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Autore: elev    23/10/2013    3 recensioni
Un nuovo progetto, un insieme di sensazioni. Elly quel giorno un incontro del genere non se l'aspettava di certo. Come non si aspettava di dover aver a che fare con la sua reazione in quel momento. Elly odia le presentazioni formali e adora il caffè. Dave... ha gli occhi azzurri.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Colpi di testa, lampadine e vendette

“i lavori non vanno fatti di fretta… altrimenti vengono male!”: una delle tante perle di saggezza che il mio grillo parlante interno mi ripeteva in continuazione.
Ma con me, Elly, gli avvertimenti non funzionavano mai.
Dovevo per forza sbatterci la testa.

Era risaputo che io di cose ne cominciavo anche tre o quattro contemporaneamente  a costo di cacciarmi in un qualche pasticcio e di sentirmi dire “te l’avevo detto”.
Solitamente quello che iniziavo lo finivo anche, e solitamente mi andava anche bene perché non succedeva nulla.
Ma le eccezioni esistono.
E il fato pure.

Me ne resi conto una sera quando prima di uscire in fretta e furia di casa decisi che quei tre bicchieri usati poco prima, non potevano rimanere lì, allegramente appoggiati sul tavolo, sporchi, fino alla mattina dopo.
Quindi decisi di lavarli, contemporaneamente mi infilavo la giacca e le scarpe.

Lavando l’ultimo questo pensò bene di rompermisi in mano e di conseguenza di “sfregiarmi” un dito.
“Te l’avevo detto”!

Cinque minuti dopo, come volevasi dimostrare corsi al pronto soccorso con mezzo rotolo di scottex avvolto attorno alla ferita.
Il risultato furono dei punti di sutura e una bella fasciatura ingombrante che mi impediva di fare anche la cosa più banale del mondo.
“Elly… te l’avevo detto” mi ripeteva in tono di rimprovero il mio grillo parlante, e più cercavo di zittirlo, più quello si faceva insistente.
Infine dovetti ammettere di essere come minimo un’ inguaribile pasticciona se non peggio.
Tutto per far contenta quella stramaledetta voce della coscienza.

Il giorno dopo, mentre percorrevo il solito corridoio per andare al lavoro, la dinamica del mio “incidente” la spiegai minimo venti volte e a venti persone diverse. Ognuna di esse mi diceva la sua.
Risultato: ero già stressata alla mattina presto e conclusi che per superare tutto ci voleva un bel caffè.
Anzi una tanica era meglio.

Se le persone erano venti. Ci mancava anche la ventunesima.
Dave!

Gli spiegai l’accaduto e conclusi che lavare i bicchieri senza la lavastoviglie di supporto era una cosa da evitare assolutamente.
Della serie “don’t try this at home”

Dave.
Il “terribile Dave”.

Mi sorrise come uno che già ne aveva in mente una delle sue. 

Quindi per quel giorno decise che ogni volta che passava davanti alla mia porta doveva ricordarmi la mia “iella” tenendosi  dimostrativamente l’anulare della mano destra fingendo un dolore lancinante.

Ebbi almeno la possibilità di “vendicarmi” ingaggiandolo in qualunque stupido lavoro che c’era da fare e che io, Elly in versione andiccapata, non riuscivo a fare.

Sfaticato e pigro com’era ben presto decise di sedersi su una sedia lì vicino al tavolo di una collega dicendo che l’avevamo “esaurito”.
“Ehi, guarda che lo sciopero non è considerato”… gli dicevo ridendo e fu in quel momento, quando vedendolo appoggiare la fronte su di una bucatrice abbandonata lì per caso, facendo finta di dormire che mi si illuminò la classica lampadina.

Sogghignando tra me e me gli dissi “seee Buona notte ehh!” e gli chiesi se per caso volesse anche la copertina e la ninna nanna… Mi rispose che no, la bucatrice era già abbastanza comoda.

lo vidi ridere sotto quel ciuffo ribelle di capelli neri che gli coprivano il viso.

Avevo capito come avrei potuto “vendicarmi” per avermi confrontata ad una pecora nera...
Per quel giorno, iella a parte, potevo ritenermi soddisfatta.

 

  
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