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Autore: aladoni    21/10/2013    20 recensioni
la parola chiave è: quotidianità.
Sono sempre loro. La guerra è finita. La gente è cambiata.
"Mi stai invitando ad uscire, Granger ?" chiede, confuso.
"Pessima idea?" risponde piano lei, desolata.
"Decisamente" concorda lui, sorridendo. "E allora non se ne fa niente, Malfoy. Buona notte"
"Avevo bisogno di questo giochetto, per farmi notare da te?" chiede
Malfoy si accende una sigaretta, senza smettere di guardarla. "No, non ne avevi bisogno, Granger."
"Mi interesserebbe di più sapere che completo intimo hai addos… " Hermione gli rifila un cazzotto sulla spalla. "Malfoy!"
"Eri bello, Malfoy, al ballo del Ceppo. Ero presa da Ronald, questo sì… "
"Alla cena del Lumaclub, ricordi? Eri davvero carina, Granger. L’anno scorso, vestita in quel modo… Eri bella."
"E dunque la Granger ti piace parecchio, Draco!"
"a te quanto piace, quanto ti stai lasciando coinvolgere Herm?" "ho paura"
La guerra è finita, è tutto okay.
Non è più così inconcepibile. Le differenze non sono più così marcate.
Non per chi ha vissuto e sofferto la guerra in prima linea, come loro.
"Oh mio Dio! Malfoy ed Hermione stanno appiccicati sulla stessa scopa!"
Alla fine, c’è pur sempre speranza.
Draco Malfoy ha il Marchio Nero. Hermione Granger non se ne cura più.
Amore, amicizia, legami.
Leggete!
Genere: Generale, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Blaise Zabini, Draco Malfoy, Hermione Granger, Pansy Parkinson | Coppie: Draco/Hermione, Harry/Ginny
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Contesto generale/vago
Capitoli:
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 Non ti preoccupare, bambina mia. Qualunque sia il risultato, noi siamo fieri di te. Come sempre.
Sarà eccellente, come al solito.
Papà.


Qualunque sia il risultato finale dei M.A.G.O, non ci avrai deluso, figlio mio. Siamo fieri di te.
Narcissa Black Malfoy


Prega di aver passato l’esame, Ronald! Altrimenti tu in questa casa non ci metti più piede!
PS: salutami tanto Harry, caro ragazzo.
Mamma Molly. 





È inevitabile, arrivare ad un punto della propria vita in cui non si può non tirare le somme, capire il risultato e scegliere le prossime mosse da fare. Per me, per te, per noi, per il futuro.
È inevitabile, avere paura di sbagliare, di compromettere il proprio destino – sembra bizzarro a dirsi, in un mondo di profezie e leggende – eppure è così, ognuno è artefice del proprio destino.
E perché no, magari – in minima parte, un pezzettino piccolo piccolo, come il posto che a volte occupiamo nei cuori dei nostri amati – siamo anche artefici dei destini degli altri, di chi ci sta intorno. 
Tirare dritto, senza mai voltarsi indietro.
Aspettare chi dietro di noi arranca, tendergli la mano e proseguire insieme.
Non ci sono scelte giuste o sbagliate, non ci sono possibilità belle o brutte: ci siamo noi, fatti di carne, pensieri, idee e sentimenti. 


<< Harry corri! Sono usciti i risultati dei M.A.G.O. ! Miseriaccia, dici che l’abbiamo passato? >>
<< Non dire idiozie, Ronald! Vi ho passato la metà dei compiti,
è ovvio che l’abbiate passato! >>
<< Ha ragione lei, Ron! Dai andiamo, ho scommesso con Seamus che il mio voto sarebbe stato più alto del suo! Ci siamo giocati una cena dai Tre Manici di Scopa! >>
<< Se vinci tu, Harry, pretendo di essere invitata a cena! Come minimo! Forza andiamo, sono un tantino tesa. >>
<< Giusto
un tantino, mhmm? >> borbotta Ron Weasley facendo ridere il suo migliore amico Harry. Hermione gli tira uno scappellotto e si precipita giù per le scale, verso il cortile principale.






Ci siamo, è inevitabile. L'anno scolastico è finito, non sono più studenti della Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, non appartengono più alle loro rispettive Case, non percorreranno più quei corridoi con i pesantissimi libri in mano, con le facce stanche per le cinque ore filate di Pozioni, con le divise di Quidditch sporche - dopo una lunghissima partita giocata sotto la pioggia -  o con il sorriso stampato sul volto dopo aver salutato Nick-Quasi-Senza-Testa. Non faranno più la fila per prendere posto a tavola nella Sala Grande, non si accoccoleranno più sotto alle coperte dei propri dormitori, non faranno più un meraviglioso bagno - di nascosto, si intende! - nel Bagno dei Prefetti, non si rincorreranno più per i corridoi, non studieranno più nella Biblioteca.  Draco Malfoy non potrà più incutere timore ai ragazzini delle altre case, togliendo punti a destra e a manca; Hermione Granger non potrà più alzare diligentemente la mano ad ogni domanda e far acquisire punti alla sua amata Casa; Harry Potter e Ron Weasley non potranno più far perdere qui benedetti punti - ottenuti dallo loro preziosissima amica - alla Casa Grifondoro e Ginny Weasley non li potrà più picchiare in Sala Grande perché si abboffano come animali. Pansy Parkinson e Danfe Greengrass non potranno più fare tardi a lezione perché intente a truccarsi nel bagno di un altro piano, Blaise Zabini non potrà più scambiare le etichette delle pozioni - mandando in bestia il professor Lumacorno che, ogni sera, doveva cercare di riordinare tutti i suoi scaffali - e Theodore Nott non potrà più nascondersi in uno dei magazzini per farsi qualche ora di sonno in più, con il brivido del rischio di essere scoperto da Gazza o da quel gattaccio malefico. Non ci saranno più temi da consegnare, ricerche da fare per la professoressa Sprite, esercizi di Trasfigurazione da esguire, notti passate sulla Torre di Astronomia per riconoscere qualche costellazione. Niente più pisolini in aula, coperti dal proprio migliore amico, niente più bigliettini trasformati in uccellini che volano da un banco all'altro, niente più fatture volanti per il corridoio. Niente di niente, è tutto finito. E fa paura l'ignoto, sapere che quella realtà, che era a tutti gli effetti il loro piccolo mondo, sia veramente finita. 

Luna Loveggod percorre i corridoi di quella scuola, probabilmente per l'ultima volta, con il volto rivolto verso l'alto, alla ricerca delle sue benedette scarpe - non finirà mai la valigia, altrimenti!

Neville Paciock sfiora con delicatezza tutte le piante nella serra della professoressa Sprite, riconoscendole tutte: nome, particolarità, profumo, effetti. Carezza i tavoli rovinati di quell'aula, osserva le finestre lasciate aperte e da cui entra una piacevole brezza che gli riscalda il viso, facendolo sorridere.

Draco Malfoy chiude gli occhi davanti ad un muro spoglio, aspettando che la Stanza delle Necessità gli si mostri, luogo di tanti ricordi, belli e brutti. Spinge delicatamente la grande anta di quella porta e fa ben attenzione a non farla chiudere - dopo l'Ardemonio, non si sa mai, meglio non rischiare di rimanerci chiusi dentro - alle proprie spalle. Osserva quelle mura spoglie, ricordando i festini proibiti organizzati dalla sua Casa, le serate passate con tante di quelle ragazze di cui neanche ricorda più il nome, l'Armadio Svanitore, le serate passate con Hermione Granger - spesso e volentieri a litigare, anziché usate per qualcosa di molto più piacevole.

Ron Weasley si siede lentamente sugli spalti del campo da Quidditch, rievocando grandi vittorie e terribili sconfitte, i cori della propria Casa di appartenza, le sciarpe rosso-oro sventolate con orgoglio, i cuori che battono velocemente, le urla di giubilio, la paura di vedere Harry precipitare al suolo - il secondo anno, con un bolide maledetto intenzionato ad ucciderlo -, la gioia di aver superato il provino per entrare nella squadra, lo sguardo di Hermione - così fiera e, all'epoca, ancora così innamorata di lui - e quello di Lavanda, il bizzarro copricapo di Luna, la telecronaca di Dean, così impaziale. 

Harry Potter si chiude alle proprie spalle l'imponente porta dello studio dell'attuale Preside Minerva McGranitt, osservando tutti i quadri, la scrivania dove Albus Silente sedeva, il Pensatoio, quel posto lasciato vuoto da Fanny, volata chissà dove. Si siede su uno scalino, togliendosi gli occhiali. Quante volte è stato convocato lì, e non solo per qualche punizione. Così tanti segreti sono stati confessati lì dentro, così tante emozioni sono venute fuori, così tanto amore è stato distibuito. Quando venne a sapere della spada di Godric Grifondoro, quando vide Silente smaterializzarsi, dopo l'arresto di Hagrid, quando fu convocato per la storia del Torneo Tre Maghi, quando la malefica professoressa Umbridge sedeva impropriamente su quella scrivania, con Hermione trattenuta da Draco Malfoy - le lacrime agli occhi, la paura di non poter più fare niente per Silente, il terrore di vedere i propri amici torturati per ottenere delle risposte -, quando Silente gli fece rivedere i ricordi dell'allora giovane Tom Riddle. Alcune lacrime iniziano a solcare il viso del Ragazzo-Che-è-Sopravvissuto. 
<< Harry caro, non hai motivo di piangere. >> mormora una voce così conosciuta, di fronte a lui. Albus Silente gli sorride dal proprio ritratto. 
Harry annuisce e cerca di sorridere << Tutto questo mi mancherà, professore. >> mormora. 
<< Ma è ora che voi andiate avanti, Harry. Non dovete dimenticare tutto quello che avete passato qui dentro... Ma ora dovete voltare pagina. Una nuova realtà vi aspetta, una nuova vita. Sono così orgoglioso di voi, vorrei non aver fatto tutti gli errori che ho commesso in questi anni. >> bisbiglia il professor Silente, la voce rotta in quelle ultime parole. Harry lo sa, di quali errori il professore si incolpa. << Le dobbiamo tutto, professore. Se sappiamo cos'è l'amore e l'incredibile potere che ha, lo dobbiamo soprattutto a Lei. >> spiega lo studente, cercando di non commuoversi.
<< Va' Harry, vai. Hai passato fin troppo tempo qui dentro, con questo vecchio mago rimbecillito. Renditi onore, rendi orgolgiosi Lily e James Potter, Severus Piton e Sirius Black. Sii fiero del tuo bagaglio di esperienze e non voltarti mai indietro, mai! >> lo congeda così il professore, sorridendo con gli occhi nascosti da quegli occhialetti a mezza luna. Harry annuisce e si alza in piedi, infilandosi nuovamente gli occhiali. << Addio, professore. >>
<< Il nostro è solo un arrivederci, Harry. >>


Il salone di casa Zabini è imponente, regale quasi, come ogni salone di Purosangue che si rispetti, direbbero molti. Pansy Parkinson si serve un po' di Martini Cocktail - invenzione babbana, effettivamente, ma ogni tanto anche loro fanno qualcosa di buono - e si siede sul grande divano di pelle nera, sorseggiando con gusto. Draco Malfoy entra in quel preciso istante e le rivolge uno dei suoi bellissimi sorrisi, poggiando una bottiglia di preziosissimo Wiskey Incendiario sulla grande tavola di pregiatissimo legno di quercia della Groenlandia. 
<< Theodore dovrebbe arrivare tra poco con Dafne, sono andati a fare un po' di compere >> spiega Draco sedendosi accanto alla sua migliore amica. Le sfila il cocktail di mano e lo beve alla goccia, lasciando Pansy sbigottita e imbufalita. << HEI!! >> esclama lei, ma Draco le regala un dolcissimo bacio sulla guancia. Pansy ride, pace fatta.
Un sonoro crack informa che anche gli utlimi ospiti sono arrivati.
Blaise Zabini scorta la coppia più invidiata di Serpeverde al centro del salone, facendoli accomodare. Quattro efli domestici si dispongono agli angoli della stanza, pronti per qualsiasi evenienza. 
<< Farei servire la cena... >> mormora Blaise sbottonandosi i polsini della camicia. Dafne tossisce per attirare l'attenzione e mostra la busta che il suo ragazzo, Theodore Nott, tiene in mano. << Veramente, ecco... Io pensavo che sarebbe stato più alternativo mangiare qualcosa di...diverso >> mormora lei con occhi dolci. Draco geme, contrario. La cucina di casa Zabini è una delle migliori! Tutti i pranzi passati lì in quegli anni sono alcuni dei ricordi più preziosi che ha.
<< E cosa, di grazia? >> borbotta Blaise, facendo segno agli elfi di non servire a tavola.
Dafne si apre in un sorriso magnifico e Draco geme nuovamente. Lo conosce quel sorriso, e non promette mai bene, mai! 
<< Pensavo che potevamo mangiare la cucina cinese e giapponese, ho preso un po' di tutto!! >> esclama lei entusiasta. Pansy è l'unica favorevole, ma  - da veri signori - nessuno di loro ha intenzione di dirle di no.
<< Io, però, vi tirerò su il morale... >> dichiara Theodore Nott. Agita con un movimento fluido la propria bacchetta e magicamente due casse di vino si avvicinano a loro. Poi sorride, facendo intendere che non è finita qua. Dalla tasca dei pantaloni estrae una bustina di plastica perfettamente sigillata e la lancia a Draco, il quale la osserva con un ghigno.
<< Sì, direi che così va molto meglio. >> acconsente lui, passando poi la bustina al suo amico Blaise, il quale annuisce soddisfatto. Il padrone di casa schiocca le dita e Tresh, il capo degli elfi domestici, appare con un profondo inchino. 
<< Tresh, portami quella scatola che si trova in cantina con le cartine lunghe e tutto l'occorrente. >> gli ordina. 
<< Cominciamo?! Io sto morendo di fame! >> esclama Pansy, dirigendosi spedita verso la tavola da pranzo che  - dopo un velocissimo cenno di capo da parte di Blaise - viene velocemente apparecchiata da elfi meticolosi

 

Hermione Granger percorre con religioso silenzio tutte le aule lasciate vuote ed in ordine, cerca di imprimersi con ancor maggiore precisione ogni dettaglio di quelle classi, di quei banchi. Lascia alle proprie spalle l'ultima di queste e si avvia con le lacrime agli occhi verso il suo rifugio in tutti quegli anni, la Biblioteca.  Cerca di non scopiare a piangere, percorrendo con passo leggero i corridoi tra gli scaffali, sfiorando ogni suo amato volume, soffermandosi a toccare alcune copertine, ad annusare l'odore della vecchia carta mista ad inchiostro. Prende posto sulla sua solita sedia, carezza con mani tremanti quel banco che ha visto milioni di pergamene compilate cone estrema minuzia, osserva le zone rovinate a causa del suo ticchettare nervoso con le unghie, chiude gli occhi godendosi ancora una volta quel silenzio così magico. Rievoca le ore passate a spiegare a quegli zucconi di Ron ed Harry alcuni passaggi così elementari, le ricerche estenuanti al quarto anno, la paura mista ad eccitazione quando - con il mantello dell'Invisibilità - entrava nella Sezione dei Libri Proibiti, il fragile confine tra ansia ed eccitazione quando - quest'ultimo anno - si trovava seduta con Draco Malfoy chino alle sue spalle, nel tentativo di non lasciarsi distrarre e continuare a studiare. I baci fugaci scambiati nascosti dietro ad uno scaffale, i rimproveri di Madama Pince quando qualcuno alzava troppo la voce, la soddisfazione di uscire ogni sera da quel luogo con in mano pesantissimi volumi.  Scosta lentamente la sedia e la rimette al suo posto, in quell'angolo che tutte le sere era diventato proprio il suo piccolo angolo di paradiso e si incammina nuovamente verso l'uscita. Il treno li sta aspettando.







<< Professoressa McGranitt, è stato un onore essere una sua studentessa. >> mormora Hermione con le lacrime agli occhi e la cravatta rosso-oro stretta in pugno. Tutti gli studenti sono finalmente liberi di vestirsi come pare loro, ma loro no! Ognuno degli studenti dell'ultimo anno tiene con sé un segno caratteristico della propria casa, chi la spilla da CapoScuola, chi la cravatta, chi il mantello tenuto sul braccio. Harry Potter è dietro di lei, lo sguardo fisso sul volto commosso della loro professoressa di Trasfigurazione. Minerva McGranitt tira su col naso, compiendo quegli ultimi passi di circostanza che la separavano dalla sua amatissima studentessa. 
<< Oh Hermione cara! L'onore è mio, tutto mio. Grazie >> replica un po' goffamente lei, stringendo in un abbraccio impacciato - ma tanto affettuoso - la sua più preziosa pupilla. La sua piccola bambina, le piacerebbe tanto definirla così. La punta di diamante.
Hermione scoppia a piangere e a ridere istericamente, imbarazzata. Harry cerca di salvare la situazione e tocca leggermente il braccio della professoressa, interrompendo quel momento.
 << Grazie, professoressa. Le devo moltissimo. >> mormora accalorato. Minerva McGranitt scoppia in un pianto senza eguali, sorride sentendosi una scema - "Che figura farò con gli studenti più piccoli, se mi mostro così sensibile? E la mia credibilità?" - e accetta con piacere il fazzoletto gentilmente portole da Ronald Weasley, forse ancora più imbarazzato - insomma, lui è stato una frana in questi anni! Soprattutto nella sua materia! "E ora che le dico?! Ho sempre adorato la sua materia, sa?"
<< Harry, carissimo Harry… >> inizia la professoressa, poi scuote la testa, preferendo tacere e soffiarsi il naso. 
<< Sì beh, prof. Grazie di tutto, non la dimenticheremo mai. >> dichiara Ron. 
Poi annuisce, contento del risultato. Politicamente corretto. 
Il giro di saluti si protrae a lungo, su quel binario che percorreranno per l'ultima volta, tornando a casa. Hermione abbraccia la bibliotecaria, dilungandosi con lei in una conversazione su libri e tomi e pergamene. Harry stringe calorosamente la mano al professor Lumacorno, sorridendo. Ron saluta con educazione il professor Vitius, ricordando con lui alcuni divertenti aneddoti del primo anno - "Si dice Le-vi-ò-sa, non Le-vi-o-sà!" -
Neville Paciock si distacca con commozione dalla professoressa Sprite e carezza con dolcezza una delle cabine del treno, la mano tremante, il cuore così pesante. Luna Lovegood si mette a rincorrere i Nargilli per tutti gli scompartimenti, andando a sbattere contro alcuni alunni più piccoli che - impazienti - sono già montati sul treno. Harry e Ron si siedono su una panchina lì, di fronte alla porta della loro cabina, e osservano. Che cosa, non si sa. Forse stanno ricordando tutto quello che è successo sul quel treno. Il loro primo incontro, otto anni prima, quando Harry comprò tutte le meraviglie del carrello dei dolci. Oppure quando al terzo anno quel Dissennatore entrò nel loro scompartimento. 
Si guardano e si sorridono, consapevoli che sì, stanno pensando entrambi alle stesse cose.
Blaise Zabini rincorre con lo sguardo Ginevra Weasley, che gli lancia un fugace bacio con la punta delle dita e gli fa l'occhiolino. Il Serpeverde sorride e scuote la testa, per poi affrettarsi ad afferrare le valigie pesantissime della sua amica Dafne e a metterle sul treno. Neville Paciock cerca disperatamente di fare mente locale - "Per la miseria, avrò preso tutto? Quanto mi servirebbe una Ricordella in questo momento!" - mentre un'accaldata Pansy Parkinson lo supera senza minimamente prestargli attenzione, desiderosa di allontanarsi il più possibile da quello strafottente di Theodore Nott, uno dei suoi migliori amici. Draco Lucius Malfoy osserva la folla di ragazzi intenta a salire sul treno, i professori commossi che salutano i ragazzi del suo anno, la bella Zara abbracciare alcune ragazze più piccole della sua Casa, quella stravagante della Lovegood intenta a tirare i capelli a Seamus Finnigan - probabilmente alla ricerca di qualche assurda creatura - e poi la chioma mossa e disordinata di Hermione Granger, appostata in disparte, proprio come lui. Le si avvicina con passo elegante, trascinando con la bacchetta la pesante valigia in finissima pelle di drago, poi le si accosta.
Hermione lo guarda e sorride, gli occhi lucidi e il labbro inferiore leggermente tremolante. Non vuole mostrarsi così ridicolmente sensibile, ma è più forte di lei.
<< Credo che se ti abbracciassi peggiorerei solo la situazione >> mormora lui, con voce incolore. Hermione gli sorride ed annuisce, poi si volta nuovamente a guardare avanti a sé, quel treno che prenderà per l'ultima volta. Una lacrima solitaria sfugge al suo controllo e scivola sullo zigomo destro. Draco gliela asciuga prontamente, continuando però a guardare avanti a sé, anche lui. Quella mano diafana, poi, scende con una delicata - quasi inesistente - carezza lungo tutto il braccio di lei, fino a far toccare le punta delle loro dita. Un sospiro di lei, un sorriso di lui. 
La loro ultima corsa sul binario 93/4 , questa volta per affrontare un mondo tutto nuovo per loro. Fa così paura a pensarci, eppure è inevitabile.


<< Sono usciti i quadri, Pansy! Corri, che ti frega dei capelli! >>
<< Sono inguardabili, Daf! >>
<< Forza belle signore, non avete motivo di farvi belle! Avete entrambe un povero disgraziato che vi sopporta! >> esclama Blaise Zabini sdraiandosi sul letto di Dafne. Draco si appoggia allo stipite della porta, ridacchiando. Pansy Parkinson esce dal bagno con la spazzola in mano ed uno sguardo minaccioso. << Almeno qualcuno ci sopporta, Bla. Non siamo noi quelle sole come un cane. >> ribatte lei acidamente. Draco scoppia a ridere fragorosamente, battendo le mani.
<< Oh-oh! Colpito ed affondato! Questa, amore, era bellissima! >> 
Pansy e Blaise si girano a guardare il loro migliore amico, gli sguardi accesi e divertiti.
Pansy lascia cadere a terra la spazzola e lo abbraccia stretto << Sai da quanto era che non mi chiamavi più
amore? >> Draco mugugna qualcosa di imprecisato, ricambiando la stretta.
<< Forse è più preciso dire “ sai quante sono le volte in cui mi hai chiamato amore?” >> afferma Theo entrando nella stanza ed unendosi al gruppo. Dafne gli si avvicina saltellando, gioiosa.
<< Non vorrai farmi una scenata di gelosia, vero Pan?... >> borbotta Draco, ora lievemente in imbarazzo. Scoppiano tutti a ridere e Draco sorride appena, confuso. 
anche perché lo sai che sono innamorato di Hermione. Lo sai meglio di me.
<< Posso elencarti le volte ad occhi chiusi! Quinto Anno, in questa camera. Erano un paio di settimane che non sentivi i tuoi, avevi appena preso Eccezionale in Trasfigurazione ed eravamo sdraiati sul mio letto a farci il solletico. Io ti ho chiesto una tregua e tu ti sei stravaccato per bene. “Mi passeresti una sigaretta, amore?”  mi hai detto. >> comincia ad elencare Pansy.
Draco annuisce, ricordandosi dello sguardo stupito della sua migliore amica e di come si era affrettato a chiederle scusa, dicendo che gli era venuto spontaneo e che non era assolutamente da fraintendere. << Me lo ricordo >> ammette.
<< Seconda volta, sempre Quinto Anno. Ho fatto lo sgambetto alla Granger l’ultimo giorno di scuola, facendola cozzare contro Weasley che reggeva in mano un piatto pieno di cibo - beh, come suo solito... Si sono sporcati tutti e due. Siamo scoppiati a ridere e tu hai urlato “così si fa, amore!” >>
Blaise ride vedendo la faccia imbarazzata di Draco nel ricordare tutte le cattiverie che si dilettava a fare a quella che ora è, inevitabilmente, la sua fidanzata.
<< Oh, la terza volta me la ricordo io! >> esclama Dafne facendo velocemente il nodo della cravatta al suo uomo. << Sesto Anno, Sala Comune. Pansy era in lacrime perché quello scimmione di David Frobben l’aveva appena tradita per quell’oca di Simonetta. Sei arrivato tu, hai mollato un cazzotto a Frobben ed hai abbracciato Pansy.
“Passerà, amore. Ci siamo noi”, le hai detto. Si può sapere dove cazzo la nascondi tutta questa dolcezza?! >> 
<< Ora che sta con la Granger si è rammollito! Vedrai, Pansy, quante volte ancora ti chiamerà “amore”. Su, andiamo!>> dichiara Theo prendendo la mano di Dafne e incamminandosi verso la porta.
<< Okay, basta. Mi state ridicolizzando abbastanza. Se è per voi fonte di tanto divertimento, scordati che ti chiamerò ancora così, Parkinson! >> borbotta Draco staccandosi dallo stipite e seguendo i suoi due amici su per le scale. 
<< Ops, si è incazzato >> mormora Pansy con voce da bambina. Blaise ride e l’abbraccia, accompagnandola fuori dalla stanza << Sai che novità! >>



Blaise Zabini osserva Zara Jolly intenta a racimolare le ultime scartoffie lasciate in classe, china su dei volumi che probabilmente lascerà in biblioteca, o che forse butterà semplicemente.
"Oh, se lo sapesse la Granger!"
Le si avvicina con circospezione, desideroso di braccarla per parlare, per davvero. Niente più finzioni, niente più scuse. Finalmente è ora che loro due chiariscano la situazione, una volta per tutte. Quando Zara si gira per lasciare l'aula, un gridolino di spavento la tradisce. Blaise è a pochi centimetri da lei. << Ei >> mormora Zara, imbarazzata.
<< Dobbiamo parlare. >> dice lui, ma quella ragazza dai capelli rossi non ha nessuna intenzione di mantenere il contatto visivo. Né di stare un solo secondo in più in quella stanza, con lui.
<< Non ora, Blaise. Devo finire di fare la valigia. >> lo liquida lei, superandolo. Blaise l'afferra per il bracico, facendole cadere i volumi che si era apprestata a recuperare.
<< Invece noi due parliamo proprio ora! >> le dice, più bruscamente di quanto volesse.
Zara lo guarda con rabbia  - mista al terrore di tradirsi proprio ora, che è così vicina alla fine - e incrocia le braccia sotto al seno, cercando di farsi scudo, da cosa non si sa.
<< Parla, allora! >> gli ringhia contro, con più rabbia del previsto. 
<< Che ci è successo, Zara? >> domanda lui, avvicinandosi ancora. 
<< Sempre questa domanda?! Nulla, Blaise, nulla! Non capisco a cosa tu ti stia riferendo! >> risponde lei, cercando di allontanarsi. Blaise l'afferra per le spalle, impedendole così di scappare. 
Cerca di guardarla negli occhi, di sondare ogni sua emozione, di capire veramente cosa stia succedendo loro - cos'è questo fuoco che divampa ogni volta che è vicino a lei? Cos'è questa forza che mi spinge a starle vicino? Perché lei non mi guarda più negli occhi? - 
Ed è proprio questo che lo manda in bestia. Zara Jolly distoglie immediatamente lo sguardo da quello di lui, imbarazzata. 
<< Sai benissimo a cosa mi riferisco!! >> ribadisce lui, scuotendola.
<< No, Blaise! NON LO SO! PARLA!!! COSA VUOI DA ME? >> urla lei, fronteggiandolo con rabbia. Blaise perde le staffe e le mani gli prudono - quanto vorrebbe schiaffeggiarla per farla tornare in sé, quando ancora gli regalava quei dolci sorrisi e il loro rapporto non si era deteriorato.
<< Parlo del fatto che non mi guardi più negli occhi! Del fatto che non parliamo più! Parlo del fatto che mi eviti come la peste e IO NON CAPISCO PERCHÉ! Ecco di cosa parlo, Zara! Parlo del fatto che non siamo più noi due! >>
<< N-non è vero, Bla...Quello che dici non è vero >> mormora piano lei, colpita come da uno schiaffo. Fa male, sapere che anche lui sta male. Fa ancora più male non sapere il perché.
<< Allora guardami negli occhi, Zara, e dimmi che siamo ancora tu ed io, migliori amici, legati come sempre. Guardami negli occhi, maledizione! >> esclama Blaise esasperato. Zara non accenna a muoversi e Blaise ringhia parole incomprensibili.
<< È da quel giorno in Biblioteca che non mi guardi più negli occhi, Zara! Perché?!! >> chiede lui.
Che ingenuo.  << Davvero non ci arrivi? >> chiede Zara, stanca di tutto ciò.
<< No, non ci arrivo. Spiegamelo. >> 
<< Prova a ricordare, Blaise. Prova a capirmi. >> mormora lei, sostenendo per la prima volta il suo sguardo tormentato.
« Nel 1345 cosa avvenne? »
« La rivolta magica da parte dei contadini del Fultershire. Uccisero i due vescovi della contea e ne bruciarono i corpi. I contadini si proclamarono proprietari indiscussi dell’ordine dei Maghi della Scozia » risponde preparato Blaise, facendo sorridere Zara. 
« E nel 1911? »
«  Mina Jokkency vince l’oro alle Magiolimpiadi per il “lancio della fattura”! » 
« Blaise… »
« I folletti e gli gnomi si allearono per conquistare lo Yorkshire. » risponde a macchinetta lui, sbuffando. Zara sorride e gli dà un leggero buffetto sulla guancia, trattandolo come se fosse un bambino. « Questa materia è noiosa » annuncia lui.
« Ma hai tutte O lo stesso… per cui io non mi lamenterei se fossi in te. » replica lei, facendo una smorfia. « Uhuuuh, qualcuno qui è geloso!! » esclama Blaise facendola arrossire.
« Sciocchezze, Ruf non mi sopporta… non è certo colpa mia! » ribatte piccata Zara. Blaise ride e le scompigli i capelli, afferrandola per le spalle per non farla scappare. « BLAISE!!! » urla lei dimenandosi. Quando infine lui la lascia andare e lei rialza il capo per incenerirlo si trovano così, faccia a faccia, naso contro naso, una distanza misera. Zara trattiene inconsciamente il respiro e senza volerlo si protende verso di lui.
Blaise sposta lo sguardo dagli occhi  alle labbra di lei, che l’hanno sempre incantato.
E chiamato a sé, si potrebbe dire. 
Vorrebbe così tanto!
Zara lo nota quello sguardo e spera. Spera spera spera spera che lui…
« E nel 1761? » sussurra Blaise, infrangendo ogni sua speranza. 
Zara sbatte qualche volta le palpebre, confusa. 1761?!
Si allontana e si ricompone, passandosi velocemente le mani tra i capelli. « Nel 1761 l’orco Kingerty divenne Presidente della scuola di Magia in Finlandia, dando origine ad una  vera e propria rivoluzione. » spiega brevemente lei, la voce che le trema appena.
Blaise sospira e annuisce.
Zara non ha più il coraggio di guardarlo negli occhi.


<< Ti chiedi perché io non riesca più a guardarti negli occhi, eh? Perché sono innamorata del ragazzo che mi considera la sua migliore amica, Blaise! Ecco perché. Perché quando stavamo per baciarci tu non hai voluto, non mi hai voluto! E l'ho capito, lo sto accettando. Solo che fa male guardarti negli occhi e non scorgere lo stesso sentimento che mi scuote, capisci? E ora ti perderò anche come amico, ma a quanto pare la nostra amicizia non si sarebbe mai potuta consolidare. Sono stata una cretina io, e un illuso tu. >> Zara apre finalmente il cuore a Blaise, che la guarda sconvolto. Ed emozionato.
<< Zara, io... >> inizia lui, ma Zara si protende per stampargli un veloce bacio sulle labbra, desiderosa di portarsi a casa almeno questo, della lora strana relazione. Un fugace bacio, giusto il tempo di chiudere gli occhi, di assaporare il gusto dell'altro, di sentire lo stomaco chiudersi in una morsa così piacevole. 
<< Scusami, scusami! Non avrei dovuto, lo so... Addio, Blaise! >> esclama poi lei, le lacrime agli occhi. Si strattona dalla presa ferrea di Blaise e scappa, lasciando lì, in balia dei suoi sentimenti.
E di quella morsa allo bocca dello stomaco che, per la miseria!, anche lui sente. 

<< Perdonami, se puoi. >> mormora d’un tratto Draco Malfoy, facendole  aprire gli occhi.
Si era appisolata, appoggiata a lui sul grande letto. 
<< Ti ho già perdonato. >> risponde dubbiosa lei. Draco scuote la testa.

Perdonami per la battuta.
Perdonami, perché ho il Marchio Nero.
Perdonami, perché sono un Malfoy.
Perdonami, perché ti ho sempre trattato male.
Perdonami, perché non riesco più a starti lontano.
<< Non penso di meritarmelo, sul serio! Come fai? >> ribatte lui. Hermione si stringe nelle spalle, confusa. << Perché il sentimento che provo per te è troppo forte, non posso starti lontana. >> chiarisce lei, limpida e meravigliosa. Draco sospira e scuote la testa.
<< Ma con tutte le persone di cui ti potresti invaghire! Ti vai a scegliere la peggiore! >> esclama con fare teatrale, sinceramente stupito.
<< Perché fai così, Draco? >> chiede Hermione, accoccolandosi meglio contro di lui.
Draco le stringe le braccia intorno ai fianchi e la fa stendere su di sé.
<< Così come? >>
<< Perché sei così negativo, ci sono tante cose belle nella vita e nel mondo! >> esclama lei con enfasi.

“Ed in te, Draco. Tu sei pieno di cose belle.”
Draco sospira e le lascia un delicato bacio nei capelli.
<< Non nel mio di mondo, Granger. Non in quello dove sono cresciuto io. Le cose belle si potevano contare sulle dita di una mano, te lo garantisco. Ma mia madre mi ha insegnato che basta chiudere gli occhi per vedere l’amore. Ogni tanto, in camera, ci provavo. Passavo delle serate bellissime, in compagnia dell’amore. Quando mi sveglio solitamente cambia tutto, però. >>
Hermione si arrampica in maniera un po’ goffa per avvicinarsi maggiormente a lui, che la fissa negli occhi, imperscrutabile. Non ha mai distolto lo sguardo Draco, mai.
Lei gli lascia un leggero bacio sul mento e torna a guardarlo negli occhi.
<< Non ti serve più chiudere gli occhi, per vedere l’amore. Ti basta guardare nei miei, di occhi, Draco. >> sussurra con trasporto. 
Draco le prende delicatamente il viso con due mani e si avvicina per un dolce sfioramento di labbra, che si trasforma presto in molto, molto altro.
Hermione finisce sotto di lui, deliziosamente premuta contro il letto del giovane Serpeverde.
Le mani intrecciate ai lati del viso di lei, le gambe perfettamente incastrate tra loro, un lento ed estenuante strusciarsi, alla ricerca di qualcosa di più profondo, di più vero.
<< Aiutami a vedere l’amore, Hermione >> sussurra Draco sulle labbra di lei, guardandola con intensità. Hermione annuisce con gli occhi lucidi per il desiderio e per l’emozione.
Draco si china nuovamente sulle labbra di lei, baciandola di nuovo. Ogni loro bacio è unico come il primo ed intenso come l’ultimo di cui si ricorda vagamente la scia di desiderio che li aveva attraversati. Hermione gli bacia gli zigomi, le palpebre chiuse, il naso, il mento, la gola. Draco allenta la cravatta di lei e inizia a sbottonare il primo bottone di quella camicia così rigorosamente ben abbottonata.

Primo bottone, qualche delicato bacio sulla gola.
Secondo bottone, una scia di baci che prosegue sullo sterno.
Terzo bottone, le mani che si intrufolano delicatamente all’interno, alla ricerca della pelle surriscaldata di lei. 
 Afferra le mani di Hermione e gliele bacia, piano. Le punta delle dita, i palmi, i polsi. Guardandola fissa negli occhi le slaccia pure i polsini, sorridendo all’idea che solo lei possa avere davvero il coraggio di abbottonarseli – e tenerli abbottonati tutto il giorno, soprattutto! 
Hermione gli sbottona velocemente la camicia, baciando ogni lembo di pelle che riesce a scorgere, toccandolo ovunque; gli sfila la camicia, lasciandolo  a torso nudo con la cravatta ben in vista.
Poi gli sfila anche quella, ma solamente per infilarsela a sua volta, sopra al petto lasciato scoperto da una camicia sbottonata a metà. Gli sorride maliziosamente e Draco ride, tirandola a sé per la cravatta, scoccandole un bacio a stampo.
<< Mi fai impazzire con questi colori addosso. >> mormora, poi scuote la testa, sorridendo.
<< Come se non fossi già pazzo di te… >> si corregge, impegnandosi a terminare il lavoro lasciato incompiuto. Le sfila la camicia, lasciandola in reggiseno.
Hermione lo allontana appena da sé, per osservare il Marchio Nero. Non fa più così paura, in una circostanza simile. Non fa paura, addosso a lui. Lo sfiora con le dita e Draco trema impercettibilmente. E allora lo nota pure lui, il marchio che contraddistingue la sua amata mezzosangue. E proprio di quello si tratta.
"Mezzosangue", inciso sulla pelle candida ed innocente di lei. Le bacia piano quello sfregio, sentendola sospirare. Entrambi marchiati, entrambi così vicini.
Draco sposta l’attenzione sulle gambe di Hermione, deliziosamente avvinghiate al busto di lui. Inizia a carezzarle lentamente, avvicinandosi sempre più all’interno coscia. Hermione freme e gli slaccia i pantaloni della divisa, sfiorandolo inavvertitamente – o forse no? 
Draco carezza ogni parte di lei, osservandola con devozione. Il collo da cigno, sul quale lascia un altro marchio, ben più dolce e piacevole. Osserva le sue spalle minute, il suo seno ancora nascosto dal pizzo del reggiseno, la sua pancia, i suoi fianchi. Le bacia l’ombelico, le slaccia il bottone della gonna, abbassa lentamente la zip, unico rumore in quella stanza oltre ai sospiri e ai lievissimi gemiti. Gliela sfila piano, facendo attenzione a toccare ogni singolo punto delle sue gambe, sorridendo nel vederla fremere. Hermione rimane in reggiseno e mutande, la cravatta verde-argento che spicca su quel corpo così chiaro. Draco si puntella sui gomiti per aiutarla a farsi sfilare i pantaloni. Rimane in boxer, steso sopra di lei. 
Un ultimo strato che li tiene separati fisicamente. Perché loro in realtà separati non lo sono, non ci sono più barriere, niente più ostacoli.
Draco le sgancia il reggiseno, abbassando piano le spalline. Un bacio sulla clavicola, un altro sullo sterno, uno sul cuore. Hermione gli si stringe addosso il più possibile, bacino contro bacino, torace contro torace. Si sfila il reggiseno e lo lascia cadere per terra. Draco le bacia un seno ed Hermione sospira. Contemporaneamente si sfilano le mutande. 
Nessuna separazione, né fisica né tantomeno mentale.
Hermione passa le mani sui capelli di lui, sulle spalle, sulla schiena. Ogni muscolo si tende e vari sospiri si perdono nell’aria. Bacino contro bacino, senza più barriere.
Non è momento di preliminari. La loro storia è stata tutto un preliminare, fino ad ora.
La voglia di completarsi supera ogni altro desiderio. Draco le scioglie delicatamente il nodo della cravatta, facendola poi scivolare attraverso il solco tra i seni. Hermione gli morde il labbro inferiore, incapace di aspettare anche solo un minuto di più. Draco afferra la bacchetta – nascosta tra le pieghe delle lenzuola – e mormora velocemente l’incantesimo contraccettivo. 
La guarda negli occhi per l’ennesima volta e poi entra in lei.
E finalmente sta capendo come
vedere l’amore.
Entrambi, nello stesso istante in cui si sentono completi per davvero, legati da una forza che è al di sopra delle loro capacità – è inevitabile, così uniti – anima, cuore, cervello e corpo, pensano la stessa identica cosa. Una verità così disarmante, così vera, così semplice.
Hermione Granger e Draco Malfoy lo pensano contemporaneamente.
Occhi negli occhi, i sospiri che si mescolano, le mani intrecciate. 

“Ti amo.”





<< Sei sicura di volerlo, Granger? >> mormora Draco osservano il vialetto di casa Granger, proprio di fronte a loro. Hermione si stringe nelle spalle – quelle esili spalle che Draco ama tanto stringere. 
<< Se non te la senti non sei costretto, Draco. Puoi tornare a casa. Noi ci vediamo domani. >> risponde dolcemente lei, ma è tesa, Draco lo nota. E sa che non è il caso di lasciarla andare da sola, 
ad affrontare la situazione. Ora che è di nuovo vicino a lei non si lascerà ingannare dalla propria vigliaccheria. Le carezza velocemente il braccio, uno sfioramento appena.
<< Andiamo. >>
Lei si incammina, ma lui lo sa, che Hermione ha sorriso. Lo sa benissimo. 
Quanto siamo egoisti e presuntuosi, a volte. Convinti che il bene di qualcun altro sia opera nostra.
Il sorriso di Hermione è opera dell’atto di coraggio – di amore – di Draco, per lei.
Il tutto è solo per lei. Guai a chi dice che Draco Lucius Malfoy si sia rammollito! 
È semplicemente innamorato, ed ora lo ha capito. 
Attraversano la strada e si avvicinano al cancelletto di legno, semplice, bianco. Un po’ rovinato, a dire il vero. Draco si perde ad osservare la casa dei Granger, una banalissima, semplicissima, comunissima casa a due piani, tipicamente inglese. Così diversa dal Manor dei Malfoy.
Basta rimuginarci su, Draco. È così. È inevitabile.
Hermione tira un forte sospiro, forse per darsi forza. Draco vorrebbe tanto abbracciarla, ma non gli sembra il momento. Così fa un semplice passo e la supera, avviandosi verso la porta di quella casa.
Hermione lo segue a ruota. Si ferma, lo guarda negli occhi, lui le regala un debole sorriso ed Hermione prende coraggio. Suona alla porta di casa propria ed aspetta, pazientemente.
Dei passi affrettati, il chiavistello che viene spostato, la porta che si apre.
Vincent Granger davanti a loro. Alto, smagrito, capelli brizzolati ed un’aria da buon uomo. Le guance non più così paffute, gli occhi non più così azzurri e limpidi. Però il sorriso è e sarà sempre quello, inconfondibile per Hermione. Il sorriso rassicurante del proprio papà.
Il sorriso dal sapore di casa. 
<< Ciao, papi >> sussurra lei, sorridendo come un’ebete. 
Il signor Granger allarga le braccia senza dire niente, semplicemente sorride. Hermione non si lascia scappare questo invito e si fionda tra le sue braccia, al sicuro. Draco è rimasto sulla soglia di casa, lo sguardo dubbioso – tipico suo. 
<< Ciao, bambina mia! Ben tornata a casa! >> esclama Vincent Granger lasciando un sonoro bacio sulla guancia della propria figlia. Hermione ride, confusa dallo schiocco che le ha quasi perforato un timpano. Fa un passo indietro e si gira a guardare Draco, tendendogli la mano.
<< Papà, vorrei presentarti Draco. È il mio…ehm…fidanzato >> mormora imbarazzata all’idea di presentare Draco al padre, ma anche – e forse soprattutto – all’idea di dover dare un nome a quel loro “noi”. Fidanzato, fa ancora strano.
Voglio ricordarmi il tuo diploma, vederti scegliere l’università, seguire i tuoi studi magici. Chissà, magari conoscere il tuo futuro marito. Mi piacerebbe, bambina mia. 
Chissà.
Vincent Granger sorride estasiato ed allunga la mano verso quel giovane ragazzo, bello ma molto composto, forse troppo. << Draco… Malfoy, dico bene? >> chiede sorridendo.
Draco annuisce poco convinto. Sicuramente la sua fama lo precede, il che non è una gran consolazione.
Hermione guarda dubbiosa quello scambio di sguardi, osserva perplessa la mano tesa del padre, per ora pronta ad afferrare l’aria. 
Forse Draco non è ancora pronto. 
Forse gli sto chiedendo troppo.
Forse è semplicemente
… << Sì, signore. Draco Lucius Malfoy. >> afferma l’algido Serpeverde stringendo la mano al padre della propria fidanzata. << Vincent Granger, è un piacere, ragazzo mio. Forza, che aspettate?! Entriamo! Tua madre sta cucinando da ore! >>
Il signor Granger volta le spalle – leggermente più ricurve, a volerci fare caso – ed entra in casa. Hermione sorride a Draco, ancora un volta – continuerà a sorridergli così per sempre, con questo calore e questo trasporto, senza mai più smettere, perché è inevitabile? – ed entra in casa. Draco sospira rassegnato, afferra la gabbia di quella bestiola – che risponde al nome di Grattastinchi – che vorrebbe tanto abbandonare lì e non rivedere mai più, ed entra, chiudendo la porta.

Draco ed Hermione sono stesi sul letto di lei, le cravatte della divisa malamente abbandonate per terra insieme alle scarpe. Le gambe perfettamente attorcigliate tra di loro, i corpi che combaciano perfettamente, le labbra che non smettono un secondo di cercarsi. La porta della camera del dormitorio chiusa a chiave, per sicurezza.
Draco tiene una mano ferma tra i capelli di lei, impedendole di fuggire.
Non che lei lo voglia, non sia mai. Ma meglio evitare di perderla di nuovo.
Hermione gli carezza delicatamente i capelli, anche se il bacio è tutto fuorché delicato.
 Intenso, travolgente, passionale, a suo modo dolce, ma non certo delicato.
Grattastinchi balza sul letto, sulla schiena di Draco che copre perfettamente Hermione.
Malfoy si sposta di lato di scatto, lasciando cadere Grattastinchi sul grembo di Hermione, che scoppia a ridere. 
<< Granger, io questo gattaccio lo ammazzo! >> esclama furibondo lui, scompigliandosi i capelli.
Hermione carezza dolcemente le orecchie del proprio gattaccio, continuando a ridere.
<< Non offenderlo così, Draco! È semplicemente iperprotettivo nei miei confronti e geloso. >>
<< Ma sentila! Quel mostro non prova emozioni, è solo una bestiaccia! >>
Hermione copre le orecchie a Grattastinchi con fare dolce e guarda male Malfoy.
<< Non dire cattiverie! Ha un’anima come tutti gli esseri viventi! >> ribatte lei, convinta.
Draco sbuffa e si stende a pancia in su, scuotendo la testa.
<< E quindi questa palla di pelo proverebbe dei sentimenti? >>
<< Già. Come te e me. >> risponde Hermione.
<< Beh, allora sono contento che sia geloso! Ed ha pure ragione! >> esordisce lui, lasciandola sorpresa. 
Come se Draco non fosse un'inesauribile fonte di sorprese.
<< Ah sì? >> chiede lei, confusa.
Draco si avvicina nuovamente a lei, lasciandole un delicato bacio sulle labbra.
<< Oh sì. D’altronde non può fare quello che voglio farti io e non può avere quello che voglio che tu mi dia. >> mormora sulle labbra di lei. Hermione arrossisce e carezza piano la guancia di Draco, sorridendo. 
<< E cosa vuoi da me, Draco? >> domanda. Draco sposta con una manata il gatto dal busto di Hermione, che si allontana soffiando come un ossesso. Si riposiziona sopra di lei, le mani al lato del suo viso, occhi negli occhi.
<< Voglio tutto da te. >> le dice.
<< E cosa vuoi farmi? >> chiede, sorridendo appena. Un guizzo malizioso attraversa le iridi plumbee di lui, che si avvicina pericolosamente a lei. I bacini si sfiorano, i petti si toccano, i nasi pure. 
<< Ora te lo dimostro per bene. >> risponde con voce roca Malfoy, baciandola con un trasporto indescrivibile. Hermione passa immediatamente le braccia intorno al collo di lui e gli circonda la vita con le gambe, avvicinandolo – se possibile – ancora di più a sé.
Persi in quel turbine di passione, sentono distrattamente Grattastinchi soffiare accanto ai loro volti.
Hermione allontana con fatica una mano dalle spalle di Draco per buttare giù dal letto il gatto.
<< Sciò, Grattastinchi! Vattene!! >> mormora trovando – stranamente – la forza per staccarsi dalla bocca di Draco ed articolare questa frase. Grattastinchi viene malamente sbattuto fuori dal letto, sotto il sorriso vittorioso di Draco Malfoy che non perde tempo a sbottonare la camicia con lo stemma di  Grifondoro ad Hermione. Finisce per terra, insieme alle cravatte, alle scarpe e a quel gattaccio. Tempo pochi secondi ed anche la camicia con lo stemma di Serpeverde finisce a terra, insieme a quel mucchietto, coprendo un indignato Grattastinchi.



<< Perché mi hai dato appuntamento qui, Seam? Non dovevamo vederci domani? >> domanda Pansy Parkinson avvicinandosi a Seamus Finnigan, seduto sullo sgabello del bancone di Madama Rosmerta. Lui le lascia un delicato bacio all’angolo delle labbra e la invita a prendere posto accanto a sé. 
<< Non sei felice di vedermi? >> domanda
<< Certo, che domande! Solo…non capisco. >> replica lei, poggiando la borsa a terra e i gomiti sul tavolo. Sorride velocemente a Madama Rosmerta e torna a guardare Seamus, confusa. Lui continua a sorridere, trionfante.
<< Vuoi qualcosa da bere? >> chiede
<< Ehm…veramente… >>  inizia a dire lei 
 << MADAMA ROSMERTA! Due Burrobirre, grazie! >> la sovrasta Seam, zittendola.
<< Dicevi? >> chiede lui, angelico. Pansy lo guarda male, scocciata. 
Le Burrobirre fluttuano delicatamente verso di loro, perdendo un po’ di schiuma durante il loro tragitto. Pansy afferra il calice e se lo porta alle labbra, ma Seamus la interrompe, facendo cadere della schiuma sulla camicetta azzurra di lei. Pansy poggia con forza il calice a tulipano e si alza dallo sgabello, infuriata. 
<< Ma si può sapere che diamine ti prende, deficiente?! >> sbraita la Serpeverde cercando velocemente la bacchetta nella borsa per un efficientissimo Gratta e Netta.
Seamus scoppia a ridere e porta una mano alla tasca dei pantaloni << Lascia, faccio io >> le dice.
Pansy gli intima di stare immobile con la mano e si ripulisce alla svelta.
Lo fissa negli occhi. << Per quale motivo mi hai fatto venire qui?! >> domanda nuovamente.
Seamus Finnigan continua a guardarla, sorridendo. Pansy lo osserva per qualche secondo ancora e poi afferra velocemente la borsa. << Basta così! Mi hai scocciato. Quando imparerai a crescere fammi un fischio! >> esclama uscendo inviperita dal locale.
Seamus scoppia a ridere di gusto, facendo girare molti commensali curiosi.
Lascia sul bancone cinque Galeoni ed undici Falci. Poi afferra la busta che teneva segretamente nascosta sotto al sedere e si avvia con passo svelto verso la stradina affollata di Hosgmeade. 
Cammina velocemente, scostando alcuni passanti e sorridendo ad altri. Intravede la figura snella di Pansy Parkinson, i suoi lunghi capelli neri, la sua postura altezzosa. Sorride, si porta due dita alle labbra, fischiando con forza. Uno dei tanti insegnamenti di suo nonno, babbano.
Pansy aggrotta le sopracciglia, rallenta il passo, ma non lo arresta. 
Quando imparerai a crescere fammi un fischio!
Seamus fischia di nuovo, ancora più forte di prima.
Pansy allora si gira e lo vede, sorridente e vittorioso.
“Ma che diavolo…?!” si chiede, mentre lo vede avvicinarsi a lei.
<< Che vuoi ancora? >> chiede. Seamus le porge la busta e aspetta pazientemente che lei la apra.
Pansy guarda dubbiosa la busta e poi il proprio fidanzato, confusa dallo strano atteggiamento di quest’ultimo. << Apri >> la incita lui.
Pansy sbuffa ed apre la busta, estraendo un semplicissimo pezzo di carta, del Ministero.
Legge ciò che ci è scritto, poi sbianca. Poi diventa irrimediabilmente rossa, conscia della figuraccia che ha appena fatto. Seamus le sorride apertamente e lei capisce il perché. Sorride pure lei, ora che sa.
Gli si getta contro, abbracciandolo stretto. Il Grifondoro la stringe a sé ridendo sul collo di lei, divertito. Pansy tiene ancora in mano il foglio, leggermente stropicciato.
La gente non sa, quello che c’è scritto su quel foglio. 


Ufficio del Trasporto Magico

Una Passaporta – a forma di libro di fiabe – è stata prenotata con successo per il giorno Agosto 12 dell’anno corrente 1998 per la città di Roma, Italia.
La Passaporta si attiverà alle ore 18.30 del giorno precedentemente indicato, si consiglia la massima puntualità.
Il Dirigente generale dell’Ufficio di Trasporto Magico e tutto lo staff augurano al Signor Finnigan e alla Signorina Pansy Parkinson un lieto e sicuro viaggio.



Ma loro due sì. 









<< Eccomi! Scusa il ritardo ma c'è traffico con la Metropolvere…Dov'è Ron? >> domanda Harry Potter entrando dentro ai Tre Manici di Scopa e lasciando un veloce bacio sulla guancia di Hermione Granger, appena alzatasi per salutare l'amico.
<< Penso abbia il tuo stesso problema. E poi sai com'è lui, non è mai puntuale! >> sbuffa Hermione facendo sorridere l'amico. Harry prende posto a tavola, salutando cortesemente uno dei camerieri. Hermione si siede nuovamente, osservando dubbiosa la porta d'ingresso. << Ginny? >> domanda. 
<< Non viene. >> risponde semplicemente Harry, passandosi una mano sulla fronte, poco convinto. Hermione strabuzza gli occhi e si protende sul tavolo, osservandolo.
<< Come non viene?! E perché mai? Sta poco bene? Avete litigato? Oppure le è successo qualcosa…forse dovremmo chiamarla per… >> inizia con fare concitato Hermione, ma la mano alzata di Harry l'ammutolisce di colpo.
<< Niente del genere. Tranquilla. Ha semplicemente deciso di non venire, di lasciarci un po' di…ehm…intimità, ecco. >> cerca di spiegare.
<< Come intimità? La cena era per noi! >>
<< Hai detto bene, Herm. Per
noi. Ginny, stasera, si riteneva di troppo. >> dice, dando una particolare enfasi alla parola 'noi'.
<< Ma è un'idiozia! Vado a chiamarla!! >> esclama Hermione alzandosi velocemente dalla sedia. In quel preciso istante un trafelato Ron Weasley, sudato per l'evidente corsa - dovuta all'evidente consapevolezza di essere sempre l'ultimo - entra nel locale, sbattendo con poca delicatezza la porta. Anche Harry si alza, ma per salutare l'amico appena arrivato. << Scusate il ritardo >> borbotta Ron afferrandosi il colletto della maglietta nel tentativo di farsi un po' d'aria, << ma è tutto bloccato… >>
<< Sì, Ron, lo sappiamo. >> risponde pacato Harry, dandogli una leggera pacca sulla spalla. 
<< Ginny? >> chiede a quel punto il rosso, non vedendo la sorella.
<< Non viene. >> mormora Harry, tranquillo. Hermione sbuffa, contrariata.
<< Dice di essere troppo, stasera, che la cena era per
noi. >> continua lei, dando uno strano tono a quell'ultima parola.
Ron sorride ed annuisce. Poi circonda con le braccia le spalle dei suoi migliori amici, stringendoli con forza. Ad Hermione sfugge un leggero lamento, di sorpresa e di fastidio. 
<< Non ci credo, siamo solo
noi! Era da tanto che non succedeva più! >> esclama il rosso con enfasi. Harry annuisce convinto, mentre Hermione si rabbuia ancora di più.
<< Non vi capisco ragazzi…Ginny ormai è una parte fondamentale delle nostre vite! Insomma, è la mia migliore amica! Per non parlare del fatto che sia la tua fidanzata, Harry! E beh - ovviamente - Ron, lei è tua sorella, per cui… >>
Harry scuote leggermente la testa, posando la mano sulla spalla destra della sua migliore amica, con fare dolce. << Nessuno mette in dubbio queste cose, Herm. Ginny fa parte di noi, ma non è u
na di noi. Non in senso cattivo, cerca di capirmi… semplicemente… >> cerca di spiegarle Harry, ma Ron lo blocca.
<< Semplicemente non era con noi il primo anno, quando abbiamo affrontato quella scacchiera assassina. Non era con noi, quando abbiamo bevuto la pozione Polisucco per incastrare Malfoy e tu ti sei trasformata in un gattaccio peloso. Non era con noi, quando abbiamo salvato Sirius Black. Non era con noi, quando abbiamo avuto una fottuta paura -mista a rabbia - per la storia del Torneo Tre Maghi… Non era con noi, quando siamo partiti alla ricerca degli Horcruxes, in quella assurda tenda. Non era con noi quando abbiamo rubato alla Gringott e quando beh…sì insomma, ti hanno torturato. Ginny è parte di noi, ma non è
noi. Dai, lo sai… Il Magico Trio >> spiega semplicemente, ridendo alla sua ultima affermazione. Che razza di nome, il Magico Trio! Il Trio delle Meraviglie! Idioti. E pure invidiosi, ecco la verità. Invidiosi di un legame più forte di qualsiasi altra cosa, di un'amicizia così pura e sincera, totalmente disinteressata  - anche se, effettivamente, a volte fa comodo avere Hermione Granger come migliore amica.
Harry annuisce, sorridendo. << Questa serata, questa cena…vorrei la dedicassimo a noi tre, a quello che siamo stati, a ciò che abbiamo affrontato insieme, a ciò che siamo. Siamo noi tre Herm, ora e per sempre. Ginny, così come anche Neville, Luna, Seamus…sono valori aggiunti di estrema importanza, amici preziosi. Ma ciò che non è mai cambiato in questi otto anni e che non cambierà mai siamo noi, noi tre. Tu, Ron ed io. >> dice, con gli occhi che brillano. Hermione, gli occhi lucidi per le inaspettate, quanto gradite, dichiarazioni d'affetto dei suoi migliori amici - diciamocelo, non è una novità che quei due Grifondoro abbiano la sensibilità di un cucchiaino, a volte - annuisce, incapace di proferire parola. Ron gorgoglia raggiante ed affamato, sbrigandosi a prendere posto a tavola. Hermione ed Harry lo seguono a ruota, sistemandosi accanto a lui. 
<< Oh, e ora…si mangia! >> esclama il rosso strofinandosi le mani, facendo ridere i suoi due migliori amici. << Dobbiamo brindare a
noi, allora. >> mormora Hermione, pronunciando con estrema dolcezza quella parola. 
Noi, è inevitabile. Ora e per sempre: noi.





<< Mamma la cena era davvero ottima! >> esclama Hermione posando la forchetta sul piatto e bevendo un sorso d’acqua. Draco annuisce e si pulisce velocemente le labbra con il tovagliolo.
<< Sua figlia ha ragione, signora Granger. >> concorda Malfoy, facendo arrossire Jean Granger.
<< Oh beh, grazie ragazzi. A te è piaciuta, Vince? >> domanda imbarazzata la donna, guardando suo marito seduto a capotavola. Vincent Granger finisce di masticare il suo boccone di Roastbeef ed annuisce, gongolante. << Squisita, cara >> afferma, facendo sorridere la moglie.
Poi Vincent Granger si alza con il proprio piatto in mano, dirigendosi verso la cucina.
Il passo leggermente affaticato, le spalle sempre ricurve, la mano tremolante.
<< Oh Vince, faccio io, lascia! >> mormora preoccupata la moglie, alzandosi a sua volta.
<< Ma no, ma no! Faccio io! >> ribatte il marito, ma il piatto gli cade di mano e si schianta al suolo, rompendosi in vari pezzi. Hermione sgrana gli occhi e si alza immediatamente, affiancando il papà.
<< Papà, faccio io! Non…non ti affaticare >> gli dice, preoccupata. Vincent sospira e cerca di chinarsi, ma la mano premurosa della moglie lo ferma. 
<< Voglio semplicemente dare una mano >> sussurra lui, contrito.
Draco a sua volta si alza e si avvicina alla cucina, osservando il quadretto che gli si presenta davanti.
Hermione china sui cocci, Jean Granger che tiene per un braccio il marito Vincent, dispiaciuto.
<< Tesoro, lascia fare ad Herm. Andiamoci a sedere sul divano. >> mormora dolcemente lei.
<< Ma sì, papà! Faccio io, davvero! >> ribadisce Hermione, sollevandosi con i cocci tra le mani.
<< Ma veramente, io… >> comincia il padre
<< Si vada a sedere sul divano, signor Granger, facciamo noi. >> dice Draco, palesandosi sulla porta.
<< Davvero, caro? >> chiede Jean, sorridendo.
<< Davvero?! >> chiede Hermione, stupita. 
Draco osserva le due generazioni femminili di casa Granger, soffermandosi poi sulla sua preferita, Hermione. << Davvero, ci pensiamo noi. Signori Granger, mi devo pur sdebitare in qualche modo. Andate a riposarvi sul divano, facciamo presto. >> ribadisce serio. 
Il signore e la signora Granger si allontanano dalla cucina, andandosi a sedere sul divano del salotto. Vincent Granger accende la TV, mentre la moglie apre una rivista di viaggi e si immerge nella lettura.
Hermione osserva Draco, colpita, affascinata, grata ed innamorata. È inevitabile.
<< Grazie. >> gli sussurra passandogli accanto, per poi tornare di là a sparecchiare. 
Draco sospira ed annuisce tra sé. È stata la cosa giusta da fare.
Per Hermione.
La Grifondoro torna in cucina con in mano tutti i piatti sporchi, li posa sul lavello e si gira a guardare Draco, che si avvicina lentamente.
<< Come ehm…devo fare? >> borbotta lui, imbarazzato. Hermione sorride dolcemente e se lo tira a sé, passandogli poi un canovaccio.
<< Io lavo, tu asciughi. È facile >> mormora, ancora sorridente. 
Draco annuisce e si sporge oltre la spalla di Hermione, osservandola mentre opera.
Hermione cerca di non scoppiare a ridere, ma la scena è paradossale. Gli passa un piatto che prontamente Draco cerca di asciugare alla bell’e meglio. Hermione annuisce soddisfatta e gliene passa un altro, che ottiene un trattamento ancora più preciso.
Guardandolo di sottecchi, Hermione Granger scorge il volto concentrato del proprio fidanzato nel non far cadere il piatto, attento ad asciugare per bene. Non resiste, è più forte di lei, ride.
Draco la guarda, prima stupito, poi consapevole di essere la causa di tanto riso.
Sogghigna. << Non  è divertente ridere delle disgrazie altrui, Granger. >> mormora, fingendosi offeso. Hermione fissa lo sguardo sulla scodella che sta lavando, continuando a ridere. 
<< Hai ragione, hai ragione. Scusa. >> borbotta cercando di contenersi, ma non ne è in grado.
Draco Lucius Malfoy che lava i piatti, in una casa babbana! Il colmo!!!
<< Lo vedo come sei dispiaciuta >> esclama lui, nascondendo alla perfezione un sorriso.
Anni e anni a portare delle maschere, è un attore nato.
Ad Hermione sfugge un’altra risatina che cerca di sopprimere con la mano bagnata. 
Draco guarda il rubinetto aperto e non ci pensa un secondo di più, la schizza.
Hermione si gira a fronteggiarlo, oltraggiata. E Draco la trova bellissima, in un modo tutto suo, naturale e frizzante. Le gote arrossate, gli occhi vispi, i ricci sparsi tutt’intorno ad incorniciarle quell’adorabile visino, alcune ciocche bagnate. Scoppia a ridere di gusto.
Hermione riempie un bicchiere d’acqua e glielo versa addosso, fradiciandolo. I capelli biondi incollati al viso, il colletto della camicia zuppo, la faccia stupefatta.
<< Ah, ride bene chi ride ultimo! È un detto babbano. >> esclama sorridente. 
Draco scuote la testa, facendo volare alcune ciocche bagnate ovunque. Posa il canovaccio e le si getta addosso, bloccandola. La trascina praticamente sotto al rubinetto, fradiciandola.
Hermione urla e si dimena, con la conseguente reazione di bagnare pure lui.
<< Tutto bene, ragazzi? >> si sente dall’altra stanza, è la signora Granger.
Hermione ancora ridendo ed abbracciata a Draco risponde << Sì, mamma! Stiamo finendo di lavare i piatti! >> 
Hermione versa del sapone sulla testa di Draco che, sconvolto, la libera immediatamente per tastare i danni. La Grifondoro ne approfitta per correre in salotto, al riparo.
Draco la segue a ruota, arrestandosi però di botto.
Jean Granger fa segno ai due ragazzi di non fare rumore, perché Vincent si è addormentato, stremato. << Sì è stancato parecchio stasera >> mormora comprensiva.
Hermione annuisce più volte, fissando il padre. 
<< Draco, che ti è successo? >> chiede la donna, spostando lo sguardo dalla propria figlia al ragazzo. Draco si passa distrattamente la mano sui capelli insaponati e fa spallucce << Incidenti di percorso, presumo >> mormora, cercando appoggio nello sguardo di Hermione, che però è ancora fisso sulla figura del padre, seduta scomposta sul divano. Jean osserva la figlia e una leggera smorfia di dipinge sul suo viso. << Capisco. Beh, non credo tu possa tornartene a casa adesso, conciato così. Puoi restare a dormire qui, se ad Herm va bene. Vince ed io ne stavamo parlando, prima beh…sì, che si addormentasse >> dice la signora Granger. Draco fissa Hermione, che continua a non guardarlo. << Non vorrei essere di disturbo. >> replica, educato.
<< Non lo sei, affatto! Herm, per te va bene? >> domanda la madre alla figlia.
Nessuna risposta, Hermione continua ad osservare il padre che dorme.
<< Hermione Jean Granger? >> la chiama, ed Hermione riprende contatto con la realtà.
<< Cosa? >>
<< Ti ho chiesto se ti va bene che Draco dorma qui, stanotte. Con te. Non può tornare a casa così! Ti va bene? >> spiega nuovamente, paziente. Hermione annuisce, distrattamente.
<< C-certo. Se lui vuole… >> e si gira a guardarlo, finalmente. 
Malfoy inclina appena la testa di lato, come per studiarla. Non va bene. Non va bene affatto.
<< Mi farebbe molto piacere >> mormora, senza staccare gli occhi da quelli di lei. Hermione annuisce ancora e si volta verso la madre. << Va bene allora. Mamma vado a farmi una doccia, buonanotte. >> 
<< Buonanotte, tesoro. >> 
Hermione si china delicatamente a lasciare un leggero bacio al padre, attenta a non disturbarlo.
<< Serve una mano per portarlo su in camera? >> chiede Hermione. Jean sospira e scuote la testa.
<< No. Lo lasciamo qui a dormire, per fargli riprendere un po’ di forze. Quando si sentirà pronto verrà su in camera, non ti preoccupare. >> risponde la madre. Hermione annuisce ancora una volta.
Si gira e si incammina verso le scale, senza più voltarsi indietro.
Jean Granger sospira stancamente ed osserva Draco, così composto davanti a lei.
<< Grazie per essere voluto rimanere. >> mormora dolcemente. 
Draco sa, che è l’amore di una madre che la fa parlare così.
Grazie perché stanotte non lascerai Hermione da sola nel suo letto.
<< Grazie a Lei, a voi, per tutto. >> 
Grazie perché stanotte mi permettete di non lasciare Hermione da sola nel suo letto.
<< Vai. Tra un po’ passo a portarti un po’ di roba per la notte e per domani. Buonanotte! >>
<< Buonanotte. >>
Draco china leggermente la testa, in segno di rispetto, lancia un’ultima occhiata al capofamiglia e poi si dirige verso le scale, senza più voltarsi indietro. 
Dritto da Hermione.

<< E quindi tu e Malfoy ora fate sul serio, eh? >> ridacchia Ron, le guance rosse come i suoi capelli, in mano il quinto - o forse sesto? - calice di Burrobirra. Harry sputacchia leggermente il sorso che aveva appena fatto, guardando con gli occhi lucidi la sua amica. Hermione, con la testa più leggera e decisamente molto più accaldata di prima, ridacchia in risposta alla faccia stralunata del suo migliore amico sfregiato, passandogli un tovagliolo. << Ehm, sì. Penso di sì. >> mormora, dando un altro sorso alla sua Burrobirra. Ron scuote la testa << Non ne sei sicura? >> 
<< Non lo so, non ne parliamo così apertamente…non è molto da noi, capisci? >> borbotta lei. Ron annuisce con convinzione << Bazzecole, siete innamorati. Persino io me ne sono accorto! E tu invece, Harry? Hai intenzione di fare il bravo con la mia Ginny o ti devo uccidere?! >> chiede, osservando l'amico strozzarsi nuovamente. 
Harry tossisce, cercando di riprendere a respirare. 
"Merlino, ma come siamo arrivati a questo punto della conversazione?!" si domanda, cercando di fare mente locale. Hanno parlato di Quidditch - con grande rammarico della signorina Granger - e della proposta che una delle squadre più forti di Inghilterra ha fatto a Ron, di facoltà magiche per l'università, di vecchi aneddoti - "te lo ricordi Herm, quando hai pietrificato Neville nella nostra Sala Comune, al primo anno? Miseriaccia, ero terrorizzato! "; "Com'è che avevi detto…oh sì: ora me ne vado a dormire, prima che a qualcuno di voi venga la brillante idea di farsi uccidere, o peggio, espellere!"; "Ron, ti ricordi di esserti innamorato di Romilda Vane per colpa di un filtro d'amore?" "Miseriaccia, queste donne prima o poi mi uccideranno!!"; "E quando, Ron, sei stato scaraventato contro l'anta dell'armadio, durante le lezioni dell'Esercito di Silente da Herm?" "Maledetta!"; "E Seamus? Che non ha fatto altro che far esplodere calderoni, piume, oggetti, per anni?! Ve lo ricordate?" - dell'intenzione di Hermione di andare a trovare i suoi e - chissà - magari di portarci pure Draco, della convinzione di Ron che Mamma Molly ucciderà Harry e Ginny perché intenzionati a lasciare la Tana per un viaggio, delle nuove scope Nimbus - con nuovo rammarico della signorina Granger -, del signor Olivander, della voglia di andare a trovare la professoressa McGranitt, dell'invito delle nozze così prematuro da parte di Neville e Luna…
"Ripeto, come diavolo siamo arrivati a parlare di me e Ginny, in
quel senso?"









Draco si dirige a passo lento verso la loro camera da letto, in fondo al corridoio. La signora Granger gli ha gentilmente detto dove poter trovare alcuni asciugamani puliti per la notte. Li prenderà dopo.
Lo scroscio dell'acqua della doccia si sente attraverso la porta del bagno lasciata socchiusa. Draco è indeciso se entrare o meno, sa che la sua Hermione è lì dentro, preoccupata.
Non avrebbe potuto non notarlo, ormai la conosce. Riconosce ogni suo sguardo, ogni sua minima contrazione del volto. E quando lei osservava il padre - che esausto dormiva sul divano - con un'espressione apparentemente indecifrabile, Draco vi ha scorto tutto il suo terrore, il suo dolore. E così come poco prima, quando ha accettato di dormire in una casa di babbani - sono i genitori della sua ragazza, sì, ma pur sempre babbani, in un quartiere babbano, abitato da altri babbani - così ora decide di non lasciarla da sola. Apre silenziosamente la porta del bagno di Hermione - semplice, bianco, pulito - e si infila dentro, richiudendo delicatamente l'uscio. L'aria è calda e lo specchio è già appannato. Draco storce il naso: nonostante sia piena estate, la Granger continua a volersi fare la doccia bollente. Si sbottona velocemente le prime asole della camicia e si avvia verso la doccia, cui vetri sono completamente appannati. La vede lì dentro, accucciata contro il muro della doccia, le braccia chiuse intorno alle ginocchia e il volto nascosto tra di esse. Draco Malfoy sospira ed apre un'anta della doccia, si toglie velocemente le scarpe e vi entra dentro, completamente vestito. Hermione alza piano la testa e lo vede, chino su di lei con un'espressione preoccupata. Non finge di stare bene, non ce ne è motivo. Continua a piangere rannicchiandosi maggiormente contro il muro, singhiozzando rumorosamente. I capelli le si sono appiccicati al volto, l'acqua e le lacrime le scivolano per tutto il corpo, come una calda carezza. 
<< Andiamo >> mormora lui, chinandosi sui talloni per arrivare alla sua altezza. Hermione scuote la testa, inspirando profondamente.
Allora Draco la guarda, aspettando che sia lei a decidere cosa fare, a decidere di aprirsi con lui, di nuovo.
<< Non ce la faccio >> sussurra tra i singhiozzi spezzati lei, scuotendo la testa e poggiandola contro il muro. 
<< Sì che ce la fai. >> 
<< No, Draco. No! Non posso sopportarlo… N-non riesco a sop-pportare anche questo! >> grida disperata, coprendosi le mani con il volto. Draco la osserva e, nonostante le sue fragilità ed il momento poco opportuno, la trova bellissima. Così delicata, rannicchiata contro le mattonelle azzurre, il corpo così bianco di lei a fare da contrasto. 
Hermione si preme con rabbia i palmi delle mani sugli occhi, nella speranza di riuscire a smettere di piangere. Draco lo sa, cosa intende dire.
Come può un essere umano sopportare tutto questo? 
Anni di paure, quando ogni certezza vacillava, piano piano. Sono vacillate tutte, le loro certezze. Spazzate via come un castello di carte al minimo soffio di vento.
Anni di sofferenze mie, tue, sue, degli amici.
La Guerra, che li ha uccisi tutti, chi in un modo, chi in un altro. 
Non si esce mai indenni da una guerra, mai.
La paura di aver perso i propri genitori, il dolore per aver perso amici e cari come Fred, Lupin, Tonks, Colin, Silente e tanti altri.
Ed ora anche questo, come se non fosse già abbastanza.
Draco apre bocca per dire qualcosa, ma il lamento di Hermione lo interrompe. 
<< N-non ce la posso fare, capisci!? N-non sono programmata per essere indifferente a t-tutto, io! Sono anni che soffro, anni! N-non ce la farò a vedere…mio p-papà che muore, n-non riuscirò ad essere forte p-per mia madre…non ce la faccio più. Sono stanca! N-non è giusto. Perché!!? >> esclama lei con la voce strozzata, colpendo con una mano la parete della doccia. Draco, ormai completamente fradicio, l'afferra per le ascelle e la solleva di peso, portandosela addosso. Solo in questo istante Hermione realizza le condizioni di Draco e sgrana gli occhi, colpita.
Anche lei, nonostante il momento poco adatto, non può fare a meno di pensare che Draco Malfoy sia bellissimo. 
Lui le solleva il mento con due dita, tenendola ferma con l'altro braccio. Le ginocchia di Hermione cederebbero, se non fosse per questo supporto. 
<< Ascoltami bene, Granger. Tu ce la fai. Mi capisci? Non sarai un…come lo chiamate voi…robboc metallico senza sentimenti, non sarai di marmo, ma non sei una che molla. E tu non molli non per tua madre, né per i tuoi amici, né tanto meno per me. Lo fai per te stessa, Hermione. Cadi e ti rialzi ogni volta, per te. Perché lasciarsi abbandonare al dolore è come ricevere un bacio da un Dissennatore e lo sai benissimo. Non sarai fragilissima, ma sei umana. Sei una persona strepitosa ed è per questo, che non mollerai neanche questa volta. Mi hai capito? >> le dice seriamente, con la voce che trema appena per l'emozione. Hermione sgrana gli occhi lucidi e lo guarda, pensando che, Merlino!, lei lo ama da morire.
<< Si dice robot >> sussurra appena, regalandogli un leggero sorriso. Draco continua  a fissarla intensamente, sondando ogni sua emozione. Hermione allora chiude gli occhi e sospira, poggiando poi la fronte sul petto di lui, la camicia zuppa che la fa sorridere di nuovo.
<< Mi hai capito, Granger? >> domanda bruscamente Draco, anche se l'abbraccio in cui l'ha stretta a sé è tutt'altro che brusco. 
<< Sì. >> sussurra appena.
<< Non ho sentito… >> mormora lui, poco convinto. Hermione sbuffa e tira su col naso, le lacrime che hanno smesso di scendere.
<< Sì, ho capito. Ho capito. >> ripete, stringendosi poi contro di lui.  
Draco annuisce, soddisfatto. << Bene. Ora, se non ti spiace, usciamo di qui. >> dice chiudendo il getto d'acqua bollente. 
Si allunga per passare l'accappatoio ad Hermione, che se lo infila fino quasi a scomparire dentro a quell'affare di almeno due taglie più grande di lei. Draco esce ed Hermione lo segue, il cappuccio calato quasi fino agli occhi, le guance rosse e le labbra socchiuse. Draco vorrebbe davvero strapparglielo di dosso, quel dannato accappatoio. Ed Hermione sta pensando la stessa cosa.
<< Ti serve qualcosa per asciugarti >> mormora piano lei, osservandolo. Draco si sfila velocemente la camicia completamente zuppa e inizia a sbottonarsi i pantaloni che gli si sono appiccicati addosso. << Ti vado a prendere degli asciugamani >> continua lei, distogliendo lo sguardo dalla figura di lui ed incamminandosi in corridoio. Apre distrattamente l'anta dell'armadio del corridoio, estraendo due asciugamani.  Ritorna in bagno, dove un Draco Malfoy completamente nudo la sta aspettando, poggiato contro la parete della stanza. I vestiti perfettamente asciutti e piegati sopra al mobiletto del bagno. 
Ghigna nel vedere le guance di lei tingersi, se possibile, ancora più di rosso. Ama questa sua pudicizia. << Tieni >> 
<< Grazie >> mormora lui avvicinandosi per prendere il telo che gli viene porto. Lo sguardo di Hermione finisce inevitabilmente sul busto di lui e poi più in basso, dove le gocce d'acqua affluiscono. 
Draco, continuando a ghignare, si lega l'asciugamano alla vita, coprendo quella visione. Hermione alza il capo e se lo ritrova a pochi centimetri dal proprio viso, intento a guardarla con soddisfazione. 
<< Che vuoi? >> chiede lei, punta in viso per essere stata colta in flagrante mentre lo osservava. 
<< Non è permesso guardare? >> chiede lui, osservandola con malcelato divertimento.
<< Non con questa tua faccia >> borbotta lei, infastidita.
<< Che faccia? >> chiede lui, finto tonto
<< La faccia di uno stronzo che sa di piacere >> replica lei, ancora più stizzita. Vorrebbe allontanarsi da lui, ma non le riesce possibile. Lui è troppo vicino, l'aria troppo calda - per un motivo e per un altro -, le gambe troppo deboli, la porta che sembra troppo lontana. 
Draco ridacchia e le si avvicina, sfiorandola quasi. << Ah, quindi ti piaccio? >> chiede. Hermione sbuffa << No, ti stai sbagliando. >> borbotta spintonandolo e ritrovando la forza per muovere le gambe. Si ritira in camera da letto, frizionandosi i capelli con il cappuccio. Draco ride, afferra la propria roba e la segue a ruota, chiudendosi poi la porta alle proprie spalle. Le si avvicina da dietro, sfiorandola di nuovo. Hermione si tende impercettibilmente. 
<< Non è un po' grande questo accappatoio? >> chiede con finta disinvoltura lui, toccando un lembo di quest'ultimo e alzandolo appena. La gamba destra di Hermione che viene lasciata scoperta, i brividi che iniziano a percorrerla tutta, senza apparente motivo. Draco non la sta neanche toccando.
<< Mi piacciono le cose grandi >> mormora lei, poi si morde la lingua. Draco ridacchia, immaginano il doppio senso. 
<< Lieto di saperlo >> replica lui, ancora sorridente. "Merlino, quanto lo odio!"
Hermione gli dà una leggera gomitata e si sposta, andando ad aprire l'armadio per trovare qualcosa da mettersi. Tira fuori una vecchia maglietta del padre, che durante le vacanze estive adorava mettersi. Si slaccia l'accappatoio e se lo lascia cadere ai piedi, consapevole di avere gli occhi di Draco puntati addosso: si sente andare a fuoco. Si infila velocemente l'enorme polo un po' sbiadita ed un paio di mutande, poi si gira verso il Serpeverde, ancora fermo in mezzo alla stanza. Afferra un'altra orribile maglietta del padre e si dirige a passo sicuro verso il comodino, dove aveva posato la bacchetta. Con un incantesimo non verbale l'allarga ulteriormente e gliela lancia. Draco l'afferra prontamente al volo, infilandosela insieme ai boxer. 
Hermione riprende a respirare. A torto, perché Draco non ha certo intenzione di lasciarla stare quella notte.









Porte che sbattono, vociare confuso e perenne, odore di cucinato, chiome rosse ovunque.
Casa Weasley.
<< Ginny, quindi oggi Hermione non verrà a pranzo da noi? >> domanda la signora Weasley con tono seriamente dispiaciuto. Adora quella ragazza, è come una seconda figlia. O meglio, come una seconda figlia femmina.
<< No mamma, te l'ho detto! Hermione è a casa dei suoi con Malfoy. >> risponde Ginny affacciandosi dalla tromba delle scale. Una maglietta di Fred stretta in pugno, la folta chioma legata alla bell'e meglio, i pantaloncini della divisa da Quidditch. 
<< Ho sentito bene? Malfoy?! >> domanda George Weasley, sbucando dalla porta di camera sua, la sua vecchia scopa appoggiata alla parete. 
<< Hai sentito bene, fratellino! La nostra piccola Hermione se la fa con Malfoy! >> dichiara Bill uscendo dal piccolo bagno di servizio del piano di sotto, lanciando un veloce bacio alla moglie Fleur. 
<< E tu come miseriaccia fai a saperlo? >> esclama stupito Ron, trascinandosi appresso un sudatissimo Harry Potter, gli occhiali più storti di quanto non lo fossero mezz'ora prima.
Harry sorride dolcemente a Fleur, poi si toglie gli occhiali per dargli una veloce pulita.
<< I gossip
sgirano veloscemente, mon amour >> spiega tranquillamente la bionda Veela, proponendosi poi di aiutare Harry con la montatura degli occhiali.
<< Sì beh, Hermione è grande abbastanza per fare quello che vuole. Certo è un peccato... Avevo preparato il suo piatto preferito! Insieme al tuo, ovviammente, Harry caro. Oh, e al tuo, Fleur. Sì, sì, George, ci sta pure il pasticcio di cioccolata che piace a te! Forza, datevi una sistemata veloce e sediamoci a tavola! Arthur dovrebbe aver finito di giocare con quella robaccia, in garage! Percy, tesoruccio, potresti andarlo a chiamare? >> dice Molly, pulendosi poi le mani con un vecchio canovaccio. 
Rumore di porte che sbattono, di rubinetti che vengono aperti, di Gratta e Netta gridati da un capo all'altro della casa, una tavolata che velocemente prende vita, riempiendosi di graditi ospiti.
Questa è Casa Weasley.
<< Fleur ed io abbiamo deciso di volere un bambino! Mamma, papà, prima o poi diventerete nonni! >> dichiara Bill, servendo alla moglie del vino elfico.
<< Oh, ma è magnifico! >> esclama Arthur Weasley, seduto a capotavola.
<< Ginny, Harry, quando avete intenzione di darmi dei nipotini, anche voi? >> domanda con gli occhi lucidi Molly, facendo strozzare sua figlia.
<< M-mamm-maaaa !! >> borbotta Ginny, gli occhi appannati dalle lacrime, il volto bordeaux ed una tosse che la scuote dal profondo. Harry, non meno rosso di lei, cerca di aiutarla con dei leggeri colpi sulla schienza. 
<< Stavo solo scherzando! >> si difende prontamente la signora Weasley, mandando giù un sorso di acqua. << E tu, Percy? George? Quando deciderete di mettere la testa a posto? Oh, non ti offendere Percy... Sai che non ti sto paragonando a George in quel senso! Vorrei solo vedervi con delle belle ragazze! >> continua lei, osservando gli altri figli.
Percy inizia a muoversi a disagio sulla sedia, facendola scricchiolare. << Mamma, che discorsi sono! >> la sgrida, tesissimo. George scoppia a ridere e non si cura neanche di risponderle, semplicemente tira uno scappellotto a Ron, facendolo strozzare.
<< Su, su, non litigate! >> li ammonisce Arthur, osservandoli mentre si guardano male.
<< Comunque, alcuni amici miei stanno organizzando un viaggio in America per fare dei corsi di approfondimento... Ovviamente tutto pagato dalla Banca dei Maghi... Stavo prendendo in considerazione l'idea di andarci. >> dichiara Percy con voce solenne. George sbadiglia teatralmente, facendo segno di volersi uccidere. Mamma Molly lo guarda male, poi torna ad osservare il suo diligente figliolo. << Che splendida idea, caro! Quindi ci lascerai da soli?! >> 
<< Oh, ma non siete soli! Avete George, Bill e Fleur, Ron, Harry e Ginny! >>
<< Oh no, fratellino! Fleur ed io ce ne andiamo in Francia, partiamo tra una settimana. >> annuncia Bill, passando il braccio intorno alle spalle esili della propria moglie.
<< Ed io sarò occupatissimo con il negozio, Percy tesoruccio. Non sarò molto a casa! >>
si svincola George, intenzionato più che mai a passare una piacevole estate, sotto tutti i punti di vista. Tanti amici, tante amiche di amici, tutte single.
Percy aggrotta le sopracciglia, scontento.
<< Beh, rimangono sempre Ron... Harry e Ginny! >> ritenta lui.
Ron borbotta qualcosa di incomprensibile ed Harry vorrebbe tanto allontanarsi da lì.
<< Beh ecco, vedete... Harry ed io avevamo... Sì, insomma, deciso di stare un po' soli, quest'estate. Di premiarci, ecco... Per i M.A.G.O. Avremmo intenzione di partire... >> comincia Ginny, titubante.
<<
Hanno. Non 'avrebbero'. Hanno già deciso! Ed io mi sono già organizzato di conseguenza! Andrò a stare da Dean Thomas, mamma. Ci raggiungerà anche Seamus... beh, dopo essersene stato a Roma con la Parkinson! >> replica Ron, lasciando Molly senza parole.
Senza neanche un figlio! Lei ed Arthur, da soli! DA SOLI!
<< Ma... >> cerca di dire lei, ma George la interrompe.
<< Quel buono a nulla di Seam sta con quella sorca della Parkinson?! >> esclama, stupito.
Ginny annuisce, e Fleur mostra un sorriso smagliante. 
<< Ovviamente io
sgià lo sapevo! >> dichiara lei, gongolante.
Arthur stringe la mano alla propria moglie, aspettandosi una sua sfuriata.
Molly respira ed espira, poi punta lo sguardo in quello di ognuno dei commensali presenti. Nessuno escluso. Ron teme il peggio, George è già pronto a darsi alla fuga. 
Tanto un letto disponibile lo trova di sicuro, possibilmente non vuoto...
<< E quindi ve ne andate tutti, quest'estate?! Senza un minimo di preavviso, m-mi lasciate così?! >> inizia Molly, preannunciando il peggio.
<< Miseriaccia... >> borbotta Ron, pronto a nascondersi sotto al tavolo.
<< Ma...ma... >> continua la signora Weasley, il volto rosso e gli occhi lucidi.
<< Ma è MERAVIGLIOSO! Arthur, caro, ti rendi conto?! Saremo soli tu ed io! Da soli! >>






Bisogna capire che non sono più ragazzi, non sono più bambini, non sono più indifesi.
Bisogna capire che è ora di fare un passo indietro, di lasciarli andare, di farli volare via, verso una nuova realtà. 
Bisogna capire che, se Luna Lovegood e Neville Paciock ti inviano l'invito delle loro nozze, qualcosa deve essere cambiato. Qualcuno, deve essere cambiato. Maturato. Cresciuto.
Sbaglio, o è inevitabile?
Per cui, vedere tutti loro lì, sotto ad un tendone color acquamarina, alcuni seduti ai tavoli, altri in piedi a scambiare amichevoli chiacchiere, altri ancora in fila verso il buffet, fa uno strano effetto.
Per non parlare dell'emozione che può provocare la vista di una sorridente Hermione Granger che entra mano nella mano con Draco Malfoy, bellissimo e - stranamente - sorridente anch'egli.
Strano, per chi non lo conosce. Strano, per chi non ha visto quegli occhi grigi brillare. Strano, per chi non sa che è innamorato. Ma, a onor del vero, ormai, non è più così strano che Draco Lucius Malfoy sorrida. 
Per non parlare dell'assenza di Harry Potter e di Ginevra Weasley, partiti per una meritata vacanza, solo loro due. Proprio come degli adulti.
Per non parlare della presenza di Serpeverde e Grifondoro  - ex, ma solo formalmente parlando, perché loro lo saranno per sempre, Serpeverde e Grifondoro - seduti alla stessa tavolata.
È forse inevitabile? 
Minerva McGranitt sorride dietro al suo calice di spumante, osservando ogni suo prezioso studente - ex, ma solo formalmente parlando, perché per Lei lo saranno sempre, suoi studenti.



<< Io, Luna Lovegood, prendo te, Neville Paciock, come mio sposo, nella buona e nella cattiva sorte, in salute e in malattia, perseguitato da Nargilli o non, in ricchezza e sicuramente anche in povertà, con un castello di vetro o una scopa volante, finché morte non ci separi >> giura Luna, vestita di un vestito color acquamarina - tutto, quel giorno, era color acquamarina : gli occhi di lei, così luminosi e forse ancora più spiritati, l'anello di fidanzamento che porta legato al collo, il vestito a dir poco esuberante, i tendoni, la ghirlanda di fiori che ogni ragazza o donna deve indossare, il buffo copricapo del prete, la cravatta di Neville. 
L'amore, quel giorno, era color acquamarina. 
Draco Malfoy, seduto in seconda fila accanto alla sua donna, sbuffa contrariato sentendo quell'assurda proposta di matrimonio. 
<< Perseguitato da Nargilli o non? >> le fa il verso all'orecchio di Hermione, che lo sgrida con una leggera gomitata nelle costole. Gli occhi di lei brillano, quell'assurda proposta è così romantica.
<< È completamente pazza, la Lovegood! >> borbotta lui, facendola sorridere.
<< È amore, Draco, chissene frega se non è convenzionale. No? >> risponde lei, guardandolo negli occhi per qualche secondo. 
<< Io, Neville Paciock, prendo te, Luna Lovegood, come mia sposa, nella buona e nella cattiva sorte, in salute e in follia, a caccia di Nargilli o non, in ricchezza e in povertà, finché morte non ci separi. Ti amo >> sta intanto dicendo Neville, le lacrime agli occhi e le mani che tremano, mentre cerca di infilarle la fede al dito. 
"Ce la puoi fare, Nev! " pensa Ron, suo testimone di nozze. 
Draco guarda gli occhi di Hermione, così belli e intensi, e sorride. 
<< D'altronde, anche il nostro amore non è convenzionale, no? >> afferma il biondo, facendola sorridere. Ad Hermione manca un battito, forse anche dieci, ma va bene così. 
Il nostro amore. Il nostro amore ha i colori delle nostre case, ed è vivido come un cuore che batte.
<< Per i poteri conferitimi dal Ministero della Magia, vi dichiaro marito e moglie. Signor Paciock, può baciare la sposa! >> dichiara l'uomo con il buffo copricapo color acquamarina.
Un boato di applausi ed urla parte dagli ospiti, tutti si alzano in piedi, Cho Chang scoppia in lacrime, Hermione allaccia la sua mano a quella di Draco, Ron e Seamus si scambiano una veloce occhiata, un lieve sorriso a incurvare le loro labbra e Pansy si sbraccia per ottenere l'attenzione degli sposini e poterli abbracciare. 



<< Granger, posso parlarti un secondo... ? >>
<< Dimmi, Parkinson. >> risponde Hermione, riempiendosi il piatto con ogni pietanza.
<< Vorrei scusarmi, per come ti ho trattata. Per quello che ho pensato di te, in questi mesi, quando Draco stava male. Per quello che ti ho fatto in tutti questi anni, per quello che sono stata. Vorrei che cominciassimo da capo, magari potremmo diventare amiche. >> dice tutto d'un fiato, quei due bicchierini di vino a supportarla. Hermione sorride e si gira, osservandola.
<< Devo scusarmi anche io, allora. Per come mi sono comportata in tutti questi anni con te, per aver frainteso il legame tuo e di Draco, per essere stata gelosa e impulsiva. Ti ritengo una ragazza intelligente e mi farebbe piacere ricominciare da capo. >>
Pansy sorride e le porge la mano, con enfasi. Hermione scoppia a ridere, poggia il piatto stracolmo di delizie e le stringe la mano, tirandola a sé per un veloce abbraccio. 
<< Pace fatta, Parkinson. È tutto okay. >>
<< Grandioso, Granger! Sei una tipa tosta, mi piaci! Saresti dovuta finire a Serpeverde, lo sai? >>
<< Me lo dicono in molti, sì. >> 


<< Madre, Padre, signori Greengrass, Dafne ed io dobbiamo darvi una comunicazione : siamo innamorati, siamo felici e non ci interessano i vostri giudizi. A noi va bene così. >>
Danfe annuisce e osserva la madre, sorpresa.
<< Vogliamo vivere la cosa come viene, senza pressioni, senza giudizi, senza limitazioni. Ci amiamo e vogliamo stare insieme. Non ci interessano i vostri pareri, volevamo soltanto mettervi a conoscenza della cosa. Buon proseguimento, godetevi la festa. >> chiude il discorso la maggiore delle sorelle Greengrass, scostandosi una ciocca da viso e allontanandosi con Theodore Nott, raggiante. 
<< Ti amo >> le dice Theo, sussurrandoglielo tra i capelli.
Dafne ride e lo abbraccia. << Ti amo anche io, idiota. >>

<< Ti ho portato dell'altro champagne, pensavo avresti gradito >> mormora Draco Malfoy avvicinandosi alla sua donna. Hermione si volta verso di lui sorridendogli. 
<< Mi vuoi per caso ubriaca, amore? >> chiede lei, divertita e già alquanto brilla.
Ogni tanto le capita, le sfugge, di chiamarlo così e a Draco, a dire il vero, non dà per niente fastidio. Sentirsi chiamare così lo emoziona, gli si riempie il cuore.
Dafne, seduta accanto a lei, sorride nel vederli così affiatati, così normalmente innamorati - non sono mai stati una coppia canonica, loro due! È un miracolo sentire Hermione chiamarlo così.
<< Diciamo che la cosa non mi dispiace, tesoro... >> risponde lui, chinandosi a lasciarle un veloce bacio a fior di labbra. Ogni tanto capita pure a lui, di chiamarla così. 
Ci si sta abituando, comincia a piacergli.
<< Anche perché là infondo ci sono i tuoi genitori, Dra... farai meglio a far ubriacare la tua Hermione, dato che sembra abbiano tutta l'intenzione di venire verso di noi! >> esclama Blaise, scoppiando a ridere. Draco si raddrizza e osserva oltre il tavolo del buffet, notando Lucius e Narcissa avvicinarsi con passo lento nella loro direzione.
<< Oh- oh! Presentazioni ufficiali!! >> urla Pansy, ridendo come una pazza. Quello che tiene in mano è il sesto, o forse settimo, calice di champagne. 
Hermione osserva pensierosa Draco, timorosa di quello che accadrà da lì a poco. Non è sicura che lui sia pronto a questo, non è sicura che lui lo voglia davvero.
Lei lo sa, che lui la ama - nonostante non se lo siano ancora mai detto. Lei lo sa, che tra loro non finirà così, di punto in bianco. Lei gli ha fatto conoscere i suoi, due settimane fa.
Lei lo ama. Lui la ama. 
Ma Hermione non sa se è proprio quello che lui vuole. 
Draco Malfoy si accovaccia sui talloni, arrivando all'altezza di lei, e la guarda intensamente negli occhi. Rimangono in silenzio così, per un minuto buono, forse due.
<< Non ce ne è bisogno, Draco ... >> spezza il silenzio Hermione, con voce lieve.
<< Te la sentiresti? >> ribatte lui, pacato.
<< Non c'entra questo... Devi volerlo tu... Non devo essere pronta, io. >> risponde lei, corrucciando appena le sopracciglia, preoccupata. 
Draco sospira e le carezza lievemente la guancia, facendola sorridere appena.
<< Io ti amo. E voglio che i miei lo sappiano. Andiamo. >> le dice calmo, alzandosi e prendendola per mano. Hermione lo osserva sconvolta, il cuore che ha preso a battere all'impazzata, le mani che le sudano, gli occhi che le pizzicano. 
Draco Malfoy ha appena ammesso di amarla, così, su due piedi. 
Blaise, Pansy, Danfe e Theo osservano sbigottiti le schiene di quei due ragazzi allontanarsi, stupiti dalla dichiarazione così inaspettata del loro migliore amico.

<< Madre, padre, vorrei presentarvi, in un'altra veste, Hermione Jean Granger. È la mia fidanzata. >> dichiara con voce leggermente emozionata Draco, stringendo più saldamente la presa sul fianco di Hermione, che osserva il volto sorridente di Narcissa Malfoy e quello più composto di Lucius Malfoy. 
<< Signorina Granger, è davvero un piacere conoscerla, in un'altra veste. >> dichiara Narcissa, la voce tremante, gli occhi lucidi.
Quindi è lei, la causa dei sorrisi di Draco, la sua fonte di gioia. Quindi è di lei, che parlavamo, quando si trattava del suo umore. La signorina Granger...
<< Signora Malfoy, sono lieta di fare la vostra conoscenza, in un'altra veste. >> risponde Hermione, stringendo la mano all'austera madre di Draco. 
In un'altra veste. Non più buoni o cattivi, non più laghi di sangue versati tra di loro.
Lucius si schiarisce appena la voce. << Signorina Granger, sarei davvero contento se riuscissimo seriamente a lasciarci alle spalle il nostro passato con tutti i suoi ... ehm, attriti. >>
Hermione osserva quell'uomo che per tanti anni ha causato sofferenza a lei e a tutti i suoi amici.
La guerra cambia tutti.
<< Ci proveremo seriamente, signor Malfoy. Sono onorata di fare la vostra conoscenza, in questa situazione nuova. >>
Una stretta di mano, un nuovo inizio.


<< Weasley, ma tua sorella e Potter dove sono? >> chiede Blaise accostandosi al testimone di nozze. Dà una veloce pacca sulla spalla di Neville, intento a baciare la sua neo-moglie.
Ron gli sorride << Sono in America, da qualche parte... Non ho ben capito, a dire il vero. Te e mia sorella avete fatto pace, deduco... >> risponde lui.
Blaise annuisce << Sì, è così. Ci siamo chiariti, è tutto apposto tra di noi. Ogni tanto mi manda qualche lettera, ma è difficile avere conversazioni serie con queste lunghe distanze. >> 
Ron borbotta qualcosa sull'inefficienza dei gufi mandando giù un'altra tartina di granchio.
<< Tu e Zara? >> domanda, senza farsi troppi scrupoli. 
Blaise sbuffa << Non ci siamo più sentiti, da quando siamo andati via da Hogwarts. Ho visto che è qui, con un raggazzo. >> borbotta, infastidito all'idea. 
<< Va' da lei, idiota. Risolvi questa situazione. >> 
<< Certo, e magari la bacio davanti a quel broccolo! Così mi becco una fattura da lei e un cazzotto da quello là. >> 
<< Non sarebbe male, questa festa di matrimonio è fin troppo monotona! >> esclama Neville, facendo ridere entrambi i ragazzi. 



<< Allora! Neville ed io apriremo le danze e voi vi unirete a noi! Attenti ai Nargilli che infestano la pista da ballo... Oh, è così bello avervi qui! >> esclama Luna Lovegood in Paciock, afferrando la stoffa del proprio vestito per non inciampare. Si dirige con passo deciso verso suo marito. 
Si dirigono poi, insieme - quelle fedi così luminose che spiccano al sole, verso il centro della pista, mentre l'orchestra inizia a suonare una melodia particolare, allegra e veloce. Neville inizia a muovere le braccia senza un apparente senso logico, ondeggiando anche con tutto il corpo, la testa che si muove al ritmo dei piedi. Luna inizia a saltellare, scuotendo la testa e lasciando che la sua acconciatura di disfi senza curarsene. Le loro risate così genuine danno il via alle danze.
Hermione trascina Draco, ancheggiando divertita. Draco scuote la testa, ma tuttavia la segue.
Dafne e Pansy si lanciano in pista, tenendo i vestiti ben sollevati, per potersi muovere meglio.
Seamus, Theo e Ron si fanno servire dell'altro champagne, gustandosi la scena.
Il professor Lumacorno chiede con fare teatrale la mano a Minerva McMgranitt per un ballo, la quale acconsente, ridendo. 
Blaise adocchia Zara, fasciata da un bellissimo tubino nero, accostata al tavolo dei dolci.
Le si avvicina, e non sa bene perché.
<< Ciao >>
Zara si gira, gli sorride. << Ciao, Blaise >> mormora.
<< Come stai? >>
<< Bene, tu? >>
<< Male. >> esclama Blaise, senza riuscire ad impedirselo.
Zara strabuzza leggermente gli occhi, colpita.
Non era forse una conversazione di rito, la loro? Classiche domande, classiche risposte.
<< P-perché ? >> chiede, dubbiosa.
O la va o la spacca.
<< Perché sono quasi due mesi che penso a te. Perché vorrei aver capito prima la situazione, perché avrei voluto tenerti con me in questi giorni, passarli con te, dormire con te... E me ne sono accorto troppo tardi. Perché credo proprio di amarti. Tu l'avevi capito prima di me, ed io ti ho fatto andare via. Sto male per questo, Zara. >> le confessa, avvicinandosi leggermente.
Zara deglutisce un paio di volte, colpita e senza parole. Non l'avrebbe mai immaginato, mai!
Neanche nei suoi sogni più reconditi... Blaise non l'avrebbe mai ricambiata, di questo ne era certa!
<< ... Blaise io... ecco... sono qui con un ragazzo. >> gli dice, adombrando quel luccichio negli occhi di lui.
Non ce la faccio, Blaise. Sono passati due mesi... io ti amo così tanto, Blaise, così tanto. 
<< Ma magari non lo ami, Zara... Dimmi che non è davvero troppo tardi, ti prego. >> 
Zara sospira e chiude gli occhi, cercando di calmarsi.
Basta davvero così poco, per avere il suo happy ending?
Basterebbe sorridergli e dirgli che no, non è così tardi. Lei è ancora qui, per lui.
<< Sì, Blaise, è tardi. Perdonami >> dice, mossa non sa da cosa. Orgoglio, forse.
Blaise annuisce e si gira, sconfortato.
Si allontana senza neanche salutarla. 
Zara Jolly sospira, beve l'ultimo sorso di champagne e poi lascia cadere il bicchiere di cristallo a terra, lanciandosi all'inseguimento del ragazzo che ama.
<< BLAISE! >> urla, facendo girare alcuni invitati.
<< Blaise, fermati! >> continua, ottenendo nuovamente la sua attenzione.
<< Che c'è? >> 
<< Non è vero, quello che ti ho detto... Io n-non so perché... N-non so per quale stupido motivo ti ho mentito... Ti amo ancora! Ti amo! >> gli dice, tutto d'un fiato, gli occhi lucidi, la voce tremante.
Blaise scoppia a ridere e l'abbraccia stretta, inspirando a pieni polmoni l'odore di lei.
<< Oddio, Zara... Non credevo sarebbe mai successo davvero... Ti amo anche io, perdonami, amore mio... Ti prego, perdonami ... >>
<< Shh, è tutto okay. Ora siamo qui, tu ed io, insieme. Tutto il resto non conta. >>




<< Grazie a tutti per essere venuti. Harry e Ginny ci hanno appena mandato un gufo, salutandoci e salutando tutti voi. Grazie di cuore. Vi vogliamo bene! >> esclama Neville dopo aver pronunciato un Sonorus con la propria bacchetta. Un altro sonoro applauso parte dagli invitati, alcuni si smaterializzano, altri si avviano con passo lento verso le proprie scope, alcuni verso le Passaporte.


<< Draco... >>
<< Dimmi, Granger. >>
<< Ti amo anche io. >>
Draco sorride e le bacia la fronte, stringendola dolcemente per i fianchi.
<< Andiamo a casa, amore. >> le dice, portandola via con sé.

Non sanno cosa sarà di loro, del loro futuro, delle loro vite.
Ma va bene così. A tutti.
A Pansy e a Seamus, che si sono trovati nella diversità.
A Dafne e a Theodore, che sono riusciti ad abbattere il muro della semplice amicizia.
A Ginny e a Harry, che hanno superato tutto, insieme, e sono ancora qui.
A Blaise e Zara, che hanno trovato il loro happy ending, dopotutto.
A Luna e a Neville, che hanno dimostrato che l'amore può tutto.
Va bene così ad Hermione Jean Granger e a Draco Lucius Malfoy, che hanno il loro amore, del colore delle loro case, che hanno superato ogni ostacolo, ogni barriera, ogni pregiudizio, ogni rancore, ogni vecchia ferita.
Perché è una verità universale questa, così inevitabile da risultare quasi scontata, eppure è così.
Si posso amare.
Si può fare.









Here I am!

Ecco a voi l'epilogo. Ecco a voi la fine di questa storia che ci ha accompagnato per tanto tempo - non mi odiate, so di aver fatto passare così tanto tempo dal capitolo tredici. Ma mi capite, vero, se vi dico che non è per niente facile? se vi dico che è l'01.17 e io sto scrivendo le ultime frasi di questa storia, qui, in questa mia nota personale... capite che mi si stringe il cuore all'idea di aver appena messo il tic al quadratino dove è scritto "completa?" ? 04/09/2012 la nostra storia è cominciata, proprio quel giorno. ed è proprio NOSTRA, perché voi l'avete vista crescere insieme a me, creata insieme a me. Quelle cinque recensioni che hanno permesso tutto ciò, che mi hanno spinto ad andare avanti, con il secondo capitolo... grazie, di cuore. E grazie a tutte voi, che avete continuato a supportarmi, nonostante io sia la prima delle ritardatarie in fatto di aggiornamenti. Un anno insieme, incredibile, vero? Eppure eccoci qua, ho appena messo la parola fine a questa storia...che mi ha preso così tanto tempo, ma che mi ha anche dato così tante emozioni. Ci sono recensioni che mi hanno fatta commuovere, recensioni che mi hanno fatta ridere, recensioni che mi hanno fatta crescere, dal punto di vista stilistico e non. Per cui vi ringrazio davvero di tutto. Non è facile salutarvi, vorrei conoscere ognuno di quei volti nascosti dietro ai nomignoli più o meno imbarazzanti di EFP per ringraziarvi personalmente. EFP è anche questo, oltre che alla valvola di sfogo per noi aspiranti scrittori... Eccoci qua. alla fine è un happy-ending per tutti quanti - Zara e Blaise, ve li ho fatti pesare eh? è stata una battaglia fino all'ultimo, ve lo assicuro... quel "BLAISE!" non era previsto... è tutto qui, draco ed Hermione, che compiono questi grandi passi insieme, Harry e Ginny, Neville e l'adorabile Luna, Pansy e Seamus... Dafne e Theo... eccoci qua. alla fine. per davvero! Aiuto, mi sento male. 113 recensioni, 6 persone che mi hanno inserito tra gli autori preferiti, 48 che hanno messo questa storia tra le preferite, 25 nelle ricordate e 190 nelle seguite. GRAZIE per le emozioni che mi avete fatto provare. grazie perché mi avete fatto affrontare quest'avventura così meravigliosa e al tempo stesso faticosa. Il terrore di deludermi/vi...la gioia nel vedere le vostre approvazioni...ogni mattina mi svegliavo e correvo a vedere quante persone avevano letto il nuovo capitolo, se c'erano nuove recensioni, nuovi pareri... queste emozioni mi mancheranno (anche se per il prossimo mese sarà ancora così!)  non vedo l'ora di potervi salutare rispondendo alle vostre recensioni. sperando vivamente che abbiate amato questa storia quasi quanto me. e che questo epilogo vi sia piaciuto. Vi mando un bacio, insieme a queste parole, e a questa storia,  che spero vi rimangano - in un modo o nell'altro - da qualche parte nel vostro cuore. Per me sarà così.  La vostra Chiara...


 
   
 
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