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Autore: StruckedGirl    22/10/2013    0 recensioni
Cècile è una normalissima donna, che lavora come insegnante di francese in una normalissima scuola superiore di Boston. Cècile però non ha passato un'infanzia tutta rose e fiori con una madre affettuosa, anzi, ha passato un'infanzia completamente il contrario di quella descritta prima e in più non ricorda molto della sua infanzia. Ma non finisce, perché sarà la nuova preside a sconvolgere tutto il suo mondo...
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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POV Rachel

 

6,40 a.m. Mario's Cafè

 

Entrai nella piccola caffetteria italiana.

Il profumo dei cornetti appena sfornati e del caffè arrivò alle mie narici: adoravo quel posto! Adoravo quel piccolo posto, al momento vuoto.

Mi diressi verso il bancone. Il barista, Luca, stava asciugando dei bicchieri di vetro che molto probabilmente la notte prima erano stati pieni di bevande alcoliche di ogni genere.

Continuai a guardarmi intorno. Aveva proprio quell'aspetto da tipico bar italiano, con tanto di bandiere delle squadre del cuore.

Luca appoggiò un bicchiere di vetro insieme agli altri e il loro tintinnio mi fece voltare verso di lui.

-Buongiorno Rachel- mi disse sorridente Luca.

-Buongiorno- risposi in italiano, come mi aveva insegnato.

Arrivai al bancone, appoggiai le braccia sul marmo splendente e aprii la bocca per pronunciare la mia ordinazione.

-Il solito caffè- disse il barista togliendomi le parole di bocca.

Sorrisi e mi sedetti sugli sgabelli di pelle rossa mentre lui, da dietro il bancone, si avvicinava alla macchina del caffè.

Mentre lui preparava la mia bevanda di inizio mattinata, mi ritrovai a pensare a ciò che era successo la scorsa sera, come avevo fatto tutta la notte. Non ero riuscita a dormire. Nella mia mente si formavano mille domande: Chi era quell' ombra? Perché mi seguiva? Perché poi era scappata? Era lei quella persona a cui dovevo stare attenta?

Mille pensieri e ipotesi si formavano nel mio cervello. Mille domande senza alcuna risposta e solo una lettera su cui porsi ancora più domande.

La tazzina di vetro si appoggiò sul bancone di marmo e il rumore che produsse mi risvegliò dai miei pensieri.

-La testa è ancora sul cuscino?- mi chiese il ragazzo sorridente.

Lo guardai e annuii debolmente. Sinceramente avrei preferito che la testa si fosse appoggiata su quel cuscino e invece avevo passato ore e ore a rileggere quella lettera, a cercare una possibile spiegazione a tutto ciò che era accaduto.

Presi la tazzina e bevvi un sorso di quel liquido che riusciva a rilassarmi e a darmi una giusta carica di energia. Il potere del caffè. Voltai lo sguardo verso la vetrata del bar: il sole stava salendo lentamente in cielo e la città si stava risvegliando, si vedevano le prime macchine passare e gli alunni fermarsi alla fermata dell'autobus per prendere il loro mezzo per andare a scuola. In tutta questa tranquillità e pace solo una figura femminile sembrava correre. Lei passò accanto alla vetrata del locale, a passo svelto mentre sembrava avere un discussione al cellulare, svoltò l'angolo e io mi voltai subito, posando lo sguardo sulla mia tazzina vuota.

Sentii il campanello suonare, dei passi e quella voce calda e profonda che parlava:

-Senti, non posso fare tutto fino a quella data, ci vuole tempo per fare certe cose- disse.

Ma io non prestavo molto attenzione a quella conversazione, stavo anzi pensando di andarmene e di avviarmi verso l'edificio scolastico.

Mentre si sentiva la rossa chiacchierare vivamente al cellulare mi alzai e diedi 5 dollari per pagare il caffè.

-Hey, già te ne vai?- disse Luca.

-Sì, sennò rischio di fare tardi- risposi mentre raccoglievo il resto in monete. Le presi le misi nel portafoglio. Lo salutai ma appena mi voltai andai contro a qualcuno: Amy.

Alzai lo sguardo e incontrai gli occhi verdi della rossa che mi stava sorridendo.

-Guarda chi si rivede- disse -la donna che mi ha dato uno schiaffo- continuò.

-Alla cieca, non l'ho fatto a posta- la corressi.

-Esatto- sorrise -Rachel, giusto?-

-Giusto- risposi.

Abbassai lo sguardo: non ero in vena di flirtare come lei stava facendo con me. Sicuramente pensava che non me ne fossi accorta. Il suo modo di guardarmi, era strano per una persona che mi aveva conosciuto la sera prima. Mi guardava con uno sguardo che nessuno mi aveva dato, mi guardava come se mi desiderasse, come se volesse mangiarmi da un momento all'altro. Era insopportabilmente fastidioso. Attenzioni del genere non mi piacevano.

Alzai lo sguardo.

-Io ora dovrei passare, per favore- dissi gentilmente ma allo stesso tempo la guardai con uno sguardo duro.

-Sì, certo- si spostò lasciandomi passare, senza opporre alcuna resistenza.

La sorpassai senza pensarci due volte e mi diressi verso l'uscita.

-Ti offro una birra stasera-

Quelle parole mi fermarono. Cercai di trovare una scusa sensata per bloccare quell'invito che poi non lo sembrava, mi aveva soltanto informato che l'avrebbe fatto e anche se avesse fatto una domanda non avrebbe ascoltato la mia risposta.

-No, molto probabilmente sarò stanca- risposi

-Passo a prenderti per le- ma non le lasciai finire la frase, uscendo dal bar e lasciandomi svegliare dal fresco mattutino. Non ero interessata a lei, non volevo uscire con lei, non volevo farmi una birra con lei. Semplicemente non la volevo.

Alzai lo sguardo per distrarmi e come ogni volta rimanevo incantata dal fascino del cielo. Il cielo che ormai si stava illuminando dalla calda luce del sole, illuminando quella parte di mondo di cui ero parte. E pensare che dal qualche altra parte l'oscurità veglia ancora sui suoi abitanti , che impaurisce e crea conforto tra di loro. Pensavo troppo spesso a questo genere di cose che mai mi sono fermata troppo a pensare alla mia. Continuai a guardare il cielo mentre i rumori della città prendevano spazio, eliminando il silenzio. Quei rumori che ci distraevano ogni giorno e mai si riusciva a ottenere silenzio se non durante la notte. Mentre continuavo a guardarlo cominciai a sentirmi piccola e con me anche i miei problemi, che erano nati tutti insieme in una notte. In qualche modo fui felice di ricordarmi che ciò che sta su di noi è molto più grande, è infinito, che in qualche modo i suoi problemi dovrebbero essere più importanti dei nostri eppure continuiamo a pensare che ciò che sta su di noi è un velo di protezione e nient'altro di più. In quel momento il cielo mi diede la giusta spinta per continuare la giornata. Il cielo, ora completamente illuminato, di giorni e di notte, riusciva sempre a farmi sentire minore e a farmi pensare che anche i miei problemi lo fossero, il problema era che non lo erano purtroppo, ma ringraziai il cielo per darmi questa strana sensazione.

Mi feci largo tra la folla e scesi alla fermata della metro per andare a scuola. Mi serviva una distrazione e il lavoro era la migliore.

 

~


Il rumore dei tacchi sbattere sul pavimento era l'unica cosa che si riusciva a sentire nel corridoio scolastico ancora vuoto.

Camminavo a passo svelto, come se fossi in ritardo ma per un preside era normale arrivare prima o anche arrivare più tardi, anche se io fortunatamente non sono mai arrivata in ritardo.

Entrai nel mio ufficio e salutai la segretaria che cominciò a elencarmi gli impegni della giornata, ma senza darle ascolto entrai nel mio ufficio. Mi sembrò di sentire il rumore della campanella suonare, ma la mia mente aveva ormai staccato la spina e si era esternata dal mondo intorno. Non sapevo il perché, non le avevo detto io di lasciarmi lì solo con i miei pensieri. La metropolitana non mi aveva mai fatto così tanta paura come in quella mattina.

Appena ero entrata nella fermata sotterranea mi ero sentita osservata, seguita, non giudicata, ma seguita. Che fosse l'ombra? Mi stava seguendo? Cosa voleva?

Il mio cuore batteva più del dovuto ripensando a ciò, non avevo mai avuto così tanta paura in tutta la mia vita.

Mi sedetti dietro alla scrivania, prese dei fogli poggiati su di essa e gli diedi un'occhiata veloce. Li guardai per qualche minuto senza leggerli e poi li buttai in malo modo sulla scrivania su cui successivamente appoggiai i gomiti. Alzai lo sguardo ma questa volta non c'era il cielo a ricordarmi che i miei problemi sono piccoli rispetto a ciò che mi sta sopra. I miei problemi sembravano crescere ogni minuto ora.

La porta del mio ufficio che si aprì mi fece sobbalzare sulla sedia e la mia mente tornò attiva.

Guardai la figura femminile che se ne stava sulla soglia della porta di vetro: La professoressa Bonnet.

-Posso entrare?- mi chiese con un sorriso timido.

-Certo- risposi sforzando un sorriso.

La donna entrò nell'ufficio e rimase in piedi.

-Si accomodi pure- le dissi indicandole le due sedie davanti alla mia scrivania.

-Oh no, dovevo chiederle una cosa veloce, devo andare in classe-

-Certo- sorrisi di nuovo -Chieda pure-

-Ecco, mi avevano avvisato che la mia classe era stata spostata, il problema è che non mi hanno detto in quale- disse. Sembrava un po' imbarazzata dalla situazione ma sul suo viso notavo un'altra cosa oltre che l'imbarazzo, solo non sapevo dire cosa.

-Oh sì- presi un fogliettino e una penna. Scrissi sul foglio bianco 'F2' e glielo consegnai.

Si avvicinò verso lo scrivania e si chinò per prendere il foglietto. Appena si avvicinò riuscii a vedere chiaramente cosa c'era nei suoi occhi, cos'altro cercava di nascondere con una maschera e quell'emozione mi sembrò familiare. Prese il foglietto e mi ringrazio.

Si avviò verso l'uscita:

-Buona giornata- disse aprendo la porta.

-Buona giornata- le risposi e lei uscì.

Mi ritrovai a pensare alla stessa emozione che avevo visto negli occhi di Cécile, quella stessa emozione che provavo da troppe ore e che occupava i miei pensieri, quell'emozione che cercavo anche io di nascondere: La paura.
 


Ciao, prima di tutto mi scuso per il super mega ritardo ma sono stata impegnata con scuola e transloco e sono riuscita a finirlo solo ora, sono comunque felice di aver postato prima della partenza. Da giovedì partirò per una settimana e purtroppo non sarò in grado di connettermi e di non poter postare per un'altra settimana. Il quinto capitolo è già in fase di scrittura e spero che durante questa vacanza riesca a scrivere altri capitoli :D
Spero che il capitolo ci sia piaciuto.

 


Ringrazio dopamina82, downeyjr_hiddleston, dreamcatcher88, Ekaril, Erzi, scorpio1787 e _Snixx_ per averla aggiunta nelle seguite.

Ringrazio anche tutte le altre per non aver abbandonato la storia, siete silenziose ma vi voglio bene!
Ringrazio holls (aka Simo) per i suoi preziosi consigli che migliorano la storia

 


Ci vediamo alla prossima!
Un abbraccio,
StruckedGirl

 
 
  
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