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Autore: cold_fire    25/10/2013    4 recensioni
dal capitolo 9:
Ero sempre stata una ragazza forte, non avevo mai pianto dopo la morte di mia madre, ma quella era stata la goccia che aveva fatto traboccare il vaso. Non avevo pianto alla morte di mia madre, al coma di mio padre, al suo risveglio, al trasloco improvviso, al tumore di Cecilia, agli anni passati come vittima sotto il potere che adesso faceva di Cindy (la nuova moglie di mio padre) la capo famiglia, non avevo pianto ai maltrattamenti subiti da Matteo e nemmeno davanti al suo amore violento e non ricambiato mi ero soffermata per sprecare lacrime. Ma non Roberto, non lui… e non Elisa, non lei! Come avevano potuto… il mio ragazzo e la mia migliore amica... adesso avevo solo la danza.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Capitolo 11
Grazie…


la seule raison pour laquelle je crois toujours en quelque chose
c'est la mème raison pour laquelle je crois toujours en toi.


traduzione: la sola ragione per la quale credo tutti i giorni in qualcosa,
è la stessa ragione per la quale credo tutti i giorni in te

(poesia scritta da me, spero vi piaccia - SuperSavo)
 


“ok, ragazzi, per oggi può bastare, siete stati davvero molto bravi. Andate pure a cambiarvi” disse Cecilia alla fine della lezione. Era davvero molto brava. Aveva davvero molto talento, non potevo credere che aveva rinunciato al la carriera per fare l’insegnante di danza. Eppure se non avesse scelto una strada diversa, non l’avrei più rincontrata. Era passato un mese da quando aveva iniziato a insegnare, era il tredici ottobre, e le foglie degli alberi erano di tutti i colori, fuorché verdi.


Dopo aver salutato Cecilia mi diressi negli spogliatoi con questi pensieri in testa. Finii di cambiarmi e quando alzai lo sguardo notai che Ines non c’era. Certo, che stupida! Ines non era venuta a danza, aveva deciso di fare un corso di inglese, in modo da essere più preparata a scuola. Io non la capivo, iniziava un corso di inglese un anno in anticipo, rispetto a quando avremo dovuto fare il first 
(spazio autrice: per chi non lo sapesse, il first è un esame di inglese che si fa al quarto anno di superiore, può essere d’aiuto nella ricerca di un lavoro o di un’università. Comprende una prova sia orale che scritta e, tanto per fare un paragone, non per difficoltà ma per costruzione può essere paragonato al test di Ket che si fa in terza media). Chris invece era malato. Che bello. Oggi non uscivo, ma sarebbe toccato stare a casa a tenere d’occhio Maria intanto che Cindy usciva. Allegriaaaa!


Uscii sconfortata dallo spogliatoio e intanto che rimuginavo guardandomi i piedi andai a sbattere contro qualcuno. “oh, scusa Filippo!” dissi riconoscendo la persona a cui ero andata addosso “non fa niente. Che hai? Mi sembri pensierosa” “no, è solo che dato che Ines e Chris non ci sono oggi non posso uscire, quindi dovrò stare a casa a controllare quella peste di mia sorella” spiegai. “non devi per forza stare a casa…” disse lui “non ti seguo” dissi. Lui si mise a guardarsi le punte dei piedi imbarazzato iniziando a balbettare “bè… io, ecco, io… mi chiedevo… se ti andava di uscire con me… ma se non vuoi non ti preoccupare”.


Ero sbigottita. Era un appuntamento? Filippo era un bel ragazzo, intelligente, simpatico e aveva di sicuro un grande talento per la danza, ma… perché no? Poteva essere… intrigante era l’aggettivo giusto? Non mi sembrava del tipo Matteo, quindi poteva anche andare. “certo che mi va. Dove vuoi andare?” “sinceramente penso che abbiamo girato tutto il paese, quindi, decidi te” disse. Uhm… cordiale e gentiluomo, per essere un maschio. “io oratorio c’è sempre un sacco di gente. Che ne dici del parco? Per essere ottobre fa caldo” proposi “e che parco sia” disse lui. Non sapevo se essere felice o indifferente perché mi aveva chiesto di uscire. Un attimo… cosa? Nononono, non mi aveva chiesto di uscire! Eravamo amici, uscivamo insieme tutti i santi giorni, solo che stavolta non c’erano né Ines né Chris, e lui mi aveva fatto solo un favore. Eravamo solo amici.


Uscimmo dall’edificio e ci dirigemmo nel parco più vicino. Iniziammo a parlare del più e del meno. Fino a quando non iniziammo a parlare di cose più personali. Praticamente mi chiese di raccontargli le storie d’amore che avevo avuto. Erano due, ma gliele raccontai. Quando dissi cosa mi aveva fatto Matteo quel giorno a danza, lo vidi innervosirsi parecchio, ma mai tanto quanto per quello che mi aveva fatto Roberto. Avevamo parlato così tanto, che non sapevamo più cosa dire. Del tipo, uno di quei silenzi imbarazzanti che a volte t fanno diventare rossa come i pomodori. Ad un tratto sentii la sua mano sfiorare la mia, ma pensando che fosse stato solo un caso lasciai perdere. Ad un tratto mi accorsi che la sua mano aveva preso delicatamente la mia intanto che cercava di intrecciarle insieme. Non so cosa mi prese, ma allacciai le dita della mia mano attorno a quelle della sua. Continuammo a camminare così in silenzio, senza pensare che chi ci vedeva poteva pensare che stessimo insieme.


Volevo rompere quel silenzio a tutti i costi. “sei davvero brava a ballare” fu lui a parlare. Non sapevo cosa dire “ehm… grazie, anche tu sei bravo” dissi “mai quanto te. Cecilia non ha occhi che per te. E non penso che sia solo perché era la tua migliore amica” “ok, se insisti… sono la più brava della scuola e tu sei un’assoluta frana!” risposi facendogli la linguaccia. Adesso stavo pericolosamente camminando all’indietro per poterlo guardare in faccia. “ah sì? Sono una frana? Vediamo come te la cavi” disse e prendendomi alla sprovvista mi fece fare un giravolta. Ma non si fermò li, andò avanti. Due, tre, quattro. Mi veniva da vomitare. “ti prego basta!” urlai. Immediatamente mi fece smettere. Mi girava la testa e per non cadere mi appoggiai al suo petto. Alzai lo sguardo e notai che mi stava guardando. Forse mi piaceva, forse no. Forse lo amavo, forse no. Allacciai le braccia attorno al suo collo e sprofondai con il viso nel suo petto. Sorpreso dalla mia reazione non si mosse, ma dopo un po’lo sentii cingermi i fianchi ed appoggiare il mento sulla mia testa. Chiusi gli occhi. Mi sentivo maledettamente a mio agio...


Dopo un po’ ci staccammo e ci guardammo intensamente negli occhi.

Abbassai lo sguardo per prendergli una mano e tornare a camminare. “ti va di sederci?” chiese dopo un po’. Feci cennò di sì con il capo e ci sedemmo su una panchina li vicino. Ci sedemmo un po’ troppo vicini ma non mi dava fastidio. Mise un braccio attorno al mio collo e stettimo in silenzio a guardare un punto impreciso davanti a noi. Ad un certo punto mi accorsi che mi stava guardando e mi voltai verso di lui. I nostri visi erano a pochi centimetri di distanza. Di nuovo, stavo maledettamente bene in quella situazione. Anzi, benissimo. Anzi… io 
volevo che mi baciasse. Come se avesse letto i miei pensieri, iniziò ad avvicinarsi a me. Mi avvicinai anche io.


Chiuse gli occhi. Chiusi gli occhi. Aspettai un bacio che però non ci fu. Sentii il cuore sprofondarmi quando qualcuno pronunciò il mio nome, per poi sentirlo scomparire quando capii chi mi aveva chiamata. Riaprii gli occhi e vidi che Filippo fissava confuso due persone che avanzavano verso di noi.
E ci credo che fosse confuso.
Mi alzai in piedi per fronteggiare Matteo che veniva verso di noi con un finto sorriso in volto.


Non era solo. Al suo fianco c’era una ragazza dai capelli biondo platino e degli occhi azzurri. E dicendo azzurri, proprio azzurri, nemmeno una sfumatura più chiara o più scura. Semplicemente… azzurri. Aveva una minigonna di jeans che le copriva a stento il culo e una maglietta di lino semitrasparente a fiori. Le scarpe erano un tacco dodici rosso valentino. Aveva gli occhi coperti con chili di mascara, eyeliner e matita nera, senza contare l’ombretto viola di varie sfumature. Le labbra erano state truccate con un rossetto rosso a dir poco appariscente, simile allo smalto che aveva sulle mani. Mi faceva semplicemente schifo pensare di essere stata con un puttaniere come Matteo.


“ehilà Claire. Come va? Lui è il tuo fidanzato? Vedo che ti sei ripresa in fretta. Dopotutto il tuo fidanzato che ti tradisce con la tua migliore amica è un po’ demoralizzante” disse tanto per farmi saltare i nervi “Matteo, ti presento Filippo. Filippo, lui è Matteo” li presentai. Lo sguardo di Filippo, da prima confuso, divenne poi infuriato, anche se cercava di non farlo vedere. Si diedero un stretta di mano. “Claire, lei è Natasha. Natasha, lei è Claire” disse indicandomi la sua apparente fidanzata. “piacere” disse lei dandomi la mano. Aveva una voce squillante, fastidiosa tanto quanto il suo aspetto.


“allora, è il tuo fidanzato?” chiese Matteo di colpo serio “ti importa? Rispondo io: no, non ti importa” dissi io. Lui si avvicinò a me con fare offeso e non mi spostai nemmeno quando fu a pochi centimetri da me, non abbassai nemmeno lo sguardo “sai che non devi trattarmi così, Claire. non si fa, e conosci anche i rischi che corri” “perché, che rischi corre?” chiese Filippo che fino a quel momento era stato in silenzio. Si avvicinò a me con fare protettivo guardando Matteo in cagnesco “tu stanne fuori biondino” “non mi dici quello che devo fare” rispose lui fissando Matteo come fa un cacciatore con la sua preda “ho detto che devi starne fuori. Le conseguenze non le pagheresti solo te, ma anche lei” questa era una minaccia bella e buona.

Tanto per fargli notare la mia presenza mi avvicinai di più a lui.

Spostò di nuovo la sua attenzione su di me. Mi stava guardando con aria schifata, ma in fondo non era una novità. Stavo per sputargli in un occhio tanto per distrarlo, per poi correre via con Filippo, ma lui mi anticipò, lanciando uno sputo alla sua destra. Stavo per fare lo stesso per fargli vedere che me ne fottevo di abbassarmi al livello dei maschi, e che avrei fatto a botte senza tirarmi indietro. Di nuovo fui preceduta, però da Filippo, che nel frattempo era scoppiato. Spinse violentemente Matteo che per la sorpresa quasi non cadde “ma chi cazzo credi di essere?!” urlò Filippo “arrivi qua e ti fingi chissà chi quando non so manco chi sei!” “oh, strano che lei non sia venuta a piangere da te per tutte le cattiverie che le ho fatto. Ah, no, giusto, in quel periodo lei si confidava con quel tizio che l’ha tradita” ribadì Matteo.


Io guardavo la scena nervosa, consapevole che prima o poi sarebbe arrivato un pugno. Una cosa che non mi aspettavo fu che Filippo tirò il primo. Centrò Matteo sul labbro, probabilmente spaccandoglielo. Non potevo sopportarlo, nemmeno se si trattava di uno schifoso bastardo come Matteo. Volevo intervenire, ma Matteo rispose subito tirando a Filippo un pugno a sua volta sul labbro inferiore. Filippo mi sembrava messo peggio. “NOOO!”  urlai “basta, Matteo! Filippo!” i due si bloccarono, ma prima che potessi aggiungere qualcosa Filippo tirò a Matteo un pugno in un occhio, per poi allontanarsi ed avvicinarsi a me “brutto bastardo! Mi hai spaccato un labbro!” urlò furioso Matteo “bravo, vai a piangere da Natasha per le cattiverie che ti ho fatto!” lo schernì Filippo. Matteo si girò incamminandosi al fianco di Natasha che lo guardava preoccupata. Prima di andarsene si voltò verso me e filippo facendoci il medio, per poi andarsene e infilare una mano dentro la gonna (e probabilmente dentro le mutande) di Natasha. Trattenni Filippo dal mettersi a correre e spaccargli tutta la faccia.


Cavolo, ma di cosa era fatto? Acciaio?! Mi immaginai una tartaruga perfettamente delineata dei suoi addominali…ok adesso però basta pensare a certe cose. Lo fissai attentamente “il labbro inferiore è rotto” “non fa male” disse lui “sta zitto. Vieni che provo a chiedere del ghiaccio al bar”. Lo presi per mano e mi incamminai verso il bar. Che sfiga assurda. Chiuso… un bar chiuso il sabato sera! Che palle. “vieni, la porta sul retro è difettosa” dissi guidandolo verso una porta semi aperta dietro al locale.


Quando entrai scoprii che non c’era corrente. Bene, niente ghiaccio. Di bene in meglio. Lo guidai vero uno dei bagni ed entrammo. Feci scendere dell’acqua dal rubinetto e bagnai un fazzoletto che avevo in borsa, iniziando a bagnargli il labbro inferiore, cercando di far si che il sangue smettesse di scendere. C’era poca luce, ma quando gli facevo male lo notavo gemere, così mi fermavo di scatto per paura di fargli più male del dovuto. Quando fui certa che il sangue avesse smesso di scendere buttai il fazzoletto in un cestino per asciugarli il labbro, leggermente umido per via del fazzoletto bagnato con il quale gli avevo tamponato la ferita.


Ok… adesso posso riiniziare a pensare a certe cose, del tipo io e lui soli in un bagno, poca luce, che ci avviciniamo lentamente l’uno all’altra e… ma un attimo! Sta accadendo davvero! Filippo mi aveva presa per i fianchi e mi aveva lentamente attirata verso di se. Poggiai delicatamente le mie mani sul suo petto e chiusi gli occhi, nel momento esatto in cui le sue labbra entrarono in contatto con le mie. Una scarica mi percorse il corpo, intanto che quel bacio innocente si trasformava in qualcosa di più approfondito e le nostre lingue si intrecciavano armoniose. Era il momento più bello della mia vita. Le sue mani scesero più in basso dei fianchi, per poi attirarmi ancora di più a se, facendo aderire perfettamente i nostri corpi. Le mie mani risalirono il profilo dei suoi pettorali, arrivarono al suo collo e si intrecciarono con i suoi capelli biondissimi, intanto che lui faceva scorrere le sue mani lungo la mia schiena lasciando dei leggeri baci sul mio collo. Andammo avanti così per circa… che so? Mezz’ora? Un minuto? Un quarto d’ora? Avevo perso totalmente le cognizione del tempo…

 

Finalmente uscimmo all’aria aperta e ci accordammo per andare ad un bar. Frank era troppo lontano, quindi andammo in oratorio, dove il bar ospitava ogni giorno una festa diversa. Ci sedemmo al bancone e ordinammo da bere. “un bicchiere d’acqua, grazie” dissi io “per me invece una bottiglia di birra”. Lo guardai sbigottita “che c’è?” mi chiese lui “pensavo che i ballerini professionisti come te non bevessero” “uno, io non sono un ballerino professionista quindi non ricominciamo il discorso di prima e due, ci è pur permesso qualche volta di infrangere una regola. Basta non esagerare” quando mi fece bere un sorso della sua birra mi sentii in colpa per il pacchetto di sigarette che custodivo segretamente in un cassetto della mia camera.
Le avrei bruciate.


Cercai di non pensarci e passai una fantastica serata in compagnia di Filippo. Verso le undici e mezza mi riaccompagnò a casa e sulla soglia mi diede un veloce bacio a stampo sulle labbra dicendomi “ci vediamo domani bellezza” “ok, ti voglio bene” risposi “anche io. Tanto tanto”. Quando se ne andò entrai in casa e mi sentii la ragazza più fortunata sulla faccia della terra.

 
 

Eccomi qua. Sigh… scusate adesso piango. Mi sono commossa! Personalmente questo è il mio capitolo preferito! Lo adoro e spero che possiate adorarlo anche voi, perché davvero… boh, semplicemente questo è stato il primo capitolo che mi è venuto in mente. Ero li sotto le coperte del mio letto, è ho sognato questo capitolo, due mesi fa, così ci ho ricavato questa storia fino a quando una mia amica (Ricciolilli) mi ha fatto scoprire EFP, e la ringrazio enormemente. Adesso i ringraziamenti:
-Ricciolilli che mi corregge le bozze;
-qwertylove e Ali_di_vetro che tengono questa storia tra le preferite;
-Loulou24, Ricciolilli e ali_di_vetro che tengono questa storia nelle seguite;
-Ricciolilli e ali_di_vetro per le loro fantastiche recensione.

Grazie di cuore!!!!!!!!!!!!!
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto, grazie di cuore!
Un bacione da SuperSavo
  
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