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Autore: zery    23/10/2013    0 recensioni
Kyoko ha giurato a sua sorella Kaede di non innamorarsi mai, ha deciso che non sarà così sciocca da cedere il proprio cuore ad un uomo: perché gli uomini sono esseri capaci solo di prendere e pretendere e mai avrebbe permesso ad uno di loro di decidere della sua vita. Ma nell'antico Giappone vivere bramando quel tipo di libertà non è semplice e Kyoko se ne rende subito conto. Circostanze sfortunate la porteranno a vendersi ai nobili Shigemaru, persone potenti e spietate e là, nel loro palazzo, la sua vita prenderà una piega inaspettata, proprio quella piega a cui aveva deciso di rinunciare. Quanto sarà dura convincerla del contrario?
Un romance storico un pò fantasy e con un bel pizzico di sensualità, ambientato in una terra lontana dai mille misteri, dove le leggende si confondono con la realtà.
Genere: Romantico, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Storico
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nageroboshi




1. Dopo la pioggia la terra si indurisce
dansieriparole.it/proverbi/giappone/proverbio-180765?f=t:247>

Ero nata seconda di tre figli. Ed ero quella che di certo passava più inosservata. Non avevo caratteristiche particolari, ma non per questo mi scoraggiavo, mi impegnavo per essere una brava figlia, per non recare dispiacere o disonore ai miei genitori, né ero invidiosa di quello che la sorte aveva dato ai miei fratelli e di cui io invece non ero dotata.

L'avvenenza di Kaede, la sua indiscutibile bellezza che le avrebbe permesso di attirare un buon partito, come in effetti stava accadendo. O il fatto che Takeo, mio fratello minore, fosse un maschio, destinato a portare avanti il nome del nostro casato. Era il prediletto tra tutti, il più piccolo e quello a cui più attenzioni erano riservate anche per la sua salute cagionevole .

Nostro padre cercava comunque di non farmelo pesare , ci insegnava a leggere, a scrivere e a contare, ci impartiva lezioni di vita e comportamento.

Voleva che dentro di noi rimanesse almeno una traccia del passato glorioso che i nostri antenati avevano avuto.

Sperperi, una cattiva amministrazione e fin troppa generosità avevano portato il mio trisnonno a vendere quasi tutto: terre, palazzo e ricchezze. Alla fine era rimasto il nostro buon nome e storie da tramandare di quel passato brillante.

Eravamo nobili decaduti ormai da qualche generazione, impoveriti, senza terre o proprietà.

Costretti a vivere come popolani , a coltivare la terra , ma non per questo infelici, a nostro modo ci eravamo ricavati un piccolo ma solido angolo di felicità.

Io imparavo in fretta, ero curiosa e impavida quando si trattava di lanciarsi in un'avventura. Sapevo cavalcare e praticavo il kyudo.

Insomma la mia era una bella famiglia , volevo bene a tutti e mi sentivo amata.

Amavo poi anche Goshogawara, il villaggio tranquillo e anonimo in cui vivevo, e amavo la mia vita fatta di quotidianità.

Questo era ciò in cui credevo, punti fermi fissati sulla mappa della mia vita.

Ma i miei occhi di bambina non mi permettevano di vedere al di là del mio naso. Accadevano cose, c’erano cambiamenti e io continuavo a vivere tranquillamente mentre ciò che era più importante lentamente si sgretolava senza che me ne accorgessi:

Mi incamminai tenendo in mano il mio bottino , due pesche , una per me e una per Kaede , raccolte arrampicandomi sull’albero degli Otori, i nostri vicini di casa.

Non vedevo l’ora di portare il frutto a mia sorella sapendo già cosa mi avrebbe detto :

Ottimo lavoro Kyo-chan “ sorridendo dolcemente come suo solito .

Fui felice pregustando quel momento.

I sorrisi di mia sorella erano un dono per chiunque ne fosse il destinatario, sapevano dare gioia, rendere più leggero un animo, aveva una vitalità e un calore in quel semplice gesto del viso davvero non comuni .

In lontananza scorsi Kaede insieme al nobile Kobayashi e affrettai il passo per andare loro incontro, ben attenta a non farmi vedere .

Il nobile Kobayashi da qualche tempo corteggiava mia sorella e potevo ben immaginare il motivo per cui si era avvicinato a lei : la bellezza luminosa che la circondava e che riusciva a mettere in ombra qualsiasi altra fanciulla le venisse paragonata .

Kaede con i suoi capelli lunghi e neri, lisci e lucenti, l'incarnato come una perla, gli occhi profondi e vivaci sapeva incantare qualsiasi uomo.

Avevamo visto le speranze di ridare gloria e onore al nostro casato venire alimentate dalle sue frequenti visite, nutrite dal suo modo di trattare Kaede.

Lui, un nobile di alta levatura, di stirpe antica e potente desiderava mia sorella … e due erano le cose da fare quando si veniva corteggiate da un

nobile , ed era risaputo : accettarne la benevolenza nel bene e nel male o rifiutarla e prepararsi alle conseguenze che un animo offeso e pieno di risentimento avrebbe potuto scatenare, alle ripercussioni di un orgoglio ferito.

Kaede aveva accettato forse presa dall'amore, contenta per quelle attenzioni, e forse in parte anche per noi, nel tentativo di cancellare le macchie che sporcavano il passato dei Tokugawa. Per renderci di nuovo degni di quella cerchia elitaria, accettati da coloro che un tempo erano stati nostri pari.

Mi piaceva guardarli e osservare.

Comprendere i gesti d'amore, imparare cosa significava amare. Sempre lontana per non disturbarli e nascosta per non mostrarmi sfacciata di fronte a un nobile.

Sarebbe stato impertinente e sconveniente, un atto di imperdonabile maleducazione. Sapevo bene qual era il mio posto e per questo li osservavo segretamente proprio come ora.

Kaname sfiorò mia sorella.

Sembrava così delicato e attento mentre compiva quei movimenti, ma Kaede improvvisamente si allontanò voltandogli le spalle e corse verso casa.

La inseguii saltando tra le piante e spostando l'erba alta al mio passaggio, l'orlo del kimono si inzaccherò di fango ma ci prestai poca attenzione, il più delle volte finivo col tornare sporca a casa, suscitando i rimproveri di mia madre e le risate di mio padre che alla fine commentava il mio essere un inguaribile spirito libero.

Kaede entrò, io mi fermai sull'uscio ad ascoltare immobile e per la prima volta ebbi paura di quella situazione: mia madre urlava con la voce piena di rabbia e angoscia .

E’ così che stanno le cose Kaede ? … quel nobile … come hai potuto ? “.

Mia sorella non rispose. Quel silenzio , quel suo non rispondere era peggio di mille parole o giustificazioni .

Stai gettando fango sul buon nome della nostra famiglia , cosa pensi dirà la gente ? Come pensi di poter girare a testa alta per il villaggio quando hai sporcato così il tuo onore ? Il nostro onore … “

Madre … “ disse piano Kaede

Non chiamare madre la persona che hai disonorato , non sei mia figlia più di un qualsiasi estraneo là fuori , non chiamare famiglia le persone che hai condannato a un futuro di vergogna “ .

Sentii mancarmi il fiato, mentre la porta si riapriva e Kaede scappava .

Che cosa stava succedendo ?

La inseguì; trovandola seduta su un tronco, il viso piegato dal pianto

Kaede … “

Mi fissò .

Gli occhi vivaci , offuscati dal dolore per le parole di mia madre e per la vergogna , avevano perso la loro luce e sembravano rivelare quanto in realtà mia sorella fosse sull'orlo di un baratro .

Il nobile Kaname ha fatto qualcosa di brutto ? “

No … sorellina , non ti preoccupare “ si asciugò in fretta le lacrime “ Non è successo nulla , va tutto bene “.

Ma sentivo dietro ad ogni parola la realtà innegabile ed evidente .

Erano tutte bugie.

Tutte.

La persona che ami non dovrebbe farti soffrire, giusto ? “

E' così “

E tu lo ami il nobile Kaname ? “

Mia sorella esitò , sembravo aver colpito nel segno

“ … Io … “ ma le sue parole si persero nel vuoto .

Sentii una mano posarsi sulla mia spalla “ Kyoko , ti proibisco di parlare con tua sorella ! “.

Feci resistenza, ma mia madre mi strattonò e una delle pesche che avevo in mano scivolò a terra rotolando fino ai piedi di Kaede. La raccolse, ma non stava sorridendo come invece mi sarei aspettata.

Non stava sorridendo affatto.

Forza, vieni ! “

Volevo parlare con Kaede , ma non lo feci . Rimasi muta in maniera imperdonabile . Le parole mi raschiavano la gola senza uscire fuori.

Mentre venivo trascinata via avrei solo voluto chiederle perdono , ma non feci neanche quello .

Lasciammo Kaede lì da sola e io … non conobbi mai la sua risposta , perché nessuno si preoccupò di aiutarla .

Vedevo Kaede spegnersi , intrappolata nell'isolamento in cui i miei genitori l'avevano gettata e sembravo essere l'unica ad accorgersene .

Si consumava inesorabilmente davanti ai miei occhi senza che potessi parlare .

I miei genitori non le parlavano , Takeo non le parlava e io ero complice di quella tortura insensata .

Già , complice , anche quando l'unica cosa che avrei voluto era abbracciarla e dirle che tutto si sarebbe risolto .

Soffrivo quanto Kaede, per il senso di colpa, perché vedevo stare male lei così legata a me. Sentivo un macigno sul petto senza riuscire a disfarmene: per quanto mi sforzassi, restava ancorato alla mia pelle , irremovibile .

Guardavo mia sorella , la guardavo e vedevo soltanto che le cose

peggioravano .

Cadeva in un oblio senza ritorno , aveva perso il sorriso , aveva perso l'energia sprigionata dal suo sguardo , sembrava morta nell'animo, nonostante continuasse a respirare .

Nessuno le parlava , nessuno la ascoltava.

Non pensavamo ci sarebbe stato qualcosa di cui pentirsi , per cui provare rimpianto .

Ci sbagliavamo .

Kaede era uscita per una passeggiata , dopo settimane di reclusione spontanea in casa. Era diventata così pallida e magra che ero soltanto felice che uscisse a respirare un po' d'aria e a prendere un po' di sole .

Le diedi dieci minuti di libertà , per poi andare da lei, parlarle e soprattutto scusarmi .

Ma poi vidi quel corpo penzolare da quel ramo , sospinto dal vento avanti e indietro .

Inerte , senza vita , pesante .

Non ero riuscita a scusarmi e non avrei mai più potuto farlo .

Mi sentivo privata di qualcosa . Come se qualcuno improvvisamente mi avesse tolto un polmone o un qualche organo vitale e mi avesse lasciata lì nel nulla ad agonizzare, mentre quel corpo penzolava senza fine davanti ai miei occhi . Avanti e indietro .



Ricordavo quel giorno come qualcosa di irreale , accaduto in un mondo in cui mi trovavo ma di cui non facevo parte .

La gente mi passava davanti come in una sfilata , inchinandosi , pregando , mormorando all'infinito :

Mi dispiace” ,

Condoglianze” ,

Che il suo spirito riposi in pace” .

Chiudevo gli occhi , li riaprivo , li richiudevo , ma davanti a me la scena non cambiava e quel senso di irrealtà sembrava strozzarmi e congelarmi lo

stomaco .

Le stesse parole venivano ripetute all'infinito e poi di nuovo, finché perdevano valore e senso . Vuote e aride in una cantilena senza anima .

Respiravo , camminavo , vivevo e avevo l'impressione di restare ferma mentre sentivo Kaede allontanarsi sempre di più .

Non ne distinguevo la sagoma , sbiadiva davanti ai miei occhi , si cancellava inesorabilmente.

Cercavo di non farmela portare via ma non ci riuscivo , le mie mani afferravano l'aria , il nulla .

Sentivo il vuoto nella testa e nel cuore e non sentivo più Kaede e mai più l'avrei sentita :

Mamma , perché Kaede dorme in quel letto ? “ domandò Takeo. La sua voce acuta si levò nel silenzio del corteo .

E' una bara , una bara !

Volevo urlare .

Non sta … dormendo !

Ma la voce non mi usciva , sembrava incastrata nella gola , imprigionata tra uno strato di angoscia e la voglia di piangere .

Perché Kaede ti sei suicidata ?

Rivedevo in continuazione mia sorella e il suo corpo sospinto dal vento , quell'immagine era incisa nella mia mente e ogni mio pensiero pareva concentrarsili sopra , allontanarsi in un attimo di sollievo e poi tornarci su in un circolo vizioso che non aveva pietà .

Ogni ricordo era una stilettata al cuore .

Ogni pensiero uno schiaffo che bruciava come carboni ardenti.

Ogni memoria una lacrima che cadeva, ustionandomi la guancia .

Mio padre chiuse la bara e io sussultai . La gente intorno restava immobile, mentre a me pareva di sentire il petto andare a fuoco .

Poi il becchino cominciò a spalare la terra e sbarrai gli occhi , le labbra mi tremavano , le mie mani erano gelide . Mi sentivo quasi soffocare : come se stessero ricoprendo me di terra , come se nella bara ci fossi io e l'aria mi mancasse veramente .

Scrollai le spalle e sfuggii alla stretta di mia madre , le sue mani mi avevano tenuta ferma per tutto il tempo in una morsa ferrea .

Piangendo cominciai a battere i pugni sulla schiena del becchino

Basta !“

L'uomo mi rivolse una breve occhiata , aveva lo sguardo calmo di chi non si scompone per un morto in più e non riuscii a tollerarlo .

Mia sorella non era un morto in più .

Era mia sorella , la mia Kaede .

E io sapevo che quell'uomo non arrivava a capire il mio dolore . Nessuno ci riusciva , neanche mamma o papà .

Avevo perso la mia guida .

Avevo perso Kaede che mi incoraggiava , mi sorrideva , difendeva , parlava , che dormiva con me quando avevo paura , che era pronta a rincuorarmi senza pensare a se stessa . Avevo perso Kaede per sempre e mi sembrava di scomparire a quel pensiero .

Perché metti della terra sopra mia sorella ? “ strillai . La mia voce era un gorgoglio di disperazione : “ Poi come farà a tornare da me ? “.

Piansi più forte, la voce mi si strozzò in gola “ Non può più tornare , non può tornare se la metti là “ scivolai a terra , tenendo stretto in mano un lembo dell’haori del becchino . Continuai a piangere , mentre davanti ai miei occhi la terra cadeva sopra mia sorella .

Odiavo l'uomo che aveva ingannato Kaede , che l'aveva usata muovendola come un burattino con le sue bugie e i suoi inganni , con le sue belle parole e i suoi finti sorrisi .

Odiavo aver permesso che quei falsi gesti d'amore passassero indisturbati davanti ai miei occhi.

Odiavo essere stata così cieca e ingenua.

Odiavo il nobile Kobayashi che aveva messo incinta Kaede e l'aveva abbandonata spingendola al suicidio.

Odiavo il resto del mondo per non aver fatto nulla e odiavo me stessa per essere rimasta ferma.

Kaede aveva preferito la morte alla sentenza a cui la società l'avrebbe condannata rimanendo viva. Aveva preferito impiccarsi invece che essere additata come una volgare prostituta, invece che sentire il disonore e la vergogna pesare sulle sue spalle ogni giorno.

Si era uccisa per l'onore, perché il nostro nome non venisse sporcato per ciò che aveva fatto.

La verità era che avrei barattato il mio onore pulito e immacolato per un suo sorriso , la mia buona reputazione per la sua vita, avrei barattato me stessa per lei. L'avrei fatto mille volte senza neanche un ripensamento.

Non mi importava del rispetto altrui, io rivolevo Kaede , il giudizio degli altri era insignificante : lei era mia sorella e sempre lo sarebbe rimasta.

Le altre persone potevano dire quello che volevano, a me non interessava.

Guardavo la tomba e mi sentivo abbandonata, con il rimorso che mi azzannava il cuore ad ogni respiro e l' odio che ristagnava nella mia testa, come un fiume incapace di trovare una via attraverso cui defluire.

Cosa poteva fare un uomo ad una donna? Poteva ucciderla con il suo comportamento senza nemmeno sollevare un dito. Poteva mentirle fino a prosciugarle la vita, prenderle il cuore e tradirla, fingere di amarla e abbandonarla e poi passarla liscia.

E allora giurai.

Con una mano toccai la terra appena smossa e umida e ci passai in mezzo le dita raccogliendone un po' nel palmo. Tenevo gli occhi fissi e le lacrime scendevano senza che sbattessi le palpebre, righe di dolore sulla mia pelle.

Giurai con la rabbia in corpo, che si agitava come una bestia in gabbia, camminando avanti e indietro feroce e pericolosa.

Kaede non avrebbe più potuto parlare allora io avrei parlato per lei.

Giurai col dolore nel cuore, così potente e devastante quanto uno tsunami.

Mi sentivo distrutta e giurai, perché non mi rimaneva altro che quello.

Non mi avvicinerò mai ad un uomo, non mi fiderò mai di un uomo.

Non mi lascerò tradire né ferire.

Non mi lascerò ingannare né amare.

Non mi innamorerò, non perderò il mio cuore.

Io ti vendicherò Kaede .

Vivrò per te e per vendicarti .

E allora giurai !

**************

MI ricavo questo piccolo spazietto autrice :) salve a tutti  e grazie, soprattutto, per aver iniziato a leggere questa mia storia. Ho pensato di pubblicare Prologo e primo capitolo assieme così da rendere più fluida la lettura e più comprensibile la storia.
Il titolo è un proverbio giapponese "ame futte ji kitamaru", tradotto in italiano "dopo la pioggia la terra si indurisce" e che vuol dire parafrasando. le avversità formano il carattere , proprio ciò che è successo a Kyoko insomma.
Per ora vi saluto e spero di ritrovarvi al prossimo capitolo ! :)
  
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