Fanfic su artisti musicali > Tokio Hotel
Segui la storia  |       
Autore: Nike93    11/04/2008    7 recensioni
A volte capita che un amore sia vissuto nei silenzi, e per questo si pensa che sia troppo perfetto perchè finisca. Ma poi si finisce per sentirsi come passeggeri distratti di una vita in vetrina, e il nodo che ci si lascia alle spalle è terribilmente difficile da sciogliere. Forse l'unica soluzione è dimenticare... e allora dimentica!
Ti ritroverai ad andare avanti finchè non ti sentirai come una superstite...
Una storia scandita dai testi di Raf, una storia che non sa se chiamarsi "d'amore".
Una storia i cui protagonisti credono di vivere i giorni migliori mentre invece stanno solo per sprofondare.
Una storia che non può avere un lieto fine. Non per tutti.
Genere: Drammatico, Song-fic, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Tokio Hotel
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Ragazze, le vostre recensioni mi hanno lasciata a dir poco di stucco e ci tengo a rispondervi, cercando di non essere troppo prolissa, prima di lasciarvi a questo capitolo che forse coronerà i vostri sogni. Noirfabi: eh, happy and… Più avanti capirai da te se questo sarà possibile o no. Un bacio. FuckedUpGirl: Bia, tesoro… Davvero vedi Bill come un personaggio odioso e raccapricciante? Beh, vedo che è un elemento comune a voi che recensite e sicuramente io non faccio molto per sfatare il mito… Ma non dirò le mie personali opinioni su Bill finché la storia non sarà finita. Allora potremo parlarne ^_^ Tvb anch’io. Bluebutterfly: Per quanto riguarda Bill, vale lo stesso che ho detto a Bia. Mi fa piacere che apprezzi il mio stile di scrittura, faccio di tutto per rifinirlo e renderlo più gradevole. L’inconveniente è che, al termine di una storia, sembra quasi che il primo e l’ultimo capitolo siano stati scritti da due persone diverse. Grazie ancora! Kristine: Dio, dio, dio! Rispondere alle tue recensioni è complicato! Ti assicuro che non mi hai annoiata, anzi mi fa piacere che tu abbia voluto raccontarmi questo tuo aneddoto e che ti sia sentita vicina ai personaggi. Personalmente, amo molto il fatto di ritrovarmi in una storia non mia. Non so e non posso dirti se la tua situazione e quella dei miei personaggi coincida in punti più profondi, lo scopriremo più avanti. Spero che fra te e il tuo ragazzo tutto vada per il meglio e che continuerai a seguire e recensire la mia storia. Un abbraccio. Valux91: bentornata!!! Beh, mi pare che non sei la sola a tifare per Tom! Sì, il disegno l’ho fatto io… ho illustrato ogni parte di questa storia (anzi, ho appena postato l’illustrazione relativa a “Nei silenzi”… la famiglia del Mulino Bianco, ricordi? XD) Spero che continuerai a seguirmi… baci. Sore: (ormai mi hai attaccato la sindrome di ‘sto nomignolo) eeeh, un’altra fan del “mio” Tom! Sono felice che a te, piccola grande scrittrice, piaccia la mia ff! Ti adoVo!

Capitolo 10


Haylie non toccò cibo. Continuava a ripetersi che probabilmente, anzi no, molto probabilmente, se la stava prendendo per nulla…
No!

 
Bill…
Si trattava di sua figlia. Come aveva potuto dimenticarsi…?
Come se non ne avessero parlato.
Haylie chiuse gli occhi. Perché, quando mai avevano parlato davvero?
Sentì una mano poggiarsi sul suo braccio e scuoterla leggermente. – Haylie, tutto bene? –
Si riscosse improvvisamente e vide Bill che la scrutava incuriosito.
- Eh? Sì… sì, tutto bene –
Cercò di non fare caso all’occhiata apprensiva che le rivolse Tom quando tutti e cinque si alzarono da tavola. Gustav diede uno sguardo all’orologio.
- Ragazzi, sono le due e mezza. Dovremmo darci una mossa –
- Sì, andiamo – rispose Bill, rimettendosi la sua giacca di pelle nera e saltando giù dalla sedia. Quando si avviarono su per le scale, Haylie, un po’ indietro rispetto a lui, lo sentì canticchiare allegramente. Dunque, se l’era scordato davvero.
- Haylie, aspetta un attimo… -
Si rese conto con sorpresa che era stato Tom a chiamarla sottovoce. Procedette a passo sostenuto e si sforzò di non guardarlo. Se davvero non gliene fosse importato nulla, evitarlo non sarebbe stato così difficile… Tom la raggiunse e le posò una mano su una spalla. – Hay, volevo dirti… -
- No! – lo interruppe seccamente lei, arrossendo. Guardò in direzione di Bill, ma non sembrava che l’avesse sentita. – No – ripeté a voce più bassa. – Non voglio sapere quanto sono importante per tuo fratello, né quanto si prenderà cura di me, né niente! Andate pure tranquilli al vostro sound check! –
- Se mi facessi almeno parlare… -
- Ti ho detto che non voglio sentire niente! – sibilò, scostandosi bruscamente e accelerando il passo. Affiancò Bill, che la guardò con espressione colpevole.
- Mi dispiace se oggi non ci vedremo praticamente per tutto il giorno – In altre circostanze, Haylie avrebbe adorato quei suoi occhi così dolci.
- Fa niente – rispose. – Penso che rimarrò tutto il pomeriggio in camera. Non me la sento di uscire –
- Sicura che posso lasciarti sola? – insistette Bill con voce preoccupata.
Haylie levò lo sguardo sul suo viso ed ebbe la tentazione di rispondergli “Tanto l’hai già fatto”, ma non mancò di sentirsi subito in colpa. In realtà, in due anni non l’aveva mai fatto…
- Sì, non preoccuparti – rispose, sforzandosi di sorridere. – Vai tranquillo –
Bill sorrise e la baciò sulla fronte. Haylie stava per entrare in camera, quando sentì la voce di Tom dire:
- Bill, scusami, io… penso che non verrò –
Si voltò a guardarlo stupita, come del resto fecero gli altri tre.
- E perché? – gli chiese il gemello, inclinando la testa di lato. Tom si passò una mano fra i dread e si grattò la testa.
- Io, uhm, non mi sento bene –
- Non ti senti bene – ripeté Bill, in tono vagamente scettico.
- No – aggiunse Tom, poi si accorse di aver risposto troppo velocemente. Cercò di non guardare in direzione di Haylie, che sicuramente doveva aver messo su un’espressione scandalizzata, e proseguì: - Mi fanno male le dita. Io… ho lasciato la finestra aperta stanotte e… devo aver preso freddo. Non posso suonare – Bill aggrottò le sopracciglia.
- Ma Tom, oggi abbiamo la seconda serata! Non puoi… -
- Non ti preoccupare – lo interruppe il biondo. – Abbiamo provato ieri, me la caverò. Ma adesso non me la sento. Davvero, Bill, se potessi, verrei, lo sai –
Bill lo guardò meditabondo per qualche istante, poi sospirò.
- Spero che David non se la prenderà con me. Vabbè. Allora… mi raccomando – Gli gettò un’altra occhiata poco convinta prima di girarsi verso Haylie e baciarla. – E tu riguardati. Non mi piacciono le vostre facce -

Già, neanche a me, pensò la ragazza.
Tom simulò un colpo di tosse.
- Sarà meglio che io, uhm… me ne torni in camera –
Haylie sperava che fosse la sua reale intenzione, ma ne dubitava fortemente. Si chiuse nella propria stanza quando Bill, Gustav e Georg si dileguarono. Fantastico. Si prospettava un pomeriggio di pietosa solitudine.
Haylie sentì bussare leggermente. – Posso entrare? – chiese una voce dal timbro inconfondibile. Sospirò. Adesso, il pensiero di un pomeriggio solitario le sembrava ancora più insopportabile.
- E’ meglio di no – si sforzò di rispondere, ma un momento dopo aveva già aperto. Sbuffò, maledicendo in cuor suo la sua discutibile forza di volontà. - …ma tanto, per me, tutte le guerre sono perse. Cosa vuoi? – Tom si schiarì nervosamente la voce.
- Beh, lo sai… -
- Forse posso offrirti un paio di guanti, per non intorpidirti le dita, sai… - disse aspramente lei. Tom sospirò, lasciando ricadere le braccia lungo i fianchi.
- Dici che l’ho sparata troppo grossa? –
- Sono fatti tuoi. Quando stasera farai flop, non venire a piangere da me – Haylie si stupì di essere riuscita a risultare tanto acida. Normalmente, non rientrava nei suoi standard, ma stava lottando disperatamente per non far capire a Tom quanto le costasse anche solo sostenere il suo sguardo.
E continuò a ripeterselo: se non t’importasse nulla di lui, l’avresti già chiuso fuori…
- Haylie, per favore, possiamo almeno parlarne? –
- Di cosa? –
- Di quello che è successo prima di pranzo – Haylie socchiuse gli occhi.
- Non è successo niente prima di pranzo. Non c’è niente di cui parlare –
- Se fosse vero, a quest’ora mi avresti già fatto entrare –
Tom parlava a voce bassa, misurata. Rimase fermo sulla soglia, appoggiato allo stipite della porta, le braccia incrociate sul petto. Certo, era del tutto diverso da come si mostrava in pubblico, ma raramente Haylie l’aveva visto così tranquillo.
La prima volta, avevano parlato di lei, di Bill, del gruppo. Ed erano diventati amici.
Cosa sarebbe successo se l’avesse fatto entrare e ne avessero parlato?
Sapeva solo che la calma di Tom era preoccupante.
- Entra, dài – sospirò, facendosi da parte per farlo passare. Tom entrò a passo lento, poi si fermò al centro della stanza, guardandosi intorno cercando di apparire indifferente. – Puoi sederti, se vuoi –
- No, grazie, non ce n’è bisogno – Seguì qualche minuto di imbarazzato silenzio. – Haylie, io non so da dove cominciare… -
- Allora non cominciare – mormorò lei, stringendosi le braccia intorno alla vita, scossa da un leggero brivido di freddo. Tom scosse lentamente la testa prima di rispondere.
- No – Haylie levò lo sguardo su suo viso. Era inaspettatamente, spaventosamente serio. – Io non voglio fare come Bill. Non voglio fare come voi. Io parlo, Haylie. Quando c’è un problema, lo dico. Così come quando sono felice per qualcosa, ne parlo con qualcuno. Io non… non riesco a tenermi tutto dentro, come voi – Un’altra pausa. – Perché non hai ricordato a Bill del tuo esame? –
Haylie abbassò lo sguardo. – Non voglio… stargli addosso. Deve essere lui a ricordarsi delle cose importanti –
- E se non lo facesse? –
- Lo farà –
- Davvero? E avete mai parlato del vostro futuro? Avete pensato a come sistemarvi dopo che sarà nata la bambina? Non credo che sia il massimo della felicità farsi una famiglia su un tourbus o portarsi una figlia di pochi mesi in giro per concerti. Ne avete parlato, di questo? –
Haylie trasalì quando Tom pronunciò quelle parole. Improvvisamente, la realtà la colpì nel modo più doloroso possibile. No, non ne avevano mai parlato. Chinò la testa e chiuse gli occhi, stringendosi la pancia fra le braccia, come a voler proteggere l’esserino che vi aveva trovato rifugio. Non si ritrasse quando Tom la afferrò per le spalle. – Come potete vivere senza sapere niente l’uno dell’altra?! –
- Non è vero! – gemette lei, scuotendo la testa senza guardarlo. – No… io… noi… oh, Tom… - mormorò con la voce rotta. Quando sentì la sua presa allentarsi a poco a poco, si nascose il viso tre le mani, sentendo già gli occhi bruciare. – Sono una stupida… sono solo una stupida… - singhiozzò, cominciando a tremare. Non smise nemmeno quando Tom la circondò con le braccia e la strinse a sé.
- Haylie, io… scusami, non volevo… Oh dio, scusami – mormorò, nascondendo il viso tra i suoi capelli.
Tutt’a un tratto si sentiva un verme. Sembrava quasi che… che volesse metterli l’uno contro l’altra. Come poteva farlo, se voleva a entrambi un bene dell’anima?
Peccato che uno di questi suoi affetti avesse bisogno di essere rivisto e compreso più a fondo. 

Haylie continuò a piangere silenziosamente, lasciandosi cullare.
Era stufa dei sensi di colpa.
Era stufa di dover continuare a prevedere ogni mossa.
Tanto, alla fine, sbagliava sempre… dunque perché farsi tanti scrupoli?
La verità era una sola, sebbene accettarla fosse faticoso oltre l’immaginabile: in quei pochi mesi, Tom le era stato molto più vicino di quanto non lo fosse stato Bill. Detta così, sarebbe potuta sembrare una verità stupida, una giustificazione non valida, ma era così.
Forse semplicemente perché quello di Tom non era un dovere… e Bill era sempre stato allergico ai doveri…
Si distaccò lentamente da Tom, asciugandosi le lacrime con il dorso della mano. Lui la guardò con espressione ferita. – Haylie, mi dispiace… -
- No – mormorò lei, tirando su col naso. – Hai ragione. Io… mi sembra di non capire più niente… -
- Anche a me – sussurrò lui, guardandola intensamente. Haylie rabbrividì quando le mani di Tom si posarono sulle sue guance. – Anche a me sembra… di non capire più niente – Il suo viso si avvicinò a quello di Haylie fino a che le loro labbra quasi si sfiorarono, ma Tom si fermò a pochi millimetri dal suo naso, e la ragazza si ritrovò a boccheggiare come se  in quella stanza fosse finito l’ossigeno. Tom chiuse gli occhi. Cosa stava facendo? No… non poteva… ma doveva… No, baciare la fidanzata di suo fratello, per giunta incinta, non poteva essere classificato come “dovere”. Ma questo era il cervello a dirglielo, mentre il cuore, probabilmente, ne era ignaro. – Io… io non voglio ferire nessuno… - sussurrò.
Haylie si aggrappò ai suoi polsi, trattenendo il fiato. – E allora non andartene… non lasciarmi sola –

Riaprì gli occhi e levò lo sguardo verso di lui. Negli occhi di Tom c’era qualcosa a cui, in altre circostanze, avrebbe dato certamente la giusta interpretazione, ma ora una piccola ed egoistica parte di lei le imponeva di non curarsene. La mano sinistra di Tom si spostò indietro, tra i capelli bronzei di Haylie, mentre la destra scese lungo la sua schiena, trattenendola gentilmente contro il suo petto.
Non la costrinse in alcun modo ad approfondire il contatto.
I suoi occhi cercarono una risposta che fu la bocca di Haylie a dargli, quando annullò quella piccola distanza sfiorando la sua. Poi le labbra di Tom schiusero dolcemente quelle di lei, in un movimento lento, delicato, impaurito. Non sapeva se avrebbe avuto la forza necessaria a fermarsi, né gli importava.

Fu cancellando ogni suo scrupolo che Haylie si lasciò andare a quel bacio. In lui c’era qualcosa di nuovo e di diverso, di familiare e al tempo stesso sconosciuto. Improvvisamente non fu più il viso di Bill a dominare la sua mente, non fu più la consapevolezza che stava per ferirlo irreparabilmente.
Si rese semplicemente conto che tutto quello che cercava era una presenza stabile nella propria vita, un sorriso che non fosse accompagnato da promesse intangibili, una persona che la amasse e scegliesse di starle accanto indipendentemente dal fatto che lei aspettasse un bambino… una persona come Tom.
Semplicemente Tom.

Haylie gli cinse il collo con le braccia, rifugiandosi nella fresca morbidezza delle sue labbra. La mano del ragazzo scivolò dalla schiena di lei lungo i suoi fianchi, e poi le accarezzò la pancia ormai visibilmente arrotondata, in un gesto che non l’aveva ancora sfiorata e che probabilmente non l’avrebbe mai sfiorata se avesse continuato a stare con Bill, o perlomeno non nel modo che lei desiderava.

Era dolcezza. Dolcezza disinteressata, pura.

Fu in quel preciso istante che Haylie sentì qualcosa, come un guizzo, che arrivò direttamente dal suo interno. Quel movimento coincise con l’allontanarsi delle loro labbra e il fermarsi della mano di Tom sulla sua pancia. – Hai sentito? – mormorò, a metà tra l’incredulo e lo spaventato.
Haylie annuì lentamente, troppo sorpresa per dire qualsiasi cosa. Tom stava quasi per baciarla di nuovo, quando sentì un altro guizzo sul palmo della mano. La ritirò di qualche centimetro, mentre Haylie chinava la testa e si guardava il ventre, sorridendo senza nemmeno accorgersene.
Eccolo, il segno.
Quel movimento che non aveva mai sentito e che aspettava con tanta ansia.
I suoi occhi, improvvisamente illuminati di una nuova luce, incontrarono un’altra volta quelli di Tom. – Ti sei spaventato? – Tom sorrise imbarazzato. Lui, certo, non poteva sapere…
- Forse ha cercato di cacciarmi… - La accarezzò goffamente.
Haylie posò una mano sulla sua, sperando che lui potesse sentire le stesse cose che lei sentiva da mesi –anche se non in quel modo-, che le capisse e le rendesse anche sue.
- Non può cacciarti – mormorò sorridendo. – Io e lei viviamo in simbiosi… - Le labbra di Tom si curvarono in un sorriso e Haylie gli cinse nuovamente il collo con le braccia. Si scambiarono un altro bacio, Haylie chiuse gli occhi e cominciò a ridere apparentemente senza motivo. – L’ho sentita Tom… l’ho sentita… io l’ho sentita! – esclamò abbracciandolo, mentre i suoi occhi si bagnavano di nuovo, ma stavolta per un sentimento ben diverso. 

Era stato lui… era grazie a lui se l’aveva sentita, se lei le aveva mandato un messaggio…
Si persero in un altro bacio, e poi un altro, e un altro ancora, fino a che persero il conto e si ritrovarono abbracciati sul letto ancora disfatto, assaggiando l’uno il gusto dell’altra, quel sapore nuovo per entrambi, tinto di un peccato inconsapevole di essere tale.
Le labbra di Tom asciugarono le sue lacrime, le sue mani le infondevano sicurezza, le sue braccia la proteggevano dal resto del mondo, quel mondo che non capiva e che non l’avrebbe fatto mai.
Haylie rabbrividì quando lo sentì baciarle il collo, e poi più giù, sbottonarle rapidamente la camicetta e nascondere il viso nel suo seno, facendo suo quel profumo dolce e delicato, quel profumo che sapeva di innocenza, di purezza, di qualcosa che non aveva mai sentito.
Haylie riaprì gli occhi solo quando non avvertì più il calore del corpo di Tom sopra di lei, rimase a guardarlo attraverso le ciglia mentre lui si spogliava. Voleva averlo vicino, voleva quel calore.
Non provò nessun imbarazzo fino a quando Tom non la privò dell’ultimo indumento che separava i loro corpi, solo allora sentì un brivido correrle lungo la schiena e si aggrappò alle sue spalle, ma lui l’allontanò da sé subito dopo. Percorse interamente il suo corpo con lo sguardo e la sua mano si posò ancora una volta sul suo ventre.
- Sei… oh, Haylie, sei stupenda –
Arrossì violentemente e si rifugiò tra le sue braccia, imponendosi di non pensare, di estraniarsi almeno per quel momento che non sapeva se si sarebbe mai ripetuto.

 
Il suo tocco era caldo, confortevole, attento. Le loro mani non si lasciarono per un solo istante, le dita rimasero intrecciate, le loro anime si aggrapparono morbosamente l’una all’altra.
Non se l’era immaginato così, il SexGott. Non in un’occasione del genere. Non con lei.
Ci volle poco perché quel loro semplice bisogno, quella fuga dalla realtà, si macchiasse di peccato.
Quella camera d’albergo si colorò di emozioni nuove e proibite, emozioni che non sarebbero state tali se non vissute così, protette da ogni precedente paura, ignare di quello che avrebbero provocato, emozioni nascoste e silenziose.
Era dunque quello, il suo destino.
Haylie chiuse gli occhi e sospirò quando Tom si rannicchiò accanto a lei e poggiò un orecchio sulla sua pancia. Gli accarezzò stancamente i capelli, mentre il suo fiato la solleticava leggermente. Poco dopo, Tom si stese al suo fianco, intrecciando le dita con le sue. I loro sguardi si incontrarono, e ad Haylie parve di scorgere un velo di preoccupazione oscurare i suoi occhi nocciola.
- Haylie, io… non ti ho fatto male, vero? –
Gli sembrava quasi di essere Bill. Tom scacciò velocemente quell’idea dalla propria mente, pensando che, quasi sicuramente, Bill quella domanda non gliel’aveva mai posta.
Haylie sorrise appena, e fu lì che Tom si rese conto del tutto della sua bellezza. Con i capelli arruffati, lo sguardo stanco e le guance arrossate era ancora più incantevole, ancora più lei. – No… sto bene –
Anche lui sorrise, e si sporse in avanti per sfiorarle le labbra con un bacio.
- Haylie, ti amo –
Non pensava che sarebbe stato così dirlo per la prima volta. Pensava che avrebbe dovuto tirare un bel respiro e chiudere gli occhi, invece gli venne così naturale che lui stesso se ne stupì. Haylie chiuse gli occhi e appoggiò la fronte sulla sua spalla, sorridendo tra sé. Forse era felicità, forse era rassegnazione.
Non lo sapeva, e forse non l’avrebbe mai saputo.

 
“Ma se sparissi adesso chi mi verrebbe a cercare?
Dimmi che tu lo faresti e che non siamo passeggeri distratti,
due prigionieri in gita senza una via d'uscita.
Dimmi che tu rifaresti se potessi tutto quanto,
che nonostante il mondo noi siamo fino in fondo
fino in fondo noi”

(Raf, “Passeggeri distratti”)

...Ho aggiunto un’illustrazione al capitolo tre, se può interessarvi ^^

  
Leggi le 7 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Tokio Hotel / Vai alla pagina dell'autore: Nike93