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Autore: __lovatosheart    23/10/2013    5 recensioni
AU in cui Lauren e Camila si incontrano a scuola.
E se Lauren fosse una bad girl?
E se Camila fosse una ragazza tranquilla, che vive nel suo mondo, aspettando solamente qualcuno di speciale che le faccia vivere una di quelle romantiche storie che legge nei suoi libri?
Possono due mondi totalmente opposti incontrarsi, o il loro scontro porterà alla distruzione di entrambi?
Genere: Angst, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash, FemSlash | Personaggi: Camila Cabello, Lauren Jauregui
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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..si.
Ho una long in corso, e ne sto iniziando un'altra.
Volete sapre una cosa divertente? Ne ho in mente un'altra ancora, che però è solo all'inizio.
Ho così tante idee e cose da scrivere e così poco tempo per farlo, sigh.
Anyway, senza perdere il filo del discorso (?), questa ff è una AU, Lauren è una bad girl e Camila una nerd.
So che è un classico clichè questo, ma cercherò di rendere questa storia il più originale possibile.
Ho molte idee in mente e spero davvero che vi piaccia!
Ora vi lascio alla lettura, vi dirò altre cose sotto, (come se qualcuno leggesse sul serio questi scleri inutili ahha) (se lo fate tanti cuori per voi ♥♥♥), ultima cosa: il titolo della ff e l'idea stessa, sono tratti da una delle mie canzoni preferite, "The hardest of hearts", di Florence and the machine!

Vi consiglio di sentirla, è meravigliosa, la trovate qui: 
http://www.youtube.com/watch?v=HkzORb7JolI


Camila entrò in classe, si diresse al suo banco, quello in prima fila, e iniziò a cacciare i libri della lezione di storia, quella della prima ora.

Aveva appena finito di sistemare ogni cosa sul banco in modo ordinato quando qualcuno, passando, pensò di essere divertente buttando giù i suoi libri.

Camila si girò, pronta a dirne quattro a chi le aveva gettato i libri a terra, ma le parole si persero a mezz'aria quando vide chi lo aveva fatto.

Una ragazza, che era certa di non aver mai visto prima, con lunghi capelli castani lasciati liberi, mossi, una giacca nera di pelle, dei pantaloni attillati e degli stivaletti, anch'essi neri.

Se non fosse stato per il fastidio che le aveva dato quel gesto, Camila avrebbe notato la bellezza inusuale di quella ragazza.

Solitamente era una persona sempre ben disposta verso gli altri, pronta a rivolgere un sorriso e a stringere amicizia, il problema che non faceva mai ridare l'equazione erano 'gli altri'.

Camila non era esattamente la ragazza popolare che si vede nei telefilm, la capo cheerleader o quella che tutti amano o, per essere più realisti, quelle che, chi odia, non lo da a vedere.
In realtà, a volte pensava di essere un'alieno.

Aveva lunghi capelli neri, occhi castani scuri grandi ed espressivi e un fisico snello, un'altezza nella media media e qualche problema di equilibrio, ma qualche caduta a parte, non l sembrava di essere così 'anormale'.

Le ragazze intorno a lei mettevano al primo posto tra le loro priorità la popolarità, il numero giornaliero di ragazzi che provavano a uscire con loro o il vestito più attilato da scegliere per andare a scuola.

Ma lei era diversa.
Si era sempre sentita così, e le altre persone non avevano fatto nulla per farla sentire diversamente.


Camila amava leggere.

Amava passare del tempo con un buon libro in mano, nella bibioteca della scuola o nella poltrona del salotto della sua casa.

Amava la musica: sapeva suonare il piano da quando aveva sette anni, e ogni tanto sedersi e suonare qualche nota la faceva sentire bene.

Camila si sentiva più a suo agio nella solitudine e nel silenzio che in una stanza piena di gente.

"L'alunna migliore della classe." "La migliore del corso di scrittura creativa." erano tutti modi in cui i professori la chiamavano, ma per il resto del mondo era semplicemente "Camila Cabello, la secchiona." o "la sfigata".

Era molto orgogliosa, e la maggior parte del tempo cercava di dimostrarsi superiore, di non dar retta e di ignorare i commenti che riceveva ogni giorno o gli insulti che trovava scritti sul banco , ma la verità era che di notte, prima di addormentarsi, sperava, segretamente, che il giorno dopo si sarebbe svegliata e avrebbe trovato qualcuno con cui condividere le sue passioni, i suoi sentimenti, senza essere giudicata.

Sognava la comprensione, l'amicizia e l'amore che non aveva mai trovato, se non in personaggi di fantasia e in note musicali.

La verità era che ad essere soli non ci si abitua mai.

Impari a soppottarlo, ma non diventa mai un'abitudine.

Era impossibile contare tutte le volte in cui si era chiusa in bagno a piangere, o quelle in cui si ritrovata raggomitolata su sè stessa, a stringersi, come se fosse sul punto di cadere in mille pezzi.

Ad ogni insulto, ad ogni provocazione, si diceva che era momentaneo, che il destino le stava lasciando il meglio per ultimo e che doveva solo resistere.

Teneva duro, ma non sapeva per quanto altro tempo ci sarebbe riuscita.

Quindi, quando si voltò e vide quella ragazza, non fu semplicemente per uno stupido scherzo che le gridò dietro un "EHY, TU!", ma perchè era al limite.

E l'atteggiamento strafottente di quella ragazza misteriosa era stata la goccia che aveva fatto traboccare il vaso.

La ragazza si girò, un ghigno beffardo sulla bocca e le sopracciglia inarcate in atteggiamento di sfida. Si guardò intorno, come ad attirare l'attenzione dei compagni, per poi chiederle, con tono di beffa "Dici a me?".

Questo fece perdere definitivamente le staffe a Camila, che si alzò e percorse a grandi falcate il tratto di aula che la divideva dall'altra, per poi puntarle il dito contro e dirle: "Ovvio che dico a te. Chi diamine ti credi di essere?"

Da quella vicinanza, Camila si accorse di quanto l'altra ragazza fosse più alta di lei, ma cercò di sembrare arrabbiata e decisa.

Quest'ultima, dopo averla guardata per qualche secondo, scoppiò a ridere, seguita subito a ruota da tutti gli altri ragazzi presenti in aula.

Camila, sempre più infastidita da quell'atteggiamento, le gridò contro un "Si può sapere qual è il tuo problema?!" proprio nell'istante in cui il professore faceva il suo ingresso in aula.
Vedendo la ragazza gridare contro l'altra, il dito ancora puntato in modo minaccioso, il professore intuì le cose nel modo sbagliato.

"Cabello!"

Camila si voltò di scatto, sentendosi chiamare, e quando si accorse della presenza del professore si sentì ghiacciare.

Non aveva mai preso una nota o una punizione, era sempre stata l'alunna modello e mai un professore aveva avuto il bisogno di richiamarla.

La ragazza più alta, approfittando del momento di stupore della più bassa, disse subito: "Professore! Stavo andando a sedermi al mio banco quando questa.. - si fermò, facendo una faccia schifata- ..ragazza ha iniziato a gridarmi contro! E' pazza!"

Il resto della classe rise, scambiandosi sguardi complici, e facendo aumentare sempre di più il desiderio di Camila di sprofondare, o magari di tirare un pugno a quella ragazza.

Sentendosi chiamata in causa, subito si scosse dallo stato di sorpresa e iniziò a difendersi.

"Professore, non può crederle! Ha buttato già i miei libri e.."

"BASTA COSI'!" Esclamò il professore, non disposto ad ascoltare quelle lamentele di prima mattina.

"Cabello, visto che è la prima volta che trasgredisci le regole, te la caverai con una punizione che non verrà segnata sulla sua condotta."

La più alta iniziò a ridere, divertita, ma quel sorriso svanì immediatamente quando il professore continuò: "Non la dia vinta così in fretta, signorina..." la guardò con aria interrogativa, e quando quella borbottò un "Jauregui" controvoglia, riprese- "..Jauregui, farà compagnia a Camila in punizione, magari imparerete a risolvere i vostri.. problemi. E lei, -indicò la ragazza più alta - farebbe meglio a rispettare le regole d'ora in poi, in questa scuola chi trasgredisce viene punito."

Concluse così il discorso, mettendo a tacere le proteste delle due e dichiarando iniziata la lezione.

Ognuno tornò al proprio posto, la maggior parte ancora ridendo, e Camila, prima di andarsi a sedere al suo banco si passò una mano tra i capelli, tirandoli dietro la spalla, accertandosi che finissero proprio in faccia alla ragazza.

Prima di cominciare a spiegare, il professore fece l'appello, e presentò a tutti la nuova arrivata: Lauren Jauregui, nonostante non ci fosse davvero bisogno di presentazioni; non dopo la discussione con Camila.

Com'è che aveva detto di chiamarsi?

Oh, si. 

Jauregui, hai appena guadagnato il primo posto nella mia lista nera.




Questo era solo il prologo, per questo motivo è corto.
Appena ricevo qualche recensione pubblico il primo capitolo, fatemi sapere se vi piace! c:
Al prossimo capitolo, un bacio a tutti!

- Laura.
   
 
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