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Autore: eltanin12    22/10/2013    4 recensioni
(Sequel di Harry e Jamie Potter e La Mappa Del Malandrino)
La voce di Harry, le arrivò a fatica, il fiato le si mozzò in gola. Le voci nella sua testa erano sempre più forti, non riusciva a fermarle. I muscoli sempre più deboli. Perse la presa sulla bacchetta.
«Ahi Dios, muovete», Moccì la colpì in testa con la coda.
Un urlo di dolore le invase la mente, lo sentiva come se lo stesse vivendo sulla propria pelle.
Adesso posso toccarlo
Ora, inchinati alla morte, Harry.
Non ci sarà nessuno a morire per te questa volta
Inchinati.
Avada Kedavra
Seguite Harry e Jamie e il loro camaleonte Moccì, nelle loro nuove avventure nella scuola di Hogwarts, tra amici che trovano la divisa scolastica noiosa e che leggono i giornali al contrario, dovranno affrontate i piccoli problemi dell'adolescenza uniti ad altri molto più grandi di loro.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Potter, Hermione Granger, Nuovo personaggio, Ron Weasley
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Harry e Jamie Potter'
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Ciao a tutti, 

stavolta sono stata puntuale xd quindi eccovi qua il nuovo capitolo

Buona lettura!




Con le solite preoccupazioni e tante cose da fare (una sconcertante quantità di compiti che spesso tenevano in piedi gli allievi del quinto oltre la mezzanotte, le riunioni segrete dell'ES e le lezioni con Piton) gennaio parve passare a una velocità allarmante.
Jamie brontolava contro il calendario ogni giorno di più, l’idea che Harry e Cho avrebbero passato San. Valentino insieme la irritava, tanto che tentò di somministrare a Cho dei pasticcetti vomitevoli, ancora in fase di rodaggio, convinta che se Harry l’avesse vista in quello stato non le si sarebbe più avvicinato. Il suo piano però non andò a buon fine, fu una delle amiche di Cho a mangiare i pasticcetti e ogni suo altro tentativo di sabotaggio, da quel momento in poi venne intercettato in tempo da Hermione...
Jamie era nascosta dietro l’angolo, mentre sentiva Cho e le sue “Cornacchie ridanciane”, come le aveva rinominate, essere prese da sfrenati risolini. Era indecisa se lanciarle una fattura o metterle qualcosa nel succo di zucca del pranzo, ad ogni buon conto, aveva estratto la bacchetta.
«È arrivata» esclamò una voce alle sue spalle
Jamie fece un salto «Woah»  si voltò e vide Hermione fissarla con un sorriso compiaciuto «Giuro che ti metterò un campanellino al collo uno di questi giorni» disse con una mano sul petto
«Stavi di nuovo pedinando Cho?» chiese Hermione con un fare saputello
«Sì, e tu mi hai impedito di attuare il mio piano» incrociò le braccia «di nuovo»
«Beh, stavolta non l’ho fatto apposta, ma meglio così»
«Si può sapere  da che parte stai?»
«Dalla parte di Harry»
«E io e Ginny? Noi ragazze dovremmo essere unite»
«Ginny sta con Michael Corner e l’unica a cui interessa importunare Cho sei tu»
«Davvero vuoi che quella piattola...»
Le mise le mani sulle spalle «Avrai dei nipoti dai capelli neri e bellissimi», poi s’incamminò «Adesso andiamo, è ora di pranzo»
«E dal pianto facile» disse un attimo prima di seguirla. «che volevi dire prima con “è arrivata?”»
«Oh sì, Rita Skeeter mi è ha risposto» le passò la lettera «Ha accettato»
«Non poteva fare altrimenti» sorrise Jamie  «Quando può venire?» chiese mentre leggeva la lettera
«Le ho chiesto di venire per la prossima uscita a Hogsmeade. È la nostra unica occasione»
«Ma la prossima uscita non è-»
«San Valentino, sì. Ma Gabriel capirà, no?»
«Non è lui il problema... Angelina ha detto che dovremmo allenarci tutto il giorno e io non me la sento di contraddirla...anche perché ha ragione, facciamo schifo»
«Jamie, ma non puoi mancare. Rita Skeeter vorrà parlare anche con te. Spostate l’allenamento a più tardi, in fondo sei tu il capitano»
«D’accordo, nel caso riuscissi a evitare una morte dolorosa, o nel caso in cui Angelin non decida di legarmi alla scopa, ci sarò»
«Ottimo» sorrise Hermione «Ora dobbiamo solo dirlo a Harry».
Jamie dopo qualche secondo scoppiò a ridere «Che c’è di divertente?»
«Niente, solo...» disse tra le risa che a Hermione sembravano un tantino folli e diaboliche «Senza volerlo mi hai aiutato»
 
«Senti, Harry» disse Hermione durante il pranzo, «è una cosa importante. Credi che possiamo
incontrarci ai Tre Manici di Scopa verso mezzogiorno?»
«Alla prossima uscita?» chiese perplesso. «Be'... non so» rispose esitante. «Cho forse si aspetta che passiamo tutta la giornata insieme. Non abbiamo ancora deciso cosa fare».
«Porta anche lei, allora» incalzò Hermione e Jamie si strozzò con il succo, tanto che qualche spruzzo arrivò in faccia a Ron . «Verrai?»
«Va bene... ma perché?»
«Non ho tempo di spiegartelo adesso, devo rispondere subito a questa» disse alzandosi «Fai in modo di venire anche tu» disse a Jamie, prima di dirigersi a passo spedito fuori dalla Sala Grande con la lettera in una mano e un panino nell’altra.
«Si può sapere che state combinando?» chiese Harry
Jamie sbuffò  e si alzò «Devo andare a parlare con Angelina»
«Farai annullare l’allenamento?» chiese Ron speranzoso
Harry gli lanciò un’occhiata cupa.
«Lo rimanderò al tardo pomeriggio»
Fu difficile, ma Angelina alla fine cedette e permise solo a Jamie di unirsi più tardi all’allenamento.
 
Il 14 febbraio arrivò, e contro ogni suo malefico piano, Harry si incontrò con Cho all’uscita del castello. Li seguì con lo sguardo, lanciando improperi, mentre Gabriel la trascinava lungo il viale, rifiutando ogni volta le sue proposte di un appuntamento a quattro.
Stavano passeggiando lungo la via principale , quando Jamie vide Harry e Cho. Aveva appena cominciato a piovere e dopo qualche secondo li vide imboccare una via che conosceva molto bene. Sorrise. «Ehi, perché non andiamo da Madama Piediburro?»
Gabriel smise di osservare la vetrina di Scrivenshaft e si voltò verso di lei «Hai idea di quello che ci sarà lì oggi? Putti che sputano coriandoli , coppiette con le labbra incollate...»
«Hmm, la competizione ti spaventa?» gli chiese con un sorriso malizioso.
«Ti devo ricordare che tutte le volte che siamo entrati continuavi a voler ordinare un paraocchi e hai tentato di fabbricarne uno con le carte dei cupcake?»
Mise le mani suoi fianchi«Ci sarei riuscita se avessero avuto della colla», poi sorrise e afferrò il suo braccio, saltellando come una bambina «Allora, ci andiamo? So che muori dalla voglia di mangiare dei cupcake e a me va della cioccolata, perciò...» lo tirò per un braccio.
Madama Piediburro fu contenta di vederli, era convinta che il loro amore fosse nato nel suo locale e per questo li aveva presi in simpatia.
«Oh, eccoli qui i miei ragazzi. State ancora insieme, che bello» li accolse con un sorriso gioioso «siete tornati dove tutto è cominciato, eh? Quale posto migliore per festeggiare San. Valentino»
«Per l’ennesima volta, non ci siamo innamorati qui» disse Gabriel esasperato.
«Sì, anche perché mi ha quasi insultato per la maggior parte del tempo»
«Certo che sì. Eri ficcanaso e invadente»
«Sapete che vi dico» continuò la donna come se non avesse sentito una parola «Oggi per voi la prima consumazione è gratis»
Jamie stese le labbra in un sorriso e si strinse a lui «L’ho amato appena l’ho visto»
Madama Piediburro sorrise e emise uno strillo eccitato.
«Accidenti, un delfino nel Sussex»  commentò Gabriel sotto voce.
«Ragazzi, mi fate davvero felice, questo è un luogo d’amore, ed è splendido che il vostro sia nato proprio qui»
«E se le dicessi che vogliamo fare qui il pranzo di nozze, eh?» disse Jamie con un sorrisone, «avremmo consumazioni gratis fino ai M.A.G.O?» fece l’occhiolino a Madama Piediburro
Gabriel le tappò la bocca con una mano «Ci faccia sedere. La scongiuro»
« Oh, ma certo, certo. Vorrete stare da soli, immagino» fece un altro risolino «Scegliete il tavolo che preferite, io arrivo subito per le ordinazioni»
«Grazie..» disse Jamie e si diresse verso un tavolo dove una coppietta si stava tenendo per mano e c’era l’alta probabilità che si stessero sussurrando frasi sdolcinate. «Ehi, ciao» i due alzarono lo sguardo su di lei «Spostatevi»
Gabriel la afferrò per le spalle trascinandola via «Parlava dei tavoli liberi»
«Oh, ma non eravamo i suoi clienti preferiti?» disse con un sorriso ironico, mentre si lasciava condurre verso un tavolo lungo la finestra. «Ehi, guarda. C’è Harry» imitò un tono sorpreso
Gabriel la guardò con uno sguardo esasperato «Perché sono più che certo che lo sapessi?»
«Perché sei un malfidente. Andiamo a salutarli» lo tirò per il braccio senza aspettare una risposta «Ehi, ragazzi» li salutò Jamie con un sorrisone. Cho si voltò verso di lei, aveva gli occhi lucidi e li asciugò in fretta con un fazzoletto in pizzo.
«Prendi esempio da lei» Gabriel le poggiò una mano sulla testa e indicò Cho «Vedi? Lei lo usa il fazzoletto»
Jamie gli diede una gomitata sulle costole «è un brutto momento?»
Harry la guardò come per dire: “ E lo chiedi anche?” «Volete sedervi con noi?»
«No» s’intromise Gabriel «Ci sediamo a quel tavolo. Vi lasciamo soli»
«Sicuri?» disse Harry, ma Gabriel aveva già trascinato Jamie a un tavolo vicino.
«Ma che fai?» gli chiese lei «Harry aveva bisogno di aiuto»
«Per qualche insano motivo ti sto aiutando, lasciali soli e questa sarà l’ultima  volta che lei gli girerà intorno»
«Andava male, dici?»
«Stava piangendo»
«Mah, conoscendola è più un abitudine che una garanzia»
Gabriel aveva ragione. Poco dopo, Cho parlò a voce così alta che molti nel locale presero a guardarli.
«Cupcake, più spettacolo» disse Jamie con un gesto della mano come se fosse l’assistente di un mago babbano, mentre un putto sputava coriandoli rosa su Gabriel.
«Oh, tu ne parli con Hermione Granger» urlò Cho con voce stridula, il volto bagnato di lacrime. Molte altre coppie smisero di baciarsi per guardare. «Ma non vuoi parlarne con me. F-forse è meglio se p-paghiamo e tu vai da Hermione Granger, visto che è quello che vuoi»
Jamie con un sorriso esterrefatto si voltò verso Gabriel «Mio eroe». Lui in risposta alzò gli occhi al cielo.
«Vai via» esclamò Cho, piangendo nel fazzoletto. «Non capisco perché mi hai chiesto di uscire se prendi appuntamenti con altre ragazze... quante altre ne vedi, dopo Hermione?»
«Ma non è così» disse Harry, che dopo un attimo prese a ridere. Quello era un errore.
Cho balzò in piedi. La sala da tè era silenziosa e tutti li guardavano.
«Ci vediamo, Harry» annunciò in tono melodrammatico, e tra lievi singhiozzi corse alla porta, l'aprì e si precipitò fuori, nella pioggia battente.
«Cho» esclamò Harry, ma la porta si era già richiusa con un vezzoso tintinnio.
Nella sala regnava un silenzio totale. Gli occhi di tutti erano puntati su Harry. Lui gettò un galeone sul tavolo, si tolse i coriandoli rosa dai capelli e seguì Cho fuori.
Jamie bevve in fretta un sorso di cioccolata «Hmm, su su, è già finita la gara a chi riesce a stare incollati di più senza respirare?». Lei e Gabriel si alzarono e presero i mantelli.  Tutti gli occhi prima puntati su Harry si spostarono su di lei, in silenzio. «Che c’è? Se non era una gara, cavolo, prendete fiato ogni tanto»
«Andiamo o rischiamo il linciaggio» disse Gabriel spingendola fuori.
«Harry non c’è» Jamie alzò il cappuccio del mantello «Sarà già ai Tre manici di scopa»
«Andiamo lì, allora. Ho bisogno di un posto dove una dannato putto non ti sputi addosso coriandoli»
 
I Tre Manici di Scopa era affollato, c’era da aspettarselo con quella pioggia. Dopo qualche secondo, sentirono una voce che li chiamava «Jamie, Gabriel. Di qua», Hermione sventolava la mano dall’altro lato del locale. Harry era seduto accanto a lei. al loro tavolo c’erano anche Luna Lovegood,  e Rita Skeeter.
«Ciao» Hermione scivolò lungo la panca per far loro spazio «Siete, in anticipo. Lo stavo giusto dicendo a Harry, vi aspettavamo come minimo tra un’ora. Pensavo voleste godervi San Valentino»
«Oh, credimi me lo sono goduto più che abbastanza» disse Jamie con un sorriso a trentadue denti, ancora troppo compiaciuta dalla litigata tra Cho e Harry per accorgersi di aver fatto un doppio senso. Gabriel si passò una mano sul viso, borbottando confuse parole di imbarazzo.
Rita Skeeter si mise più comoda e guardò Jamie e Gabriel con avidità «Allora, state ancora insieme vedo» Aprì la borsetta di coccodrillo e vi rovistò dentro. «Forza, voglio tutti i particolari»
«Non sono affari suoi, gliel’ho già detto» disse Hermione con un tono che non ammetteva repliche «Quindi può metterla via subito»
Rita era stata sul punto di cavare dalla borsetta una piuma verde acido. Con l'aria di una che è stata costretta a ingoiare Puzzalinfa, richiuse di colpo la borsetta.
«Bene, direi che possiamo cominciare» disse Jamie con uno sguardo d’intesa a Hermione.
«Sì, direi di sì» rispose fredda Hermione.
«Che cos’avete in mente?» chiese Harry.
La disoccupazione non si addiceva a Rita. I capelli, che un tempo erano acconciati in eleganti riccioli, ora le pendevano flosci e spettinati attorno al viso. Lo smalto scarlatto sui suoi artigli di cinque centimetri era scheggiato e mancavano un paio di pietre false nella montatura degli occhiali a farfalla. Bevve un altro sorso e chiese a denti stretti: «È carina, Harry?»
«Un'altra parola sulla vita sentimentale di Harry, o su quella di Jamie» aggiunse notando che Rita stava per parlare di nuovo «e il patto è cancellato, è una promessa» intervenne Hermione, irritata.
«Quale patto?» chiese Rita, asciugandosi la bocca con il dorso della mano. «Tu non hai parlato di nessun patto, Signorina Sotutto, mi hai solo detto di venire qui. Ah, ma uno di questi giorni...» ed emise un sospiro vibrante.
«Sì, sì, uno di questi giorni scriverà un sacco di storie orrende su Harry, Jamie e me» concluse
Hermione in tono indifferente. «Perché non cerca qualcuno a cui interessi?»
«Quest'anno ne hanno già scritte parecchie su Harry senza il mio aiuto» osservò Rita, lanciandogli
un'occhiata da sopra l'orlo del bicchiere, e aggiunse in un roco sussurro: «Come ti sei sentito, Harry? Tradito? Turbato? Frainteso?»
«È arrabbiato, è ovvio» rispose Jamie con voce dura e limpida. «Perché ha detto la verità al Ministro della Magia, ma il Ministro è troppo idiota per credergli».
«Dunque continui a sostenere che Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato è di nuovo tra noi?» chiese Rita, abbassando il bicchiere e lanciando a Harry uno sguardo perforante, mentre il suo dito si allungava goloso verso il fermaglio della borsetta di coccodrillo. «Sostieni tutte  le idiozie che dice Silente sul fatto che Tu-Sai-Chi è tornato e tu sei l'unico testimone?»
«Non sono l'unico testimone» ringhiò Harry. «C'erano anche almeno una decina di Mangiamorte. Vuole i nomi?»
«Non vedo l'ora» sospirò Rita, frugando nella borsa e guardandolo come se fosse la cosa più bella che avesse mai visto. «Un titolone: Potter accusa. Sottotitolo: Harry Potter fa i nomi dei Mangiamorte ancora fra noi. E poi, sotto una tua bella foto, Harry Potter, 15 anni, adolescente disturbato, sopravvissuto all'attacco di Voi-Sapete-Chi, ieri ha provocato una tempesta accusando rispettabili ed eminenti membri della comunità dei maghi di essere Mangiamorte...» La Penna Prendiappunti era già nella sua mano, a metà strada verso la bocca, quando l'espressione rapita svanì dal suo volto. «Ma naturalmente» proseguì, abbassando la penna e lanciando sguardi di fuoco a Hermione, «la Signorina Perfettini non vorrebbe mai un articolo del genere, giusto?»
«A dire il vero» ribatté soave Hermione, «è esattamente quello che la Signorina Perfettini vuole».
Rita la fissò. Harry anche. Luna, dal canto suo, canticchiava con aria svagata “Perché Weasley è il nostro re e mescolava la sua bibita con un bastoncino su cui era conficcata una cipollina. Jamie scoppiò a ridere «Sì, avete capito bene. È esattamente quello che vogliamo, Mrs. Beettle»
«Voi volete che io scriva un'intervista con lui su Tu-Sai-Chi?» chiese Rita in un sussurro.
«Precisamente» rispose Hermione. «La vera storia. Tutti i fatti, tali e quali Harry li riferisce.
Le racconterà tutti i particolari, le dirà i nomi dei Mangiamorte che ha visto lì, le descriverà l'aspetto di Voldemort adesso... oh, si controlli» aggiunse in tono sprezzante, lanciando un tovagliolino attraverso il tavolo. Rita, infatti, al nome di Voldemort aveva fatto un tale balzo che si era versata addosso metà del suo Whisky Incendiario.
Rita tamponò l'impermeabile sporco, sempre fissando Hermione. Poi disse schietta: «Il Profeta non lo pubblicherebbe. Nel caso tu non l'abbia notato, nessuno crede alla sua panzana. Tutti pensano che sia un mentecatto. Ecco, se mi lasci scrivere la storia in questo senso...»
«Non ci serve un altro articolo sulla pazzia di Harry» disse Jamie con forza «Ne abbiamo già troppi, grazie. Voglio che gli sia data l'occasione di dire la verità»
«Non c'è mercato per un articolo del genere» ribadì Rita, gelida.
«O per meglio dire Il Profeta non lo pubblicherebbe perché Caramell non vuole» incalzò
Hermione, irritata.
Rita la fissò a lungo, con durezza. Poi si sporse in avanti, appoggiandosi al tavolo, e disse in tono pratico: «D'accordo, Caramell fa pressione sul Profeta, ma è lo stesso. Non usciranno con un articolo che mette Harry in buona luce. A nessuno interessa. È contrario agli umori del pubblico. Quest'ultima evasione da Azkaban ha già preoccupato la gente a sufficienza; nessuno vuole credere che Tu-Sai-Chi è tornato».
«Perciò La Gazzetta del Profeta esiste solo per dire alla gente quello che vuole sentirsi dire?» chiese Jamie, caustica.
Rita si abbandonò contro lo schienale, le sopracciglia inarcate, e finì di bere il suo whisky.
«Il Profeta esiste per vendere, sciocca» rispose con freddezza.
«Mio padre dice che è un giornalaccio» disse Luna, entrando a sorpresa nella conversazione.
Succhiando la cipollina del suo cocktail, scrutò Rita con gli enormi occhi sporgenti e un po' folli. «Lui pubblica storie importanti, che il pubblico deve conoscere. Non gli importa di fare soldi».
Rita la guardò con disprezzo.
«Immagino che tuo padre sia il direttore di qualche stupido bollettino di paese, eh?» disse «Venticinque modi per confondersi con i Babbani e le date dei prossimi saldi?»
 «No» rispose Luna, immergendo di nuovo la cipollina nella sua Acquaviola, «è il direttore del
Cavillo».
Rita sbuffò così forte che i clienti del tavolo accanto si voltarono. «Storie importanti che il pubblico deve conoscere, eh?» replicò sprezzante. «Ci potrei concimare il giardino, con quella robaccia».
«Be', questa è la sua occasione per alzare un po' il livello» disse Hermione, soave. «Luna dice che suo padre sarebbe felice di accettare l'intervista di Harry. Ecco chi la pubblicherà».
Rita le fissò entrambe per un momento, poi scoppiò in una sonora risata.
«Il Cavillo» sghignazzò. «Ma credete che la gente lo prenderà sul serio se viene pubblicato
sul Cavillo?»
«Alcuni no» rispose Hermione con voce misurata. «Ma la versione che ha dato La Gazzetta del Profeta della fuga da Azkaban presenta notevoli lacune. Credo che molti si chiedano se non esiste una spiegazione migliore, e se c'è una storia alternativa, anche se è pubblicata in un...» lanciò un'occhiata di sbieco a Luna, «in una rivista.... insolita...ecco... credo che avranno voglia di leggerla».
Rita non disse nulla per un po', ma fissò Hermione con la testa appena inclinata.
«Va bene, ipotizziamo per un attimo che io accetti» disse d'un tratto. «Quanto ci guadagno?»
«Non credo che papà paghi proprio le persone perché scrivano sulla rivista» rispose Luna
sognante. «Lo fanno perché è un onore, e naturalmente per vedere il loro nome pubblicato».
Rita Skeeter fece di nuovo la faccia di una che ha della Puzzalinfa in bocca e si rivolse a
Hermione.
«Devo farlo gratis?»
 «Be', sì» rispose tranquilla Hermione, bevendo un sorso della sua bibita. «Altrimenti, come ben sa, informerò le autorità che lei è un Animagus non registrato. Naturalmente Il Profeta la pagherebbe profumatamente per un resoconto diretto della vita ad Azkaban».
Jamie guardò Hermione con un sorriso compiaciuto «Ecco perché sei la mia migliore amica» poi guardò Rita Skeeter «Ehi, mrs. Beetle, quest’articolo sarà un successone vedrà, farà molto più scalpore che un altro articolo sulla nostra pazzia. Di quelli ce ne sono a bizzeffe e nessuno ci fa più caso, ma questo...Faremo in modo che lo leggano tutti, non si preoccupi»
«Immagino di non avere scelta, no?» chiese, la voce che tremava appena. Aprì di nuovo la borsetta di coccodrillo, ne trasse un pezzo di pergamena e sollevò la Penna Prendiappunti.
«Papà ne sarà contento» disse Luna allegra. Un muscolo della mascella di Rita si contrasse.
«Allora, Harry?» chiese Hermione. «Pronto a dire la verità alla gente?»
«Direi di sì» rispose Harry, guardando Rita che faceva dondolare la Penna Prendiappunti sulla pergamena.
«Fuoco alle polveri, Rita» disse serena Hermione, pescando una ciliegia dal fondo del suo
bicchiere.
 
«Ma io non ti trovo brutta» disse Harry, perplesso.
Hermione rise.
«Harry, sei peggio di Ron... no, è impossibile» sospirò, mentre Ron e Jamie si univano a loro per cena, infangati e imbronciati. «Senti... si è arrabbiata quando le hai detto che volevi vedermi, così ha cercato di farti ingelosire. Era il suo modo per scoprire quanto ti piace».
«Era per questo?» domandò Harry, mentre Ron e Jamie si lasciavano cadere sulla panca di fronte a
loro e Ron si avvicinava tutti i piatti a portata di mano. «Ma non sarebbe stato più semplice
chiedermi se mi piaceva più di te?»
«Le ragazze non fanno quel tipo di domande» rispose Hermione.
«Ah, state parlando di Cho» Jamie sorrise, senza però la solita allegria, e afflosciò la testa sulla spalla di Ron.
«Be', dovrebbero» esclamò Harry. «Così avrei potuto dirle quanto mi piace, e lei non si sarebbe agitata di nuovo per la storia di Cedric»
«Non sto dicendo che ha fatto una cosa ragionevole» ribatté Hermione
«Perché è stata totalmente folle, credimi, andrebbe d’accordo con Allock» disse Jamie  mentre Ginny si univa a loro, infangata quanto Ron e Jamie e altrettanto di malumore.
«Lo so» disse Hermione paziente «Sto solo cercando di farglii capire come si sentiva in quel momento».
«Dovresti scrivere un libro» disse Ron, tagliando la sua patata, «con la traduzione di tutte le
scemenze che fanno le ragazze, così i ragazzi capirebbero».
«Proprio così» approvò Harry con calore, guardando il tavolo di Corvonero. Cho si era
appena alzata e,  senza guardarlo, uscì. Piuttosto avvilito, Harry si rivolse a Ron, Jamie e Ginny. «Com'è andato l'allenamento?»
«Come il tuo appuntamento con Cho, solo senza coriandoli a rendere buffo il tutto» Jamie si servì un quarto di torta al cioccolato e uno di torta di zucca.
«In poche parole un incubo» rispose Ron scontroso.
«Oh, dài» disse Hermione, guardando Ginny, «sono sicura che non è vero...»
«Invece sì» la interruppe Ginny. «Raccapricciante. Angelina era quasi in lacrime, alla fine».
«Credo stia tentando di annegarsi nelle docce anche lei» Jamie puntellò la fetta al cioccolato «Deve essere una prerogativa dei capitani»
«Veramente il capitano sei tu» disse Ginny
Jamie sospirò «Oh, accidenti, è vero» lanciò la forchetta sul piatto con aria sconsolata «Ora dovrò andare a annegarmi»
 
Jamie, Ron e Ginny andarono a ripulirsi, dopo cena; Harry e Hermione tornarono nell'affollata sala
comune di Grifondoro e alla loro solita catasta di compiti. Harry stava litigando da mezz'ora
con una nuova carta astrale, quando comparvero Fred e George.
«Ron e Ginny non ci sono?» chiese Fred guardandosi intorno mentre prendeva una sedia. «E Jamie?»
Quando Harry scosse il capo, aggiunse: «Bene. Stavamo guardando l'allenamento. Li faranno a pezzi. Senza di noi fanno veramente schifo».
«Non è che vi date troppa importanza?» chiese una voce irritata.
Fred fulminò Harry con lo sguardo «Avevi detto che non c’era»
Jamie si avvicinò a loro, si alzò sulle punte e mollò a Fred uno schiaffo sul coppino «Devo ricordarvi di chi è la colpa se dobbiamo fare a meno di voi?» si lasciò cadere sul divano accanto a George «E poi non facciamo tutti schifo»
«È vero, Ginny non è male» disse con onestà George. «Anzi non so come ha fatto a diventare così brava visto che non l'abbiamo mai lasciata giocare con noi».
«È da quando aveva sei anni che entra di nascosto nel vostro capanno delle scope in giardino e le usa quando non ci siete» rivelò Hermione da dietro una traballante pila di libri di Antiche Rune.
«Oh» disse George, ammirato. «Be', adesso si spiega».
«Ron ha parato almeno un tiro?» chiese Hermione, emergendo da Geroglifici e Logogrammi
Magici.
«Sì, può farcela se crede che nessuno lo guardi» rispose Fred, alzando gli occhi al cielo. «Quindi sabato basta che chiediamo al pubblico di voltarsi ogni volta che la Pluffa arriva dalla sua parte». Si alzò di nuovo, inquieto, e andò verso la finestra, a osservare i prati bui. «Il Quidditch era quasi l'unica cosa per cui valesse la pena stare in questo posto».
Hermione lo guardò severa. «Tra poco hai gli esami»
 «Te l'ho già detto, non ce ne frega tanto dei M.A.G.O.» rispose Fred. «Le Merendine Marinare sono pronte a decollare, abbiamo scoperto come liberarci di quei brufoli, bastano due gocce di Purvincolo. Ce l'ha suggerito Lee».
George sbadigliò  e guardò sconsolato il nuvoloso cielo notturno. «Non so nemmeno se ho voglia di vederla, questa partita. Se Zacharias Smith ci batte, potrei essere costretto a uccidermi».
Jamie gemette e nascose il viso nella spalla di George.
«A uccidere lui, casomai» disse deciso Fred.
«Ecco il problema del Quidditch» osservò Hermione in tono distratto, di nuovo china sulla sua traduzione runica, «crea tensione e conflitto tra le Case».
Alzò il capo per cercare la sua copia del Sillabario dei Sortilegi e vide che Fred, George, Jamie e
Harry la fissavano con un misto di disgusto e incredulità.
«Be', è vero» sbottò con impazienza. «È soltanto un gioco, no?»
«Hermione» disse Harry scuotendo la testa, «sei brava sui sentimenti e tutto il resto, ma il Quidditch proprio non lo capisci».
«Forse no» convenne lei cupa, tornando alla sua traduzione, «ma almeno la mia felicità non
dipende dalla bravura di Ron come Portiere».
«Beh, la mia sì» disse Jamie a braccia conserte» sospirò «Vedi come mi basta così poco e non vengo accontentata?!» scosse la testa «Mondo crudele»
 
Entrarono nella Sala Grande per colazione proprio nel momento in cui i gufi recapitavano la posta del mattino. Hermione non era l'unica ad aspettare con ansia la sua Gazzetta del Profeta: quasi tutti volevano altre notizie sui Mangiamorte evasi, che nonostante i molti avvistamenti non erano ancora stati catturati. Hermione diede uno zellino al gufo e aprì trepidante il giornale, mentre Harry si versava il succo d'arancia; visto che aveva ricevuto un solo biglietto in tutto l'anno, quando il primo gufo atterrò davanti a lui con un piccolo tonfo, pensò a un errore.
«Chi stai cercando?» chiese, spostando con indifferenza il succo d'arancia da sotto il suo
becco e chinandosi per leggere il destinatario:
Harry Potter
Sala Grande
Scuola di Hogwarts
 
«è per te?» chiese Jamie prima di morsicare la sua fetta di pane tostato.
Harry aggrottò la fronte e fece per prendere la lettera ma, prima che ci riuscisse, altri tre,
quattro, cinque gufi erano atterrati e facevano le acrobazie, calpestando il burro e abbattendo la saliera, nel tentativo di consegnare la loro lettera per primi.
«Che cosa succede?» chiese Ron stupito, mentre tutto il tavolo di Grifondoro si sporgeva a guardare e altri sette gufi atterravano stridendo, tubando e agitando le ali.
Jamie rise e si scambiò uno sguardo complice con Hermione «Mi sa che ci siamo»
 Hermione  affondò le mani nella massa di piume e ne estrasse un allocco che portava un lungo pacchetto cilindrico. «Apri prima questo, Harry»
Harry strappò la carta marrone. Ne uscì una copia, arrotolata stretta, del numero di marzo del Cavillo. La srotolò e vide la propria faccia che sorrideva mite in copertina. Sulla foto era scritto, in grandi caratteri rossi:
 
HARRY POTTER PARLA CHIARO:
LA VERITÀ SU COLUI-CHE-NON-DEVE-ESSERE-NOMINATO
E LA NOTTE IN CUI IO LO VIDI TORNARE
 
Jamie batté le mani, entusiasta « è davvero forte»
«Bello, no?» domandò Luna, che aveva veleggiato verso il tavolo di Grifondoro e ora si insinuava sulla panca tra Fred e Ron. «È uscito ieri, ho chiesto a papà di mandarvene una copia omaggio. Credo che questa» e indicò i gufi ancora accalcati sul tavolo davanti a Harry, «sia la posta dei lettori».
«Lo pensavo anch'io» disse Hermione, curiosa. «Harry, ti dispiace se noi...»
«Fate pure» rispose Harry, leggermente perplesso.
Jamie, Ron e Hermione cominciarono ad aprire buste.
«Questa è di uno che pensa che ti sia bevuto il cervello» riferì Ron, leggendo una lettera. «Andiamo bene...»
«Questa donna ti raccomanda una buona serie di Shockantesimi al San Mungo» continuò Hermione, appallottolandone una seconda.
«Questa invece non è male» diss Harry, scorrendo la lunga missiva di una strega di Paisley. «Ehi, dice che mi crede»
«Questo non ha ancora deciso» annunciò Fred, che si era unito con entusiasmo all'apertura delle lettere. «Dice che non sembri matto, ma che non vuole credere che Tu-Sai-Chi sia tornato, perciò non sa cosa pensare. Accidenti, che spreco di pergamena».
«Eccone un altro che hai convinto, Harry» esclamò Jamie eccitata. «Avendo letto la sua versione della storia, sono giunto alla conclusione che La Gazzetta del Profeta le ha reso un vero torto... per quanto poco io desideri credere al ritorno di Colui-Che-Non-Deve-Essere- Nominato, devo convenire che sta dicendo la verità... Oh, ma è meraviglioso»
«Un altro che pensa che tu stia delirando» disse Ron, gettandosi alle spalle una lettera accartocciata,
«...ma quest'altra dice che l'hai convertita e adesso crede che tu sia un vero eroe... ha anche messo una foto... però»
«Che cosa succede qui?» chiese una voce infantile, falsamente soave.
Jamie si strozzò con il succo, e alzò la testa. La professoressa Umbridge era in piedi alle spalle di Fred e Luna, con gli sporgenti occhi da rana che scrutavano il groviglio di gufi e pergamene sul tavolo davanti a Harry. Alle sue spalle molti studenti sbirciavano curiosi. «Perché riceve tutte queste lettere, signor Potter?» chiese scandendo le parole.
«È un crimine, adesso?» intervenne Fred. «Ricevere posta?»
«Attento, signor Weasley, o dovrò metterla in punizione» minacciò la Umbridge. «Allora, signor Potter?»
Harry esitò, ma non avrebbe potuto tenere segreto ciò che aveva fatto; era solo questione di tempo prima che una copia del Cavillo finisse sotto gli occhi della Umbridge.
«Questa gente mi scrive perché ho rilasciato un'intervista» rispose. «Su quello che mi è successo lo scorso giugno». Jamie gli posò la mano sul polso, e senza sapere perché guardò verso il tavolo dei professori. La McGranitt li fissava da sopra la sua tazza, in particolare fissava la Umbridge come se fosse intenzionata ad attaccarla da un momento all’altro. Piton, di fianco alla McGranitt li osservava con un espressione neutra.
«Un'intervista?» ripeté la Umbridge, con voce più sottile e più acuta che mai. «Che cosa intende dire?»
«Intendo dire che una giornalista mi ha fatto delle domande e io ho risposto» spiegò Harry. «Ecco...» E le lanciò la copia del Cavillo. Lei l'afferrò e fissò la copertina. Il suo viso pallido e paffuto si ricoprì di chiazze viola.
«Quando ha fatto questo?» chiese, con voce incerta.
«Nell'ultimo finesettimana a Hogsmeade».
Lei lo guardò, incandescente dalla rabbia, con la rivista che tremava fra le dita tozze. «Non ci saranno più finesettimana a Hogsmeade per lei, signor Potter» sibilò. «Come osa...come ha potuto...» Respirò a fondo. «Ho provato e riprovato a insegnarle a non dire bugie. A quanto pare il messaggio non è giunto a destinazione. Cinquanta punti in meno a Grifondoro e un'altra settimana di punizione».
«No» Jamie si alzò in piedi.
Hermione le afferrò un braccio «Jamie, ti prego»
«Come dice, prego?» la Umbridge aveva i grandi occhi sgranati e minacciosi.
«Lei non può punirlo per questo. Rilasciare un intervista non è reato, non può punirlo. La libertà di parola e di stampa è un diritto, professoressa» parlava a voce alta e chiara «Certo se fossimo sotto dittatura non ci sarebbe da sorprendersi, ma l’ultima volta che ho controllato eravamo ancora una democrazia, vero?»
«Signorina Potter» disse la Umbridge a denti stretti «Una settimana di punizione...e non dica più una parola»
«Se pensa davvero che siano tutte bugie perché le da tanto fastidio?» ribatté Jamie a tono di voce ancora più alto «Se quello che dite voi è la verità, perché temere quello che dice mio fratello?»
Nella sala era sceso il silenzio. Tutti gli sguardi erano puntati prima su Jamie e la Umbridge.
La Umbridge era rossa in viso e stringeva le labbra in modo convulso«Due settimane di punizione, signorina Potter e niente finesettimana anche per lei d’ora in poi»
«Forse ha paura che una volta lette le parole di Harry la gente veda le clamorose falle della versione della Gazzetta? Non è così inattaccabile, vero? A proposito cosa sta facendo esattamente il Ministero per catturare quei dieci Mangiamorte oltre che incolpare Sirius Black? Avanti, smentisca quest’intervista, rassicuri la gente»
«Signorina Potter», era paonazza e aveva gli occhi fuori dalle orbite. «Io non le permetto di» la voce della Umbridge si dissolse, coperta da quella più alta di Jamie.
«Dia la sua valida versione dei fatti sul perché dieci Mangiamorte sono evasi in massa dalla prigione più sicura di questo mondo»
«Non osi più dire-»
«E la  più grande preoccupazione del Ministero sembra quella di non perdere la faccia»
«Signorina Potter» la voce della Umbridge era talmente acuta che sembrava potesse raggiungere gli ultrasuoni. Camminò verso Jamie, il rumore dei tacchi riecheggiava nel silenzio che era caduto nella sala «Tre settimane di punizione e non emetta più un fiato o giuro che la faccio espellere», il tono di voce sempre più stridulo e isterico a ogni parola. Guardò il numero del Cavillo «In quanto a questo, mi assicurerò che nessuno legga queste sciocche bugie» E si allontanò stringendo al petto Il Cavillo, seguita con lo sguardo da molti studenti.
Jamie si risedette sulla panca con un sospirò pesante. «Jamie» Hermione le afferrò un braccio «Ma sei impazzita?»
«No. Ora tutti l’hanno vista in panico e ora tutti leggeranno il Cavillo con un enorme punto di domanda sull’affidabilità del Ministero se già non l’avevano»
«Tu sei tutta matta» disse Fred con un sorriso
«Lo è davvero. Non era necessario» disse Hermione preoccupata
«Non preoccuparti, mi immolo volentieri per la causa»
«E poi dici a me di stare buono» disse Harry con un sospiro «Non vedevi l’ora di dirgliene quattro, vero?»
Jamie alzò le spalle con un leggero sorriso e guardò di nuovo il tavolo dei professori. Non si stupiva che Silente non fosse intervenuto, ma era strano che la McGranitt non fosse corsa a tapparle la bocca per impedire un comportamento che  senza dubbio considerava autolesionista. Trovò in fretta lo sguardo della sua Capocasa, e aveva l’aria di volerle fare una bella ramanzina, ma niente era a confronto dello sguardo di Piton. Era rabbioso, tanto quanto lo era stato al terzo anno dopo che Sirius l’aveva fatta franca e gli avevano revocato l’ordine di Merlino. Distolse subito lo sguardo. Non aveva idea del perché ma sentiva di averla combinata grossa.
 
A metà mattina enormi cartelli erano stati affissi in tutta la scuola, non solo nelle bacheche ma anche nei corridoi e nelle aule.
PER ORDINE DELL'INQUISITORE SUPREMO DI HOGWARTS
Tutti gli studenti trovati in possesso della rivista
Il Cavillo saranno espulsi.
Quanto sopra ai sensi del Decreto Didattico Numero Ventisette
Firmato: Dolores Jane Umbridge, Inquisitore Supremo
 
Stranamente, ogni volta che Hermione e Jamie vedevano uno di quei cartelli sorridevano raggianti.
«Cos'è di preciso che vi rende tanto felice?» le chiese Harry.
«Oh, Harry, ma non capisci?» sussurrò Hermione. «Se voleva essere assolutamente certa che ogni
persona nella scuola leggesse l'intervista, non doveva far altro che bandirla»
«È il fascino del proibito» rise Jamie.
E a quanto pareva, erano nel giusto. Verso la fine della giornata, anche se non si era visto in giro nemmeno un angolino del Cavillo, tutti citavano l'intervista e la sfuriata di Jamie contro la Umbridge. Harry li sentiva sussurrare in fila fuori dalle lezioni, a pranzo e in fondo alle aule, e Hermione e Jamie riferirono che nei bagni delle ragazze, dov'erano state prima dell'ora di Aritmanzia, non si parlava d'altro.
«E poi ci hanno visto, e ci hanno bombardato di domande» raccontò Jamie con gli occhi che brillavano, «e io penso che ti credano, sul serio, credo che tu li abbia finalmente convinti»
Nel frattempo la professoressa Umbridge pattugliava la scuola, fermava gli studenti a caso e chiedeva loro di vuotare le tasche e aprire i libri: Jamie osservò la perquisizione di un gruppo di Corvonero, quando la Umbridge strepitò isterica e si allontanò sbattendo i tacchi a terra, sorrise. Gli studenti erano diversi passi avanti a lei: le pagine con l'intervista erano state stregate per sembrare libri di testo se lette da estranei, o diventavano bianche finché il proprietario non voleva rileggerle. In breve fu chiaro che a scuola l'avevano letta tutti.
Agli insegnanti naturalmente era proibito menzionare l'intervista per via del Decreto Didattico Numero Ventisei, ma trovarono lo stesso il modo di esprimere i loro sentimenti.
La professoressa Sprite assegnò venti punti a Grifondoro quando Harry le passò l'annaffiatoio; un radioso professor Vitious infilò in mano una scatola di garruli topi di zucchero alla fine della lezione di Incantesimi e a Jamie un pacchetto di Piperille, disse «Ssst» e corse via; Il professor Piton invece assegnò a Jamie un non classificabile alla sua pozione perché secondo lui aveva abbassato il fuoco troppo presto e tritato male il fegato di coccodrillo e le tolse trenta punti quando aveva provato a ribattere.
Il giorno dopo, si stavano dirigendo verso l’aula di Trasfigurazione quando Jamie si sentì spingere di lato, era già sul piede di guerra, pronta a dirne quattro a chi l’aveva spinta, ma si bloccò basita nel vedere che Cho si era affiancata a Harry, gli aveva preso la mano e gli stava sussurrando all'orecchio, (non così piano da non farsi sentire da Moccì, che le riferì le esatte parole): «Scusami tanto, davvero. Quell'intervista è stata così coraggiosa... mi ha fatto piangere».
«La cosa dovrebbe-» sbottò Jamie prima di venire trascinata di avanti dagli sforzi congiunti di Gabriel e Hermione che le aveva tappato la bocca con una mano «sorprenderci» sfiatò contro la mano dell’amica.
 
Quando arrivò all'aula di Trasfigurazione, Seamus uscì dalla fila e si parò loro davanti.
«Vi volevo dire» borbottò guardando il ginocchio sinistro di Harry, «che vi credo. E ho mandato una copia della rivista a mia madre».
La cosa che però appagò di più Jamie, fu la reazione di Malfoy, Tiger e Goyle. Li vide confabulare in biblioteca più tardi quel pomeriggio: erano in compagnia di un ragazzo allampanato che, sussurrò Hermione, si chiamava Theodore Nott. Si voltarono verso di loro mentre Hermione cercava dei libri sullo Svanimento Parziale. Goyle fece scrocchiare minaccioso le nocche e Malfoy bisbigliò qualcosa di  malevolo a Tiger. Sapeva benissimo perché si comportavano così:  Harry aveva citato tutti i loro padri tra i Mangiamorte.
«E la cosa più bella» gongolò Hermione quando uscirono dalla biblioteca, «è che non possono dire nulla, perché non possono ammettere di aver letto l'intervista» A coronare il tutto, Luna annunciò durante la cena che nessun numero del Cavillo era mai andato esaurito così in fretta.
«Papà vuole ristampare» annunciò, con gli occhi che sporgevano dall'eccitazione.
«Non riesce a crederci, dice che alla gente questo interessa perfino di più degli Snorticoli Cornuti» Harry fu salutato come un eroe nella sala comune di Grifondoro, quella sera. Fred e George, temerari, avevano scagliato un Incantesimo di Ingrandimento sulla copertina del Cavillo e l'avevano appesa al muro, così che una testa gigantesca di Harry sorvegliava tutto, e ogni tanto tuonava: «MINISTERO DI DEFICIENTI» e «VAI A MANGIARE LETAME, UMBRIDGE».
 Hermione non lo trovò molto divertente; disse che disturbava la sua concentrazione e finì per andare a letto presto, irritata, ma Jamie ne era entusiasta, e ci volle un po’ per convincerla a non spostarlo in Sala Grande.
«Spero che la punizione con la Umbridge non tolga tempo a Occlumanzia. Piton mi ammazzerebbe» sbuffò Jamie storcendo gli occhi. «Credo sia per quello che è arrabbiato»
Harry si sfregò la fronte «A te fa male?»
Jamie capì che si riferiva alla cicatrice «Pizzica solo un po’» si mise a sedere più dritta e lo guardò attenta «Cosa senti?»
«Solo mal di testa...dev’essere quel dannato coso» con la testa accennò al manifesto «Meglio che vada a letto» si alzò
«Ti sei esercitato in Occlumanzia? Svuoti la mente come ti ha detto Piton?»
«Sì, sì» sbuffò Harry allontanandosi verso le scale dei Dormitori, tra le mille proteste degli altri, che volevano sentire ancora dal vivo l’intervista, e seguito dallo sguardo di Jamie, che non lo mollò per un istante finché non scomparve su per le scale.
Jamie si alzò e si diresse vero un gruppetto formato da Dea, Seamus, Neville, Ron, Ginny e Fred e George «Ehi, ragazzi»
«Pluffetta» la salutarono in coro Fred e George
«Che ne dite di farci tutti un torneo di Gobbiglie?»
«Ma durano un sacco di tempo» disse Ginny «Non è un po’ tardi?»
«No, non è così tardi» disse Seamus, che da quella mattina sembrava ansioso di farsi perdonare da loro «Io ci sto»
«Anche io» disse Dean con un’alzata di spalle. Da lì seguirono altre risposte affermative e in poco tempo il tappeto davanti al camino divenne un campo di Gobbiglie. Alcuni come Katie Bell e un paio di ragazzi dell’ultimo anno, che Jamie non conosceva, si unirono alla partita, e lei cedette il suo posto a un’ amica di Katie con molto piacere e si sedette sul divano, accanto a Angelina. Dean aveva appena bocciato la Gobbiglia di Ginny, quando Jamie cominciò ad avvertire un ronzio nelle orecchie, era come se qualcuno avesse abbassato il volume della sala. Prese un respiro, la cicatrice mandò una fitta, si morse il labbro e affondò le unghie nel bracciolo.
Non è colpa tua Rockwood sibilò una voce nella sua testa.
Si allungò verso Ginny « Torno subito»
 
Harry era in piedi in una stanza buia, con le tende tirate, illuminata da un unico candeliere. Le sue
mani afferravano la spalliera di una poltrona davanti a lui. Aveva dita lunghe e bianche, come se non avessero visto il sole per anni e sembravano grandi, pallidi ragni sul velluto scuro della poltrona.
Sul pavimento davanti alla poltrona, nel cerchio di luce delle candele, era inginocchiato un
uomo vestito di nero.
Lasciò la presa sulla poltrona e la aggirò, si avvicinò all'uomo a terra e gli si fermò davanti, guardandolo da un'altezza maggiore del solito.
«Sei sicuro delle tue informazioni, Rookwood?» chiese Harry.
«Sì, mio Signore, sì... io lavoravo in quell'Ufficio dopo... dopotutto...»
«Avery mi ha detto che poteva prenderla Bode».
«Bode non avrebbe mai potuto prenderla, Padrone... Bode sapeva che non poteva... senza dubbio è per questo che ha resistito tanto alla Maledizione Imperius di Malfoy...»
«Alzati, Rookwood» sussurrò Harry.
L'uomo in ginocchio quasi cadde in avanti per la fretta di obbedire. La sua faccia era butterata; le cicatrici risaltavano alla luce della candela. Rimase un po' curvo, come sul punto di inchinarsi, e rivolse occhiate terrorizzate al viso di Harry.
«Hai fatto bene a riferirmelo» disse Harry. «Molto bene... Ho sprecato mesi in piani infruttuosi, a quanto pare... ma non importa... da questo momento ricominciamo da capo.
Hai la gratitudine di Lord Voldemort, Rookwood...»
«Mio Signore... sì, mio Signore» balbettò Rookwood, la voce arrochita dal sollievo.
«Avrò bisogno del tuo aiuto. Di tutte le informazioni che potrai darmi».
«Certo, mio Signore, certo... qualunque cosa...»
«Molto bene... puoi andare. Mandami Avery».
Rookwood si allontanò camminando all'indietro, inchinandosi, e sparì dietro una porta.
Solo nella stanza buia, Harry si voltò verso la parete. Uno specchio scheggiato e annerito dal
tempo era appeso nell'ombra. Harry si avvicinò.
La sua immagine riflessa si fece più grande e chiara nel buio... un volto più bianco di un teschio... occhi rossi, con pupille come fessure...
«Nooooooooo»
«Harry» gridò una voce nelle vicinanze.
Harry si agitò, si avviluppò nelle tende e cadde dal letto. Per qualche secondo non seppe dove si trovava; era convinto che avrebbe visto il volto bianco simile a un teschio che lo guardava nel buio
«Harry» ripeté con forza la voce di Jamie, era risentita. Teneva aperte le tende del baldacchino e Harry disteso sulla schiena, la fissò alla luce della luna. Sapeva che ora si sarebbe messa a prenderlo a pugni e a lanciargli contro improperi perché non aveva ancora imparato a chiudere la mente.
Si mise a sedere a fatica, la cicatrice bruciava ancora e aveva la nausea. «Jamie...»
Lei non disse nulla, gli tese una mano e lo aiutò ad alzarsi  «Hai sentito anche tu...» disse Harry. Il silenzio tra loro gli pesava.
«Più o meno» Jamie aspettò che Harry si rimettesse a letto «è passato?»
«è passato» disse Harry guardandola con gli occhi bassi.
«Bene» ci fu silenzio per un altro secondo «I ragazzi ne avranno ancora per un po’ di sotto, quindi non ti disturberanno» Harry annuì e Jamie lasciò cadere di nuovo il silenzio «’Notte, Harry» si diresse alla porta e uscì dal Dormitorio, senza dire più una parola.





Tana del Camaleonte:

A tutti voi giunti fin qua, spero che il nuovo capitolo vi sia piaciuto :)
Devo ringraziare Vale Lovegood, ILoveZioVoldy e Hufflerin_Tassoverde, le vostre recensioni mi migliorano la giornata e mi spronano a cercare di fare sempre meglio (e spero di riuscirci xd) e un grazie anche a tutti i lettori fantasmi, siete tutti un grande sostegno per questa storia :)

Alla prossima,

Eltanin ;)

 
  
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