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Autore: _vally_    12/04/2008    3 recensioni
Episodio 2x23; Cuddy chiede ad House di farle le iniezioni per la cura della fertilità. Questa storia è nata come un ipotetico seguito della scena in cui Cuddy va nell'ufficio di House, e lo ringrazia per le iniezioni, lasciando però intendere che non era lì solo per quello...
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Greg House, Lisa Cuddy
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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3 – Tempo

 

Aveva il sospetto che fossero passati a stento due minuti, ma le sembrava di essere intrappolata in quel limbo tra piacere e frustrazione da ore.

Il piacere di quei baci voraci che tenevano legate le loro bocche come due magneti, concedendole solo rapide pause in cui sentiva il fiato di House sfiorarle le orecchie, il collo e le spalle prima di tornare alle sue labbra, impaziente; la frustrazione per baci che erano solo baci, quando lei incominciava a desiderare qualcosa di più.

Ma una mano di House era ancora appoggiata sulla porta dietro di lei, mentre l’altra ora stringeva la maniglia, intrappolandola in un abbraccio così dolorosamente distante.

Quando aveva provato ad attirarlo a sé, passandogli le braccia intorno al collo, lo aveva sentito allontanarsi quel tanto che bastava per farle capire che quei baci, in quel momento, erano tutto ciò che si sarebbero concessi.

E questo la faceva impazzire.

Conosceva House, ricordava House, e i confusi flashback delle sue mani che la stringevano facendole mancare il respiro sembravano così estranei alla metodicità con cui ora evitava ogni contatto con la sua pelle, a parte quella delicata delle labbra.

I minuti passavano, mentre la frustrazione diventava sempre più simile ad un dolore sordo, che le ovattava i sensi.

Non sarebbe potuta andare avanti così ancora per molto.

Fece scivolare le dita sotto la sua maglietta, e incominciò a sfiorare con i polpastrelli i suoi addominali tesi; lo sentì rabbrividire ed avvicinarsi finalmente a lei, mentre le mani abbandonavano la solidità della porta e le afferravano le spalle con tanta forza da farle quasi male.

L’eccitazione lasciò per un istante posto ad un’autentica sensazione di trionfo, per averlo fatto cedere, per averla avuta vinta in una partita dalla quale uscire sconfitta sarebbe stata un’umiliazione troppo grossa, come donna.

Una vocina dentro di lei però non la lasciava in pace, ripetendole che c’era qualcosa che non andava, qualcosa che le stava sfuggendo.

La domanda.

Si era totalmente dimenticata che stava ancora aspettando una risposta da lui.

Puntò i palmi delle mani sul suo petto per allontanarlo, ma non ce ne fu bisogno perché, nello stesso istante, House aveva smesso di baciarla, mentre teneva ancora le mani strette sulle sue spalle, bloccandola contro la porta.

Si guardarono per qualche istante, ammutoliti.

Cuddy la vide: una piccola luce accendersi negli occhi di House, il suo lato umano che prendeva una boccata di ossigeno prima di nascondersi di nuovo dietro il muro di fumo nero attraverso il quale vedeva le persone.

“Mi hai detto “pensaci” e un secondo dopo avevi le mani sotto la mia maglietta…” la voce di House era alterata e il respiro più rapido del solito, ma questo non gli impedì di assumere il suo solito tono sarcastico “Sono lusingato dalla fiducia che hai nelle mie capacità di ragionamento ma pene e cervello non lavorano in parallelo, puoi scegliere solo un’opzione per volta.”

Cuddy continuava a fissarlo in silenzio.

House alzò gli occhi al soffitto, tornando poi a posarli su di lei. “Non te l’hanno insegnato a medicina!? Gli uomini funzionano così! Tutti, anche i migliori.”

“Ma…” Cuddy quasi si spaventò nel sentir il flebile suono tremante che uscì dalla sua gola. Si schiarì la voce e fece forza sul petto di House, allontanandolo.

Lui la lasciò fare, facendo scivolare le mani via dalle sue spalle.

“Ma sei stato tu…”

Il secondo tentativo riuscì un po’ meno patetico del precedente, ma si bloccò lo stesso, insospettita dall’espressione beffarda che vide formarsi sul volto di House.

Un’espressione che conosceva fin troppo bene, un segnale d’allarme che la metteva in allerta.

“Io ti ho baciata, stavo solo prendendo tempo.”

“Certo…”

“Se avessi provato a scappare mi avresti preso, sei più veloce di me. Mi è sembrata la soluzione più efficace.”

“House…”

“Avrei potuto continuare fino a domani mattino, poi tu saresti andata in ufficio e io…”

“House!”

Non avrebbe voluto alzare la voce così, ma quell’improvviso bombardamento di parole senza senso le fece saltare nervi.

Stava giocando con lei, prima con i baci, poi con le parole.

Sempre il suo solito gioco sadico.

“La domanda che ti ho fatto prima che…” scosse la testa, non sapendo come descrivere quello strano momento che ora le sembrava già così lontano. “…ho bisogno di sapere che ne pensi.”

House le si avvicinò un’altra volta, un sorriso malizioso ancora stampato in faccia. “Potremmo perdere ancora un po’ di tempo…”

Sentì la mano dell’uomo che premeva sulla nuca, attirandola verso di sé.

Puntò con decisione le mani sul suo petto, questa volta con una forza che non pensava di avere.

Era arrabbiata, tesa, stordita dai baci e dalla sua vicinanza; stava incominciando a perdere il controllo.

Senza quasi accorgersene chiuse le mani a pugno, afferrando con indignazione la maglietta di House.

“House adesso basta. E’ una cosa seria, non ti permetto di prenderti gioco di me.” riuscì a non urlare, ma capì subito che l’uomo aveva compreso che qualcosa dentro di lei era scattato, e che il gioco era davvero finito.

Erano un uomo, una donna, e una questione che probabilmente nessuno dei due era davvero in grado di affrontare.

“Cuddy” la durezza con cui pronunciò il suo nome le fece capire che questa volta, finalmente, era serio. “Io ho davvero bisogno di tempo.”

Rimase a fissarlo, cercando qualche significato nascosto dietro le sue parole così chiare, così banali.

“Non so cosa risponderti, ho bisogno di pensarci.”

Aveva pensato a cosa rispondere se le avesse detto di si, e come mascherare la sua delusione se le avesse detto di no.

A questa risposta però, non aveva pensato.

Era la risposta più ovvia e lei non ci aveva pensato.

“Va bene.”

Cos’altro avrebbe potuto dirgli?!

Si voltò, aprì la porta e se ne andò.

Questa volta House non la fermò.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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