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Autore: Lady_Wolf_91    23/10/2013    6 recensioni
Sally è una giovane e normalissima donna, ha una vita normale, un lavoro normale e un'amica fidata!
Certo ha qualche dolore passato ma come tutte le persone normali l'ha nascosto in fondo al cuore così che non possa più fare tanto male...fino a quando il suo passato ritorna, o meglio RIAPPARE pronto a metterla ancora alla prova!
Genere: Mistero, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO UNO (ritorni inaspettati)
 






 
Fissavo il mio caffè con gli occhi pesanti e lo sguardo assente, la testa mi scoppiava, erano tre giorni che non dormivo.
“Oh, non puoi immaginare il traffico assurdo che c’è per arrivare fin qui, ho dovuto prendere delle strane strade, dei vicoli ignoti e ho poco tempo, sai, il nuovo capo ha qualche rotella fuori posto, quiiindi dimmi tutto!”.
Alzai pigramente lo sguardo, per incontrare gli occhi color nocciola di Ellen che mi fissavano in attesa di risposte, raccolse i lunghi capelli biondi in un morbido chignon, scostò leggermente la sedia bianca e si sedette con una grazia che le avevo sempre invidiato. Si aggiustò l’elegante vestito di taffetà color tortora che lasciava scoperte le gambe perfette, fece un gesto al cameriere che si precipitò da lei, ordinò un thè col suo solito tono di voce, basso ma dolce, mi guardò e iniziò a parlare a raffica, com’era solita fare.
 Si poteva dire, ormai, che la conoscessi bene; eravamo diventate amiche durante l’ultimo anno di liceo, all’inizio ci ignoravamo, poi la morte di una nostra amica comune ci avvicinò e d’allora siamo diventate inseparabili.
 Finito il liceo non ci vedevamo tutti i giorni, i lavori diversi non lo permettevano; lei lavorava per una grossa compagnia che organizzava eventi importanti, io scrivevo articoli di giornale, nonostante ciò, sapevamo di esserci l’una per l’altra e che questo non sarebbe mai cambiato.
 “Sally? Sally mi stai ascoltando? Allora? So che non mi hai fatto venire fino a qui perché potessi parlare a vanvera, sono tre giorni che non ti fai sentire, nemmeno un misero messaggio, quindi… dimmi!?”.
Chiusi gli occhi ispirando profondamente, subito il suo profumo dolciastro mi fece girare la testa:
“… li rivedo”.
Posò lo specchietto nella borsa e sorrise:
“Fantastico! Li rivedi! E dimmi, come se la passano?”
alzai un sopracciglio, osservai il cameriere posare delicatamente un’ elegante tazza piena di thè sul tavolino, rivolgendole un sorriso luminoso che Ellen ricambiò, poi andò via senza degnarmi di uno sguardo, mi tolsi l’anello a forma di stella e mi massaggiai l’indice:
“Si… li rivedo… e… non è una bella cosa!”.
Lei bevve un sorso di the sbuffando leggermente:
”Sally, lo sai, ti voglio bene, ma ho poco tempo, tempo che non voglio passare a decifrare quello che dici” sospirai:
“Ricordi al liceo? Ricordi quello che dicevano di me? Ricordi come mi chiamavano?”
socchiuse gli occhi per un attimo senza lasciare la tazzina:
“Oh, si! La pazza… avevi i tuoi amici immaginari e facevi… quelle cose strane”
“Non erano miei amici, lo sai!”
sospirò diventando seria:
“Credevo che dopo la morte di Laura… sì, credevo fossero andati via. Avevi detto così, no?”
tornai a fissare il mio caffè, concentrandomi sulla piccola scheggia presente sul manico della tazzina:
“Sì, era così infatti, ma credo siano tornati”
si massaggiò le tempie, facendo tintinnare i bracciali che aveva al polso:
 “Ok! Tu lo credi o lo sai? Insomma, li hai visti? Fisicamente? Hai visto… lui?”
chiusi gli occhi a quel pensiero e scossi la testa:
“No! Ma stanotte non ho chiuso occhio, ero… non riuscivo a respirare, il mio letto era gelido come la pietra e sentivo la testa vuota, tutto intorno a me girava ed io ero ferma, immobile, non riuscivo a fare nulla, non riuscivo a muovermi, non…” Ellen si sporse verso me appoggiando la mano sulle mie:
“Sally, calmati ok? Era… era solo un attacco di panico, ne ho avuti anch’io dopo la morte di Laura e…”
“No, anch’io li ho avuti e questo… questo non era un attacco di panico erano… sono loro. Stanno cercando di comunicare con me, questo non aveva niente a che vedere con un attacco di panico, era una richiesta d’aiuto”
“No! Ok? Era solo un attacco molto, molto forte e suggestione. Sì! hai visto qualche film particolare ultimamente?”
la guardai male e lei alzò gli occhi al cielo, fissò terrorizzata l’orologio del bar, sospirai:
“Non preoccuparti, va pure, io sto bene”
mi fissò a lungo per poi dirmi:
“Ok, sai che rimarrei se potessi, vero? Ne riparliamo stasera, ok? Ti chiamo e se uno di loro viene o fa qualsiasi cosa tu… ignoralo. Loro non esistono, ok?”
le sorrisi e annuii, mi abbracciò e corse via.
Pagai il conto al cameriere, che rimase chiaramente deluso nel non vedere più la mia amica.
E tornai a casa.
Buttai la borsa sul largo tavolo di marmo e sprofondai sul divano. Forse Ellen aveva ragione, forse stavo davvero esagerando.
“Ehi, Mocho! Hai fatto il bravo tutto solo? Vieni qua, fatti coccolare un po’”
“Hai chiamato il tuo gatto, Mocho?”
m’irrigidii di colpo.
Non avevo bisogno di girarmi, avrei riconosciuto quella voce ovunque, chiusi gli occhi.
No! Non stavo affatto esagerando.
 
 
 
 
 








Angolino mio
Vi publico anche il primo capitolo perché so che il prologo è piccolo e non dice molto!
un bacio a Bloomsbury che beta la storia!
 




 
   
 
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