Ragazze, le
vostre recensioni mi hanno lasciata a dir poco di stucco e
ci tengo a rispondervi, cercando di non essere troppo prolissa, prima
di
lasciarvi a questo capitolo che forse coronerà i vostri
sogni. Noirfabi: eh, happy
and… Più avanti
capirai da te se questo sarà possibile o no. Un bacio. FuckedUpGirl:
Bia,
tesoro… Davvero vedi Bill come un personaggio odioso e
raccapricciante? Beh, vedo che è un elemento comune a voi
che recensite e
sicuramente io non faccio molto per sfatare il mito… Ma non
dirò le mie
personali opinioni su Bill finché la storia non
sarà finita. Allora potremo
parlarne ^_^ Tvb anch’io. Bluebutterfly:
Per quanto riguarda Bill, vale
lo stesso che ho detto a Bia. Mi fa piacere che apprezzi il mio stile
di
scrittura, faccio di tutto per rifinirlo e renderlo più
gradevole.
L’inconveniente è che, al termine di una storia,
sembra quasi che il primo e
l’ultimo capitolo siano stati scritti da due persone diverse.
Grazie ancora! Kristine:
Dio, dio, dio! Rispondere alle tue recensioni è complicato!
Ti assicuro che non
mi hai annoiata, anzi mi fa piacere che tu abbia voluto raccontarmi
questo tuo
aneddoto e che ti sia sentita vicina ai personaggi. Personalmente, amo
molto il
fatto di ritrovarmi in una storia non mia. Non so e non posso dirti se
la tua
situazione e quella dei miei personaggi coincida in punti
più profondi, lo
scopriremo più avanti. Spero che fra te e il tuo ragazzo
tutto vada per il
meglio e che continuerai a seguire e recensire la mia storia. Un
abbraccio. Valux91:
bentornata!!!
Beh, mi pare che non sei la sola a
tifare per Tom! Sì, il disegno l’ho fatto
io… ho illustrato ogni parte di
questa storia (anzi, ho appena postato l’illustrazione
relativa a “Nei
silenzi”… la famiglia del Mulino Bianco, ricordi?
XD) Spero che continuerai a
seguirmi… baci. Sore: (ormai mi hai
attaccato la sindrome di ‘sto
nomignolo) eeeh, un’altra fan del “mio”
Tom! Sono felice che a te, piccola
grande scrittrice, piaccia la mia ff! Ti adoVo!
Capitolo
10
Haylie
non toccò cibo. Continuava a ripetersi
che probabilmente, anzi no, molto probabilmente, se
la stava prendendo
per nulla…
No!
Bill…
Si trattava di sua figlia. Come aveva
potuto dimenticarsi…?
Come se non ne avessero parlato.
Haylie chiuse gli occhi. Perché, quando mai
avevano parlato davvero?
Sentì una mano poggiarsi sul suo braccio e
scuoterla leggermente. – Haylie, tutto bene? –
Si riscosse improvvisamente e vide Bill che
la scrutava incuriosito.
- Eh? Sì… sì, tutto bene –
Cercò di non fare caso all’occhiata
apprensiva che le rivolse Tom quando tutti e cinque si alzarono da
tavola.
Gustav diede uno sguardo all’orologio.
- Ragazzi, sono le due e mezza. Dovremmo
darci una mossa –
- Sì, andiamo – rispose Bill, rimettendosi la
sua giacca di pelle nera e saltando giù dalla sedia. Quando
si avviarono su per
le scale, Haylie, un po’ indietro rispetto a lui, lo
sentì canticchiare
allegramente. Dunque, se l’era scordato davvero.
- Haylie, aspetta un attimo… -
Si rese conto con sorpresa che era stato Tom
a chiamarla sottovoce. Procedette a passo sostenuto e si
sforzò di non
guardarlo. Se davvero non gliene fosse importato nulla, evitarlo non
sarebbe
stato così difficile… Tom la raggiunse e le
posò una mano su una spalla. – Hay,
volevo dirti… -
- No! – lo interruppe seccamente lei,
arrossendo. Guardò in direzione di Bill, ma non sembrava che
l’avesse sentita.
– No – ripeté a voce più
bassa. – Non voglio sapere quanto sono importante per
tuo fratello, né quanto si prenderà cura di me,
né niente! Andate pure
tranquilli al vostro sound check! –
- Se mi facessi almeno parlare… -
- Ti ho detto che non voglio sentire niente!
– sibilò, scostandosi bruscamente e accelerando il
passo. Affiancò Bill, che la
guardò con espressione colpevole.
- Mi dispiace se oggi non ci vedremo
praticamente per tutto il giorno – In altre circostanze,
Haylie avrebbe adorato
quei suoi occhi così dolci.
- Fa niente – rispose. – Penso che
rimarrò
tutto il pomeriggio in camera. Non me la sento di uscire –
- Sicura che posso lasciarti sola? –
insistette Bill con voce preoccupata.
Haylie levò lo sguardo sul suo viso ed ebbe
la tentazione di rispondergli “Tanto l’hai
già fatto”, ma non mancò di sentirsi
subito in colpa. In realtà, in due anni non
l’aveva mai fatto…
- Sì, non preoccuparti – rispose, sforzandosi
di sorridere. – Vai tranquillo –
Bill sorrise e la baciò sulla fronte. Haylie
stava per entrare in camera, quando sentì la voce di Tom
dire:
- Bill, scusami, io… penso che non verrò
–
Si voltò a guardarlo stupita, come del resto
fecero gli altri tre.
- E perché? – gli chiese il gemello,
inclinando la testa di lato. Tom si passò una mano fra i
dread e si grattò la
testa.
- Io, uhm, non mi sento bene –
- Non ti senti bene – ripeté Bill, in tono
vagamente scettico.
- No – aggiunse Tom, poi si accorse di aver risposto
troppo velocemente. Cercò di non guardare in direzione di
Haylie, che
sicuramente doveva aver messo su un’espressione
scandalizzata, e proseguì: - Mi
fanno male le dita. Io… ho lasciato la finestra aperta
stanotte e… devo aver
preso freddo. Non posso suonare – Bill aggrottò le
sopracciglia.
- Ma Tom, oggi abbiamo la seconda serata! Non
puoi… -
- Non ti preoccupare – lo interruppe il
biondo. – Abbiamo provato ieri, me la caverò. Ma
adesso non me la sento.
Davvero, Bill, se potessi, verrei, lo sai –
Bill lo guardò meditabondo per qualche
istante, poi sospirò.
- Spero che David non se la prenderà con me.
Vabbè. Allora… mi raccomando – Gli
gettò un’altra occhiata poco convinta prima
di girarsi verso Haylie e baciarla. – E tu riguardati. Non mi
piacciono le
vostre facce -
Già,
neanche a me,
pensò la ragazza.
Tom simulò un colpo di tosse.
- Sarà meglio che io, uhm… me ne torni in camera
–
Haylie sperava che fosse la sua reale
intenzione, ma ne dubitava fortemente. Si chiuse nella propria stanza
quando
Bill, Gustav e Georg si dileguarono. Fantastico. Si prospettava un
pomeriggio
di pietosa solitudine.
Haylie sentì bussare leggermente. – Posso
entrare? – chiese una voce dal timbro inconfondibile.
Sospirò. Adesso, il
pensiero di un pomeriggio solitario le sembrava ancora più
insopportabile.
- E’ meglio di no – si sforzò di
rispondere,
ma un momento dopo aveva già aperto. Sbuffò,
maledicendo in cuor suo la sua
discutibile forza di volontà. - …ma tanto, per
me, tutte le guerre sono perse.
Cosa vuoi? – Tom si schiarì nervosamente la voce.
- Beh, lo sai… -
- Forse posso offrirti un paio di guanti, per
non intorpidirti le dita, sai… - disse aspramente lei. Tom
sospirò, lasciando
ricadere le braccia lungo i fianchi.
- Dici che l’ho sparata troppo grossa? –
- Sono fatti tuoi. Quando stasera farai flop,
non venire a piangere da me – Haylie si stupì di
essere riuscita a risultare
tanto acida. Normalmente, non rientrava nei suoi standard, ma stava
lottando
disperatamente per non far capire a Tom quanto le costasse anche solo
sostenere
il suo sguardo.
E continuò a ripeterselo: se non
t’importasse nulla di lui, l’avresti già
chiuso fuori…
- Haylie, per favore, possiamo almeno
parlarne? –
- Di cosa? –
- Di quello che è successo prima di pranzo –
Haylie socchiuse gli occhi.
- Non è successo niente prima di pranzo. Non
c’è niente di cui parlare –
- Se fosse vero, a quest’ora mi avresti già
fatto entrare –
Tom parlava a voce bassa, misurata. Rimase
fermo sulla soglia, appoggiato allo stipite della porta, le braccia
incrociate
sul petto. Certo, era del tutto diverso da come si mostrava in
pubblico, ma
raramente Haylie l’aveva visto così tranquillo.
La prima volta, avevano parlato di lei, di
Bill, del gruppo. Ed erano diventati amici.
Cosa sarebbe successo se l’avesse fatto
entrare e ne avessero parlato?
Sapeva solo che la calma di Tom era
preoccupante.
- Entra, dài – sospirò, facendosi da
parte
per farlo passare. Tom entrò a passo lento, poi si
fermò al centro della
stanza, guardandosi intorno cercando di apparire indifferente.
– Puoi sederti,
se vuoi –
- No, grazie, non ce n’è bisogno –
Seguì
qualche minuto di imbarazzato silenzio. – Haylie, io non so
da dove cominciare…
-
- Allora non cominciare – mormorò lei,
stringendosi le braccia intorno alla vita, scossa da un leggero brivido
di
freddo. Tom scosse lentamente la testa prima di rispondere.
- No – Haylie levò lo sguardo su suo viso.
Era inaspettatamente, spaventosamente serio.
– Io non voglio fare come
Bill. Non voglio fare come voi. Io parlo, Haylie.
Quando c’è un
problema, lo dico. Così come quando sono felice per
qualcosa, ne parlo con
qualcuno. Io non… non riesco a tenermi tutto dentro, come
voi – Un’altra pausa.
– Perché non hai ricordato a Bill del tuo esame?
–
Haylie abbassò lo sguardo. – Non
voglio…
stargli addosso. Deve essere lui a ricordarsi delle cose importanti
–
- E se non lo facesse? –
- Lo farà –
- Davvero? E avete mai parlato del vostro
futuro? Avete pensato a come sistemarvi dopo che sarà nata
la bambina? Non
credo che sia il massimo della felicità farsi una famiglia
su un tourbus o
portarsi una figlia di pochi mesi in giro per concerti. Ne avete
parlato, di
questo? –
Haylie trasalì quando Tom pronunciò quelle
parole. Improvvisamente, la realtà la colpì nel
modo più doloroso possibile. No,
non ne avevano mai parlato. Chinò la testa e chiuse gli
occhi, stringendosi la
pancia fra le braccia, come a voler proteggere l’esserino che
vi aveva trovato
rifugio. Non si ritrasse quando Tom la afferrò per le
spalle. – Come potete
vivere senza sapere niente l’uno dell’altra?!
–
- Non è vero! – gemette lei, scuotendo la
testa senza guardarlo. – No… io…
noi… oh, Tom… - mormorò con la voce
rotta.
Quando sentì la sua presa allentarsi a poco a poco, si
nascose il viso tre le
mani, sentendo già gli occhi bruciare. – Sono una
stupida… sono solo una
stupida… - singhiozzò, cominciando a tremare. Non
smise nemmeno quando Tom la
circondò con le braccia e la strinse a sé.
- Haylie, io… scusami, non volevo… Oh dio,
scusami – mormorò, nascondendo il viso tra i suoi
capelli.
Tutt’a un tratto si sentiva un verme.
Sembrava quasi che… che volesse metterli l’uno
contro l’altra. Come poteva
farlo, se voleva a entrambi un bene dell’anima?
Peccato che uno di questi suoi affetti avesse
bisogno di essere rivisto e compreso più a fondo.
Haylie
continuò a piangere silenziosamente,
lasciandosi cullare.
Era stufa dei sensi di colpa.
Era stufa di dover continuare a prevedere
ogni mossa.
Tanto, alla fine, sbagliava sempre… dunque
perché farsi tanti scrupoli?
La verità era una sola, sebbene accettarla
fosse faticoso oltre l’immaginabile: in quei pochi mesi, Tom
le era stato molto
più vicino di quanto non lo fosse stato Bill. Detta
così, sarebbe potuta
sembrare una verità stupida, una giustificazione non valida,
ma era così.
Forse semplicemente perché quello di Tom non
era un dovere… e Bill era sempre stato allergico ai
doveri…
Si distaccò lentamente da Tom, asciugandosi
le lacrime con il dorso della mano. Lui la guardò con
espressione ferita. –
Haylie, mi dispiace… -
- No – mormorò lei, tirando su col naso.
–
Hai ragione. Io… mi sembra di non capire più
niente… -
- Anche a me – sussurrò lui, guardandola
intensamente. Haylie rabbrividì quando le mani di Tom si
posarono sulle sue
guance. – Anche a me sembra… di non capire
più niente – Il suo viso si avvicinò
a quello di Haylie fino a che le loro labbra quasi si sfiorarono, ma
Tom si
fermò a pochi millimetri dal suo naso, e la ragazza si
ritrovò a boccheggiare
come se in quella
stanza fosse finito l’ossigeno.
Tom chiuse gli occhi. Cosa stava facendo? No… non
poteva… ma doveva… No,
baciare la fidanzata di suo fratello, per giunta incinta, non poteva
essere
classificato come “dovere”. Ma questo era il
cervello a dirglielo, mentre il
cuore, probabilmente, ne era ignaro. – Io… io non
voglio ferire nessuno… -
sussurrò.
Haylie si aggrappò ai suoi polsi, trattenendo
il fiato. – E allora non andartene… non lasciarmi
sola –
Non la costrinse in alcun modo ad
approfondire il contatto.
I suoi occhi cercarono una risposta che fu la
bocca di Haylie a dargli, quando annullò quella piccola
distanza sfiorando la
sua. Poi le labbra di Tom schiusero dolcemente quelle di lei, in un
movimento
lento, delicato, impaurito. Non sapeva se avrebbe avuto la forza
necessaria a
fermarsi, né gli importava.
Fu cancellando
ogni suo scrupolo che Haylie
si lasciò andare a quel bacio. In lui c’era
qualcosa di nuovo e di diverso, di
familiare e al tempo stesso sconosciuto. Improvvisamente non fu
più il viso di
Bill a dominare la sua mente, non fu più la consapevolezza
che stava per
ferirlo irreparabilmente.
Si rese semplicemente conto che tutto quello
che cercava era una presenza stabile nella propria vita, un sorriso che
non
fosse accompagnato da promesse intangibili, una persona che la amasse e
scegliesse di starle accanto indipendentemente dal fatto che lei
aspettasse un
bambino… una persona come Tom.
Semplicemente Tom.
Haylie gli
cinse il collo con le braccia,
rifugiandosi nella fresca morbidezza delle sue labbra. La mano del
ragazzo
scivolò dalla schiena di lei lungo i suoi fianchi, e poi le
accarezzò la pancia
ormai visibilmente arrotondata, in un gesto che non l’aveva
ancora sfiorata e
che probabilmente non l’avrebbe mai
sfiorata se avesse continuato a
stare con Bill, o perlomeno non nel modo che lei desiderava.
Era dolcezza.
Dolcezza disinteressata, pura.
Fu in quel
preciso istante che Haylie sentì
qualcosa, come un guizzo, che arrivò direttamente dal suo
interno. Quel
movimento coincise con l’allontanarsi delle loro labbra e il
fermarsi della
mano di Tom sulla sua pancia. – Hai sentito? –
mormorò, a metà tra l’incredulo
e lo spaventato.
Haylie annuì lentamente, troppo sorpresa per
dire qualsiasi cosa. Tom stava quasi per baciarla di nuovo, quando
sentì un
altro guizzo sul palmo della mano. La ritirò di qualche
centimetro, mentre
Haylie chinava la testa e si guardava il ventre, sorridendo senza
nemmeno
accorgersene.
Eccolo, il segno.
Quel movimento che non aveva mai sentito e
che aspettava con tanta ansia.
I suoi occhi, improvvisamente illuminati di
una nuova luce, incontrarono un’altra volta quelli di Tom.
– Ti sei spaventato?
– Tom sorrise imbarazzato. Lui, certo, non poteva
sapere…
- Forse ha cercato di cacciarmi… - La
accarezzò goffamente.
Haylie posò una mano sulla sua, sperando che
lui potesse sentire le stesse cose che lei sentiva da mesi
–anche se non in quel
modo-, che le capisse e le rendesse anche sue.
- Non può cacciarti – mormorò
sorridendo. –
Io e lei viviamo in simbiosi… - Le labbra di Tom si
curvarono in un sorriso e
Haylie gli cinse nuovamente il collo con le braccia. Si scambiarono un
altro
bacio, Haylie chiuse gli occhi e cominciò a ridere
apparentemente senza motivo.
– L’ho sentita Tom… l’ho
sentita… io l’ho sentita!
– esclamò
abbracciandolo, mentre i suoi occhi si bagnavano di nuovo, ma stavolta
per un
sentimento ben diverso.
Si persero in un altro bacio, e poi un altro,
e un altro ancora, fino a che persero il conto e si ritrovarono
abbracciati sul
letto ancora disfatto, assaggiando l’uno il gusto
dell’altra, quel sapore nuovo
per entrambi, tinto di un peccato inconsapevole di essere tale.
Le labbra di Tom asciugarono le sue lacrime,
le sue mani le infondevano sicurezza, le sue braccia la proteggevano
dal resto
del mondo, quel mondo che non capiva e che non l’avrebbe
fatto mai.
Haylie rabbrividì quando lo sentì baciarle il
collo, e poi più giù, sbottonarle rapidamente la
camicetta e nascondere il viso
nel suo seno, facendo suo quel profumo dolce e delicato, quel profumo
che sapeva
di innocenza, di purezza, di qualcosa che non aveva mai sentito.
Haylie riaprì gli occhi solo quando non
avvertì più il calore del corpo di Tom sopra di
lei, rimase a guardarlo
attraverso le ciglia mentre lui si spogliava. Voleva averlo vicino,
voleva quel
calore.
Non provò nessun imbarazzo fino a quando Tom
non la privò dell’ultimo indumento che separava i
loro corpi, solo allora sentì
un brivido correrle lungo la schiena e si aggrappò alle sue
spalle, ma lui
l’allontanò da sé subito dopo. Percorse
interamente il suo corpo con lo sguardo
e la sua mano si posò ancora una volta sul suo ventre.
- Sei… oh, Haylie, sei stupenda –
Arrossì violentemente e si rifugiò tra le sue
braccia, imponendosi di non pensare, di estraniarsi almeno per quel
momento che
non sapeva se si sarebbe mai ripetuto.
Il suo tocco era caldo, confortevole,
attento. Le loro mani non si lasciarono per un solo istante, le dita
rimasero
intrecciate, le loro anime si aggrapparono morbosamente l’una
all’altra.
Non se l’era immaginato così, il SexGott.
Non in un’occasione del genere. Non con lei.
Ci volle poco perché quel loro semplice
bisogno, quella fuga dalla realtà, si macchiasse di peccato.
Quella camera d’albergo si colorò di emozioni
nuove e proibite, emozioni che non sarebbero state tali se non vissute
così,
protette da ogni precedente paura, ignare di quello che avrebbero
provocato,
emozioni nascoste e silenziose.
Era dunque quello, il suo destino.
Haylie chiuse gli occhi e sospirò quando Tom
si rannicchiò accanto a lei e poggiò un orecchio
sulla sua pancia. Gli
accarezzò stancamente i capelli, mentre il suo fiato la
solleticava
leggermente. Poco dopo, Tom si stese al suo fianco, intrecciando le
dita con le
sue. I loro sguardi si incontrarono, e ad Haylie parve di scorgere un
velo di
preoccupazione oscurare i suoi occhi nocciola.
- Haylie, io… non ti ho fatto male, vero? –
Gli sembrava quasi di essere Bill. Tom
scacciò velocemente quell’idea dalla propria
mente, pensando che, quasi
sicuramente, Bill quella domanda non gliel’aveva mai posta.
Haylie sorrise appena, e fu lì che Tom si
rese conto del tutto della sua bellezza. Con i
capelli arruffati, lo
sguardo stanco e le guance arrossate era ancora più
incantevole, ancora più lei.
– No… sto bene –
Anche lui sorrise, e si sporse in avanti per
sfiorarle le labbra con un bacio.
- Haylie, ti amo –
Non pensava che sarebbe stato così dirlo per
la prima volta. Pensava che avrebbe dovuto tirare un bel respiro e
chiudere gli
occhi, invece gli venne così naturale che lui stesso se ne
stupì. Haylie chiuse
gli occhi e appoggiò la fronte sulla sua spalla, sorridendo
tra sé. Forse era
felicità, forse era rassegnazione.
Non lo sapeva, e forse non l’avrebbe mai
saputo.
“Ma
se sparissi adesso chi mi verrebbe a cercare?
Dimmi che tu lo faresti e che non siamo passeggeri
distratti,
due prigionieri in gita senza una via d'uscita.
Dimmi che tu rifaresti se potessi tutto quanto,
che nonostante il mondo noi siamo fino in fondo
fino in fondo noi”
(Raf,
“Passeggeri distratti”)
...Ho
aggiunto un’illustrazione al capitolo tre, se può
interessarvi ^^