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Autore: Scation_98    22/10/2013    1 recensioni
Ciao, mi chiamo Sam e ho 15. La mia vita è strana molto strana , questa volta vi racconto la mia storia, quella vera. Qualcosa ha mandato tutti i miei sogni in frantumi, li ha resi assurdi e irrealizzabili e così, a causa di tutto questo , sono caduta in un baratro dal quale non riesco ad uscire e la luce dell’uscita si allontana sempre di più. Ho molto amici al mio fianco: Masia, Andie , Fred e Marc. Loro sono gli unici che non se ne sono mai andati e spero che non lo faccino mai! Tutti i nomi, compreso il mio, sono un modo per nascondere il mio vero nome ma tutto quello che racconto è successo davvero a me , Sam, nonché l’autrice di questa autobiografia. Spero che vi piaccia, buona lettura ;)
-Sam
Genere: Commedia, Drammatico, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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Mi svegliai con il braccio che formicolava e con tutto il peso di Andy sopra di me.
Mi iniziai a muovere e lui , sentendomi, aprì gli occhi.

“  Tutto bene?” sussurrò lui tra le coperte calde e con una voce molto roca, tipica della mattina

Io annuii senza dargli una risposta completa ma gli stette bene infatti si alzò , mi accarezzò i capelli e disse:

“È ora che ti alzi altrimenti perdi il pullman!”

Mi alzai e mi recai in bagno senza fare troppe storie e quando fui davanti lo specchio vidi due occhiaie molto evidenti, sangue sul pigiama e gli occhi leggermente gonfi e rossi… non potevo andare a scuola in quello stato. Mi lavai velocemente ed iniziai la mia opera di “restauro” dopo la quale risultai già in condizioni migliori ma di certo non ero perfetta ma d'altronde di cosa mi lamentavo, la perfezione non esisteva? I miei quesiti esistenziali furono interrotti da mio fratello che tamburellò con le dita sulla porta del bagno.

“Che c’è Andy?” dissi io

“C ‘è Fred, l’ho fatto entrare, è in camera tua!”

“Ah okkey, grazie !”

Finii di svolgere le mie azioni quotidiane con calma per poi recarmi in cameretta dove trovai il mio migliore amico poggiato sul mio letto mentre teneva in mano un raccoglitore a fantasia floreale. Ma…. Non poteva essere, quella fantasia floreale mi era estremamente familiare, era la mia agenda o diario segreto, insomma una cosa privata!

“ Cosa diamine fai?” gli chiesi io strappandogli il raccoglitore dalle mani e arrossendo violentemente pensando a ciò che avrebbe potuto aver letto.

Lui rise e si alzò per porsi di fronte a me per poi accarezzarmi una guancia.

“Sapevo o meglio immaginavo già tutto quello che ho letto lì!”

“Cosa hai letto?”

“Lo sai.”

Abbassai lo sguardo capendo subito che si riferiva al fatto della mia natura di autolesionismo.

“Perché Sam? Perché devi distruggerti così?”

“Non lo so okkey, non lo so neanche io. È l’unico modo che trovo per sfogare tutta la mia rabbia, il mio odio verso me stessa. Quando mi lesiono provo sensazioni bellissime, mi sento bene mentre provo quel bruciore, mentre sento il sangue caldo e rosso fuoriuscire. Non capisci, lo so. Non puoi capire, nessuno  capisce finchè poi non ti ci ritrovi dentro e allora si che ti senti una merda, una nullità, un peso.”

Fred non rispose, mi venne vicino e mi strinse in un abbraccio.

“Sbrigati a vestirti o perdiamo il pullman!” disse lui

Non ci eravamo resi conto del tempo che era passato e io corsi in bagno per infilarmi i jeans, un t-shirt, una felpa con la cerniera e le mi vans. Uscii dal bagno, misi lo zaino in spalla, diedi un bacio sulla guancia ad Andy e uscimmo da casa mia. Durante il tragitto fino alla fermata entrambi ci eravamo provbisti di abbonamento e avevamo attaccato le cuffie ai nostri telefoni. Fred non mi chiese più niente di quello che lesse nel mio diario e di quello che successe il pomeriggio prima.
Stavolta il pullman era così pieno che siamo dovuti stare tutti in piedi ma ciò non mi impedì certamente di mettere le cuffie. Arrivati in città scesi nella fermata più vicina alla mia scuola e , a passo molto veloce, arrivai al cancello principale dove c’erano Andie e Masia. Entrambe mi salutarono con un abbraccio affettuoso ed insieme entrammo nei corridoi della nostra scuola. Mentre salivamo le scale sentii una mano toccarmi la spalla, era la professoressa di italiano, quella che il giorno prima mi aveva riempito di domande.

“Sam scusa , posso parlarti un attimo in sala professori?”

Guardai le ragazze con uno sguardo per dire “Vi prego salvatemi” ma non sapevo che in contrapposizione al mio c’era quello minaccioso della prof e così loro si recarono in classe senza di me.

“Vieni cara, siediti qui!”

Mi fece accomodare su una sedia e affianco si sedette lei.

“Cosa ti succede Sam?”

Io non risposi, abbassai lo sguardo e rimasi a fissare il pavimento. La prof continuava a guardarmi, anche se io non potevo vederla sentivo il suo sguardo bruciarmi addosso , mi sentivo in soggezione, in imbarazzo. In quel momento sarei voluta sparire, cosa dovevo dirle?

“Sam , non sei più la ragazza solare e sorridente che conobbi l’anno scorso. Sei diversa, complicata, piena di pensieri…”

“ E lei cosa ne sa?” sbottai io in tono leggermente arrogante

“Lo vedo dai tuoi occhi.”

“Non li guardi allora.”

“Perché vuoi nasconderti, chiuderti in te stessa? Perché non capisci che potrei aiutarti a passare questo brutto periodo!”

“Ma lei cosa ne sa di quello che passo io ogni giorno, cosa ne capisce di problematiche adolescenziali. Potrà pure essere una professoressa ma lei non ha la minima idea di cosa vuol dire essere me. Cosa vuol dire guardarsi allo specchio e rifiutarsi perché sono grassa, bassa, piena di brufoli e senza seno. Lei non sa cosa significa. Non sa cosa significa voler morire , a 15 anni una ragazza dovrebbe dire “Vorrei poterlo baciare “ e non “Vorrei morire perché sono così brutta da non poterlo bacare”, coglie la differenza? “ mi alzai con gli occhi leggermente lucidi e mi avviai verso la mia classe lasciando la professoressa forse piena di dubbi e domande, forse arrabbiata o forse triste ma sinceramente non mi interessava minimamente come stava, io di sicuro non stavo bene. Mi sedetti al mio banco senza rivolgere la parola a nessuna delle mie compagne .

“Cosa succede Sam?” chiese Masia poggiando la sua mano sul mio braccio

“Sto male!” risposi io senza giri di parole

“ Non andartene , io e Andie abbiamo bisogno di te.”

“Ed io ci sono !” ci scambiammo un sorriso per poi prepararci ad affrontare la prima ora che purtroppo era proprio italiano.
Avevo paura di vedere quella professoressa, avevo paura che dicesse qualcosa davanti tutta la classe.
  
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