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Autore: Jagiya Eomma    22/10/2013    4 recensioni
Non pensate a loro come a un re e al suo generale, ma come a due innamorati che hanno superato le barriere del tempo per arrivare fino ai nostri giorni, raccontandoci così la loro storia travagliata.
Alessandro Magno sin da giovane ha sempre avuto un sentimento travolgente per Efestione, il suo amico d'infanzia. E non sembra l'unico. I due sono innamorati pazzamente l'uno dell'altro, ma non hanno il coraggio di rivelare il loro amore. La situazione si complica quando c'è di mezzo la gelosia e Efestione inizia a incontrare un giovane ladro, che gli ruberà il cuore.
❁❁❁❁
Sin da piccolo mi perdevo nei tuoi occhi color zaffiro, volevo attorcigliare i tuoi ricci color ambra tra le mie dita e volevo baciare le tue labbra color rubino. Sapevo che era un sogno, una folle illusione, ma in fondo al cuore speravo che un giorno avrei potuto averti, sia il tuo corpo che il tuo cuore. Mi sentivo un vile a fantasticare su notti in tua compagnia, durante le quali ti dimenavi sotto di me, urlavi il mio nome, tremavi al mio tocco...
Genere: Romantico, Sentimentale, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Alessandro il Grande, Efestione
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo
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Il bacio del ladro


Era una calda giornata quando Efestione decise di andare a fare una passeggiata e schiarirsi le idee, lasciando i brutti pensieri dentro il palazzo.

Il giorno prima, dopo molto tempo, Alessandro aveva bussato alla sua porta.
“Perché siete venuto, mio re?” chiese  sorpreso da tale visita e un po' rincuorato nel vedere di nuovo Alessandro.
“Dove sei andato ieri?” chiese subito Alessandro, senza salutarlo ed entrando in camera sua.
“Perché?”
“Rispondimi” ordinò.
Efestione rimase perplesso. Stava per rispondere, quando si ricordò dell'incontro con il ladro e del bacio. Non seppe cosa dire e istintivamente abbassò lo sguardo.
“Efestione rispondimi!” urlò Alessandro squarciando l'imbarazzante silenzio che si era creato.
“N-Niente... Sono solo andato a... Fare una passeggiata.” rispose balbettando. Riusciva a fatica a far uscire le parole dalla bocca.
“Non mentirmi! Riesco a capirti, lo sai?”
“No, impossibile. Se mi avessi capito, ti saresti comportato diversamente in tutti questi anni.” aveva un tono di rammarico e un nodo in gola, che lo soffocava.
Alessandro non disse nulla e guardò altrove, come se avesse capito quello di cui stava parlando Efestione.
“Adesso scusami mio re, ma devo uscire.” lo informò prima di mostrargli la porta e accompagnarlo.
Alessandro, stranamente, non si ribellò ed uscì.
Efestione restò a guardarlo andar via, ammirando la sua possente schiena mentre si allontanava.
-Perché mi ha chiesto cosa ho fatto ieri? Avrà scoperto qualcosa a proposito del bacio?- si chiese.

Il giorno seguente il mercato lo aspettava.
Si fece spazio in mezzo alla folla che quel giorno, in particolare, era più densa e affollata.
Con fatica riuscì ad attraversarla, per poi trovarsi davanti a delle bancarelle di gioielli.
Restò ad ammirare i metalli e le pietre. Erano uno più bello dell'altro. Poi lo sguardo gli cadde su un anello con un rubino ed un opale. Era davvero bello e sembrava emanare un'energia mistica.

“Le piace?” chiese il mercante di quella bancarella.
“Si, è meraviglioso.”
“Vedo che il suo animo è in pena d'amore.”
“Come fa a...”
“Questo anello era di una principessa greca. Era innamorata di un principe persiano, ma il loro amore era impossibile a causa delle guerre tra i loro regni. Lei soffriva e piangeva ogni giorno, finché la pazzia non la consumò e si suicidò. Però prima di porre fine alla sua vita, scelse queste due pietre e pregò Afrodite affinché rinchiudesse in esse la speranza di un amore felice. Quindi chi possiede questo anello avrà la benedizione sia della principessa che della dea dell'amore. Il suo potere si sprigiona solo quando è vicino ad un animo in pena d'amore.”

Efestione rimase molto sorpreso da quella storia e ci credette, doveva crederci. Capiva la sofferenza della principessa e sentiva il calore di quelle gemme. Senza indugio lo comprò.
Non fece neanche tre passi che sentì qualcosa di caldo sfiorargli l'orecchio.
“Sei in pena d'amore, mio bel generale?” chiese una voce.
Efestione si girò immediatamente, quella voce gli era famigliare.
“Tu, ladro!” gridò, indicandolo.
Al sentir la parola 'ladro', molti si girarono verso di loro, scrutandoli.
“Shhh!” lo rimproverò il ladro e lo prese per un braccio, portandolo via da lì.

Dopo breve si fermarono.
“Non è stato molto saggio da parte tua gridare la mia professione in pubblico.” disse con una voce scherzosa ma allo stesso tempo di rimprovero.
“È stato l'istinto.” si giustificò Efestione.
“Se questo istinto ti guida in battaglia, ho paura di non rivederti più.” si avvicinò ad Efestione e gli passò una mano sulla guancia, morbida e calda.
Efestione non indietreggiò o si ritrasse, ma si gustò quel tepore. Gli mancavano questi piccoli gesti d'affetto, anche se erano da parte di uno sconosciuto.

“Ti manca così tanto la persona che ami?” chiese improvvisamente il ladro, spezzando l'incantesimo.
Efestione non rispose, ma abbassò lo sguardo, triste e sofferente.
Il ladro si rese conto dell'effetto negativo che la sua domanda aveva avuto su di lui e, rammaricato, lo abbracciò, sperando di calmarlo.
Efestione rimase sorpreso da quel gesto. Era così piacevole ritrovarsi contro il petto di un uomo, racchiuso tra le sue braccia protettive.
Colui che lo teneva stretto a sé cominciò ad accarezzargli il capo, passando le dita tra i suoi boccoli dorati. Rimasero così a lungo, prima di staccarsi a causa del caldo afoso.

“Perché l'hai fatto?” chiese Efestione leggermente imbarazzato.
“Fatto cosa?”
“Prendermi... Tra le tue braccia.”
“Perché ho sentito che ne avevi bisogno.” rispose con un sorriso caloroso.
Efestione ricambiò. Si guardarono senza pronunciare parola per alcuni secondi.
“Non ci siamo ancora presentati, generale. Posso sapere con chi ho l'onore di parlare?” chiese scherzosamente, accennando un inchino.
“Generale Efestione, e tu, ladruncolo?” ricambiò il suo sarcasmo.
“Ladro Sandro, al vostro servizio.”
Efestione sgranò gli occhi. Per un istante il cuore gli si fermò e gli mancò il respiro. Sandro... Ricordava molto il nome Alessandro.
“Che coincidenza...” sospirò.
“Cosa?”
“Niente, scusami.” cercò di riprendersi e forzare un sorriso.
“I tuoi occhi...”
“I miei occhi... Cosa?”
“Anche se le tue labbra mostrano un sorriso, i tuoi occhi mostrano tutto il contrario.”

A quelle parole la mente di Efestione fece un tuffo nel passato, ricordando quando Alessandro gli ripeteva parole simili.
“Gli occhi sono il tuo solo punto debole, Efestione. Un sorriso, una smorfia, la sofferenza... Se non sono accompagnate dai tuoi occhi non hanno significato, perché sono i tuoi zaffiri che dicono la verità.”

Una lacrima rigò il viso di Efestione. Quei ricordi facevano davvero male.
“Ami così tanto quella persona?” chiese Sandro con sguardo di compassione.
Efestione non rispose e continuò a piangere.
Sandro lo fece sedere su un tronco che si trovava lì vicino. Il silenzio veniva spezzato solo dai singhiozzi di Efestione, che si alternavano di intensità. A volte erano impercettibili, a volte sembravano voler uscire con impeto dalla sua gola.

Nel frattempo Sandro si limitava a sentire in silenzio quella sofferenza e immaginare da cosa potesse essere provocata. Un generale che piangeva a quel modo era molto insolito.

Dopo un tempo indeterminato, Efestione si calmò. Asciugandosi gli occhi gonfi e rossi con le maniche dei vestiti, si girò verso Sandro e gli sorrise dolcemente.
“Grazie” disse.
“Per cosa?”
“Per essere rimasto con me.”
Sandro allora ricambiò il sorriso e gli accarezzò le guance bagnate. Efestione si lasciò cullare dai suoi palmi, poi poggiò le sue mani su quelle di Sandro e rimasero così a lungo.
Pian piano i due si avvicinarono sempre di più, fino a ritrovarsi con i corpi e i visi li uni vicini agli altri.
Lentamente il loro respiro accelerò e le loro labbra fremettero, desiderandosi a vicenda. Delicatamente si inumidirono, si sfiorarono, si morsero, finché, finalmente, si incontrarono e le loro lingue si intrecciarono.
Gli occhi erano chiusi, le dita si incrociavano e i cuori battevano all'unisono nei petti.
Fu un lampo quel momento, eppure era così bello che sembrava durare secoli.
Sandro fu il primo ad allontanarsi. Invece Efestione indugiò e continuò a tenere gli occhi chiusi, sperando che lui si riavvicinasse. Ma in breve si rese conto che non sarebbe tornato e si ricompose.

Nei primi istanti non ebbero il coraggio di guardarsi o parlarsi tale era l'imbarazzo.
Efestione decise che era ora di ritornare a palazzo, sarebbe stato meglio.
Si alzò e si incamminò lentamente. Ma subito sentì una mano afferrargli i vestiti, facendolo indietreggiare di qualche passo. Si girò.
“Quando posso rivederti?” chiese Sandro con voce supplice.
“Ogni giorno. Incontriamoci a quest'ora al fienile del nostro primo incontro.” rispose Efestione accennando un sorriso imbarazzato.
Sandro ricambiò il sorriso e lasciò la presa, guardando Efestione allontanarsi.
  
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