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Autore: MadAka    23/10/2013    1 recensioni
Dopo essersi risvegliato in un letto di ospedale, Sean Darren si rende conto di non ricordare più niente di quello che gli è accaduto, né per quale motivo si trovi in quel posto.
Ma nella sua confusa situazione si rifiuterà di credere a coloro che dicono di poterlo aiutare ed inizierà ad inseguire la sua memoria da solo.
Genere: Sportivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Seduto sul bordo del marciapiede, proprio di fronte al pub di Nick che aveva appena tirato giù la serranda,  Sean si mise ad analizzare il giornale che l’amico gli aveva dato, cercando di concentrarsi su ciò che c’era scritto nella speranza di trovare delle risposte. Fece scorrere gli occhi sulle parole presenti sotto il titolo, poi sempre più in basso, concentrandosi su qualche sporadico passaggio.
 
“Il giocatore verrà dimesso dall’ospedale questo pomeriggio, dopo essere stato ricoverato per quattro giorni e tenuto sotto osservazione dall’ equipe medica”
 
 Questo lo sapeva perfettamente, che altro c’era? Saltò diverse righe di testo prima di riprendere la lettura.
 
“-Stiamo facendo il possibile per sostenere Darren- dichiara Scott Berry, uno dei maggiori membri del consiglio: -Il nostro impegno è costante e finalizzato al recupero totale del giocatore e della sua memoria-. Alla domanda –Quando potremo rivedere Darren in campo?- Berry risponde: -Questo non possiamo saperlo con assoluta certezza. Il placcaggio che ha subito è stato un duro colpo e dobbiamo tenerlo assolutamente in considerazione. Tuttavia la conseguenza maggiore che ha avuto da quel fallo è stata la perdita della memoria, altro dato che non si può in alcun modo ignorare. Temo che non potremo vederlo in campo nella partita contro gli Springboks di sabato pomeriggio, ma confido che lo rivedremo giocare molto presto-”
 
Rimase ad osservare quelle parole più del previsto: si sentiva confuso. Chi diavolo era questo Scott Berry? Perché diceva che “stavano facendo il possibile per” se lui non aveva incontrato nessun altro, oltre a Samantha, che si era presentato come staff degli All Blacks? Non riusciva a capirlo e fu infastidito da quelle affermazioni. Proprio ora che cominciava a sospettare di essere veramente il Sean Darren di cui tutti andavano cianciando, leggeva parole che lo rendevano più dubbioso di quanto già non fosse. Provò a dare un’occhiata anche al resto dell’articolo, nella speranza di trovare qualche altra informazione utile, ma il testo continuava con descrizioni sugli Springboks, i sudafricani, e sulla partita tanto attesa di sabato pomeriggio, che avrebbe visto le due eterne rivali faccia a faccia ancora una volta.
-Ah, vedo che ti sei deciso ad ascoltarmi-
La voce provenne alle sue spalle e appena lui sollevò lo sguardo per vedere chi gli stava parlando, si trovò davanti Samantha. Lei si sedette accanto a lui, scostandosi i lunghi capelli neri:
-Stai leggendo un giornale e cercando delle risposte- concluse e lo guardò in faccia.
-Chi è Scott Berry?- le chiese senza nemmeno salutarla, sperando di ottenere delle risposte immediate.
La donna fece un verso di stizza prima di rispondergli:
-Uno stronzo-
-Bene- concluse Sean sorpreso dalla reazione di Samantha.
-Perché lo vuoi sapere?- gli chiese lei poco dopo.
L’uomo le passò il giornale e le indicò il punto in cui si parlava di Berry:
-Dice che mi state aiutando, ma a me non sembra, eccezione per te che invece sei fin troppo insistente dato che mi hai seguito fin qui-
Lei lo guardò di sbieco:
-Tu mi avevi portata in questo posto, tempo fa. Conoscendoti sapevo che ti saresti rintanato qui, soprattutto perché non ti ho visto arrivare alle sede degli All Blacks come ti avevo chiesto-
Sean fece spallucce e puntò un dito sull’articolo, spiegazzandone leggermente la carta:
-A giudicare da quello che c’è scritto avete fra le mani un Sean Darren e state facendo il possibile per aiutarlo-
-Sono cazzate. Berry ti ha tagliato fuori, tutto quello che ha detto ai giornali sono solo un mucchio di balle-
-Che intendi dire?-
Lei scosse la testa e restituì il giornale all’uomo prima di rispondere:
-Ti ritengono inutile ora come ora. Dicono che se continui a sostenere di non essere un rugbista allora non ha senso perdere tempo con te. Ti considerano una spesa di soldi superflua e sostengono che se vuoi veramente ricominciare a giocare a rugby allora dovrai essere tu a cercarli- lo guardò negli occhi mentre rispondeva, scandendo accuratamente ogni singola parola.
-Quindi vuoi dire che ha mentito ai giornali?-
Lei annuì con la testa:
-I tifosi vogliono essere rassicurati, Sean. Hanno bisogno di continuare a credere che il loro miglior giocatore tornerà sui campi da gioco con i tutti neri, prima o poi. Il consiglio degli All Blacks non vuole fare brutta figura e deve tranquillizzare gli spettatori, anche mentendo. Tuttavia mi fa incazzare il fatto che non abbiano intenzione di aiutarti, a meno che non sia tu a chiederglielo-
Lui ci pensò un momento:
-Scommetto di essere antipatico a questo Berry-
-Forse, se lo sei io non ne sono al corrente-
Sean provò a ricordare qualcosa a riguardo ma non gli venne in mente niente. Samantha riprese parola prima di lui:
-Senti, se vuoi che ti aiutino devi venire con me alla sede degli All Blacks, non potranno dirti di no dopo aver varcato la soglia-
Lui la guardò sorpreso:
-Perché dovrei farlo? A giudicare da quello che mi hai detto ai vostri capi non frega un cazzo di me-
-No, solo a quello stronzo di Berry non importa niente! Il problema è che è lui a portare avanti tutto-
-Allora cosa ti fa pensare che se vengo con te improvvisamente gli possa importare qualcosa?-
-Perché hanno bisogno di te-
-Samantha, ascoltami, non so perché stai insistendo tanto, ma voglio sistemare questa cosa da solo. Voglio essere io a scoprire cosa mi è successo, a ricordarmi del mio passato, di quello che faccio, eccetera-
-Sean, sto cercando di aiutarti. È inutile che fai finta di niente, se vuoi trovare delle risposte devi tornare in squadra e se non vieni con me non riuscirai mai a tornare in campo, non hai scelta-
-Sì che ce l’ho la scelta. Trovare le risposte da solo e poi venire alla sede degli All Blacks, se veramente sono un giocatore degli All Blacks, a chiedere di tornare in squadra. Che cosa ti fa credere che se venissi con te, Berry non tenterebbe di fermarmi?-
Lei assunse un’espressione sorpresa:
-E perché dovrebbe?-
-Non lo so, magari mi odia davvero molto- disse lui con disinvoltura.
Samantha fece una risata nervosa prima di riprendere parola:
-Non ha senso. Sto cercando di aiutarti, perché non lo vuoi capire?-
-No, questo l’ho capito, anche troppo bene, credimi. Ma quello che non capisco è perché insisti tanto anche dopo che ti ho detto che sono intenzionato a risolvere la faccenda da solo. Tanto se Berry ha detto che sono fuori per la partita contro gli Springboks direi che non c’è fretta, sbaglio?-
Si voltò a guardare la donna che di tutta risposta resse al suo sguardo. Quest’ultima respirò profondamente prima di rispondergli:
-Sono in debito con te, per questo sto insistendo tanto-
La sua affermazione colse alla sprovvista Sean che non aveva la minima idea di che tipo di debito parlasse Samantha.
-In debito per cosa, scusa?- le chiese.
Lei abbassò lo sguardo e accennò un sorriso, che parve più malinconico che divertito:
-Non ricordi neanche questo, vero?- domandò all’uomo alzando lo sguardo, si era improvvisamente rabbuiata.
Sean si sentì attraversare da un senso di colpa, incapace di afferrare quello che stava succedendo. Non ricordava nemmeno cosa lo legasse a quella donna, non ricordava niente che ruotasse intorno a lei prima del loro incontro in ospedale, giorni fa, e ne fu dispiaciuto, perché continuava a sentire di essere unito a lei da qualcosa.
-Mi dispiace- disse poi in un sussurro, sperando di non aver in alcun modo ferito i suoi sentimenti a causa della sua irritante amnesia e del suo fastidioso carattere.
Samantha rimase in silenzio per un po’ prima di strofinare nervosamente le mani fra loro, in cerca delle parole più adatte per rispondere a Sean e cercare di ricordargli qualcosa.
Osservò la strada di fronte a lei mentre gli rispondeva:
-Sei mesi fa mio fratello è morto in un incidente d’auto e tu sei l’unico che ha sempre continuato a starmi accanto- la sua voce era bassa, come se stesse per spezzarsi da un momento all’altro.
L’uomo non riuscì a credere a quello che le aveva appena rivelato la donna, ma si sentì uno stupido per non ricordarsi una cosa di tale importanza e fu profondamente dispiaciuto di non poterlo fare.
-Non te ne ricordi?- gli chiese lei dopo svariati attimi di silenzio da parte di entrambi.
Lui scosse la testa senza guardarla negli occhi. Avrebbe voluto ricordarselo per concludere lì l’argomento, evitando di far tornare alla mente brutti momenti a Samantha, ma si rese conto che non rammentava assolutamente niente di quella storia.
-Mi dispiace- disse per la seconda volta in breve tempo.
Lei si voltò a guardarlo, ma questa volta non incrociò il suo sguardo:
-Bè, è la verità. Tu mi sei stato accanto più di chiunque altro durante quel periodo, ogni singolo giorno. Mi hai aiutata quando ne avevo più bisogno e te ne sono grata. È per questo che mi sento in debito con te-
Sean alzò lo sguardo:
-Non credo di averlo fatto perché volessi qualcosa in cambio-
Lei gli sorrise:
-Lo so anche io, ma è più forte di me-
Calò nuovamente il silenzio, Sean si voltò ad osservare il profilo raffinato di Samantha, intenta a vagare con il pensiero osservando la strada.
-Come si chiamava?- chiese infine lui, sperando di ricordarsene.
-Simon- gli rispose la donna, caricando di dolcezza il suo nome, poi continuò:
-Giocava anche lui a rugby, nella nazionale under 21. Tu eri il suo idolo. Diceva sempre che non vedeva l’ora di entrare nella nazionale maggiore, se mai ci fosse riuscito, per poter finalmente giocare fianco a fianco con Sean Darren. Lo conoscevi, abbiamo parlato di lui più volte, tempo addietro…-
Anche sentendola parlare, Sean si rese conto che il nome di Simon Barkley non gli diceva niente e la cosa lo fece sentire una persona orrenda. Perché non rammentava niente di lui? Niente di quello che ruotava attorno al rugby, attorno agli All Blacks? Perché gli stava succedendo tutto quello?
Guardò nella direzione di Samantha e vide che aveva lo sguardo basso, perso sulle sue scarpe, teneva una mano stretta a pugno sulla gamba; l’uomo si era accorto che mentre lei gli parlava del fratello la sua voce aveva cominciato a tremare, sopraffatta dalle emozioni. Decise di posare delicatamente la sua mano su quella della donna; non appena lo fece lei alzò lo sguardo e lo guardò. Accadde tutto in un attimo, i suoi occhi lo trafissero come uno sparo e si rese conto che la donna di cui parlava Nick, quella di cui lui era innamorato, non era altri che Samantha.
 
Quando finalmente si decise a rincasare, Sean si rese conto che sapeva perfettamente dove fosse casa sua e che colore avessero gli interni: celeste. Quel pomeriggio aveva ottenuto delle informazioni che lo avevano in qualche modo spronato a credere a tutti quelli che andavano dicendo che lui era un rugbista, doveva solo trovare un modo per confermare o smentire quelle parole a se stesso. Non si trattava solo di quello, aveva anche capito per quale motivo aveva trovato Samantha famigliare la prima volta che l’aveva vista, o meglio rivista, in ospedale giorni prima e la scoperto lo aveva lasciato alquanto di stucco; tuttavia lo infastidiva notevolmente il fatto che, anche se aveva capito di provare dei sentimenti per lei, non ricordava perché li provasse.
Si infilò sotto le coperte senza cenare, sentendosi più stanco del dovuto dopo quella giornata quasi inconcludente. Samantha aveva accettato di lasciarlo proseguire nella sua ricerca della memoria da solo, convinta però che non avrebbe mai trovato le risposte, ma lui sapeva esattamente cosa doveva fare e con chi doveva parlare. Aveva finalmente trovato un nome che poteva aiutarlo più di tutti gli altri, quello dell’uomo che lo aveva placcato costringendolo ad inseguire i suoi ricordi: Paul McBrian. Sarebbe andato a cercarlo e gli avrebbe parlato.
Ma prima, c’era una cosa che doveva assolutamente fare.
  
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