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Autore: Defiance    24/10/2013    1 recensioni
Seguito della mia fan fiction, 'Halfblood'.
Scoppiarono tutti a ridere, ma Hermione si fece subito seria e disse piano:
“Magari invece, immagino solo di dover colpire a morte la vecchia me, anche se ormai non esiste più. Credo di essere invidiosa, lei almeno sapeva chi fosse” chiuse gli occhi e sospirò. (Dal prologo).
Un nuovo mestiere per i protagonisti della precedente storia, il loro incontro con un altro mondo e una nuova battaglia che incombe su di loro e sul mondo umano. Si troveranno ad affrontare cose che non avevano mai visto in precedenza e si interrogheranno su quante cose ancora ignorano della Terra.
Faranno nuove conoscenze, avranno delle rivelazioni, segreti e bugie verranno svelati e apprenderanno un nuovo tipo di 'magia'. Correranno rischi e pericoli, ma alla fine, la vita di alcuni dei protagonisti cambierà per sempre.
Halfblood 2 - Città dei Demoni
Genere: Avventura, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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Capitolo 17
 
 
 
 
“Abbiamo setacciato tutta la proprietà e le zone limitrofe. Si è volatilizzato!” ruggì Isabelle, gettando le armi nell’armadio.
“Cosa ti aspettavi?” replicò Hermione, rassegnata.
“Se già i demoni sono molto furbi, figurati uno che è per metà anche Cacciatore quanto può esserlo!” s’intromise Clarisse.
“Sebastian non è un Nephilim, chiaro?!” puntualizzò la Shadowhunter, lanciando un’occhiataccia omicida alla semidea.
“Lui è solo un mostro. Un orribile abominio!”
Hermione deglutì. Anche lei e Jace, da qualche parte remota del loro sangue, avevano tracce demoniache, dato che discendevano da Tessa.
“Pss!” si voltò, scrutando la stanza interrogativa, in cerca della persona che aveva emesso quel suono per attirare la sua attenzione; ci mise un po’ prima di individuarla.
“Ehm, ragazze.. scusatemi, torno subito. Mi sono appena ricordata di dover fare una cosa” si congedò inventando una scusa.
 
“Che succede? Perché tutta questa circospezione?” chiese Hermione al ragazzo.
“Ho una teoria. Ma ho bisogno di parlarne prima con qualcuno con una mente eccezionale, e questo dovrebbe chiarire il perché io abbia scelto te” spiegò lui.
“Sentiamo” lo incalzò lei.
“Qual è il posto dove Sebastian non si aspetterebbe di essere mai trovato?” 
“Draco, maledizione, se lo sapessi ora non sarei qui!” sbottò irritata Hermione.
Motivo del suo fastidio? Probabilmente il fatto che qualcun altro fosse stato in grado di elaborare una teoria abbastanza plausibile e lei no.
“Vedila in questo modo: stai cercando di far fuori tutti i maghi e le streghe del mondo. Ti serve un posto che loro non scoverebbero mai, per nasconderti. Dove andresti?” raggirò il problema il biondino.
La ragazza inarcò un sopracciglio; decisamente, si stava spazientendo.
Adesso, dove andresti?” la incoraggiò lui.
Il viso di Hermione si illuminò.
Era ovvio, come aveva fatto a non pensarci prima?
“Un posto in cui nessun Nephilim penserebbe che lui possa essere… un posto non legato al suo mondo!” esclamò soddisfatta.
Draco annuì.
“Ma ce ne sono a migliaia!” obiettò lei.
“Pensaci. Un posto che tutti evitano da un secolo..”
“So a cosa stai pensando e no. No, è assolutamente improbabile” disse la ragazza, ma la voce le tremava: lo era sul serio?
Troppe cose improbabili nella sua vita si erano rivelate poi reali.
Improbabile, ma non impossibile” la corresse Malfoy.
“E come saprebbe della sua esistenza, genio del male?” lo schernì Hermione, alzando le mani per aria.
“Io.. io” balbettò lui, arrossendo lievemente.
“Oh, io non lo so, ‘Mione sei tu quella che sa sempre tutto!” sbuffò alla fine,
“Ma ho una strana sensazione. Tentar non nuoce ed è sempre meglio che starsene qui con le mani in mano! Diventiamo tutti più irritabili, quando non sappiamo che pesci prendere, lo sai!”
“Bene. Se vuoi perlustrare la Stamberga Strillante, fallo pure, ma cercati qualcun altro con cui farlo! Ho già avuto un buco nell’acqua, oggi” concesse Hermione, rientrando nell’Istituto, esausta.
 
Hermione risalì le scale, diretta alla sua camera da letto.
Aprì la porta e accese la luce; sobbalzò. C’era qualcuno, lì.
Jace!” esclamò in un misto di sollievo e collera per lo spavento che il fratello le aveva procurato.
Sul viso del ragazzo, invece, spuntò un sorriso.
“Dovresti vedere la tua faccia” la beffeggiò, scoppiando a ridere.
“Non è stato divertente” rispose lei, mollandogli un pugno sul braccio.
“Ahi! Questo si che fa male!” continuò a prenderla in giro lui, portandosi la mano sul punto in cui lo aveva colpito e imitando una smorfia di dolore.
“Non mi provocare, Jace Herondale, o te ne faccio pentire” lo minacciò la ragazza, cercando di usare la voce più intimidatoria che le poteva uscire dalla bocca.
“Uh. Uh!”  
Hermione sospirò, rassegnata.
Non c’era niente da fare con Jace, ormai lo aveva capito: se era in vena di sfottere, o lo si prendeva a pugni (e questo comportava per il suo avversario una brutta e dolorosa fine) o si cercava di tenergli testa e di lasciarlo fare. E non le andava di lottare con suo fratello.
“Cosa vuoi?” gli domandò, in maniera poco gentile.
“Stavo andando a letto”
“Con Percy?” chiese lui, diventando subito serio e arrossendo lievemente.
Perché si stava addentrando in questa conversazione?
“Non sono affari tuoi!” sbottò Hermione, adirata.
“E sei pregato, la prossima volta, di non entrare in quel modo in camera! Sai, la buona educazione prevede che si bussi, prima” lo ammonì poi.
“Non sono mai stato molto educato” rispose sfacciatamente Jace.
Erano già arrivati alla prima litigata tra fratelli? Bene. Lei non aveva intenzione di dargliela vinta.
“E per la cronaca, se la camera è quella del ragazzo di mia sorella, e so esserci anche lei lì dentro, ci entro quando mi pare e piace” aggiunse, incrociando le braccia.
No che non lo fai!” ruggì la ragazza, livida in volto.
“Sei mio fratello da quanto? Un mese? Giorno più, giorno meno? Cosa ti dà il diritto di pensare di poterti comportare come se lo fossi da sempre? Cosa ti fa credere che tu possa essere geloso o iperprotettivo o qualsiasi altra cosa? Io non ti ho mica fatto storie, per Clary! E non venirmi a dire che tu sei il ragazzo, per favore, perché ci metto un secondo a schiantarti fuori dalla stanza!”
Il volto di Jace si rabbuiò, non solo perché non si aspettava una tale reazione da parte della sorella, ma anche perché il pensiero di Clary lo faceva ancora stare male.
Fece per andarsene, ma Hermione, resasi conto di averlo ferito, lo fermò, afferrandogli il braccio.
Aveva esagerato.
“Aspetta, mi dispiace, Jace.. non..non avrei dovuto essere così dura” ammise.
“No, hai ragione. Scoprire che abbiamo un genitore in comune non fa di noi due fratelli veri e propri” replicò lui e uscì dalla stanza, sbattendosi dietro la porta.
 
“Un altro buco nell’acqua” annunciò Ron, appena tornato da Hogsmeade, seguito da Harry e Draco.
“Ormai è scontato, quel posto” replicò Neville.
“Non potete esserne così delusi!”
“Ci speravamo. Non avevamo opzioni migliori” si giustificò Harry.
Nessuno l’aveva mai visto così abbattuto.
Ginny corse ad abbracciare Draco e lo baciò più appassionatamente di quanto avrebbe dovuto fare davanti al fratello, che, emettendo un verso di disgusto, lasciò la stanza imprecando.
 
“Jace?!” chiamò Hermione, sbattendo forte i pugni sulla porta della camera del fratello.
“Lo so che sei. Devo parlarti. È importante” cercò di attirare la sua attenzione, ma niente.
Sebbene avesse provato mille volte a trasformarsi in Sebastian, non c’era mai riuscita, ma alla fine era giunta a una conclusione: c’era solo un posto dove qualcuno che aveva intenzione di evocare tutti i demoni possibili e inimmaginabili, poteva trovarsi, e lei lo sapeva… ne era sicura.. ma voleva il parere del fratello, che però la evitava spudoratamente da settimane, dopo quella conversazione.
“Oh, Va’ al Tartaro!” sbottò infine, in una perfetta imitazione di Annabeth quando si arrabbiava.
Aveva passato così tanto tempo con i semidei, che ormai il loro gergo le era entrato dentro come se le fosse sempre appartenuto; e la stessa cosa valeva per loro.
Ogni tanto, sentiva Leo dire ‘miseriaccia’ o Chris invocare la tanto famosa barba di Merlino, e tutte le volte non riusciva a fare a meno di sorridere.. la trovava un tantino comica, la situazione.
Tornò in camera sua, facendo il meno rumore possibile, visto che era notte fonda e probabilmente tutti stavano già dormendo.
Era il ventinove ottobre, non avevano più tempo e lei doveva fare qualcosa.
Aprì l’armadio e afferrò una tenuta da Cacciatrice.
Per la prima volta in vita sua, si tracciò delle rune sul corpo.
Tre iratze, per sicurezza; una runa della forza, una del silenzio e quella della vista notturna: Isabelle era stata così gentile da prestarle il proprio stilo, qualche giorno prima.
Afferrò un foglietto e vi scrisse sopra un messaggio che prima di uscire avrebbe rifilato sotto la porta di Harry.
Si guardò allo specchio: la tuta le copriva ogni parte del corpo, eccetto una lieve scollatura davanti.
Afferrò dei pugnali e una lama angelica, che inserì nella cintura e si avvolse la frusta attorno al braccio, com’era solita fare.
Legò i capelli in una lunga e folta coda e aprì la finestra.
Saltò giù.
 
I sentieri lungo i quali si stava addentrando erano lunghi, bui e oscuri: il classico luogo adatto ai film Horror, pensò.
Rumori inquietanti scuotevano l’aria e le facevano accapponare la pelle.. cosa le era saltato in mente?
Andare lì da sola, solo per fare un dispetto a Jace; avrebbe potuto almeno portare Percy, con sé. Si sarebbe sentita più sicura…
No. Lei era Hermione Granger, era sempre stata all’altezza di ogni situazione ed era una Grifondoro, lo sarebbe sempre stata.
Niente paura. Il coraggio prima di tutto.
Lei poteva farcela anche da sola.
Imboccò una via desolata e raggiunse il luogo che stava cercando.
Era una scuola, un liceo, di una piccola cittadina con pochi abitanti.
Sapeva che Sebastian era lì. Lo sentiva. Doveva solo scoprire dove.
Aggirò l’edificio con circospezione, studiandone le possibili entrate sotterranee, ma non riuscì a trovare niente di utile: doveva cercare un altro accesso.
Decisa a tornarvi in un secondo momento, stava per voltarsi e tornare indietro, all’Istituto, quando una mano le bloccò il corpo e un’altra le serrò la bocca.
“Bene, bene, bene” commentò una fredda e metallica voce.
“Guarda un po’ chi c’è qui. La sorellina del mio ‘adorato’ Jace”
Hermione provò a divincolarsi, ma fu tutto inutile.
Percepì la mano dell’uomo sfiorarle il fianco e sentì la cintura cadere per terra.
“Questo lo prendo io, se non ti spiace” sussurrò con un ghigno lui, sfilandole l’anello magico dal dito.
Lo avrebbe riconosciuto ovunque.
Non avrebbe mai dimenticato quella voce arrogante e disumana.
Sebastian.
  
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