoi simili. Gli riferisca anche dell’aggressione. Evidentemente qualcuno pensa che quel qualcosa di serio sia ora nelle sue mani, o non si sarebbe introdotto nella sua stanza la scorsa notte. Ed evidentemente Lei non sa di cosa si tratti, o non si sarebbe abbassata a chiedere il mio aiuto”
Emily gli si avvicino’ di un passo e fece una smorfia.
“Lei pensa di sapere tutto, vero?”
Sherlock si irrigidi’.
“So che se prendo questo caso avro’ a che fare con Lei e che questo non mi piacera’. Arrivederci, Dottoressa Hastings” rimase in attesa che lei uscisse.
“Lo sa? La facevo davvero piu’ intelligente” commento’ invece Emily senza muoversi.
Lui si limito’ a restare in silenzio.
“Lei sa della mia aggressione perche’ era con Molly, quando le hanno telefonato. Non lo neghi, per favore... insulterebbe la mia, di intelligenza. Non capisco perche’ mia nipote si ostini ad avere a che fare con Lei e adesso, Signor Holmes, teme che accettando il caso le cose fra voi due si complicheranno.
Mi sembrava di aver capito che Lei fosse il tipo di persona che non bada a queste cose e che non si lascia influenzare dai rapporti personali.
Da quando in qua questa e’ una cosa che La frena? Pensavo che per Lei fosse importante la caccia, l’enigma del caso stesso... Non e’ questo il motivo per cui il vostro rapporto, di qualunque tipo esso sia,  non funzionera’” concluse la donna.
“Lei sembra convinta che sia inevitabile e anzi se lo augura” replico’ Sherlock, non riuscendo del tutto a nascondere la rabbia e assumendo un tono di voce piu’ basso.
Emily pero’ continuo’ a fissarlo, niente affatto intimorita.
“Lei sembra temerlo, invece” commento’ infine, una lieve nota di sorpresa nella sua voce, come se avesse appena realizzato qualcosa.
“Oh, cielo...” mormoro’ subito dopo spalancando gli occhi.
Sherlock decise che ne aveva avuto abbastanza, non intendeva esporsi oltre con quella donna. Le volto’ di nuovo le spalle.
“Credo proprio che non siano affari suoi” si preparo’ a congedarla, ma lei non sembrava aver finito.
“E’ qui che sbaglia di grosso. Sono affari miei”
Sherlock strinse i pugni e, girandosi improvvisamente verso di lei, le arrivo’ vicinissimo.
“Perche’ ha in qualche modo sbagliato le cose con la madre di Molly? Oh avanti...” fece una smorfia di scherno nel vedere il viso di Emily contrarsi leggermente per qualcosa di simile alla sorpresa e al dolore “Margareth Emily Hooper... Molly ha avuto il suo secondo nome da Lei, non il primo. Lei e’ una delle poche parenti in vita che le e’ rimasta, tuttavia non c’e’ nessuna foto di voi insieme... non a qualche compleanno, non alla laurea in medicina o a quella per la specialistica in patologia. Non vi tenete molto spesso in contatto: c’e’ stato un distacco dalla famiglia, probabilmente antecedente di molto alla nascita di Molly... Un litigio? Un grosso fraintendimento? In fondo Lei ha adottato uno stile di vita per cui probabilmente molta gente tanti anni fa ha storto il naso e Molly era piccola quando sua madre e’ morta, quindi non puo’ essere colpa sua, tuttavia la signora Hooper  le era affezionata, Signora Hastings, tanto da dare comunque il suo nome alla sua unica figlia, nella speranza di ricucire i rapporti ma senza esagerare... Forse il marito era contrario, forse era lei stessa troppo arrabbiata per farlo.
Non avete avuto modo di riappacificarvi e questo Le genera un grosso senso di colpa, tanto da tenere Molly sotto la sua ala ma non troppo. Ci sono diverse cose che le ha regalato nel suo appartamento, da varie parti del mondo, chiaro tentativo di compensare il distacco e la lontananza... cose che Molly ha tenuto ma di cui non ha  mai parlato. Non e’ mai stata una presenza fissa nella sua vita, preferisce andarsene e venire quando Le fa comodo!”
Emily aveva ascoltato la tirata di Sherlock con gli occhi sbarrati e alla fine chino’ per un attimo il capo.
“Ha finito?” chiese con un tono debole ma fermo.
Lui fece un respiro profondo e si calmo’ all’istante.
Aveva perso le staffe per una questione puramente emotiva e questo non andava affatto bene.
Non per lui.
Quella donna doveva andarsene. Subito.
“Non sono la persona giusta per Lei” disse infine con decisione.
Emily rialzo’ lo sguardo e assunse di nuovo l’aria determinata che aveva avuto fino a qualche attimo prima.
“Perche’? Perche’ e’ riuscito in un attimo a fare l’analisi di tutti gli errori che ho fatto in passato e che continuo a fare? No... Sfortunatamente, Signor Holmes, Lei continua ad essere la persona di cui ho bisogno. Ma vorrei dirLe una cosa, prima di andarmene” la donna gli si avvicino’ e lo guardo’ dritta negli occhi.
Prima che potesse parlare, il cellulare di Sherlock  segnalo’ un sms in entrata.
Lui prese il telefono dalla tasca, quasi lieto di quell’interruzione, ma poi lesse il messaggio.

PER FAVORE. E’ PARTE DELLA MIA FAMIGLIA... DI QUALUNQUE COSA SI TRATTI, PUOI FARE QUESTO PER ME? MH

Strinse con forza l’apparecchio.
Emily fece un sorriso triste.
“Vedo che mia nipote ha scoperto dove mi trovo o non avrebbe quell’aria tesa, signor Holmes. Speravo proprio che riuscissimo ad affrontare la questione senza coinvolgerla. Mi creda, non sono io la minaccia che deve temere per Lei e Molly. Ma mi dica... Lei puo’ dire altrettanto di se’ stesso?”
Sherlock volse lo sguardo altrove.
No.
Lui si stava impegnando.
Lui ci stava... provando, per quanto difficile fosse.
Ripenso’ a quella sera dopo la cena con John e Mary. Alle parole di Molly.
“Mi sembra ancora cosi straordinario che tu possa aver voluto”
Lui l’aveva interrotta con un bacio.
Non le aveva permesso di finire la frase, di dire ad alta voce quello che stava pensando.
Di dare un nome e un significato a quello che erano loro due.
E ora Molly gli stava chiedendo di fare una cosa per lei, di scendere ad un compromesso.
Sherlock Holmes non amava i compromessi, era lui che decideva e gestiva la sua vita e il suo lavoro... era sempre stato cosi.
Sempre.
Ma ora le cose erano cambiate.
“Accetto il caso” disse a denti stretti ed Emily fu abbastanza diplomatica da non compiacersi della sua capitolazione, accogliendo invece la notizia con un moto di sollievo.
“Grazie” gli rispose, inclinando leggermente il capo.
Sherlock le giro’ di nuovo le spalle per quello che era definitivamente un congedo e lei usci’ dall’appartamento.
Dopo qualche minuto, lui si stacco’ dalla finestra e torno’ al centro della stanza.
Sul tavolino vicino alla poltrona era ancora appoggiato il libro che Molly stava leggendo la notte prima.
Sherlock lo afferro’ e lo scaravento’ con violenza contro il muro.
 
***
 
Molly aveva passato gran parte del suo turno in un perpetuo stato di agitazione e preoccupazione, non sapendo decidere se l’assenza di notizie da parte di Sherlock e zia Emily costituisse un segno buono o cattivo.
Forse non avrebbe dovuto mandare l’sms, ma in quel momento le era sembrato l’unico modo per cercare di intervenire e di far capire a Sherlock quali fossero le sue paure e le sue speranze, anche se le sue parole della notte prima le facevano ancora male.
Se lui e zia Emily fossero riusciti a non scannarsi (in fondo lei era andata per chiedergli aiuto, o almeno era quello che sperava Molly) forse avrebbero potuto affrontare le cose con un po’ di calma e risolvere alcuni dei loro problemi.
Si, ce la potevano fare e con un cenno risolutivo del capo Molly si appresto’ a sistemare il suo tavolo da lavoro.
In quel momento, le porte dell’obitorio si spalancarono e sbatterono con forza, mentre Sherlock entrava con passo deciso.
La patologa emise un sospiro di sollievo, che pero’ si fermo’ a meta’ non appena noto’ lo sguardo contratto e teso dell’uomo.
“Ciao...” lo saluto’, indecisa sull’approccio giusto da utilizzare.
Lui non sembro’ intenzionato a risponderle e si tolse il cappotto.
Le porte dell’obitorio si aprirono con meno veemenza ed Emily apparve sulla soglia.
“Zia...” commento’, notando come le spalle di Sherlock si erano contratte.
“Ho pensato che forse aveva bisogno di qualche altra informazione, signor Holmes. Stavo tenendo d’occhio l’entrata dalla caffetteria al piano di sopra” disse la donna piu’ anziana, avvicinandosi.
Molly li guardo’ entrambi un po’ perplessa: perche’ la zia non era scesa in obitorio a parlarle? Sembrava... esitante.
“Hai preso il caso... e cosi siete riusciti a parlarvi”mormoro’ infine, guadagnandosi un suono spazientito.
“Si, Molly. E come vedi nessuno dei due ha rimediato un qualche danno fisico. Ora, se hai finito con i commenti inutili ho bisogno di vedere il cadavere di Edward St. James” il tono di Sherlock era secco e preciso.
Lei sussulto’.
Erano secoli che non le parlava a quel modo.
Molly lo guardo’ confusa e registro’ che la zia aveva stretto le labbra ma non sembrava intenzionata a commentare, come se ritenesse quell’atteggiamento sbagliato ma inevitabile.
“Io...” comincio’ a dire, un lieve tremito nella voce.
L’arrivo di Lestrade la interruppe.
Il poliziotto resto’ stupito a fissare il trio, poi si diede una scossa.
“Come diavolo hai saputo del nuovo cadavere?” sbotto’ rivolto a Sherlock.
“Quale nuovo cadavere?” gli rispose lui, un’aria sempre piu’ spazientita.
Lestrade fece una smorfia e si rivolse a Emily.
“Pensiamo di aver trovato il suo aggressore... quello di cui non ci aveva parlato, tra l’altro. Gli hanno sparato questa mattina in un vicolo, e’ stato trovato dai netturbini. Avevamo rilevato le sue impronte dopo che sua nipote, non Lei, ci ha avvisato dell’effrazione. Sa... lo sappiamo fare, il nostro lavoro”
Emily gli rivolse un sorriso.
“Oh, Ispettore. Io ne sono sicura, Le giuro che stavo per venire a denunciare il fatto ma sa... avevo avuto un colpo in testa, dovevo riposare. Comunque ho assunto il signor Holmes per occuparsi del caso, spero non Le dispiaccia”
“Che cosa??” Lestrade sbarro’ gli occhi.
Molly aveva seguito lo scambio in modo distratto, piu’ concentrata invece su Sherlock, che sembrava teso e nervoso.
Arrabbiato.
Gli si approccio’ alzando istintivamente una mano, ma lui la blocco’ con lo sguardo.
 “Molly, il cadavere” ripete’ lui, continuando a usare lo stesso tono freddo, come se volesse tenerla a distanza.
Fuori dall’obitorio si senti’ uno scambio animato.
“Non capisco perche’devi partire proprio adesso, dobbiamo ancora scegliere le confezioni per le bomboniere!”
“Mary, tesoro... sul serio non lo so” rispose la voce di John Watson “Sherlock mi ha chiesto di trovarci qui, dice che per un nuovo caso dobbiamo andare via un giorno o due”
“Ok” disse Mary Morstan, entrando nella stanza senza guardare “ma ti assicuro che al tuo ritorno dovrai trovare un modo molto carino per farti perdonare la tua assenza e oh!” si interruppe, rendendosi conto di quanta gente stesse assistendo allo scambio tra lei e il fidanzato.
“Ciao a tutti!”esclamo’ con tono cordiale “John doveva incontrarsi con Sherlock prima di partire e ho pensato di accompagnarlo!”
Molly si rivolse di nuovo al consulente investigativo.
“State partendo?” non pote’ trattenersi dal domandare.
Non si era mai allontanato da Londra da quando era tornato quattro mesi prima e lei fu presa da un’ansia improvvisa, quasi la stessa che provava quando lui era via mentre dava la caccia alla rete di Moriarty. Era irrazionale, lo sapeva, ma non poteva fare a meno di ricordare quanto fosse sempre preoccupata per lui.
“Hanno accettato il mio caso, tesoro” intervenne zia Emily “presumo che vogliano andare ad Eton a vedere la casa di Edward”
“Ah, andiamo li? Sai, giusto per sapere...” disse John spazientito. L’sms di Sherlock era stato piu’ criptico del solito.
“Magari faccio un colpo di telefono alle autorita’ locali perche’ ti diano una mano nonostante la tua brutta tendenza a non comunicare le cose, Sherlock... anche se sembra un vizio abbastanza comune” aggiunse Lestrade, guardando di nuovo di traverso Emily.
Lei fece un sospiro.
“Ispettore, Le ho gia’ detto che Le avrei comunicato al piu’ presto dell’aggressione...”
“Quale aggressione?” chiese John perplesso.
Il poliziotto e la signora cominciarono contemporaneamente ad accusare e a giustificare, mentre Molly continuava a guardare Sherlock.
C’era qualcosa che non andava.
Mary le arrivo’ vicino e le fece un sorriso.
“Indovina chi e’ rientrato in citta’? Il cugino di Jenna ha finito quei suoi sei mesi all’estero di lavoro e lei continua ad essere convinta che sia proprio il tipo giusto per te. Dice che puo’ combinarvi un incontro gia’ per la settimana prossima e ti assicura che ha preso un accento e un’abbronzatura da paura!”
Molly represse un gemito.
Era da quando si erano conosciute che l’amica di Mary non faceva che parlarle di quel cugino con cui doveva assolutamente uscire.
Comincio’ a contorcere nervosamente le mani.
“Ecco io... non sono sicura di riuscirci. Sono davvero molto presa con il lavoro. Mi dispiace”
Mary aumento’ il suo sorriso.
“Dai, Molly... potrebbe essere divertente! Chi ti dice che non potrebbe essere quello giusto?” le fece l’occhiolino.
La patologa realizzo’ distrattamente che John, Lestrade e zia Emily stavano ancora discutendo mentre la postura di Sherlock si era fatta ancora piu’ rigida mentre ascoltava il suo discorso con Mary.
“Sul serio penso sia meglio” ricomincio’.
“ADESSO BASTA! ZITTI! TUTTI QUANTI!”
Le urla di Sherlock ebbero davvero il potere di far tornare il silenzio nell’obitorio.
Tutti lo guardarono stupiti.
“Non ho davvero bisogno di sentire i vostri stupidi, stupidi discorsi. Andate da un’altra parte se non avete niente di utile da dire! E Molly... ti ho chiesto di vedere il cadavere di St. James dieci minuti fa! Le tue chiacchiere idiote e la tua lentezza sono una vera tortura, se non riesci ad essere efficiente e concentrata ti suggerisco di prenderti il resto della giornata libera e di tornare quando potrai mostrare un po’ di intelligenza!”
Molly indietreggio’ istintivamente e senti’ chiaramente il gemito sorpreso di Mary al suo fianco.
Realizzo’ che era la prima volta che la donna sentiva Sherlock parlare a lei in quel modo.
Perche’ non era piu’ successo. Perche’ lui era cambiato.
Perche’ lei contava ed era importante.
Lottando contro le lacrime che minacciavano di riempirle gli occhi, fece per voltarsi ma una voce la fermo’.
“Ok. Chiedile scusa” disse con tono fermo Lestrade.
Sherlock sbatte’ gli occhi e rimase a bocca aperta, quasi si stesse rendendo conto in quel momento di quello che aveva appena fatto.
“Prego?” riusci’ ad esclamare verso l’Ispettore.
“Chiedile scusa” ripete’ quest’ultimo “subito. Non se lo merita e tu lo sai bene. Non so che ti e’ preso ma ora ti scuserai, cosi non dovremo passare attraverso altri giorni di imbarazzanti silenzi e tentativi mal riusciti di fare pace. Perdonami John” disse alzando una mano verso il Dottore, che sembrava sul punto di dire qualcosa “ma adesso basta. Pensavamo fosse divertente e abbiamo dato loro spazio, ma da qualche tempo evidentemente la situazione si e’ fatta troppo tesa. E si, caro unico consulente investigativo al mondo, noi lo sappiamo! Sappiamo che tu e Molly state insieme, ok? Lo sappiamo tutti noi, anche la Signora Hudson! Persino la Signora Hastings se ne e’ accorta, probabilmente!”
Molly spalanco’ gli occhi e fece passare brevemente lo sguardo verso John e la zia, trovando conferma anche nelle loro espressioni poi guardo’ Mary, la quale le rivolse un sorriso di scusa.
“Lo sospettavamo fin da prima della cena di un mese fa, mi dispiace per prima, volevo solo scherzare un po’”
La patologa  torno’ a guardare l’uomo accanto a lei che era ancora in silenzio.
Vide i suoi occhi stringersi e scrutare tutti con quell’aria di sufficienza che poteva presagire solo una cosa.
“Sherlock no...” sussurro’.
Lui non le rivolse lo sguardo e si concentro’ su Lestrade.
“Sono stupito” esordi’ con calma, allacciando le mani dietro la schiena e scuotendo leggermente la testa “Stupito dalla vostra ignoranza. Come sempre, guardate ma non osservate
“Oh, andiamo Sherlock...” si intromise John con tono stanco “che senso ha negare, ora? Perche’ pensi che mi assicurassi sempre per bene ti farti sapere quando non sarei rientrato per la notte?”
Sherlock fece un mezzo sorriso di scherno.
“Per favore non cosi...” lo supplico’ di nuovo Molly, ma lui la ignoro’.
“Ti prego, John... non prenderti meriti che non hai. Di sicuro dobbiamo l’intuizione alla signorina Morstan” Sherlock fece un breve cenno nella direzione di Mary “ma come vi ho gia’ detto, siete paurosamente sulla soglia dell’ignoranza.
Noi non stiamo... insieme” sputo’ la parola come se fosse qualcosa di cattivo.
“Sherlock...” la voce implorante di Molly non sembro’ raggiungerlo e infatti dopo qualche secondo lui parlo’ di nuovo.
“Noi siamo sposati”
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
  
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