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Autore: Hazel 88    12/04/2008    2 recensioni
Ok... questa storia è frutto di un sogno che ho fatto... ma vi avviso, non so affatto dove andrà a parare; è un'incognita anche per me. Hiei incontra suo padre e gli viene finalmente rivelato "Il mistero del Fuoco Oscuro"... segreto che sarà utile a sconfiggere un'entita malvagia davvero molto pericolosa. Buona lettura!
Genere: Avventura, Fantasy, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Perdonooooooooooooo!!!! Lo so che è una vita che non aggiorno, ma abbiate pietà: sto studiando per gli esami universitari e arrivo la sera così stanca che fatico immensamente a mettere insieme due parole. Ho paura che per questo motivo sarò molto lenta nell'aggiornamento dei capitoli. Spero ovviamente di non lasciar passare tre mesi, come questa volta. XD X Yukochan: mi fa piacere che il personaggio di Mekare ti piaccia. Purtroppo almeno per il momento i piccoletti non hanno molto spazio, altrimenti mi dilungherei troppo e sono già abbastanza prolissa di mio. Continua a seguirmi.
Un bacio.

X Dreven: grazie grazie grazie!!! E l'avevo capito sì che era Easlay il tuo personaggio preferito...XD purtroppo in questi capitoli non ha molta visibilità. Per quanto riguarda Kotaro e Hina: sìììììììììììì! Hai ragione! Sono una sadica che ama tenere sulle spine i lettori. A parte gli scherzi, la mia mente malata produce sempre capitoli in più che ci separano dall'incontro con Hina... non so che farci! In ogni caso siamo sempre più vicini alla meta. Coraggio! Prima o poi arriverà. Mi raccomando continua a seguirmi anche tu. Baci.


<< Trascorsero molti mesi da allora. Avevo dedicato la maggior parte di quel tempo ad allenare i due bambini.
Twiggy era una bambina energica e curiosa; apprendeva molto velocemente e metteva in pratica tutto ciò che le dicevo. Mi adorava e faceva di tutto per compiacermi.
Anche Easlay era dotato e si addestrava con impegno, ma manteneva sempre un atteggiamento difensivo nei miei confronti. Io, d’altro canto, non facevo nulla per avvicinarlo a me.
Stravedevo per Twiggy, ma insegnavo le tecniche da combattimento anche lui, solo perché me lo aveva chiesto mio padre.
Già, mio padre… Quando mi recavo a far visita agli anziani, mi domandavano continuamente di lui: perché ritardava tanto a tornare? Dov’era? Dovevano iniziare a pensare ad un tradimento?
Una sera mi ricevettero solo i genitori di mio padre ed erano particolarmente inquieti ed adirati.
-Sono certo che non ha tradito e tornerà presto.- dissi io per tranquillizzarli.
-Non ci credo più. Sono passati troppi anni.- si alterò il possessore di Seiryu, Hiroki.
-È un guaio. Anche Benimaru ci ha voltato le spalle.- sospirò la sua consorte, Serana.
-Benimaru?- ripetei io, sgranando gli occhi per la sorpresa.
-Già. Alcuni mesi fa venne da noi e disse di non voler essere più il burattino di quattro vigliacchi.- spiegò Hiroki.
-Quel moccioso impertinente!- sibilò Serana infastidita -Se non fosse stato così lesto nel fuggire e tanto abile nel nascondersi, avrebbe pagato caro tale affronto.-
Sorrisi tra me. E così i vecchi avevano perso l’unico discendente che aveva mostrato loro totale fedeltà.
-Se in qualche modo tu o Mekare siete in contatto con tuo padre, ditegli che gli concediamo un anno di tempo per rientrare, dopodiché lo considererò un traditore e lo scoverò ovunque per ucciderlo.- tuonò imperiosamente Hiroki.
-Non ho contatti con lui, mio signore.- dissi semplicemente, poi uscii e rientrai al castello.
Mio padre era sicuramente in compagnia della sua donna umana, così decisi di andare nella mia stanza: gli avrei riferito più tardi il monito degli anziani.
Quando entrai ebbi una sorpresa: mia madre mi stava attendendo sdraiata sul mio letto. Ti dico che fu una sorpresa perché, da quando la donna umana e i due bambini si erano trasferiti al castello, mia madre si faceva viva molto raramente, in particolare solo quando dovevamo compiere qualche missione per conto degli anziani.
L’ultima volta che l’avevo vista risaliva a due mesi prima e adesso era lì, distesa con grazia sul letto, con la sua massa di riccioli neri lasciata libera di ricadere sulla sua schiena.
Come mi vide, mi venne incontro. -Sei stato dai vecchi?-
Feci un semplice cenno con il capo, poi mi allontanai e mi posizionai di fronte la finestra, dandole le spalle.
Da quando aveva iniziato ad assentarsi, ero diventato più freddo nei suoi confronti. Capivo che per lei era difficile convivere con l’umana e i suoi figli, ma avrei voluto da lei un po’ di sostegno: neanche per me era semplice sopportare quella situazione.
-Cosa ti hanno detto?- continuò.
Sebbene non potessi guardarla in volto, avevo intuito che il mio atteggiamento l’aveva turbata.
-Mio padre ha tempo un anno per farsi vivo, poi sarà considerato un traditore.- fu la mia laconica risposta.
-Non lo farà.- commentò mia madre -Equivarrebbe a condannare a morte la sua umana e i due bambini.-
-Verrebbe scoperto in ogni caso. Presto qui si scatenerà l’inferno.-
-Non sarò presente quando accadrà. Ho intenzione di andarmene. Per sempre.-
Avvertii una terribile fitta allo stomaco. Sentii l’impulso irresistibile di gettarmi ai suoi piedi e implorarla di restare al mio fianco, ma non lo feci. Rimasi impassibile di fronte alla vetrata.
Il silenzio calò nella stanza per alcuni minuti. Poi, con mio grande stupore, percepii le sue braccia cingermi la vita e la sua fronte poggiarsi sulla mia schiena.
-Vieni via con me.- sussurrò supplicante -So che anche per te questa condizione è intollerabile. Non sopporti di essere lo strumento dei capostipiti e hai il mio stesso desiderio di evasione.-
Quella proposta improvvisa mi prese alla sprovvista. In pochi secondi mille pensieri attraversarono la mia mente. Fuggire con mia madre significava liberarmi da quella ipocrita prigione, fatta di inutili lotte di conquista e sottomissioni a persone che non rispettavo. Significava appagare il mio desiderio di esplorazione e conoscenza del Makai. Ma, allo stesso tempo, ciò assumeva i connotati del tradimento. Verso mio padre ovviamente. Potevo abbandonarlo, sapendo che nel giro di un anno si sarebbe scatenata una guerra contro di lui?
Mia madre colse la mia esitazione. -Stai pensando che hai degli obblighi verso tuo padre e ti senti in colpa al solo pensiero di abbandonarlo.-
Come al solito, era riuscita a penetrare nella mia testa.
-Elimina queste congetture dalla tua mente. Hai degli obblighi verso qualcuno, è innegabile, ma quel qualcuno sei tu.-
Non riuscii a controbattere quest’affermazione, quindi restai in silenzio.
-Ti prego, guardami.-
La voce di mia madre era incrinata e, quando mi voltai per soddisfare la sua richiesta, fui sorpreso di notare che aveva gli occhi lucidi.
-Dimmi, figlio mio, qual è la tua volontà? Non pensare. Prima, istintivamente, cosa avresti risposto?-
-Che ti avrei seguito. Senza alcun indugio.- dichiarai con la massima sincerità -Ma non posso ignorare quella voce che mi impone di restare accanto a mio padre. Non posso andarmene sapendo che…-
Mia madre mi poggiò gentilmente una mano sulla bocca.
-Tuo padre ha soddisfatto il suo desiderio. Ha deciso finalmente di ribellarsi agli anziani e vive accanto ad una donna che ama. È giunto il momento che tu segua la tua strada.-
Non proferii parola. Ero combattuto, ma sapevo che aveva ragione.
-So che tieni a lui, come so quanto sei affezionato alla bambina. Pensi che sia un tuo dovere rimanere qui, con loro, ma questa vita non ti appartiene. Non è questo che realmente vuoi.-
Mia madre sospirò e si diresse verso la porta. Si fermò e voltò solo la testa verso di me. -Capisco che sia difficile prendere una decisione, per questo ti lascerò un po’ di tempo per pensarci.-
Fece per andarsene, ma la bloccai. -Non ho bisogno di tempo. Verrò con te.-
Quelle parole mi uscirono di getto e, nonostante un rimorso latente mi stesse lacerando, sapevo di aver fatto la scelta giusta… almeno per la mia vita.
Mia madre sorrise e se ne andò. A quel punto non dovevo far altro che comunicare a mio padre la mia decisione.
Lo raggiunsi in biblioteca quando la sua umana non c’era e gli riferii tutto ciò che mi avevano detto i due anziani.
-Era logico che prima o poi reagissero così.- commentò lui -Ma tenterò di nascondere Reika e i due bambini fino all’ultimo e se dovrò combattere, lo farò senza risparmiarmi. Ho tempo un anno per prepararmi. E poi sono tranquillo perché tu lotterai al mio fianco.-
Quelle parole mi colpirono come un pugno nello stomaco e resero la mia situazione ancora più complicata.
-Mekare ha deciso di andare via, ma non la biasimo. Tempo fa fui io stesso a frenarla, ma ora è giusto che anche lei insegua le sue passioni, visto che anche io ho trovato il coraggio per farlo.-
-Andrò con lei.- dissi improvvisamente, per togliermi quel peso dallo stomaco.
Mio padre mi fissò allibito.
-Lo hai detto tu, padre. Tu hai realizzato i tuoi desideri e mia madre sta inseguendo i suoi. Anche io sogno una vita diversa e tu lo comprendi.-
Mio padre scosse la testa: appariva terribilmente affranto.
-Questo non significa che io sia un menefreghista ingrato…- Mi fece cenno di tacere. Sollevò gli occhi e li puntò nei miei. -Tu mi somigli molto, così come somigli a tua madre. Sapevo che prima o poi sarebbe successo.- la sua voce era molto pacata -In fondo hai già provato a scappare molte volte, anche se inutilmente.-
Sorrisi ripensando ai miei tentativi di fuga irrimediabilmente falliti.
-Questa volta, però, non ci sarà nessuno a fermarti.-
Adesso ero io a fissarlo incredulo.
-Vai, se è questo ciò che desideri. Non sarò io a impedirtelo.-
-Padre, tra un anno tornerò e se si sarà una battaglia, combatterò al tuo fianco.- dichiarai tempestivamente, forse per placare quel rimorso che aveva iniziato a divorarmi ancora di più.
-Non è necessario.- replicò lui.
Si accostò alla scrivania e, aperto un cassetto, prese una sorta di papiro giallastro e una pietruzza dello stesso colore.
-Questa non è carta qualsiasi. Mi è stata donata da un mago umano e consente di comunicare a distanza con la persona che possiede questa piccola gemma.- affermò porgendomi il sassolino -Basta che io scriva un messaggio qui sopra, perché si materializzi dalla pietra una copia fittizia della lettera, che scomparirà una volta che su di essa avrai scritto la risposta.-
Annuii. Era un modo ingegnoso per tenerci in contatto.
Mio padre si avvicinò e mi poggiò una mano sulla spalla. -Ti scriverò regolarmente; tu mi farai sapere dove sei e mi racconterai se hai fatto scoperte interessanti. E se avrò bisogno di te, non mancherò di fartelo sapere.-
Sorrisi. Lui mi abbracciò. -Avresti potuto lasciare questo posto già molti mesi fa, eppure hai accettato la mia nuova compagna e i figli avuti da lei e sei rimasto per coprirmi le spalle. Tu fondamentalmente hai un temperamento ribelle e difficile da domare, ma non puoi fare a meno di preoccuparti per ciò a cui tieni.- disse con una punta di orgoglio -Hai sempre combattuto con determinazione per le tue idee. Se io avessi mostrato sin dall’inizio solo metà della tua forza e del tuo coraggio, forse avrei raggiunto prima la felicità e avrei dato modo anche a Mekare di conquistarla.-
-In un certo senso è stato meglio così: se lo avessi fatto, io non sarei mai nato.- ribattei scherzosamente.
-Questo è assolutamente vero.- asserì mio padre dandomi una pacca sulla schiena -Sii felice.-
Dopo averlo salutato, mi recai nel salone, dove Twiggy e Easlay stavano lottando giocosamente.
Come annunciai la mia partenza, Twiggy scoppiò in lacrime e, aggrappatasi alle mie ginocchia, mi implorò disperatamente di non andarmene.
Per confortarla, le promisi che sarei tornato spesso a trovarla e questo sembrò calmarla un po’.
Easlay mi osservava in silenzio, ma appariva anche lui dispiaciuto.
Raccomandai loro di continuare ad allenarsi con impegno anche con nostro padre; poi, congedatomi anche da loro due, raccolsi poche cose e raggiunsi mia madre nella sua stanza, dove mi stava aspettando.
Con gli occhi che le brillavano mi prese per mano e schizzammo alla massima velocità verso i confini del territorio di mio padre.
Finalmente ero libero! Libero dal dominio dei quattro capostipiti. Libero di inseguire il mio desiderio di esplorazione. Libero di vivere la mia vita.>>

  
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