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Autore: Lelusc    25/10/2013    1 recensioni
Dalila è completamente diversa dalla sua famiglia. Tutti hanno i capelli chiari e lei è l'unica scura,tanto che se non fosse per le foto della madre incinta, crederebbe di essere stata adottata. Ma la nostra piccola amica ha un bel segreto. Lei sente nella testa una voce,già proprio così,sente una voce. Chi sarà mai? E quanti misteri nasconderà la sua famiglia? Scopritelo!
Genere: Mistero, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sono strana, sono sempre stata strana, per via dei miei capelli corvini e lisci, della mia pelle color avorio e dei miei occhi verde smeraldo, profondi e scrutatori, e molte volte scuri come gli abissi.
 
Mia madre e mio padre sono completamente diversi da me, tanto che se non fosse per l’esistenza delle mie foto da appena nata, che mi ritraggono fra le braccia di mia madre, penserei e sarei sicura di non essere la loro vera figlia, ma di essere stata adottata. Io sono l’unica scura, mentre mia madre ha i capelli color caramello e mio padre color rosso, ma così chiari da sembrare carota e non ho né sorelle né fratelli, nonostante li abbia sempre voluti.

Ogni volta che chiedevo loro perché non volevano crearmi compagnia, cambiavano discorso, oppure m’ignoravano. Il che, in effetti, è strano, anche perché mia madre mi ha partorito a ventuno anni, quindi è giovane, anche se lavora molto e quindi sta poco a casa.

La pausa è appena finita e m’incammino lungo il corridoio esterno che dal giardino porta all’interno della scuola, diretta in aula, con i libri stretti al petto e aria sognate, quando inizia a piovere. Poche gocce, alzo gli occhi al cielo sorpresa, un attimo prima era perfetto,terso con un caldo e luminoso sole ,ed ora,in due secondi, è diventato plumbeo e  minaccioso.
Velocizzo e allungo il passo verso la porta.

 “Tu sei Dalila, vero?”

Mi fermo, alzo lo sguardo che ho rivolto a terra e mi trovo davanti, fermo in mezzo a due vasi di piante grasse, un ragazzo. Non so chi sia, perché è riparato da un ombrello che gli copre il volto.

“sì, chi sei?”
Attenta”
Mi dice all’improvviso la voce dentro di me.

Già, questa voce c’e l’ho dalla nascita e visto che non è normale, non l’ho mai detto a nessuno, ma molte volte mi parla e mi da consigli, tanto da essere fastidiosa e petulante,ma questa volta ha ragione,è un ragazzo che non ho mai visto a scuola,oltre al fatto che ormai sono tutti a lezione.
“Chi sei?” ripeto e lo guardo attendendo la sua risposta, ormai grazie alla mia strana e innaturale voce interiore ho anche un po’ di timore. La pioggia ormai è forte e fitta, sento il suo scrosciare, ma oltre al suo rumore non si sente nient’altro.

Il ragazzo alza un po’ l’ombrello e vedo i suoi occhi prima coperti.


Mi sembra un ragazzo normale. Il suo sguardo è serio e anche un po’ crucciato e freddo, ora che ci penso anche il suo tono è gelido.
Guardo fissa nei suo occhi profondi di un caldo nocciola,che sicuramente nei momenti di colera possono sembrare neri come la notte e inquietanti.

Rimango ammutolita a sprofondare in quelle grandi pozze scure dal taglio felino circondate da lunghe ciglia nere.
Nonostante il suo viso è gelido e dai lineamenti duri e tesi, è molto bello, ma ripeto, non l’ho mai visto.

Finalmente si degna di rispondermi.

“Ti aspetto davanti a scuola alla fine delle lezioni, ti devo parlare”dice in tono duro per poi darmi le spalle e incamminarsi lungo il cortile.

Lo guardo andare via confusa, ma subito mi ricordo della lezione che è già iniziata, sono nei guai! Mi dico affrettandomi verso la classe.
Durante le tre lezioni rimanenti, non faccio altro che guardare la pioggia fuori dalla finestra e pensare a quello strano ragazzo.

Non ci pensare, segui la lezione” Mi dice la mia vocina interiore, ma non gli do retta e in tutte le ore ascolto poco e niente, non sono attenta neanche durante il cambio dei professori, tanto che quando vedo una professore diverso, mi chiedo “ma quando è venuto?”

Durante l’ultima ora, la pioggia comincia a diminuire fino a che cade solo qualche goccia e l’aria si rinfrescata, come ho notato, visto che il mio banco è accanto alla finestra e mi sono congelata.

All’uscita non so che fare e mi fermo accanto alla porta dell’aula, mentre tutti i miei compagni escono.
(che faccio, incontro quel ragazzo e sento che ha da dirmi?”Mi chiedo (e se poi si dichiara?No, impossibile, visto il suo viso serio non penso voglia dichiarasi)

“Lo penso anch’io, chi è il pazzo che s’innamorerebbe di te”.

Rimango un attimo immobile, ma questa dannata vocina non può stare un attimo zitta?
Allora che faccio ci vado o no?   Mi chiedo. Sono indecisa

“No, è pericoloso!”
Ma sì, che problema c’è, dico ignorando la mia vocina mentale che a volte sa essere molto impudente e fastidiosa.
No! Non devi andare, fermati! Ti ho detto di fermarti! Uffa, fa come ti pare, testarda”dice zittendosi.

“ah, finalmente!”Dico uscendo da scuola.
“ cosa?”Mi chiede qualcuno.
Mi volto e appoggiato al muro, con le braccia incrociate al petto, c’è il ragazzo misterioso di prima.

“no, niente”dico
“bene, allora andiamo”dice precedendomi.
“dove mi vuoi portare? Non ti conosco nemmeno” dico mentre lo seguo.

 All’improvviso si ferma e riesco a non finirgli addosso per miracolo.
“Piacere, Vincent”dice voltandosi verso di me e porgendomi la mano.
Avvicino la mia titubante, ma poi gliela afferro e la stingo.
“Piacere, Dalila”
“bene, ora andiamo”

Sì, certo, perché ora lo conosci”dice con ironia la mia vocetta che si è rifatta viva.
“sss, vai via” dico
“che?”
“no, niente”dico seguendolo.
Se non erro questa strada porta a dei palazzi, ma non ci sono negozi o cose simili, a meno che, non voglia andare alla fermata autobus”

Ed è proprio lì che si ferma. Mi fermo anch’io con il respiro alterato, non che abbia corso, ma non si era fermato nemmeno un secondo e non aveva neppure diminuito la camminata spedita e veloce, neanche si era fermato per vedere se gli ero ancora dietro.

Aspettiamo l’autobus senza proferire parola, anche se io ho molte domande da porgli. Il problema è il suo modo di fare, è lì appoggiato ad un lampione,serio e silenzioso,in qualche modo imponente,anche se non lo è di corporatura e m’intimorisce molto.

Mi appoggio ad una macchina parcheggiata e controllo i biglietti dell’autobus,non sia mai che mi prendo una multa,poi chi sente mamma! Faccio appena in tempo a controllare che l’autobus arriva e si ferma proprio davanti a noi.
  
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