Alessandro
intravedeva le colonne
principali della muraglia della città di Hafar Al-Batin.
Scorgeva le
bandiere saudite che sventolavano velocemente a causa di un vento
forte, che stranamente dove erano situati loro non si faceva sentire.
Si voltò verso il piccolo accampamento che aveva fatto
mettere su e
notò che parecchi soldati si gettavano acqua addosso per via
del
troppo caldo.
“Speriamo di avere abbastanza scorte
di acqua mio signore.” disse Aristandro comparendo da dietro
il
ragazzo e si fermò al suo fianco.
Alessandro sorrise, ma non per
le sue parole, per via del suo continuo spuntare dal nulla
“Siamo
vicini a Hafar Al-Batin Aristandro, ancora qualche ora di viaggio e
saremo ai suoi piedi. Sperando di non intraprendere una guerra per
poterci entrare.” sospirò appena incrociando le
braccia al petto,
mentre scandagliava l'accampamento.
“Lo spero anche io. Bevete, ragazzo.”
sussurrò Aristandro passando una sacca piena d'acqua al re.
Quest'ultimo si voltò e lo guardò in viso
prendendo la sacca, prima
di bere un lungo sorso di acqua, poi si passò una mano sulla
bocca e
gliela ridiede “Grazie Aristandro.” e gli sorrise.
Aristandro fece un cenno con il capo e
si riagganciò la sacca alla cinta che portava in vita.
“Ultimamente non ti sei più fatto
vedere.” disse il ragazzo, tornando a guardare il campo.
“Diciamo che ogni tanto tendo a fare
lo spettatore silenzioso. Rifletto su ciò che vedo e poi
tiro le mie
conclusioni.” annuì il vecchio.
“Quali sono queste
conclusioni?” chiese Alessandro, grattandosi il mento con una
mano.
“Che questa impresa ha
dell'incredibile e che se riusciremo ad arrivare dove ti sei
prefissato, sarai il primo nella storia. Che alcuni tuoi generali non
sono contenti di tutto ciò, ma ti seguono perché
bramano la gloria.
E infine concludo dicendo che sei un ragazzo stupido e
sciocco.”
annuì ancora il vecchio, appoggiando una mano sulla spalla
del re.
Alessandro a quelle parole aggrottò la fronte voltandosi
verso di
lui. “Perdonami Alessandro, ma dovevo dirtelo.”
“Cosa avrei fatto per meritarmi
queste tue così dolci parole?” chiese Alessandro
sorridendo
lievemente.
“Ferisci ciò che più ami al mondo
perché, come per i tuoi generali, tu bravi la gloria e la
metti
prima di qualsiasi altra cosa. Questo fa' di te un'uomo
stupido.”
rispose Aristandro stringendo la spalla del ragazzo.
“Sin da piccolo mi è stato insegnato
che l'amore viene dopo tutto, ora mi vieni a dire che sto
sbagliando?” chiese Alessandro non capendo.
“Sin da piccolo ti è stato insegnato
ad essere un re. Ora sta te imparare ad essere un'uomo ragazzo
mio.”
gli sorrise battendo la mano sulla sua spalla, poi si staccò
allontanandosi. Le loro discussioni finivano sempre così
ormai.
Alessandro andò a guardare un'attimo a terra e poi
spostò
lo sguardo su Efestione, seduto su un tronco d'albero che si
dissetava. Rimase a guardarlo per diversi minuti.
Poi fece smontare l'accampamento e si
riprese la marcia verso la città che pian piano si faceva
sempre di
più vivida.
Alessandro
che era a capo dell'esercitò
sorrise notando che questa città, rispetto alla prima,
assumeva
colori più vividi. Dal verde smeraldo al giallo ocra.
Arrivarono a pochi stadi dalle mura e
l'esercito si fermò, aspettando di capire cosa la
città avrebbe
deciso di fare.
“Avanti si decidono? O si combatte o
che ci facciano entrare, sto morendo di caldo sotto questa
armatura!”
borbottò Leonnato, passandosi una mano sulla fronte sudata.
“Leonnato.” disse semplicemente
Alessandro, che era appena distaccato da lui.
“Mi scusi..” abbassò il capo e si
morse il labbro inferiore.
Attesero per un bel po' e quando il
grande portone si aprì uscì una giovane ragazza a
cavallo, con il
capo coperto da un turbante nero. I suoi occhi erano verdi come le
pareti della città. Galoppò velocemente verso
Alessandro e gli si
fermò davanti.
“Salam alechum. Sono Ezira e governo
questa città, in successione a mio padre.” disse
con voce calma,
con buona padronanza della lingua.
Alessandro le sorrise
ampiamente, guardandola negli occhi, inconscio di Efestione che
fissava la ragazza ma con tutto un'altro modo.
“Alechum Salam Ezira. Tu sai bene chi
sono, giusto?” rispose il ragazzo, stupendo la maggior parte
delle
persone per via del fatto che sapeva qualche parola di arabo.
“So' molto bene chi sei. Le storie
sul tuo esercito e delle tue imprese viaggiano lungo il mondo. E sei
il benvenuto nella mia città, Alessandro.”
annuì la ragazza
rimanendo impassibile, anche davanti all'incredibile bellezza di
Alessandro. Spronò il suo cavallo e ritornò tra
le mura della
città, lasciando aperto il grande portone.
Alessandro la guardò
rientrare e poi si voltò verso il suo esercito
“Uomini, andiamo!”
urlò sorridendo e si avviò verso la
città.
Lentamente tutto
l'esercito fu' tra le mura e Alessandro congedò, come sempre
i suoi
soldati, invitando i generali a risiedere nel palazzo reale.
Ezira
chiese subito un colloquio con il re e si stupì quando lo
vide
arrivare insieme a tutti i suoi generali.
“Si dice che il Grande Re di Grecia e
Asia, sia scortato da uomini valorosi e leali. Ora capisco che queste
voci sono tutte vere.” disse cautamente la ragazza, seduta a
gambe
incrociate su un grande cuscino rosso, posto al centro della stanza.
“Loro sono come delle mie estensioni.
Ognuno di loro è Alessandro.” annuì il
ragazzo e si guardò
attorno. Quell'ambiente gli ricordava tanto Babilonia, colori vivaci,
uccelli colorati e fori di ogni tipo abbellivano ogni centimetro
delle camere.
“Negli occhi di alcuni di loro però,
noto un velo di gelosia, in altri di rabbia e in altri ancora
l'amore.” sussurrò ancora la ragazza guardando
ogni singolo uomo
presente davanti a lei. Alessandro si voltò un'attimo per
guardare i
suoi generali e poi tornò a guardare la ragazza.
“Come mai ci hai lasciati entrare
così facilmente?” le chiese, appoggiando la mano
sull'impugnatura
della spada.
“Sicuro di volerlo sapere? Non è una storia
affatto divertente da ascoltare.” disse la ragazza facendo
cenno al
re di sedersi davanti a se, sull'altro cuscino. Alessandro
annuì e
si mise a sedere lentamente.
“Il nostro attuale re, Alazir, non è
poi un grande re come pensa di essere. Eravamo innamorati un tempo o
meglio io ero stata destinata a lui. Ero costretta ad amarlo e quando
pensavo che non ci sarei riuscita ecco la scintilla. Per la prima
volta dopo tanto tempo lo vedevo diversamente..”
sussurrò la
ragazza e Alessandro a quelle parole abbassò lo sguardo
sentendo un
piccolo nodo nello stomaco. Efestione che era appoggiato alla
finestra e guardava fuori, abbassò anche lui lo sguardo,
facendo un
lungo respiro “..mi ero innamorata di lui. Alazir ha 20 anni
venne
proclamato re e decise di prendere in moglie una ragazza di alto
rango, invece che una semplice figlia di un governatore di basso
rilievo. Mi disse 'Devo farlo, per il bene del mio paese.' io subito
capì ma quando scoprì che lui in
realtà amava veramente quella
donna, decisi di odiarlo. Odiarlo fino alle fine dei nostri
giorni..”
Alessandro a quelle parole sgranò gl'occhi e
portò subito lo
sguardo su Efestione, che era tornato a guardare il panorama dalla
finestra “..quindi è per questo che ti ho fatto
entrare così
facilmente. Tu sei un grande re Alessandro, lo vedo nei tuoi occhi.
Quindi prenditi questo paese e sbatti giù dal piedistallo
quel
misero uomo.” annuì la ragazza appoggiando le mani
su quelle di
Alessandro, che a quel tocco si voltò a guardarla. Efestione
fece la
stessa cosa e il suo sguardo si soffermò sulle loro mani.
“Farò quel che posso Ezira, ma nulla
ti prometto.” disse Alessandro ritraendo le mani e alzandosi
subito
dopo.
Ezira non capì quel gesto e alzò appena il mento
serrando
le labbra “Questa sera faremo in banchetto in vostro onore.
Sarei
lieta di avervi alla mia tavola.” disse subito dopo.
“Ci saremo.” rispose Alessandro
facendo un inchino con il capo e poi passò in mezzo ai suoi
generali
e uscì velocemente dal salone passandosi una mano tra i
folti
capelli.
Anche i generali uscirono, uno ad uno,
e Alessandro braccò Tolomeo dal polso guardando Efestione
passare
davanti a loro “Ti devo parlare, ora.”
“Avanti dimmi Alessandro.” chiese
Tolomeo, aggrottando la fronte.
“Hai sentito la storia che ha
raccontato?” sussurrò Alessandro guardandosi
attorno.
“Sì perché?” chiese ancora
Tolomeo ma poi sorrise “Ah sì. Hai paura che ti
succeda la stessa
cosa non è vero?” chiese guardando Alessandro che
lo fissò
un'attimo negli occhi prima di appoggiarsi le mani sui fianchi
“Oh.
Oh Alessandro mio, non ci posso credere.” disse ancora
scoppiando a
ridere.
“Va bene, grazie Tolomeo.” sospirò
Alessandro allontanandosi dal ragazzo.
“Nono aspetta, ti chiedo scusa..è
solo che è la prima volta che ti vedo in questo
modo.” disse
Tolomeo, guardando il ragazzo.
“Smettila di prendermi in giro
chiaro?” sussurrò Alessandro puntandogli un dito
contro il petto.
“Promesso.” annuì Tolomeo,
incrociando le dita come da giuramento.
“Ora dimmi come diamine devo fare
Tolomeo, perché non..non so cosa fare. Ho la testa
incasinata e non
voglio arrivare ad essere odiato da lui. Non voglio.” scosse
il
capo guardandosi attorno, con una mano sul fianco.
“Forse è ora che tu gli dica la
verità. E forse è ora che tu la smetta di
preoccuparti di essere
solo un buon re. Smettila di preoccuparti per ciò che
dirà la
gente. Tanto parleranno sempre.” disse appoggiando le mani
sulle
sue spalle “Ma credimi Alessandro, la gente ama un re felice,
non
un re che fa' finta di esserlo.”
Alessandro ascoltò attentamente le sue
parole e abbassò un'attimo lo sguardo, prima di abbracciare
con
forza Tolomeo, dandogli diverse pacche sulla schiena “Grazie,
davvero” sussurrò socchiudendo un'attimo gl'occhi
e poi si staccò
riaprendoli.
“Vai Alessandro. Hai qualcosa che ti aspetta.”
annuì Tolomeo spingendo via il ragazzo.
Alessandro sorrise e poi
prese a camminare verso le stanze reali, ripensando a a quel momento,
durante l'ultima battaglia, in cui Efestione aveva quasi rischiato di
morire. Sentì il suo cuore accelerare i battiti e il respiro
farsi
sempre più affannoso. Si fermò davanti alla porta
e in un lungo
respiro bussò. Ma dall'altra parte non udiva nessun rumore,
allora
provò a ribussare, guardando il pavimento sotto di se. Ma
ancora
nulla. Alla fine decise di lasciare perdere e si avviò verso
la
propria stanza, per prepararsi al banchetto.
Poche
ore dopo era nel salone
principale, attorno al grande tavolata e prese un boccale di vino
dalle mani di Lisimaco e riprese a parlare con Cratero e Leonnato.
Quando la sua attenzione si spostò su quel ragazzo,
dannatamente
bello che stava entrando nel salone. Era Efestione.
Aveva i classici pantaloni arabi, color
blu notte, una tunica bianca allacciata in vita con una corda blu, i
capelli semi raccolti e un filo di trucco nero attorno agli occhi,
che sembravano ancora più azzurri quella sera.
Alessandro rimase
senza fiato in quel momento e incrociò lo sguardo del
ragazzo, che
si stava avvicinando a loro.
“Chiudi la bocca Alessandro o finirai
per rimanere così a vita.” gli sussurrò
nell'orecchio prima di
andargli oltre e sedersi al tavolo.
Alessandro sorrise a quelle
parole, anche perché era la prima volta che si rivolgeva a
lui in
tono non formale. Scosse il capo e andò a sedersi, al fianco
di
Ezira e di fronte a suo padre.
Il
banchetto procedeva tranquillamente,
in un forte brusio causato dalle parecchie persone che parlavano
contemporaneamente.
Spesso Alessandro spostava lo sguardo
su Efestione e ogni volta che lo vedeva sorridere sorrideva insieme a
lui. Tolomeo, che gli era seduto accanto notava ogni singolo sguardo
del re, ma notava anche il contrario. Spesso Efestione quando notava
che Alessandro era immerso nei discorsi, si soffermava a guardarlo
attentamente.
Quando la cena fu' finita, Ezira fece chiamare i
suoi musici e la serata prese una piega diversa. Per via dell'alcol
sicuramente. Ad un certo punto tutti ballavano, chi si strusciava
sulle cameriere pagate appositamente per quello.
Alessandro
rimase in disparte, appoggiato al muro con il calice in mano, e
ancora una volta si ritrovava a fissare Efestione, come se fossero
due calamite. Lo guardava ballare, il suo corpo muoversi lentamente a
ritmo di musica, la pelle lucida dal sudore, le labbra socchiuse e
gl'occhi serrati per ascoltare meglio la sinfonia. Ecco, gl'occhi di
Alessandro si soffermarono sulle sue labbra. Si leccò le
proprie e
fece un lungo respiro, mandando giù la saliva mentre cercava
di
distogliere lo sguardo. A quel punto Ezira gli si fermò
davanti,
sorridendo per la prima volta.
Quella sera aveva un'abito tipico
arabo, che lasciava intravedere il suo corpo perfetto. Gli occhi
truccati con un pesante nero e un copricapo molto fine.
“Posso avere l'onore di ballare con
te, Alessandro?” chiese lei, inclinando il capo da una parte
mentre
gli sorrideva.
Alessandro spostò lo sguardo dal suo viso alla sua
mano, perfettamente disegnata con motivi arabi, poi tornò a
guardarla. Sentiva il cuore accelerare nuovamente, ma non per la
presenza della ragazza, ma poiché nella sua mentre rivedeva
quelle
labbra, quel corpo, quegli occhi.
Prese la mano della ragazza sì,
ma per avvicinarla a se e le sussurrò all'orecchio
“Sarà per
un'altra volta dolce Ezira.” e le lasciò la mano
passandole oltre.
Diversi generali aveva assistito alla scena e guardavano Alessandro,
compreso Efestione e Tolomeo. Quest'ultimo capì costa stava
per
accadere e si scostò dal fianco di Efestione.
Alessandro sorrise ampiamente, sicuro
di quello che stava per fare. Si fermò davanti ad Efestione,
che lo
stava guardando attentamente negli occhi, e gli prese la mano
“Vieni
con me.” sussurrò e poi lo trascinò via
con se.
Efestione si
guardò attorno non capendo subito, ma poi quando la sua mano
intrecciò quella di Alessandro sorrise e andò a
guardare Alessandro
davanti a se, seguendolo fuori dalla camera.
Il re
lo condusse
fino alla propria camera e una volta al suo interno fece uscire
tutti.
Efestione rimase immobile in mezzo alla
camera e quando Alessandro chiuse la porta, inclinò il capo
provando
un certo senso di ansia. Cosa stava per accadere?
Alessandro lentamente si voltò verso
di lui “Efestione io..” sussurrò
avvicinandosi un po' a lui
“Sono..sono stato uno stupido. Uno stupido a lasciarti andare
così
facilmente. Uno stupido ad aver pensato di mettere i miei sogni di
gloria davanti alla cosa a cui tengo di più al
mondo..” sussurrò
ancora avvicinandosi sempre di più al ragazzo che lentamente
distendeva le labbra in un dolce sorriso “..sono stato uno
stupido.”
“Alessandro.” sussurrò Efestione
sentendo il fiato mancargli.
“Zitto Efestione. Non provare a
scusarmi di nuovo.” disse delicatamente andando a guardarlo
negli
occhi. Efestione annuì abbassando un'attimo lo sguardo.
“Tu
rappresentavi una parte fondamentale della mia via, rappresentavi il
mio bastone che mi sorreggeva, rappresentavi quella parte di me per
sempre giovane, rappresentavi per me la spalla su cui
piangere..”
mormorò abbassando lo sguardo e quando lo rialzò
Efestione notò i
suoi occhi incredibilmente lucidi.
“Alessandro..” cercò di dire ma
Alessandro alzò una mano per zittirlo.
“..Rappresentavi.” sussurrò
avvicinandosi ancora di più a lui “Rappresentavi
perché ora non
sei più tutto questo Efestione.” disse e a quelle
parole Efestione
si sentì morire, sgranò gl'occhi e si
impietrì davanti ai suoi
occhi. “Ora sei molto di più. Ora rappresenti
tutta la mia vita.
Rappresenti la persona che amo più di me stesso.
Efestione..io amo
te, nessun'altro. Per Zeus.” sussurrò sentendo le
lacrime rigargli
le guance e si avvicino ancora di più a lui appoggiando le
mani
sulle sue guance.
A quelle parole Efestione scoppiò a piangere,
sciogliendo quella paura che si era creata nella sua mente, nel suo
stomaco.
“Per Eracle, Alessandro. Mi hai
spaventato.” sussurrò appoggiando le mani sul suo
petto, cercando
di fermare le lacrime.
“Scusami Efestione, te ne prego.
Perdonami, perché non posso pensare di perderti a causa di
questo
mondo che desidero così fortemente.” emise
Alessandro
sorridendogli, tra una lacrima e l'altra.
Efestione annuì e
appoggiò le fronte contro la sua “Mi sei mancato
così tanto
Alessandro..” gemì passando le mani tra i suoi
capelli, che
strinse con forza “Ti amo anche io,
Alèxandre.”
Alessandro lo guardò negli occhi e
sorrise ad ogni sua parola, poi si fece serio alle ultime e dopo
pochi istanti premette le labbra sulle sue, strizzando gl'occhi.
Aveva capito finalmente. Aveva capito qual'era il suo posto nel
mondo. Aveva capito che al suo fianco non intendeva avere
più
nessun'altro, se non lui. Se non Efestione.
Eccomi
di nuovo qui, chiedo perdono se
ho ritardato un po' a scrivere ma ho avuto un po' di problemi e non
sono riuscita a scrivere per tutta la settimana.
Spero ancora una
volta di non avervi delusi e se c'è qualcosa che mi vorreste
suggerire scrivetelo pure, sarò lieta di leggere tutto.
Kiss. <3