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Autore: __lovatosheart    23/10/2013    7 recensioni
AU in cui Lauren e Camila si incontrano a scuola.
E se Lauren fosse una bad girl?
E se Camila fosse una ragazza tranquilla, che vive nel suo mondo, aspettando solamente qualcuno di speciale che le faccia vivere una di quelle romantiche storie che legge nei suoi libri?
Possono due mondi totalmente opposti incontrarsi, o il loro scontro porterà alla distruzione di entrambi?
Genere: Angst, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash, FemSlash | Personaggi: Camila Cabello, Lauren Jauregui
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Eccomi qua, come promesso, con il primo capitolo!
Grazie mille per le recensioni che avete lasciato, vi adoro ♥
Come sempre, le note le trovate sotto! Buona lettura c:



Capitolo uno:

 
There is love in your body but you can't hold it in
It pours from your eyes and spills from your skin


 
Camila uscì dall'ultima lezione sbuffando, pensando già a cosa l'aspettava.

Pensò di avvisare la madre, dicendole che aveva un progetto o qualcosa del genere, ma poi si rese conto che non importava. Sua madre lavorava fino a tardi, e suo padre, sempre per lavoro, era a casa un mese si e cinque no.  

Non si sarebbe accorto nessuno del suo rientro posticipato.

Così attese che tutti gli studenti si riversassero nei corridori, resistendo all'impulso di gridare contro ogni persona che si comportava da idiota starmazzando verso l'uscita, e, quando l'edificio si fece sempre più vuoto, iniziò ad andare verso l'aula 401.

Probabilmente era una delle pochissime aule che non aveva mai visto, e nemmeno ci teneva a farlo, ma non aveva scelta.

Avrebbe sopportato quelle due ore e poi sarebbe tornata a casa, avrebbe suonato un pò e finito quel libro che aveva in sospeso e si sarebbe scordata di quella ragazza.
Almeno fino alla prossima lezione di storia.

Percorse i corridori chiedendosi per quale motivo qualcuno dovesse trasferirsi a semestre inoltrato, un mese prima delle vacanze di natale, ma si convinse che non era importante.
Meno aveva a che fare con quella Jauregui, meglio sarebbe stato.

Arrivò davanti l'aula, guardò il numero scritto in nero sopra il vetro e sospirò, per poi prendere un grande respiro e farsi coraggio.

Bussò, con due colpi non troppo decisi, e quando sentì il professore invitarla ad entrare aprì la porta, timidamente.

Come aveva immaginato, la ragazza non era ancora arrivata.

Lo salutò con un 'salve' sussurrato, prima di andarsi a sedere al banco che occupava in ogni aula: quello in prima fila, davanti alla cattedra.

Aprì lo zaino e prese dei libri, decisa a portarsi avanti con i compiti della settimana e a sfruttare quelle ore.

Aveva appena iniziato a risolvere un'equazione irrazionale quando la porta si aprì e lei entrò, senza degnare nè di un saluto nè di uno sguardo i presenti.

Il professore la guardò, colpito da quella mancanza di rispetto, per poi schiarirsi la gola con un colpo di tosse.

Camila alzò lo sguardo dal foglio, guardando prima il professore e poi girandosi verso l'altra, che si era sistemata infondo all'aula.

"Ehm-ehm."

Questa volta la mora alzò lo sguardo, sempre con lo stesso ghigno beffardo, inarcando le sopracciglia, come chiedendo il motivo di quel richiamo.

Camila vide il volto del professore diventare paonazzo, e dovette trattenersi dal ridere apertamente, anzi, sogghignare, in vista di ciò che aspettava la ragazza.

Il professore di storia, Mr. Craft, era noto nella scuola per la sua severità, e sicuro non l'avrebbe fatta passare liscia all'altra.

"Signorina Jauregui, non so come funzionino le cose da dove l'hanno cacciat-ehm, da dove si è trasferita, ma qui si porta rispetto al corpo docenti."

La ragazza interpellata lo guardò come se parlasse arabo, alzò le spalle e abbassò lo sguardo sulle sue unghie, in completa indifferenza.
Il volto del professore si fece livido.

"JAUREGUI!"

Camila, nonostante quell'urlo non fosse rivolto a lei, sobbalzò leggermente. Odiava sentire le persone urlare, e una piccola, minuscola parte di lei provò quasi compassione per quella ragazza.

Quasi.

La mora alzò lo sguardo, guardandolo questa volta con aria scocciata.

"Si, ci sento bene. Cosa vuole?"

Ecco, adesso anche quel briciolo di compassione era sparito.

"Non parli con me in questo modo! UN MESE DI PUNIZIONE! E adesso venga a sedersi qua davanti."

Probabilmente aveva capito che non era il caso di andare oltre, perchè si alzò, scalciando la sedia in modo brusco e facendo rumore, cosa che fece stringere gli occhi del professore fino a farli diventare quasi due fessure, e poi andando a sedersi al banco che le era stato indicato.

A fianco a quello di Camila.

Strinse i pugni, cercando di ignorare il fastidio che anche solo la sua presenza le causava.

Non sapeva davvero spiegarsi da dove venisse tutta quella rabbia, non era da lei, ma non riusciva a sopportarla.

E la conosceva solo da qualche ora.

Ad un certo punto l'altra iniziò a far scoppiare una gomma da masticare, ripetutamente, finchè il professore le ordinò di gettarla.

Poi, dopo nemmeno qualche minuto di 'pace', iniziò a tamburellare le dita sul banco.

Camila capì che lo faceva apposta, cercando di farla esplodere, così strinse più forte i pugni, ormai certa di essersi procurata qualche ferita sul palmo delle mani, concentrandosi sulla matematica.

Alzò lo sguardo verso l'orologio: un'altra mezz'ora e sarebbe stata libera.

Stava già per cantar vittoria, quando la ragazza iniziò a battere lo stivale contro la sua sedia, e quel punto agì d'istinto, senza pensarci due volte.

Si voltò di scatto, per poi urlare un "ADESSO BASTA!" che rimbombò per tutto l'edificio.

Quando si accorse di ciò che aveva fatto si diede da sola dell'idiota, e non fu troppo sopresa quando il professore allungò la sua punizione di un mese.

Idiota, idiota, idiota. 

Hai lasciato che ti incastrasse.

Finalmente l'ora e mezza terminò, e il professore si avviò velocemente verso l'uscita, probabilmente desideroso di allontanarsi il più velocemente possibile da quelle ragazze.

Camila seguì il suo esempio e mise in fretta i libri dentro la borsa, prese il cappotto in mano e fece per dirigersi verso la porta, nervosa, per qualche ragione che non comprendeva, all'idea di restare sola con l'altra.

Stava già sospirando di sollievo, finalmente libera da quella tortura, quando l'altra ragazza le si parò davanti, bloccandole l'accesso alla porta.

Camila si fermò, chiuse gli occhi, e respirò profondamente, ricordandosi quali erano i suoi principi morali e facendo appello a tutte le sue forze per non prendere a schiaffi l'altra.

La più alta la guardò incuriosita, chiedendosi cosa le prendesse, per poi chiederle, con un tono irisorio: "Ma che diamine fai? Dio, hanno ragione a dire che sei strana.", per poi ridere.

La mora non ce la fece più, mandò all'aria i suoi buoni propositi e iniziò a parlare all'altra, con voce ferma, che voleva essere minacciosa, puntadole il dito contro.

"Tu! Non osare dirmi che sono io quella strana. Arrivi qui, credendoti chissà chi, e mi fai finire in punizione con te! E io non sono mai. stata. in. punizione." Scandiva ogni parola colpendo col il dito il petto dell'altra, che la guardava, senza togliersi il ghigno dalla faccia.

"E SI PUO' SAPERE PERCHE' RIDI?!" Sbottò la minore, infastidita, al limite della sopportazione.

Poi scosse la testa, si allontanò, si sistemò i capelli e disse, più a sè stessa che all'altra, "No, nonono. E' inutile." poi alzò lo sguardo e, fissandola dritto negli occhi, continuò: "Adesso, potresti, di grazia, farmi uscire?" Cercando di dirlo con il tono più pacato possibile.

La più alta incrociò le braccia al petto e si appoggiò con la schiena contro lo stipite della porta, divertita, per poi chiederle: "Davvero vuoi già andartene? Non ti piacerebbe restare un pò qui? Possiamo divertirci, sai." - concluse, con un sorriso che non prometteva nulla di buono, e un tono di malizia nella voce che fece venire i brividi all'altra.

Che diamine voleva dire?

Camila cercò di sembrare più sicura di quanto fosse in realtà - "Non resterei da sola con te neanche se fossi l'ultima persona dello stato, NO, neanche se fossi l'ultima persona di questo pianeta!" Affermò, sperando che l'altra non avesse notato come il tono della sua voce si era alzato di qualche ottava alla fine della frase, tradendo la sua facciata sicura.

Ma, ovviamente, l'altra lo aveva notato. Infatti, si staccò dalla porta, avvicinandosi all'altra che, di riflesso, fece un passo indietro, intimorita.

"Ehy, hai paura? - chiese la più altra, questa volta un sorriso meno accennato. - Da quanto tempo non ti diverti un pò, eh?"

L'altra sentì il cuore martellarle in gola. Aveva toccato un punto molto, molto, dolente.

Ingoiò a vuoto, sentendosi la gola completamente secca, per poi rispondere: "No-non sono affari tuoi, e in ogni caso, sarebbe più divertente un'altra ora di punizione che stare con te."
"Ne sei sicura?" Chiese l'altra, avvicinandosi ancora di più.

"Ovvio." rispose prontamente l'altra, cercando di adocchiare la distanza tra la sua posizione e la porta, iniziando già a pensare al modo migliore per uscire, liberandosi dell'altra.

"Forse così ti ricrederai." Affermò la più alta, per poi fare l'ultima cosa che Camila si sarebbe mai aspettata.

Si stava avvicinando, e, nonostante non avesse pratica in queste cose, la più bassa capì subito le sue intenzioni.

Voleva baciarla.
Approfittò del momento in cui l'altra chiuse gli occhi per spostarla di lato, colpendo il braccio che tentò di fermarla, e correndo verso l'uscita.

Mentre attraversava a grandi falcate il lungo corridoio, potè giurare di aver sentito la risata dell'altra echeggiare nelle mura.

Quando riuscì a raggiungere la porta e uscire nell'aria aperta, si chiese se non fosse per caso finita in uno squallido film horror. 

Si avviò velocemente verso casa, cercando di rimandare i pensieri su ciò che era appena successo per dopo, per quando sarebbe stata nella solitudine e nel silenzio della sua stanza.

Aveva bisogno di riflettere bene su tutto quello che era accaduto, anche se sapeva che sarebbe stato impossibile cercare di dare un senso.

E, mentre camminava a passo svelto, con la brutta sensazione di essere seguita addosso, controllando spesso dietro le sue spalle e trovando ogni volta la strada deserta, un solo pensierò le attraversava la mente.


Lauren voleva baciarmi.




Ri- ciao a tutti!
Amatemi, ho postato due capitoli uno dopo l'altro v.v
Okay, bando alle ciance (?) fatemi sapere cosa ne pensate!
Al prossimo, love y'all!

-Laura.
   
 
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