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Autore: deniefn    25/10/2013    1 recensioni
[Song Fic]
[Song Fic]" - Chi sono io? Nessuno.
Sono solo una povera vittima del suo amore, il narratore della storia, colui che vuole ricordarla e farla ricordare alla gente scrivendo di lei su fogli di carta"
Genere: Generale, Sentimentale, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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jjjjjjjj Un giorno passai per il fruttivendolo e notai una gran folla. Curioso mi avvicinai: Peppino il fruttivendolo era intento a raccontare un avvenimento che interessava parecchi di loro.
<< ...Poi l'ho portata sul terrazzo di casa mia. E si è spogliata tutta quanta. Non potete immaginare! Due menne così.. >> mentre parlava, gesticolava rendendo ancora di più l'idea.                                                                                  
<< Ha un bel culo?! >> chiedeva un ragazzo.                                                        
<< Figliuolo, e che te lo dico a fare! >>                                                                     
<< Un buon profumo? >> domandava un altro nella folla.                                             
<< Del fiore più profumato! >> esclamò il fruttivendolo baciandosi le dita della mano.                                                                                                                Avvicinandomi a qualcuno, impaurito dalla mia intuizione, chiesi conferma su chi fosse il soggetto della storia.                                                                         
<< Bocca di Rosa >>                                                                                                            
Essendo la prima volta che ascoltavo questo soprannome, inizialmente non capii. Però ripensandoci.. prima dell'arrivo di "colei", non avevo mai sentito questo nomignolo. Oltre lei, nuove persone non erano arrivate.. quindi era lei.       
Il tono del fruttivendolo mi fece uscire fuori dal mio ragionamento: <>                                                                                                     
<< Non credi siano fatti personali? >> la mia voce uscì senza preavvisarmi.  Si girarono tutti a guardarmi, sparavo fulmini da tutti i pori.                            
<< Come hai detto scusa? >>                                                                                      
<< Ho detto "Non credi siano fatti personali tra te e lei?" >>                                   
 << Perché non dovrei raccontare una notte così bella? >> scoppiò in una risata rumorosa, seguita da quella di tutti gli altri.                                              
Mi iniziarono a prudere le mani, il mio respiro si fece sempre più pesante. Come si permettevano?! Lei non lo meritava!                                                     
Peppino il fruttivendolo, notando la mia espressione, cercò di rassicurarmi: << E' solo una puttana >>.. non ci riuscì, anzi peggiorò la situazione.                  
Guidato dalla rabbia, feci uno scatto e lo colpì sul naso, così forte che mi facevano male le nocche. Lui sbatté contro il muro e cominciò a sanguinare. Ero davanti a lui, lo guardavo soffrire. Lo volevo colpire ancora e ancora, quasi fino ad ammazzarlo.                                                                                          
Ma perché lei aveva scelto lui? Perché si contornava di persone tanto sgradevoli? Perché si comportava così?                                                                  
Con le mani che ancora mi prudevano, diedi un ultimo sguardo al fruttivendolo, poi alla folla che era rimasta in silenzio, e infine mi allontanai.    
<< Scappa, scappa >> ripeteva Peppino con la bocca coperta dalla mano e dal sangue. Non tornai solo perché non mi volevo mettere nei casini per colpa di un omicidio.
Una cosa era certa: dovevo cambiare fruttivendolo.                                                   
La cosa meno chiara era la mia reazione: ogni volta che si trattava di lei, io non ci vedevo più. "Povero me! Il demonio m'insegue" pensavo.                      
Una parte di me non voleva vederla più, non sopportava più di essere sotto incantesimo, di essere vittima e servitrice di un qualcosa a lei sconosciuta. Ma.. la parte più grande di me.. soffriva. Soffriva per la sua lontananza, per non riuscire a proteggerla abbastanza, per non averla tra le mie braccia.            
Basta, avevo solo bisogno di rilassarmi un pò.                                                              
Nel posto magico del bosconon riuscivo più ad andare: mi ricordava troppo una colomba chiusa in gabbia. La mia colomba chiusa in gabbia.                       
Magari la costringevano, non so..                                                                                    
Decisi di passare per la spiaggia. Vi rimasi fino a sera.                                                  
Il venticello, dal sapore del mare, di metà Settembre mi riempiva i polmoni. Il rumore delle onde, suonava come un carillon nelle mie orecchie, mi rilassava e mi tranquillizzava.                                                                                         
Incontrai anche Fred il "pescatore", a cui parlai dei miei sentimenti. La sua conclusione fu: " Le donne, caro mio, sono come il mare aperto: imprevedibili e sconosciute".                                                                                         
Non che questa frase mi abbia molto rassicurato, ma comunque fui attratto dal paragone.                                                                                                                       
La mia infantile paura del buio mi convinse ad avviarmi verso casa.                 
Ma allungai la strada.. perché, senza nemmeno accorgermene, imboccai la stradina che passava davanti alla locanda dove alloggiava Bocca di Rosa.        
Con poche aspettative, allungai lo sguardo verso quelle finestre.
Mai vidi stella più bella.
Era lì, ignara della luce che emanava, intenta a sprimacciare dei tappeti. Alzò lo sguardo, mi vide. D'altronde era facile notarmi, ero l'unica figura nel paesaggio che non assomigliava ad un albero.                                                               
E penso che anche nel buio si notava il rossore del mio viso. Il suo volto era illuminato dalla luce fioca di una lampadina fuori alla finestra.                               
Ero paralizzato: il suo sguardo era come un ipnosi.                                                 
Mi fece l'occhiolino, sorrise e chiuse la finestra.                                                                      
Mi ci vollero almeno 5 minuti per riprendermi. Camminavo come un ubriaco, sorridevo come un ebete e canticchiavo come un bambino.             
Non esisteva buona notte migliore in quel momento.                                                     
Sapevo che non aveva visto il mio volto quindi probabilmente lo fece solo per educazione, ma io cercavo di scacciare questo pensiero. Ero veramente in paradiso, volevo godermi questa sensazione prima che scomparisse e tornasse il mio desiderio tormentoso.                                                                        
Fortunatamente quella notte mi addormentai subito.
La mattina dopo mi svegliai positivo e, fischiettando, raggiunsi la mia postazione di lavoro.                                                                                                           
Avendo la testa tra le nuvole, feci un paio di pasticci con l'aratro e dimenticai di annaffiare delle piante. Ma non importava, a meno che Fausto il contadino non se ne accorgeva.                                                                                  
Verso l'ora di pranzo, mi diressi verso il salumiere per decidere del mio pasto. Nello sguardo del salumiere però c'era qualcosa di strano, come sovrapensiero, sempre incantato a guardare da qualche parte.                              
<< Tutto bene? >> chiesi d'istinto.                                                                                    
<< Si.. >>  accortosi del mio interesse nei suoi confronti, mi studiò.                        
<< Sembri una persona fidata >>                                                                                
 << Ehm.. si, più o meno >> si avvicinò di colpo.                                                            
<< Devo parlarne con qualcuno sennò impazzisco! >>                                                    
Si.. il salumiere, si sapeva, era un tipo abbastanza solo. Per colpa di un torto commesso in passato, ora nessuno lo degnava di un sguardo.                  
Ma visto che a me questo torto non mi toccò in passato e in più non sarei mai stato così crudele da non parlargli, lo ascoltai.                                                        
<< Dimmi tutto >> Il salumiere spalancò gli occhi.                                                           
<< Io non ce la faccio più a tenermelo dentro. Lo devo dire a qualcuno. Tu lo sai che non ho amici.. >> Parlava senza respirare, con aria tormentata e sfinita. Provai compassione.                                                                                             
<< Calmati, siediti.. dimmi tutto >> fui trascinato dal suo stato d'animo.                 
<< Tu non puoi capire, lei mi fa impazzire! E' bastata una notte.. >> Lei.. mica era "lei"?                                                                                                                  
<< Una notte dove.. oh, tutto è cambiato. Ora sono felice, ora vado a lavoro con piacere.. >> Il dubbio era troppo forte.                                                               
<< Ma lei chi? >>                                                                                                                            
<< Mmh.. la chiamano Bocca di Rosa qui >>                                                                    
Ecco, era lei. Un altro fortunato che aveva ricevuto le sue attenzioni. Ma non capivo.. non capivo perché.                                                                                     
Perché faceva così? Che bisogno aveva?                                                                    
La odiavo, ora provavo solo odio per lei. Odiavo la sua mancata serietà, la sua nominata e la sua serenità. Odiavo tutti quelli che l'avevano toccata e che con i loro desideri mondani l'avevano allontanata dal cielo. E poi odiavo me. Me, che non riuscivo a non rimanerci male, a non importarmene, a non pensarla. Odiavo la mia debolezza. E.. me ne dovevo andare.                                
Intanto lui studiava la mia espressione.. afflitta e delusa.                                                   
<< Senti mi dispiace, io non posso farci niente >> conclusi con tono duro.             
<< Ma come.. non vuoi aiutarmi? >>                                                                          
<< Non posso aiutare te, se non riesco ad aiutare prima me >> Il salumiere non capiva. Accennai un sorriso forzato ma i miei occhi erano umidi. Uscii.
Mi accorsi che era nuvoloso. Forse il mio stato d'animo portò ad accorgermi della cupezza di quella giornata. Eppure qualche minuto prima non me ne accorsi nemmeno, mi sembrava di aver visto il sole a dir la verità.. o forse ero ciecato dalla mia felicità.                                                             
La odiavo. Odiavo il suo modo di padroneggiarmi. Ormai era un mesetto che mi sentivo come un burattino. Ero il suo burattino, il burattino che non aveva mai conosciuto. Non sopportavo più questa situazione.                                   
Avevo voglia di sfogarmi, era da troppo che mi tenevo tutto dentro. Quindi feci un salto dalla mia migliore amica.
Il suo nome era Immacolata ma io ero uno dei pochi che si permetteva di chiamarla Imma. Aveva i capelli corti, rossi e ricci. Gli occhi verde acqua con guancie macchiate da piccole lentiggini. Aveva origini americane: il padre fu un soldato della Seconda Guerra Mondiale e, incontrando la madre, nacque l'amore e solo dopo pochi mesi aspettavano Immacolata.                                    
La conobbi a scuola e, anche se io abbandonai gli studi abbastanza presto, la nostra amicizia non era mai cessata. Era una delle poche persone che avevo veramente piacere di vedere, essendo un tipo solitario come già accennato.                                                                                                                               
Abitava in una casetta vicino al bosco. Da piccolo andavo sempre a giocare da lei; c'inventavamo tante avventure che nemmeno i più valorosi avrebbero affrontato. Ovviamente crescendo quei momenti magici non c'erano più, ma comunque la nostra "amicizia" era troppo forte.                  
Specie di amicizia, in realtà.. lei mi amava.                                                              
In più di un occasione mi aprì il suo cuore.. ma era più forte di me. Oltre a sentimenti quasi fraterni non riuscivo a provare.                                                                     
State pensando che sono crudele eh? Ora andrò da lei e con tutto che so i suoi sentimenti, le parlerò comunque di.. Bocca di Rosa. Invece dovete sapere che fu proprio lei a dirmi di raggiungerla quando avevo bisogno di aiuto e sottolineò anche qualsiasi aiuto. Era pur sempre la mia migliore amica. Ad essere sincero.. mi sentivo un pò imbarazzato a parlare di queste cose con lei.. ma veramente ne avevo bisogno.
Imma era intenta a lavorare a maglia sul prato. Le nuvole non se n'erano andate e il vento si era alzato. Ma lei, non curante, continuava il suo lavoro. Aveva un vestito grigiastro e azzurrino, i piedi nudi. Alla mia vista divenne tutta rossa, infatti sembrò mimetizzarsi con i capelli, e mi accolse con un ampio sorriso. Posò l'uncinetto e venne verso di me.                                                   
<< Ciao.. non mi aspettavo la tua visita >> ammise portandosi i riccioli dietro alle orecchie.                                                                                                                
<< Lo so mi dispiace se hai da fare tolgo.. >>                                                             
<< Ma non dire sciocchezze, vieni accomodati >> mi aprì il recinto che circondava la casa. Ci posammo sull'erba.                                                                        
Per il mio imbarazzo, non riuscivo a guardarla negli occhi: sono un tipo introverso, odio raccontare i fatti miei e i miei stati d'animo... ma in quel momento mi resi conto che ne avevo davvero bisogno.                                                
Lei studiava il mio volto e sopratutto cercava i miei occhi che ormai erano un libro aperto per lei.                                                                                                    
<< Cosa ti tormenta? >> mi chiese curiosa.                                                                
<< Il demonio. >> Spalancò gli occhi e portò le mani sulla bocca. Mi venne da ridere.                                                                                                                                   << Ma non il demonio.. ahahah >> Fece un sospiro di sollievo poggiando la mano destra sul petto.                                                                                                       
<< Diciamo lo è per me.. ma non in senso negativo, in senso positivo.. ceh non proprio positivo.. >> cominciai a balbettare tra me e me.                                
<< Sembra una cosa seria >> affermò lei con la faccia stranita. Bisogna dire che nella mi vita io abbia resistito bene al fascino delle ragazze quindi Imma non era abituata a questo mio comportamento.                                                           
<< Eh già.. >>  non staccai lo sguardo dalle mie dita.                                                    
<< ..Si tratta di una ragazza per caso? >> Molto lentamente annuii.                                        
Ci furono 30 secondi di silenzio, ero curioso di vedere la sua espressione ma non ebbi la forza di alzare lo sguardo.                                                                    
Fu lei a spezzare il silenzio: << E chi sarebbe? >>                                                                       
<< La chiamano..mmh.. Bocca di Rosa >>                                                                                       
Di botto, si sollevò da terra. Quando la guardai, quasi mi spaventai: era così arrabbiata da contrarre la mascella. Non l'avevo mai vista così furiosa.                      
<< Quella sgualdrinella?!? >> La sua frase fu un pò come un colpo allo stomaco.                                                                                                                                        << Non chiamarla così >>                                                                                                          
<< Fammi indovinare.. ha portato a letto anche te?!? >> Non ebbi nemmeno il tempo di rispondere.                                                                                                  
<< Lo sapevo! Sei come tutti gli altri ragazzi: ragioni solo con quello! Sono così delusa da.. >> La frase fu soffocata dalle sue lacrime che però non vidi in quanto si rifugiò a casa.
  
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