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Autore: Sonnyx94    21/10/2013    7 recensioni
Sono passati sette anni da quando i Volturi hanno minacciato di distriggere la famiglia Cullen. Le giornate passano lente e "noiose", tra una battuta di caccia e la scuola. Renesmee ormai ha l'aspetto di una diciottenne e il suo rapporto con Jacob inizia a farsi più complicato. La ragazza non riesce a spiegarsi come mai abbia bisogno della presenza costante del suo "migliore amico" - questo perchè le hanno tenuto nascosto che, alla sua nascita, Jake ha avuto l'impronting con lei. Ma un nuovo pericolo interrompe l'eternità della famiglia: i Volturi sono tornati e vogliono Renesmee. Si giungerà ad un nuovo scontro?
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Jacob/Renesmee
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Successivo alla saga
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Renesmee


 
Avevo detto addio a Nahuel tante volte, sapendo che in realtà avrebbe sempre trovato il modo di tornare da me, per ricordarmi che c'era un'alta vita che mi aspettava e che mi avrebbe sempre accolta.
Quella vita che avrei dovuto condividere con lui, assaporando appieno la nostra unicità, con la consapevolezza inebriante, ma anche spaventosa, che nessun altro al mondo fosse come noi.
Io e lui eravamo gli unici della nostra specie.
Avevo sempre rifiutato quella possibilità, avevo provato a prenderla in considerazione, ma non ero mai riuscita ad apprezzarla come avrei dovuto.
Nahuel voleva scappare da una vita di solitudine, voleva il mio amore, voleva l'affetto di una persona che non lo apprezzava quanto avrebbe meritato.
Nessuno mi aveva mai negato il suo affetto, io non avevo bisogno di quella vita che Nahuel desiderava tanto per noi. Io avevo la mia famiglia, anzi ne avevo più di una: avevo i Cullen, avevo Charlie e avevo gli amici di La Push.
E, per quanto egoista potesse risultare, non desideravo altro. Qualunque cosa fosse successa, per quanto Forks potesse starmi stretta, nonostante il mio bisogno di scoprire il mondo in ogni suoi piccolo angolo, alla fine, sapevo che l'unico posto in cui avrei sempre voluto fare ritorno era proprio quella cittadina sepolta sotto una coltre perenne di nubi e pioggia. Sarei sempre tornata a casa, dalle persone che amavo.
Speravo solo che Nahuel potesse capire le mie ragioni.
L'unica cosa certa era che rispettava la mia decisione, perché mi aveva salvata.
Quando finalmente potei voltare le spalle ai Volturi, tutti i sentimenti che avevo cercato di reprimere da quando mi avevano imprigionata, ebbero la meglio su di me.
Bella ed Edward furono i primi ad avvicinarsi e, quando furono a pochi centimetri da me, il mondo si annebbiò ed io persi i sensi.
Quando mi risvegliai, delle braccia accoglienti mi stavano coccolando dolcemente, mentre una voce melodiosa canticchiava una bellissima ninnananna. La mia ninnananna.
-Papà?- lo chiamai con gli occhi ancora socchiusi, la testa che non smetteva di girare.
-Ciao, tesoro- mi salutò lui, con un sorriso dolcissimo, baciandomi la fronte. Era bello come sempre, l’incarnazione di un dio greco, ma riuscii comunque ad intravedere l’enorme stanchezza che celavano i suoi occhi. La preoccupazione e la pura di perdermi lo avevano portato ai limiti della sopportazione e solo ora i suoi lineamenti sembravano essersi concessi il lusso di distendersi un po’.
-Cosa è successo?- domandai, sbattendo più volte le palpebre per cercare di vedere meglio.
-Sei svenuta un paio d'ore fa-
Mi aggrappai al suo collo e lui mi aiutò a tirarmi su, allora mi accorsi che eravamo seduti su di una sedia.
-Dove siamo?- chiesi guardandomi attorno mentre la vista cominciava a diventare più chiara.
Vidi molte persone camminare frettolosamente e lunghe file di panchine semivuote, dove della gente sedeva leggendo giornali o parlando al cellulare. Sembrava una sala d’aspetto.
-Dopo che hai perso i sensi abbiamo preso un treno, ora siamo all'aeroporto di Roma, stiamo aspettando l'aereo che ci porterà a casa- spiegò mio padre e la sua voce ebbe un tremito pronunciando l’ultima parola.
Casa.
Dopo tutto quel tempo passato con i Volturi, quella parola mi sembrò così strana, mi riempì il cuore di gioia. Era davvero finita, stavo tornando a casa, da tutte le persone che amavo.
-Quanto tempo sono stata via?-
-Tu e Jake siete riusciti a rimanere nascosti per qualche settimana, poi i Volturi ti hanno rapita e sei rimasta loro prigioniera per due mesi- disse Bella, arrivando alle nostre spalle con una bottiglia che portava un'etichetta con scritto "succo di mirtilli", ma quando lei mi fece l'occhiolino capii che non c'erano mirtilli là dentro. Era sangue.
Io l'afferrai all'istante e la bevvi tutta d'un fiato. Il sapore inebriante del sangue mi ridiede vita, i dolori che avevo lungo tutto il corpo si affievolirono leggermente e ringraziai il cielo perché ero finalmente riuscita a fuggire dall’inferno.
-Come ti senti, amore?- chiese mia madre, accarezzandomi i capelli, con sguardo preoccupato.
Mi ripulii l'angolo della bocca con la mano. -Un po' ammaccata ad essere sincera- ammisi, dando un'occhiata alle mie braccia e alle mie gambe.
-Passerà presto, devi solo stare a riposo- mi consolò Edward, tenendomi stretta a sé, per poi allargare l'abbraccio anche a  mia madre.
Rimanemmo così per qualche minuto ed io riuscii a dimenticare l'orrore che avevo vissuto nell'ultimo periodo. Eravamo solo noi, io ed i miei genitori, coloro che avevano sempre lottato per la mia vita, per il loro piccolo miracolo.
-Tesoro, c'è qualcuno che vuole parlarti- mi sussurrò all’orecchio, Bella, indicandomi con lo sguardo un gruppetto di persone che si trovavano a qualche metro da noi, davanti alle vetrate che davano sulle piste dell’aeroporto. Tra di loro, c’era un ragazzo che guardava nella nostra direzione, con gli occhi pieni di due sentimenti tra loro contrastanti: preoccupazione e sollievo.
Mia madre e mio padre mi affiancarono mentre, lentamente, mi incamminavo verso quel gruppo di persone.
Zia Alice e nonno Carlisle furono i primi a raggiungermi, mi abbracciarono e baciarono, ma io non riuscii a trovare nulla da dire a causa dell’emozione, li guardai con occhi luccicanti di affetto, perché non sapevo con quali parole avrei mai potuto ringraziarli per quello che avevano fatto, per tutto quello che avevano messo a repentaglio per salvarmi. E feci lo stesso con gli altri rappresentanti dei clan nostri alleati.
Poi passai oltre quel gruppetto di vampiri e, zoppicando, mi avvicinai al ragazzo che aveva osservato l’abbraccio che io ed i miei genitori ci eravamo scambiati.
Si era messo da parte, lontano da tutti, mi aspettava appoggiato alla vetrata.
-Ciao, Jake- lo salutai, quasi timidamente.
-Ciao, Nessie- ricambiò lui, allungando le braccia per tenermi per la vita, temendo che perdessi l’equilibrio.
-Mi hai trovata, alla fine-
-Io ti troverò sempre.- promise, perché sapeva che sarebbe sempre stato così. Si avvicinò a me e baciò le mie labbra dolcemente ed io fui felice di aver finalmente ritrovato tutte le parti che erano state strappate dal mio cuore.
-Nessie, Jake!- la voce di mio padre squillò gioiosa nella sala d’aspetto dell’aeroporto -Torniamo a casa!-
Finalmente.
 
Il viaggio durò più del previsto, ma non aveva alcuna importanza, eravamo diretti a Forks e questo era sufficiente. I miei genitori e Jake si erano fatti in quattro perché io avessi sempre una spalla su cui poter sonnecchiare, anche se, come sempre, quella del mio licantropo era quella che preferivo in assoluto.
Una volta atterrati a Port Angeles mi sentivo già molto meglio, riuscivo a camminare senza avere bisogno di un sostegno e questo era già qualcosa. Certo, avrei avuto bisogno di molte settimane di riposo e di numerose sacche di sangue per tornare perfettamente in forma, ma almeno papà e Jake non dovevano fare a turni per portarmi in braccio.
Quando poi, finalmente, mio padre si fermò davanti a casa di nonno Carlisle, mi mancò quasi il fiato. Non scesi subito dalla macchina, rimasi impalata davanti al finestrino ad ammirare la bellezza di quella villa. Non me ne ero mai accorta prima, ma quella casa emanava calore ed amore da ogni angolo.
Jake mi prese per mano, invitandomi a scendere e, senza che potessi avere il tempo di accorgermene, tantissimi vampiri e licantropi mi circondarono.

Nonna Esme e zia Rosalie furono le prime ad arrivare e si apprestarono subito a riempirmi di baci, poi fu il turno di Emmet e Jasper che mi sollevarono da terra in un abbraccio caloroso.
Arrivarono Seth e Leah che vollero subito sapere come stavo, insieme al branco di Sam.
Dopo un primo momento di confusione, riuscii a tranquillizzarmi e a rendermi conto di quante persone erano lì davanti a me, nel giardino dei miei nonni. Tra tutti, però, una persona attirò particolarmente la mia attenzione.
-Emma!- esclamai con sorpresa –ma cosa ci fai tu qui?-
La mia migliore amica si era fatta strada per ultima tra tutte le persone presenti ed ora aspettava tra loro, aspettava che io la notassi. Le sorrisi calorosamente, ma incredula.
Come aveva fatto a trovare casa mia? Le avevo detto di non cercarmi più! E perché non si avvicinava, ma rimaneva in disparte, sorridendomi con timidezza?
Mi irrigidii di colpo e il mio cuore perse un battito. Sentii la collera salire dentro di me, facendomi serrare con forza i pugni.
C’era una nuova luce negli occhi della mia migliore amica, non l’avrei mai notata in circostanze diverse, ma io quella luce la conoscevo fin troppo bene.
Il calore del suo cuore era diverso, più simile al mio.
 Potevo sentire perfettamente che, ora, una cosa ci accomunava. In sua presenza non mi sentii più come quella mezza umana. Io e lei, l’ibride e l’umana, avevamo qualcosa in comune.

Eravamo entrambe una luce: la luce che illumina gli occhi di un cieco che vede per la prima volta.
Mi voltai bruscamente verso i licantropi, scrutai i volti dei ragazzi ad uno ad uno e un ringhio furibondo mi uscì dalle labbra. –Chi è stato?- domandai urlando, ma sembrò più un’imprecazione.
Jacob mi si avvicinò, sfiorandomi un braccio con la mano, ma io l’allontanai con forza, fulminandolo con gli occhi. Come aveva potuto tenermi nascosta una cosa simile?
I licantropi si guardarono con aria preoccupata, impauriti dalla mia improvvisa collera.
Passai il mio sguardo accusatore su ognuno di loro, finché non lo posai sull’unica alternativa possibile. Uno dei pochi ragazzi maturi che non aveva ancora trovato la sua compagna.
-Tu- sputai, facendo un passo verso Embry.
-Nessie, ti prego- mi supplicò lui, facendo a sua volta un passo verso di me, con le mani in avanti.
-Come hai potuto, cane?!- ringhiai, con gli occhi fuori dalle orbite per la rabbia.
-Dai, Ness- fece lui, ridendo, cercando di alleggerire la cosa -Non te lo devo mica spiegare, sai come funziona! E’ capitato perfino a te...-
-Hai avuto l’imprinting con la mia migliore amica!- provai ad avventarmi su di lui, ma mio padre mi afferrò per un braccio, cercando di trattenermi, mentre Jacob mi si parava davanti, bloccandomi la strada.
-Renesmee!- mi sgridò Edward.
-No, papà!- protestai, liberandomi dalla sua presa.
Emma, nel frattempo, aveva cercato di avvicinarsi ad Embry, io guardai Leah e Seth ed ordinai: -Portate via Emma-
-No!- gridò la mia migliore amica, mentre Seth e Leah la circondavano, cercando di tenerla lontano da noi. Sapevano bene che quella cosa avrebbe potuto finire non molto bene.
-Jacob, lasciami. Non ti voglio fare del male- dissi con fermezza.
-Oh no, non un’altra volta- guaì Seth, rammentando l’ultima volta che aveva assistito ad una scena simile.
-Nessie, non puoi davvero essere arrabbiata, dopo tutto quello che è successo tra te e Jake...- fece Embry da sopra la spalla di Jacob.
-Due anni!- scoppiai, spostando Jake con una gomitata, di modo che nessuno mi separasse da quel verme di Embry.

-Ho passato due anni a mentire e a creare sotterfugi per tenere Emma lontana e al sicuro da questo mondo. Poi arrivi tu e credi di poter avere qualche stupida pretesa da lupo su di lei?!-
-Chissà perché, ma mi suona stranamente famigliare- ridacchiò Jacob, guardando divertito mia madre.
-Sta zitto, Jake!- brontolò Bella, perfettamente comprensiva nei miei confronti –e trattieni la tua ragazza, se non vuoi ritrovarti con un componente del branco in meno-
-Nessie, non è colpa sua!- si intromise Emma, sporgendo da sopra il braccio di Leah –Sono venuta io fin qui, sono riuscita a trovare il tuo indirizzo. Ero preoccupata per quello che mi avevi detto quando sei venuta a salutarmi, avevo paura che ti fosse successo qualcosa e sono venuta a cercarti. Io ti ho disubbidito. Embry era in giardino quando sono arrivata ed è successo-
-Sì, è successo- si intromise Embry –esattamente come è capitato a te e a Jake-
Fu a quel punto che persi il controllo e mirai alla sua gola.
 
-Seth!- urlò Jacob, andando a soccorrere l’amico.
Era successo tutto nel giro di pochi secondi. Stavo per atterrare Embry e azzannarlo alla gola, ma Seth si era intromesso ed io gli ero caduta sul braccio, piegandoglielo in due.
-Oh santo cielo, Seth!- esclamai, mortificata, mentre il ragazzo era steso a terra -Mi dispiace, non volevo!-
-Tranquilla- fece lui, tenendosi la spalla –Ormai ci ho fatto l’abitudine-
La mia famiglia non poté fare a meno di sorridere, Jacob addirittura si rotolò per terra dalle risate e, dalla reazione dei presenti, dedussi che probabilmente, quando mia madre aveva appreso dell’imprinting che Jacob aveva avuto con me, la storia doveva essersi conclusa esattamente nello stesso modo.
Carlisle intervenne subito, riposizionò le ossa del braccio di Seth prima che la guarigione accelerata avesse inizio e, nel giro di qualche ora, il ragazzo aveva già ripreso perfettamente l’utilizzo del braccio.

Il pomeriggio lo trascorremmo tutti a casa dei nonni, passando il tempo a salutare i rispettivi clan che ci erano venuti in aiuto e che si apprestavano a tornare a casa.
Quando la rabbia si fu leggermente sbollita, trovai anche la forza di prendere da parte Emma e di salutarla come si doveva.
La riproverai per avermi disubbidito e perché, da quel momento in poi, la sua vita sarebbe stata in costante pericolo. Amare un licantropo non era esattamente facile, non lo era per un ibride come me, figuriamoci per un umana!
Emma mi rispose che non aveva importanza, l’amore, a suo parere, sarebbe sempre stato difficile, perfino tra due umani.
Non mi scusai però per il comportamento che avevo avuto con Embry, ero ancora furiosa con lui e avrebbe fatto bene a starmi alla larga per un po’.
Quando si fece buio tutti i clan se ne erano andati e, alla fine, anche Emma decise di rincasare, accettando un passaggio da parte di un Embry molto soddisfatto. Allora la casa dei Cullen si svuotò.
Accompagnai Jacob alla moto che aveva lasciato davanti all’ingresso. Anche lui aveva deciso di tornare a casa a La Push, Billy non aveva più sue notizie da giorni e di sicuro sarebbe stato un gran sollievo sapere che suo figlio dormiva in camera sua.
-Ehi, quasi dimenticavo- fece Jake, mentre tirava fuori il casco dal sottosella -Che cosa fai venerdì sera?-
Lo guardai incredula. –Nulla, perché me lo chiedi?-
-Mi sarebbe piaciuto uscire insieme, non le nostre solite serate a La Push, intendo proprio uscire- spiegò lui, facendo spallucce per cercare di nascondere un leggero imbarazzo -Potremmo andare a Port Angles a vedere un film-
-Jake, mi stai per caso chiedendo un appuntamento?- lo stuzzicai, prendendolo in giro.
-Da quando ci siamo baciati la prima volta, alla festa, non abbiamo mai avuto un po’ di tempo per stare insieme senza dover pensare ai vampiri cattivi- disse dolcemente, attirandomi a sé.
-Sarei molto felice di uscire con te- ammisi, circondandogli il collo con le braccia e sfiorandogli il naso con il mio.
-Magari potremmo chiedere anche a Emma e Embry, un doppio appuntamento!- scherzò lui, cercando di trattenere le risate.

-Jake!- lo fulminai, assestandogli una gomitata nello stomaco.
A quel punto non riuscì più a trattenersi e scoppiò a ridere, divertito –Okay, magari più avanti, quando avrai accettato la cosa-
-Non credo che riuscirò mai a farci l’abitudine- brontolai, sentendo che il cattivo umore tornava a farsi strada dentro di me.
-Tua madre mi disse la stessa cosa e guardaci adesso!- fece, baciandomi.
-Sì, ma...- provai a ribattere, ma non trovai nessun buon pretesto –Oh, lascia stare!-
-Credimi, so che l’imprinting non è facile da capire. Io stesso mi stupisco ogni giorno del legame che mi lega a te, ma quando lo vivi capisci tante cose su te stesso. L’imprinting non è solo l’amore verso qualcuno, è scoprire le parti più nascoste della propria anima e saperle mettere alla prova. Riesci a immaginare un amore così?- mi guardò speranzoso, come per avere la conferma di qualcosa che solo io e lui avremmo potuto capire.
-Sì- ammisi, dopo qualche secondo, accarezzandogli il petto con la mano, nel punto esatto in cui si trovava il suo cuore. -Sì, lo sento-
-Non è diverso da quello che è successo a Emma e Embry o a tutti gli altri- mi spiegò, stringendomi la mano.
- E’ solo che avrei voluto Emma fuori da questo mondo. Ho paura che non sarà abbastanza forte per affrontarlo-
-Ci penserà Embry, la terrà al sicuro- mi rassicurò Jacob, portandosi la mia mano alla bocca, baciandone il palmo che aveva accarezzato il suo cuore.
-Lo so, non permetterà mai a nessuno di farle del male- confermai, avvicinando il mio viso al suo -Come hai fatto tu-
-Come farò sempre- promise, baciandomi finalmente come non mi baciava da Isola Esme. Le sue labbra socchiusero le mie e il suo sapore mi inebriò la bocca, mentre le sue braccia mi tenevano saldamente per la vita, stretta al suo corpo.
-Jake?- chiesi dopo qualche minuto.

-Sì?- rispose, baciandomi il collo.
-Non ti ho mai ringraziato-
-Per che cosa?-
-Per tutto. Per l’amore che provi per me, per avermi salvata, in tutti i modi in cui una persona può essere salvata. Per avere scelto me, regalandomi la vita migliore che potessi desiderare-
-Non ringraziarmi mai più- disse serio. -Tu hai salvato la mia vita. E’ solo grazie a te che, finalmente, ho ritrovato me stesso-
Solo allora lo lasciai andare, con la promessa che ci saremmo visti la mattina seguente a La Push.
Accennò distrattamente al fatto che Billy sarebbe uscito a pesca e che sarebbe tornato solo nel pomeriggio. La cosa mi rese felice, perché avevo bisogno di stare sola con Jake, anche se casa sua non era esattamente come Isola Esme. Ma non aveva importanza, avremmo trovato il modo, al momento giusto, di fare ritorno all’isola, per goderci il nostro paradiso. Per il momento, ci saremmo accontentati di qualche momento per stare da soli, in fondo era quella la cosa importante.
Quando mi richiusi la porta alla spalle, Bella mi stava aspettando in cima alle scale, le salì tutte d’un fiato e mi gettai fra le sue braccia.
-Sono felice mamma- le rivelai, con il viso premuto fra i suoi capelli profumati. -Sono felice che tu abbia scelto di combattere e di donarmi la vita-
-Tesoro, lo sono anch’io-


Angolo Autrice: Buonasera a tutti! Ci siamo, la storia  sta davvero volgedo al termine, manca solamente l'epilogo che conto di scrivere questa settimana...Mi sembra incredibile!
Spero che questo capitolo sia stato di vostro gradimento, so che è un pochino lungo ma non volevo dilungarmi con altri capitoli.
Vorrei ringraziarvi dal più profondo del cuore per il sostegno che mi avete dato, per i vostri commenti sempre bene accetti, sia quelli positivi che negativi. Non credevo sarei riuscita  a concludere questa storia, ma alla fine eccomi qui, pronta a scrivere un finale che non avrei mai pensato di poter scrivere e tutto questo grazie a voi lettrici! Non so davvero come esprimere la mia gratitudine...

Grazie mille ancora!
Al prossimo ed ultimo capitolo.
Un enorme bacio,
Sonny.

 
  
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