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Autore: AleJen    24/10/2013    1 recensioni
Jennie è appassionata della materia dei suoi studi, studi danteschi, e si trasferisce a New York per essere seguita da un professore di fama internazionale. Ma lei è timida, e decisamente riservata a causa della situazione familiare che le grava sulle spalle. La presenza di David inoltre, professore decisamente bello ma scontroso e rigido, sembra non far altro che peggiorare la sua situazione... Anche se sarà proprio David a salvarla dal suo passato.
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Violenza | Contesto: Contesto generale/vago
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Maledetta, maledettissima pioggia!
Jennie osservò le goccioline d’acqua che picchiettavano sui vetri della sala da pranzo dell’hotel, dove nel frattempo stava facendo colazione. Era soddisfatta della colazione internazionale dell’albergo, almeno il suo adorato caffè non sarebbe di certo mancato. Ma la pioggia, quella mattina, non l’avrebbe accettata per nulla al mondo.
La sera precedente, David le aveva proposto di portarla a fare un giro nei dintorni per vedere qualcosa di diverso dalla spiaggia di ogni benedetto giorno. Inoltre, le aveva anche suonato una canzone che lei non conosceva. “Si chiama Skinny Love, è dei Bon Iver. Secondo me ne vale la pena”. Jennie pensò immediatamente la stessa cosa, già dalle prime note.
<< Buongiorno. È libero, qui? >>. Jennie si risvegliò dai suoi pensieri, e alzò lo sguardo incrociando i suoi occhi stupendi. Era lui, David. Questo è decisamente un buongiorno. Ricambiò con un sorriso.
<< Ma certo, siediti pure >>.
David appoggiò un piatto e una ciotola al posto vuoto di fronte a lei, e li scrutò mentre lui si stava sedendo. C’erano uova e bacon, più la ciotola con latte e cereali.
<< Mangi uova e bacon per colazione? >>, osservò lei abbastanza sorpresa. Lui annuì.
<< Certo. Hai qualcosa contro la colazione inglese? >>.
<< No, ma da tradizione mi aspettavo che un italiano facesse colazione con un cappuccino e croissant >>. Silenzio di tomba, ci mancavano solo i grilli che cantano. David la osservò perplesso, poi scoppiò a ridere.
<< Ma Jennie, io sono inglese >>. A tale rivelazione, il viso di Jennie diventò di ogni colore possibile. Evviva! E una figura di Scheisse l’ho fatta anche con lui!, e decise che dopo quella poteva benissimo prendere una pala e andare a seppellirsi tre metri sotto la sabbia.
<< Oddio, scusami… Ti giuro, ero convinta che fossi italiano, davvero >>, balbettò in qualche modo, evitando assolutamente di guardarlo in faccia. Ma David le sorrise.
<< Ma va, non preoccuparti! Effettivamente è meglio così, almeno significa che so parlare dignitosamente l’italiano. Altrimenti il supervisore della tesi che volevo scegliere mi avrebbe sicuramente mandato a quel paese >>. Jennie si riprese dopo un attimo di assenza d’aria, rendendosi conto che la sua pessima figura a quanto pare non era stata così grave. E dentro di sé tirò un sospiro di sollievo.
 
Il vento che si era sollevato in quella zona scompigliava i capelli di Jennie, ma almeno aveva smesso di piovere. Lei sedeva sugli scogli, vicino a una chiesetta caratteristica su un lembo di terra e con il mare alle spalle. Osservava l’acqua grigia come i nuvoloni cupi che coprivano il cielo.
<< Eccomi qui >>, disse David mentre la raggiungeva e si sedeva accanto a lei. Notò che i suoi occhi azzurrissimi riuscivano a essere luminosi anche in una giornata grigia come quella. <>.
<< Oh sì, molto. C’è una vista stupenda, peccato solo per il tempo >>.
<< Possiamo sempre tornarci in una giornata migliore. Tu per quanto resti qui? >>.
<< Ancora quattro giorni, poi torno a casa >>.
A David non sfuggì il repentino cambiamento sul viso di Jennie, davanti alla parola “casa”. Si era incupita all’improvviso.
<< Non vuoi tornare? >>, le domandò guardandola negli occhi con aria preoccupata. Lei scosse la testa.
<< Preferirei non parlarne, davvero. Sono in vacanza, ci penserò quando sarò di nuovo là >>.
<< Mmm, ok. Ma se c’è qualcosa di cui vuoi parlare o sfogarti, ti ascolto volentieri >>. Jennie si fece di nuovo pensierosa, abbassando lo sguardo sulle onde che si infrangevano sugli scogli di fronte a lei, finché un “Grazie, David” uscì dalle sue labbra.
All’improvviso, una goccia d’acqua le cadde sul naso. Due. Tre. Cinque.
<< Uffa, piove di nuovo >> sbottò David. << Vieni, andiamo al riparo >>. Lui si alzò e scese dallo scoglio alla strada e le tese la mano. Jennie la afferrò e lui la aiutò a scendere, per poi tenerle la mano e farsi seguire fino alla chiesetta, sotto al portico antistante l’entrata bloccata, in quanto era il riparo più vicino. Poco dopo, la pioggia si fece decisamente più intensa e un lampo squarciò il cielo cupo, seguito da un tuono potente. Jennie, appoggiata al muro, si strinse nelle spalle e abbassò lo sguardo sul pavimento di pietra. Aveva paura dei temporali fin da quando era piccola, e non le era mai passata del tutto… soprattutto sapendo che era all’aperto ed era vulnerabile. Ma almeno questa volta non era da sola.
<< Ehi >>, le sussurrò David scostandole una ciocca di capelli biondi dal viso. << Va tutto bene? >>. Lei annuì e sollevò lo sguardo. David stava davanti a lei, la osservava e le sorrideva con i suoi occhi bellissimi. Ed era talmente vicino da riuscire a sentirlo, a percepirlo come se fosse a contatto con lei. In realtà, quel contatto non si fece aspettare tanto a lungo. Lui portò una mano sul suo viso, le accarezzò la guancia e si spostò sul mento, sollevandole il viso e avvicinandosi ancora di più. Jennie chiuse gli occhi e attese. Finché non sentì le sue labbra poggiarsi sulle proprie, facendole correre un brivido giù per la schiena e strappandole un piccolo gemito. Lei gli portò le braccia al collo e David la strinse a sé, facendo dimenticare a Jennie la sua paura per i temporali.
 
La sera aveva già smesso di piovere da ore, e nel pomeriggio era pure uscito il sole e aveva asciugato tutto. Il cielo era pieno di stelle scintillanti, lontane ma luminose, e Jennie era lì ad ammirarle a naso all’insù. David, alle sue spalla, invece, spesso ammirava lei. Erano seduti su una coperta distesa sulla sabbia, e lui stringeva Jennie tra le braccia.
<< Sono felice di averti conosciuta >>, le sussurrò in un orecchio e appoggiò il mento sulla sua spalla. Jennie portò entrambe le mani sulle sue, poggiate all’altezza della vita. << Anche quando sarai partita, continueremo a sentirci vero? >>.
<< Certo. Non voglio perderti >>.
  
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