Fanfic su attori > Orlando Bloom
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Autore: CowgirlSara    28/10/2004    1 recensioni
Un rigido e tagliente critico cinematografico, una recensione a dir poco cattiva, un attore incavolato, una donna algida ed elegante, dubbi, parole, scherzi del destino.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Orlando Bloom
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Un grazie particolare alla Moon, che non manca mai di commentarmi ^x^, poi voglio ringraziare anche tutti quelli che continuan

Un grazie particolare alla Moon, che non manca mai di commentarmi ^x^, poi voglio ringraziare anche tutti quelli che continuano a leggere questa storia, lo so che è un pochino noiosa, ma spero di rifarmi con altre ff future! Tenete duro, non manca tanto alla fine! ^___-

Bacioni Sara

 

~ Capitolo 13 ~

 

Il telefono squillò, e Josie spalancò gli occhi sussultando; non se lo aspettava. Ripresasi dallo spavento, allungò la mano verso il comodino, afferrando la cornetta.

"Pronto." Disse, passandosi una mano sulla faccia; il cane dormiva ai suoi piedi.

"Dormivi?" Le domandò la voce di Orlando.

"No..." Fece titubante lei. "...beh... mi ero assopita davanti alla tv..." Ammise infine, lui ridacchiò. "Ma aspettavo che chiamassi, dove sei?" Gli chiese poi.

"Sono a Londra." Rispose il ragazzo; aveva un tono dolce e tranquillo, le piaceva sentirlo così, significava che le cose andavano bene.

"Ma sarà l'alba, lì!" Esclamò Josie.

"Credo di sì, s'intravede un vago rosseggiare, oltre la nebbia..." Ironizzò Orlando.

"Poeta." Scherzò la ragazza. "Che tempo fa?"

"Mh, stranamente non piove, ma fa un freddo cane!" Affermò lui; Josie rise.

"Io e Fran, ieri, siamo andate in spiaggia..." Buttò lì.

"Ahhh, maledette!" Proclamò Orlando; risero entrambi.

"Quando torni?" Domandò infine la ragazza.

"Dovrei essere a Los Angeles lunedì sera." Rispose calmo, seguì un momento di silenzio.

"Mi manchi." Mormorò Josie.

"Ah, davvero?" Replicò Orlando con uno strano tono; lei aggrottò le sopracciglia. "Dunque, siamo di fronte alla fiera e indipendente critica, che ammette la mancanza del suo attorucolo pavido e insicuro..." Aggiunse sarcastico.

"Oh, smettila!" Lo rimproverò divertita la ragazza. "Io sono innamorata, di quell'attorucolo!"

"Allora pensi che lo sia!" Ribatté allegro il ragazzo.

"Io non detto nulla, ma se lo fai tu..." Rispose prontamente lei.

"Sei sempre la solita stronza." Ricominciarono a ridere. "Ma dimmi un po'." Fece Orlando poco dopo. "Cosa ti manca di più di me?" La voce si era fatta più bassa e calda, e Josie capì che ci si era spostati su altro terreno.

"Decisamente... il tuo collo." Gli disse; lui fece una risata breve e dolce. "Magnifico, conturbante e irrinunciabile oggetto di sublimazione erotica..." Proclamò sensualmente; il ragazzo rise di nuovo. "E a te?" Chiese allora lei.

"Uh, faccio prima a dirti cosa non mi manca!" Sbottò allegramente, ma, subito dopo, si fece più complice e carezzevole. "Mi mancano i tuoi occhi, le tue labbra, quel neo che hai sulla scollatura, il tuo ombelico..." Josie rise. "Non scherzare, è una cosa seria!" La rimproverò lui.

"Oh, mi scusi, professore!" Ribatté la ragazza.

"Brava, scusati, guarda che il tuo ombelico è la cosa che più si avvicina al mio concetto di perfezione, dopo i tuoi piedi." Affermò serio Orlando. "Dopo averli visti, sono diventato quasi un feticista." Stavolta lei non poté controllarsi, lasciandosi andare ad una risata bassa.

"Sei veramente scemo!" Dichiarò, con le lacrime agl'occhi.

"E io ribadisco il concetto: tu sei proprio diplomata alla scuola dei bastardi!" Replicò il ragazzo, ma era chiaro che anche lui si tratteneva dal ridere. "E io che volevo fare il seduttore!"

"Mi sa che hai bisogno di una ripassatina alla scuola di recitazione, allora." Gli disse Josie sarcastica.

"Ahhh, quest'ultima insinuazione non l'accetto!" Proclamò solenne Orlando. "Cambia le lenzuola e prenditi un giorno libero, martedì ti sequestro, ho idea che il mio castigo sarà lungo ed elaborato..." Aggiunse allusivo.

"Mhhh, non vedo l'ora... lo sai che ho un lieve sottotesto masochista..." Fece lei, torbida.

"Oh, donna, non usare questo tono, o vuoi che mi metta ad ululare nella cucina di mia madre alle sette del mattino?!" Finì che si rimisero a ridere, ed era bello così.

 

Orlando camminava lungo il corridoio degli arrivi, ascoltando i ragguagli di Mark; erano appena arrivati a Los Angeles. "Ci sono diversi fotografi, perché su un altro gate sta arrivando anche Sharon Stone, poi ci sono un paio di gruppetti di fan, te li gestisci benissimo..." L'attore annuiva. "E' venuta Josie?" Gli chiese poi.

"Sì." Rispose Orlando. "Ci pensi tu ai bagagli?"

"Tranquillo." Confermò l'assistente. "Tu fai lo spettacolino, poi sgamatevela, il resto lo gestisco io." Dichiarò facendogli l'occhiolino; l'attore lo ringraziò con un sorriso e una stretta sulla spalla.

Uscirono nel terminal accolti dagli scatti dei fotografi e dalle urla delle fan; Orlando si stampò un faccia un sorriso smagliante, tirando gli occhiali sul capo, poi cominciò a salutare, firmare autografi e stringere mani, c’entrò anche qualche bacetto. Mentre era occupato a soddisfare il suo pubblico, il ragazzo si guardava intorno; non gli ci volle molto, ad avvistare una ragazza alta, ferma in disparte.

Sorriso ironico, jeans, texani, una giacca di camoscio chiara, trecce e occhiali scuri, un po' etnica, stupenda, inconfondibile; Josie gli sorrise, fissandolo con le braccia conserte, lui rispose allo stesso modo. Adorava il modo sobrio di porsi che aveva lei.

Orlando, quando riuscì a svincolarsi dalla folla di ragazzine e reporter, s'incamminò a lunghi passi verso la ragazza; Josie capì che la situazione richiedeva una certa discrezione e velocità, perciò s'incamminò verso l'uscita. Si stava girando e l'attore la raggiunse, passandole un braccio intorno al collo; lei gli circondò la schiena senza smettere di camminare.

"Eccoli." Sussurrò Orlando al suo orecchio; Josie fece solo in tempo a vedere, con la coda dell'occhio, i fotografi che li stavano già prendendo di mira, che il ragazzo la spinse avanti, accelerando il passo. "Come stai messa a scatto?" Le domandò sorridendo.

"Sono praticamente la sorella di Carl Lewis!" Rispose vispa la ragazza.

"E allora vai!" Incitò Orlando; si presero per mano e corsero via, i reporter più pronti li seguirono.

Li seminarono dalle parti del duty free, camminando dietro ad un carrello carico di bagagli e poi a dei cartelloni pubblicitari, tra cui quello del nuovo film di Orlando; quando arrivarono al parcheggio ridevano come matti e avevano il fiatone.

"Uh, mamma, un lavoraccio sfuggire a questi tipi!" Commentò Josie, mentre apriva le portiere; Orlando ridacchiò, poi guardò l'auto.

"Ah, la macchina nuova!" Esclamò, quando si accorse della novità. "Finalmente!" Aggiunse salendo al posto del passeggero.

"Eh, sì, alla fine è arrivata!" Replicò allegramente la ragazza; lui si stava guardando un po' intorno, annuendo soddisfatto.

"Vetri fumé..." Indicò, ammiccando a Josie; lei sorrise.

"Solo per te, tesoro mio." Si sorrisero facendo un po' di facce sceme, poi si baciarono.

Il bacio, nelle intenzioni, avrebbe dovuto essere veloce, ma una volta che le loro labbra si trovarono fu impossibile staccarle, almeno per un po'; mani avide percorrevano corpi impazienti imprigionati nei vestiti. Si lasciarono solo quando furono senza fiato.

"E' meglio andare a casa." Suggerì saggiamente Josie.

"Vola." Ordinò imperioso Orlando; lei sorrise e mise in moto, dirigendosi velocemente verso qualcosa che mancava molto ad entrambi. 

 

Era quasi ora di pranzo; Josie guardò l'orologio, mentre correggeva la bozza del suo nuovo articolo. Stava aspettando Orlando, quel giorno dovevano mangiare insieme.

Poco dopo bussarono alla porta; lei alzò gli occhi e vide proprio l'attore. Lui sorrise ed entrò, porgendole un tulipano rosso infiocchettato con la mano sinistra; avvicinandosi alla scrivania, allungò la destra aprendo il palmo e mostrandole due caramelle di menta fondente. Josie sorrise felice.

"Io ti amo!" Esclamò allegra; Orlando gongolò soddisfatto, andando a sedersi.

La ragazza prese il fiore ed una caramella dalle sue mani e, dopo aver mangiato il dolce, si mise a rimirare il tulipano.

"Un tulipano rosso..." Affermò assorta. "Lei conosce il linguaggio dei fiori, Signor Bloom?" Gli domandò poi ironica, alzando gli occhi nei suoi; lui sorrise, allargando le mani che teneva sotto il mento. "Beh, pare che questo fiore rappresenti una palese dichiarazione d'amore..." Spiegò, continuando a girarsi tra le dita il gambo; infine lo guardò di nuovo, dolcemente maliziosa. "Lei è forse innamorato di me, Signor Bloom?" Gli chiese.

L'attore sospirò, poggiandosi contro la spalliera della sedia. "Proprio innamorato non saprei..." Rispose divertito. "...diciamo che, al momento, provo una selvaggia attrazione sessuale nei suoi confronti, Signorina McArthur..."

Entrambi scoppiarono a ridere, e andarono avanti per qualche momento, mentre anche Orlando mangiava la caramella; quando smisero, Josie si allungò sulla scrivania e gli carezzò il viso.

"Sei bellissimo, amore mio." Gli mormorò dolcemente.

"Anche tu." Ribatté lui sorridendo.

"Dammi un bacio." Gli ordinò alzandosi; tutti e due si sporsero sul tavolo, scambiandosi un tenero bacio a fior di labbra. 

Dopo aver salutato Nancy, che stava a sua volta uscendo per il pranzo, se n’andarono in un ristorantino italiano; era un posto pacifico e ben frequentato. Da un po' di tempo a quella parte facevano anche meno caso ai paparazzi che, comunque, li seguivano; qualcuno continuava a rivangare sulla rottura con Kate, e i susseguenti cambiamenti, ma, per lo più, pubblicavano le loro foto insieme con qualche piccolo commento, niente di più.

Perciò, ora, sedevano tranquilli a tavola, incuranti che dall'altra parte della strada ci fosse un mega teleobiettivo puntato su di loro; avevano appena finito di ordinare.

"Dicevi seriamente, ieri notte?" Domandò Orlando, guardando Josie che spegneva il cellulare; lei alzò gli occhi.

"Ho detto molte cose ieri notte." Replicò poi.

"Tra cui anche parecchie porcate, ma lasciamo stare..." Ribatté allusivo il ragazzo.

"Ah, stupido!" Esclamò con tono offeso, ma divertito, mollandogli una pedata sotto il tavolo.

"Oh, ma la vuoi smettere di portare scarpe con queste punte assurde!" Fece Orlando sobbalzando, ma rideva; poi si massaggiò il polpaccio, mentre tornava a guardarla. "Comunque, io alludevo al discorso sulla Provenza." Le disse rimettendosi dritto.

"Ah..." Commentò sorpresa Josie. "Certo che dicevo sul serio, credo che ti farebbe bene un periodo di vacanza, staccare da tutto." Aggiunse tranquilla.

"Beh, stamattina ho dato un'occhiata alla mia agiuenda e ho visto che sono intasato fino alla cerimonia degli Academy." Affermò, facendo un po' lo scemo. "Se non mi fanno altre proposte nel frattempo." Precisò. 

"Orlando, scusami se te lo dico." Riprese la ragazza, posando il mento sulle mani e fissandolo negl'occhi. "Ma io credo che tu sia in un punto della carriera, in cui ti puoi permettere di dire anche di no a qualche progetto."

"Certo che posso!" Sbottò lui. "E' soltanto che, se mi arrivano copioni validi o idee in cui credo, non vedo perché dovrei rifiutare!"

"Non ho detto questo." Replicò calma la ragazza, scuotendo il capo con un lieve sorriso; Orlando tornò a guardarla negl'occhi.

"Lo so, Joss, so che non mi limiteresti mai." Annuì infine, prendendole la mano. "Ad ogni modo, a primavera quel viaggio si può fare, era questo che ti volevo dire." Aggiunse dolcemente; Josie gli sorrise.

"Vabbene, ne sono felice, e lo sarà anche mia madre." Rispose poi, stringendogli le dita nelle sue. "Io sarei anche contenta di passare per l'Inghilterra..." Buttò lì.

"Stai cercando di dirmi qualcosa?" Replicò Orlando facendo lo gnorri.

"Mah, fai un po' tu..."E risero, proprio mentre gli veniva portato il pranzo.

Qualche minuto dopo, mentre stavano mangiando, Orlando alzò gli occhi su Josie, che sembrava intenta sul suo filetto, e si mise ad osservarla; gli piaceva il fare professionale con cui scansava i grani di pepe verde, o l'eleganza nel lasciare le posate per prendere un sorso di vino. Aveva una cosa da dirle, e si decise quando lei si accorse di essere osservata.

"Sai, c'è una cosa che vorrei tu facessi con me." Le disse. "La vigilia del Ringraziamento."

"Di che si tratta?" S'informò la ragazza incuriosita.

"Ecco, non vorrei dirti più di tanto... ma sarà una serata importante per me." Rispose vago l'attore; Josie, forse, cominciava a capire di che parlava.

"E... ci vorrà un abito da sera?" Gli chiese, cercando di sembrare più curiosa di quanto fosse.

"Eh, sì." Annuì Orlando.

"Sarò lieta di accompagnarti ovunque vorrai." Onestamente, quando le faceva quella faccina dolce dolce, con gli occhioni sorridenti, lo avrebbe seguito anche in culo al mondo.

 

Alcuni giorni dopo Josie, assistita come sempre da Franny, stava scegliendo un abito adatto all'occasione nel solito negozio vintage-chic dove erano solite servirsi.

"Allora, ti ha poi detto di che si tratta?" Domandò Fran all'amica, mentre lei stava controllando gli abiti appesi ad uno stand.

"No, ma l'ho capito da sola." Rispose allegra Josie.

"E dillo anche a me, che voglio saperlo!" Esclamò Franny incuriosita; l'altra ragazza si girò.

"Vedi..." Esordì. "...il giorno del Ringraziamento uscirà, in contemporanea mondiale, e in tempo perfetto per i regali di Natale, la versione estesa del Ritorno del Re." Spiegò con gesti lenti. "Per la sera prima, qui a Los Angeles, è stato organizzato un gala di presentazione."

"Ahahhh..." Fece Fran, incrociando le braccia; si scambiarono un'occhiata d'intesa.

"Si riunirà praticamente tutto il cast, e so che Orlando ci tiene tantissimo." Affermò quindi Josie. "Ad ogni modo lo sa tutto il mondo, figurati se io, che lavoro pure nel settore, non ne ero a conoscenza." Aggiunse, tornando a rovistare tra i vestiti.

"Ma dai, non può essere così ingenuo da pensare che non lo sapessi..." Dichiarò titubante Franny.

"Certo che no." Rispose Josie socchiudendo gli occhi e annuendo. "Orlando sa che lo so, ma io so che lui sa che lo so, così..." Concluse allargando le mani.

"Contenti voi." Commentò perplessa Fran. "A volte mi sembrate di fuori come cassette della posta..." Josie rise. "Trovato nulla?"

"Mah..." Rispose l'altra. "...dai un'occhiata anche tu..."

Si misero a cercare entrambe, passando da uno stand all'altro; Josie provò un paio di cose, ma non trovava niente che le sembrasse adatto: voleva essere sexy, ma anche elegante, farsi notare, ma con classe, e soprattutto sentirsi a suo agio.

"Che ne dici di questo?" Le fece Franny, circa un quarto d'ora dopo, mostrandole un vestito; Josie storse la bocca. "Che cosa ha che non va?"

"Che cosa ha che non va?!" Ribatté allibita la ragazza. "A parte il colore arancio psichedelico e quei rouches dorati, che mi farebbero sembrare la nipote strafatta di Carmen Miranda?!" (*) Aggiunse, mentre si voltava scuotendo il capo.

"Bah, a me piaceva tanto il look di Carmen Miranda..." Mormorò tra se Fran, delusa, riponendo l'abito.

"Di questi due, quale ti piace?" Domandò nel frattempo Josie, mostrandole due abiti, uno nero e uno argento.

"Mh..." Si lamentò Franny. "Sono allegri come una cena a casa Addams..." L'amica gli fece una smorfia. "...ma so che a te piacciono per questo, perciò." Aggiunse, prima di qualsiasi commento.

"Grazie, ti voglio bene!" Le disse, prendendola in giro; lei gli fece la linguaccia. "Sai cosa? Li prendo tutti e due, tanto le occasioni non mi mancano e il prezzo è accessibile, per un Valentino e un Versace." Dichiarò con un'alzata di sopracciglia.

"Ma guarda che roba." Commentò Fran, che si era avvicinata. "Hanno ancora il cartellino, ma come si deve veder buttare via i soldi."

"E a noi che ce ne frega?" Replicò Josie, facendo spallucce. "Li paghiamo un terzo e sono nuovi!" Aggiunse allegra; ridendo si avviarono alla cassa.

"Ah, comunque..." Intervenne Franny, mentre Josie stava pagando; lei la guardò. "...se devi decidere quale metterti, quello argento tutta la vita." Proclamò sicura; dato il tono, risero ancora, uscendo.

 

Quello stesso pomeriggio Josie e Orlando andarono all'aeroporto a ricevere una persona; già dal parcheggio il ragazzo non stava nei panni, continuava ad incitare la compagna di fare presto, controllando continuamente l'orologio.

"Orlando, e che cazzo, la vuoi smettere di agitarti!" Lo rimproverò infine lei, mentre chiudeva la macchina. "Mi stati facendo venire l'ansia, ti muovi di continuo, ho il maldimare!"

"Ma l'aereo atterrerà tra meno di dieci minuti, e noi siamo ancora al parcheggio!" Ribatté offeso l'attore.

"Dobbiamo solo entrare allo scalo nazionale, sta lì!" Sbottò Josie, indicando l'edificio.

"Sì, ma dobbiamo raggiungere il gate, e se mi ferma qualcuno? Se ci sono delle fan che mi riconoscono? Eh, eh?!"

"Come no!" Fece scettica la ragazza, incamminandosi. "E se cade un meteorite sull'aeroporto, e se un squadriglia di terroristi prende in ostaggio tutto il terminal? Ma fammi il favore!" Lo liquidò con un eloquente gesto della mano. "Datti una calmata."

"E' che non lo vedo da un sacco di tempo." Affermò più mesto il ragazzo, che ora le camminava accanto; lei lo guardò.

"Io capisco benissimo..." Gli disse prendendogli la mano. "...ma tu sei un po' troppo emotivo, in queste occasioni."

"Scusa..." Mormorò Orlando; Josie si fermò e gli diede un bacio sulla guancia, lui sorrise.

"Andiamo." L'incitò quindi, e riprese subito a camminare.

Arrivati al gate, si dovettero arrendere al fatto che l'aereo aveva un po' di ritardo; li fecero accomodare in una saletta laterale, le cui pareti a vetri proteggevano l'uscita dei vip. Orlando si sedette su una delle poltroncine, mentre Josie si guardava intorno.

"Scusa se sono stato leggermente insopportabile, prima." Le disse il ragazzo; lei si girò, alzando le sopracciglia sorpresa.

"Ma no, non ti preoccupare." Fece un sorrisino furbo. "Per il tuo grande amore, questo e altro..." Alluse.

"No, aspetta un minuto, cosa vuoi dire?" Replicò Orlando raddrizzandosi sulla sedia. "Non ti riferirai a quelle voci che girano in rete?" Aggiunse, con le mani piantante sulle ginocchia.

"Beh... si leggono tante cose..." Rispose vaga Josie. "E, comunque, dicono di avere le prove che vi amate."

"Che dire, le vorrei vedere 'ste prove." Commentò lui, allargando le mani. "Quello che ti posso dire io è che, sì, io non posso negare di amarlo, ma non nel senso che dicono loro." Spiegò poi; lei lo osservava, con un lieve e sereno sorriso, appoggiata alla parete con le braccia conserte, il suo silenzio lo incitò a continuare. "La verità è che..." Si stiracchiò le braccia sbadigliando. "...io ero un giovane attore pieno di sogni e ambizioni, ma con poca esperienza, che ha avuto la possibilità della vita e l'ha colta al volo." Raccontò quindi. "Sono finito dall'altra parte del mondo, per tanto tempo, lontano dagli affetti e dalle sicurezze, e Viggo mi è stato vicino, anche nei momenti difficili, e ce ne sono stati, perciò merita la mia stima e il mio affetto incondizionato."

"Non devi spiegarmi niente, Orlando." Dichiarò tranquilla Josie; lui la guardò strano.

"Niente?" Lei negò col capo. "E perché?" Chiese quindi, con un sorrisino.

"Semplicemente perché io ho le prove." Rispose sicura e rilassata.

"Di che cosa?!" Ribatté Orlando sorridendo apertamente; la ragazza non rispose a parole, ma con uno sguardo pieno di dolcezza, comprensione e complicità.

E Orlando capì che lei era talmente sicura del suo amore, da non temere nulla, tanto meno una persona che era tanto importante per lui; era bello sapere che credeva in lui e non c'era bisogno di tante spiegazioni per avere la sua fiducia. Josie era la sua sicurezza.

"Stanno uscendo." Gli annunciò la ragazza, che aveva visto le prime persone arrivare; Orlando le fece un ultimo sorriso e si alzò.

Poco dopo Viggo spuntò dal corridoio degli arrivi; Orlando gli corse incontro, si salutarono e si abbracciarono, poi lui guidò l'amico verso Josie.

"Viggo, ti devo presentare una persona." Disse, quando la raggiunsero. "Lei è Josephine." Affermò indicandogliela. "Joss, lui è Viggo."

"Molto piacere." Fece la ragazza, porgendogli la mano con un sorriso.

"Il piacere è mio." Rispose lui. "Finalmente hai un volto, perché mi ero un po' stufato di sentir parlare di te sempre al telefono." E le strinse la mano.

Josie si girò verso Orlando. "Ah, così parli di me al telefono..." Il ragazzo si strinse nelle spalle; lei guardò Viggo e si sorrisero. "Ti dobbiamo accompagnare in albergo?" Gli chiese poi.

"No, ho un appartamento qui a Los Angeles." Replicò tranquillamente l'uomo.

"Sì." Intervenne Orlando annuendo. "Ha una specie di loft giù a Venice Beach." Josie chiese a Viggo conferma e lui annuì. "Non intendo ragioni..." Riprese Orlando. "...stasera sei a cena da noi, dobbiamo recuperare il tempo perso!" L'amico non poté che accettare.

 

"Allora, che ne dici di Viggo?" Domandò Orlando a Josie; lei era in bagno a truccarsi, lui in camera a dare gli ultimi accorgimenti al vestito. Era giunta la famosa sera del gala.

"Beh, è una brava persona..." Rispose la voce lontana della ragazza, dall'altra parte del guardaroba, che faceva da comunicazione col bagno. "...e parlando, ho scoperto che abbiamo un'idea di te molto simile." Aggiunse, spuntando in camera; lui si girò sorpreso.

"Così avete parlato di me..." Soggiunse con un sorrisetto.

"Sei un argomento interessante." Replicò Josie avvicinandosi e aggiustandogli la giacca.

"Come sto?" Le chiese il ragazzo, accorgendosi che lo osservava con aria critica.

"Mh..." Fece lei dubbiosa. "...questo no." Dichiarò poi, decisa, e gl'infilò le mani sotto la giacca per togliergli la fascia in vita.

"Ma lo smoking senza questa..." Intervenne Orlando perplesso.

"E anche senza questo." Lo interruppe Josie, slacciandogli il cravattino, poi gli aprì i primi due bottoni della camicia. "Ora va bene..." Mormorò quindi, baciandogli l'incavo alla base del collo. "...non mi piaci troppo perfettino." Aggiunse sensualmente.

"Se lo dici così, allora hai ragione di sicuro..." Ribatté lui allo stesso modo; la ragazza ridacchiò. "Fammi un po' vedere come stai tu, invece." Aggiunse poi, prendendole le mani e facendola scostare di un paio di passi. "Cosa hai sotto questo accappatoio?" Domandò con sguardo birichino.

Josie ammiccò con un sorriso malizioso, alzando un sopracciglio, poi si slacciò lentamente la cintura, mimando una specie di ironico spogliarello; infine fece scendere l'accappatoio lungo le braccia, scoprendo il suo vestito. Orlando si fece improvvisamente serio, rimanendo a bocca aperta.

L'abito era molto scollato, si allacciava al collo, lasciando scoperte le spalle fin quasi a metà schiena; era color grigio perlato, ricoperto da ricami sottilissimi d'argento e da piccoli cristalli azzurri. Lungo fino a metà polpaccio, era aderente e si allargava solo un poco verso le ginocchia; il tessuto elasticizzato lo rendeva, però, piuttosto comodo... ed estremamente sexy. Se poi si teneva in considerazione che Josie lo portava con un paio di sandaletti sottilissimi e con il tacco a spillo trasparente, si poteva avere un'idea dell'insieme.

"Sei... sei..." Orlando non aveva parole, era imbambolato. "Sei... F A V O L O S A!" La ragazza rise contenta.

"Tu sei pronto?" Domandò poi. "Io devo solo darmi il rossetto..." Aggiunse, mentre l'attore si avvicinava con sguardo deciso.

"Prima dammi un bacio, che sto per scoppiare..." Le ordinò con tono languido; lo abbracciò sorridendo, e si baciarono con tenerezza.

Meno di una mezz'ora dopo erano in macchina; stavolta avevano preso una limousine con l'autista, per l'occasione era il minimo. Josie aveva indossato, sopra al vestito, uno spolverino bianco traslucido, perfettamente intonato al resto; Orlando le teneva la mano, perdendosi nei suoi occhi d'acciaio, che ricambiavano dolcemente.

"Sei perfetta." Le disse, sfiorandole uno zigomo col dorso della mano. "Solo una cosa..." Aggiunse, togliendole il fermaglio dai capelli. "...sciolti." Josie, dapprima, non era molto convinta, ma poi lo guardò negl'occhi e capì che era giusto così.

"Vabbene." Acconsentì annuendo.

"Ho una cosa per te." Le annunciò poco dopo Orlando, stupendola; si girò verso di lui spalancando gli occhi.

"Mi hai fatto un regalo?" Chiese perplessa; lui annuì. "Perché?"

"Beh..." Esordì il ragazzo, lievemente imbarazzato. "...sai che la settimana prossima parto e, se tutto va bene, per Natale non sarò qui." Spiegò. "E' un regalo d'anticipo, chiamiamolo così." Concluse, con un sorrisino, tirando fuori il pacchetto.

"Non dovevi..." Ribatté timidamente Josie, prendendolo; in cuor suo, però, era già curiosa di sapere cos'era.

"Su, non fare storie!" Sbottò l'attore sorridendo. "Già ho saltato il tuo compleanno, perché non sapevo quand'era!" Protestò; lei lo guardava scettica. "Avanti, aprilo!" L'incitò infine.

La ragazza, arresa ma contenta, tolse delicatamente la carta che avvolgeva il pacchetto; non poteva negare di essere abbastanza emozionata, quello era il primo regalo che Orlando le faceva, le tremavano un po' le mani. La scatola era abbastanza grande, di forma leggermente rettangolare; lei l'aprì, poi scostò la velina che copriva il regalo, lo guardò e scoppiò a ridere felice.

"Non ci posso credere!" Esclamò con le lacrime agl'occhi. "Tu sei veramente rincoglionito!" Anche Orlando rideva della grossa. "Ma dove li hai trovati?!"

"Ho girato qualche negozio specializzato..." Raccontò tra le risate. "...finché non mi hanno indicato un artigiano che li fabbrica, in Nuovo Messico."

"Sono bellissimi!" Proclamò contenta Josie, tirando fuori uno dei due luccicanti speroni contenuti nella scatola.

"Sono d'argento." Affermò Orlando, soddisfatto che il suo regalo fosse piaciuto.

"Davvero?!" Fece lei, girandosi verso il ragazzo; il suo viso entusiasta stava rendendo Orlando molto, molto felice. Annuì.

"Sapevo che ti sarebbero piaciuti." Le disse, mentre Josie tornava ad esaminare il regalo. "Ci ho fatto incidere una cosa, leggi sul lato interno." Aggiunse, indicandole il punto.

Josie avvicinò al viso uno degli speroni, poi l'altro, mentre sul viso le si ingrandiva il sorriso; sul destro c'era scritto To my Little Bitch, e sul sinistro With love. O. La ragazza si girò lentamente verso Orlando, emozionata e felice.

"Brutto bastardo!" Gridò ridendo e gettandogli le braccia al collo. "Tiamotiamotiamotiamo!" Continuò, baciandogli ripetutamente il collo; nessuno le aveva mai fatto un regalo così azzeccato e in sintonia coi suoi gusti.

"Smettila, mi sporcherai la camicia!" Protestò divertito il ragazzo, mentre, però, la stringeva a se compiaciuto; qualche istante dopo, Josie si scostò e lo guardò negl'occhi.

"Non ho idea di che accidenti farmene, ma li adoro." Dichiarò contenta. "Grazie."

"Prego." Rispose con dolcezza Orlando, carezzandole i capelli. "Ma devi promettermi che almeno una volta l'indosserai." La ragazza annuì.

"Giuro." Proclamò, stringendo ancora tra le mani il regalo. "Però..." Aggiunse subito, chinando il capo. "...adesso non saprò che regalo fare a te..."

"C'è tempo, troverai qualcosa di originale, non preoccuparti." Fece lui. "Adesso preparati, che siamo arrivati." Le annunciò poi; Josie guardò fuori dal finestrino, accorgendosi che c'era veramente tanta gente assiepata davanti al teatro.

I due si scambiarono uno sguardo divertito, poi lei si tolse il soprabito; Orlando fu il primo a scendere dalla macchina, dopo che l'addetto ebbe aperto la portiera. Quando videro che l'attore si fermava per porgere la mano a qualcuno, i fotografi strinsero i loro cannoni, pronti a riprendere la nuova fiamma del divo. Josie fece la sua comparsa raggiante e splendida, i flash facevano luccicare ancora di più il suo vestito; Orlando la condusse per mano lungo il tappeto rosso, lasciandola solo per fare un po' di scene con i suoi amici, come era d'obbligo in quel tipo di riunione. La ragazza rimase ad osservarli sorridendo, pur presa di mira dai teleobiettivi dei paparazzi; da domani tutti avrebbe saputo chi era, ma non la disturbava.

Un cosa sola era certa: non si era mai visto un Orlando così sereno e bello come quella notte. 

 

(*) Carmen Miranda: nota soubrette che spopolava negli anni 40-50 a Hollywood, la quale usava abbigliarsi con vestiti e acconciature da far impallidire i ballerini del carnevale di Rio.

 

CONTINUA

   
 
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