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Autore: ThirdMan    13/04/2008    1 recensioni
A volte basta poco... Un luogo, un profumo o anche una canzone possono far riemergere dalla memoria fatti ed emozioni passate. Questo è Ricordi. Un viaggio nelle memorie di Alessandro, un ragazzo come tanti altri, diviso tra scuola, amici, passione per la musica e... Amore. Perchè chissa che un giorno il vero grande Amore, quello con la "A" maiuscola non arrivi all'improvviso. E se quel giorno è nel passato che fare? (In questo primo capitolo Alessandro si trova alle prese con gli spettri delle proprie memorie. Spettri che lo riportano indietro fino a poco tempo prima, quando ancora non conosceva il vero amore. E al tempo in cui questo lo investi di colpo...)
Genere: Romantico, Commedia, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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cap1

Prologo
 

 

Bip-bip…  Bip-Bip…

                       

La sveglia stava suonando. odiava quel suono.

Non odiava il suono in se, odiava quello che quel suono preannunciava: l’ennesima giornata schifosa in un mondo schifoso… 

 

Bip-bip…  Bip-Bip…

 

Si girò su di un lato e allungò una mano sul comodino cercando di spegnere quell’odiosa tiranna che con il suo suono stridulo sentenziava che “l’ora di alzarsi” era arrivata.  Clik

La sveglia taceva, anche se non al primo colpo era riuscito a spegnerla.

Resto li, steso nel letto, con la luce che iniziava a filtrare nella stanza. Una tenue e fredda luce invernale.  Passarono forse dieci o quindici minuti poi, lentamente, Alessandro si alzo; scese le scale e entro in cucina. Come ormai faceva da un po’ di tempo accese la radio, non che badasse più di tanto a ciò che trasmettevano, era più che altro un modo per uscire dall’intorpidimento mattutino.

Ancora sbadigliando e stropicciandosi la faccia inizio a preparare il caffè, l’aroma che usciva dalla moca era quello che davvero lo svegliava.

 

ma ecco che, mentre il caffè iniziava a salire, ecco che qualcosa colpì la sua attenzione…

 

... a un passo dal possibile

                                           a un passo da te

                                                                      paura di decidere

                                                                                                   paura di me…

 

quella canzone, era da una vita che non la sentiva…

Ed ecco che mentre le parole e la musica uscivano dallo stereo rimase li, immobile. “ci mancava solo questa” sussuro mentre gli occhi gli si facevano lucidi.

Quella canzone lo aveva riportato a poco più di un anno prima. Era stata una canzone importante per lui, anzi  per loro…  era la “loro” canzone…

Poggiò le mani sul mobile della cucina e chinò il capo. I ricordi che aveva cercato di seppellire negli spazi più reconditi della memoria stavano tornando.
 

Ora era li e ripensava al passato, cercando di mettere ordine nella testa. 

Lei, la prima volta che l’aveva vista, il suo viso, il suo profumo, il tempo assieme… 

Poi… la fine. Senza un perché o un come.
 

Erano passati circa due anni da quella prima volta in cui l’aveva vista varcare i cancelli del liceo…

Lui era già al terzo anno. Non era uno dei soliti bellocci, di quelli tutti griffati che giravano in gruppo per i corridi, con dietro come un corteo che sembrava formato da lumache che sbavano più che da ragazze. Non era nemmeno uno di quei “boss” della scuola che, tutti con il petto in fuori e la tipa di turno affianco, sembravano essere stati colpiti dal quella che lui chiamava “sindrome del Quarterback”.

No lui era un semplice ragazzo sedici anni, un po’ trasandato, incolti capelli scuri stile Jim Morrison anche se un poco più corti e pizzetto alla Kurt Cobail, aveva pochi (ma buoni) amici e due passioni: la musica e gli spettacoli teatrali stile musical che si organizzavano nella scuola.
In quei tre anni  aveva avuto qualche storia, qualche amore fugace, ma non si era mai davvero innamorato.  Anzi a dire la verita, nessuna si era mai nemmeno davvero innamorata di lui e questa era una delle cose che più lo affliggevano. Vedeva i suoi amici che ormai erano tutti belli e sistemati. Tutti loro avevano trovato una ragazza che li amava e loro amavano lei  a loro volta. 

Più di una volta si era chiesto cosa si provasse ad essere innamorati per davvero.

Il classico batticuore. Le farfalle nello stomaco. Non sapeva cosa fossero.

fino a quel giorno almeno…



Capitolo Uno

-Quel Giorno-

 

Lui se ne stava li. Seduto su di una delle panchine fuori della scuola in quel primo giorno del terzo anno. Era settembre ma ancora, nonostante l’ora mattiniera, faceva davvero caldo. Stava fumando la sua prima sigaretta mattutina in compagnia dei suoi amici di sempre

“la volete finire? Se continuate cosi poi il dentista me lo pagate voi!” disse ridendo rivolgendosi alla coppietta  che si stava sbaciucchiando e gli sedeva accanto

Stefano si stacco dalla ragazza  “ Ma che cazzo c’entra Ale?”

“siete così dolci che mi state facendo venire le carie!” disse sputando una nuvoletta di fumo verso l’alto per poi girarsi verso gli amici con un ghigno.

la ragazza rise istintivamente poi disse“sei solo geloso!” e gli fece la linguaccia.

“ Marta…  quella usala con lui…” disse Alessandro facendo cenno col capo verso l’amico.

Marta mise su un finto broncio e poi riprese a baciarsi Stefano.

“dai lasciali perdere… piuttosto concentrati sull’ingresso, è appena passata una sfilata di culi che non ti dico… gli mancava solo la parola!”  disse  Mirko

“quella se vuoi ce la metto io” esclamò Sara, ovvero la ragazza di Mirko “ne ho già una: Stronzo!”   e  se ne andò dal gruppetto a grandi passi

“dai amore stavo scherzando… sai benissimo che per me tu sei la più bella…”  disse Mirko cercando di scusarsi in fretta per la gaffe mentre la rincorreva

“si dai Ale  oggi arrivano pure le sbarbine nuove! Mi è già sembrato di vederne un paio che sono due fighe da panico!”  Filippo. 

L’unico assieme a lui ad essere ancora single. L’amico ke lo salvava dall’essere il lanternino del gruppo.
Non era single perché non riuscisse a trovare una ragazza, anzi, Alessandro spesso pensava che ne avesse fin troppe. Più di una volta gli aveva parato il culo perchè aveva dato appuntamento a due ragazze contemporaneamente e nello stesso posto. Non si faceva alcuno scrupolo con le ragazze, per lui erano come clinex usa e getta. Alessandro si immaginava già due possibili carriere per lui: l’attore porno o il pappone.

“bah se lo dici tu… tutte in tiro e ipertruccate… guarda ciccia che è una scuola non una discoteca! Sinceramente a me sembrano tutte delle mezze troie quest’anno” disse Alessandro sputando l’ennesima nuvoletta di fumo

“è questo il bello! Te la danno più facilmente!” disse Filippo facendo l’occhiolino

“contento tu! Puoi tenertele tutte! A me non interessano”

“si.. come no…” disse l’amico ridendo

“io cerco una ragazza che sia seria, che sappia farmi innamorare,  che sia bella per quello che è… senza artifizi”

“abbiamo delle pretese anche… ma dai li! Goditi la vita!”

“un giorno arriverà…” disse portandosi la sigaretta alla bocca.

“si un giorno… aspetta e spera…”

Fu in quel momento che la vide…

 

Bellissima… di quella bellezza acqua e sapone, fisico stupendo, lunghi capelli biondi e…

quando lei si  voltò verso di lui ecco che li vide. Grandi occhi castani, occhi da cerbiatta.

Stava entrando a scuola assieme ad un paio di amiche che sembravano giuste giuste per Filippo.

E in mezzo a loro lei gli sembrava ancora più bella, semplice, naturale, con quel fascino magnetico che solo poche persone possiedono.

 
Sembrava quasi fosse un sogno, ma era reale. Lei era li, a poca distanza da lui.

 
Ed ecco che lo sentì. Il cuore palpitava. Lo stomaco si contorceva e sembrava che dentro svolazzassero davvero delle farfalle. Che cosa gli stava succedendo?

 
Si era voltata verso di lui o era stata una sua impressione?

 Aveva davvero guardato verso di lui o semplicemente si stava guardando attorno esplorando con lo sguardo quell’ambiante a lei nuovo ed alieno?


Non lo sapeva, ma a dire il vero non gli importava molto.

Era stato solo un attimo ma era stato magico…

Sentì come se mille campane risuonassero nella sua mente.

Restò li imbambolato per un po’, con il fumo di sigaretta che saliva, confondendo linee e confini delle cose attorno a lui.

“Ale… Ale… Ale!”

si riscosse

“eh si? Che c’è?”

“che cazzo ti era preso? sembravi in catalessi…” disse Stefano

“hai visto la madonna?” fece Marta

“no..” disse “un angelo...” aggiunse poi in un sussurro

“cosa?” domandò Filippo

“niente… niente… lascia perdere”

“dai và andiamo che è suonata la campanella.” sentenzio tristemente Stefano

Alessandro si alzo dalla panchina e si avvio quasi di corsa verso l’ingresso della scuola.

“e adesso che gli è preso? Cazzo è sta fretta?” disse Marta

“boh… ci sarà mica rimasto?” continuò Stefano

“beh un po’ matto lo è sempre stato…” fece Filippo mulinando un dito vicino ad una tempia

poi i tre amici accortisi di essere gli ultimi rimasti li fuori si diressero anche loro verso la scuola…

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  
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