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Autore: idrilcelebrindal    25/10/2013    4 recensioni
Seguito de "L'Erede di Durin"
Kili e Miralys stanno insieme da un mese e, dopo tante traversie e momenti difficili, tutto sembra finalmente andare per il suo verso. Ma una nube minacciosa compare all'orizzonte e minaccia i loro progetti di matrimonio: le rispettive madri. A causa di una ruggine vecchia di oltre un secolo, le due volitive signore sembrano intenzionate a creare problemi al giovane Re di Erebor ed alla sua compagna. E ancora: Ori alle prese con una nana ninfomane, Dàin che rivela doti di scrittore satirico, una truppa di cortigiani indolenti, un nano molto raffinato, una spia poco fedele... anche dopo la Riconquista, la Montagna Solitaria è un posto molto interessante!
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dìs, Kili, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'L'Erede di Durin'
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12 Dove ci avviamo alla conclusione
12 Dove ci avviamo alla conclusione

“ E’ stata una bella festa, vero? E che carini sono, loro!” disse Lois al marito, mentre seguiva con lo sguardo gli sposi sorridenti che, tenendosi per mano, si avviavano verso l’uscita della sala.
“Sono contento per la mia sorellina, sembra così felice… e il nuovo cognato mi piace molto.”
“Miralys è fortunata. E’ bello vedere che anche un guerriero, o  un re,  può innamorarsi!” Gràin la guardò con aria strana e un lieve sorriso sulle labbra.
“Beh, non tutti seguono gli stessi percorsi… se tra loro è stato quasi un colpo di fulmine, non è detto che debba per forza succedere così. Anche la stima è un buon inizio, non credi?”
Lois rispose a sua volta con un sorriso misterioso. Forse dovremmo bere idromele più spesso…
“Che ne dici, facciamo due passi?” chiese Gràin.

“E’ stata una bella festa, vero? Ma sono contenta che sia finita… non ne potevo davvero più. Chi direbbe che sei un ballerino così bravo, amico mio?” Dìs si era sfilata le scarpe sotto il tavolo, ringraziando Mahal della lunghezza della sua gonna.
“Mio fratello ha delle doti nascoste, Dìs,” ridacchiò Balin dall’altro lato del tavolo d’onore. “Ti sei divertita molto, vero?”
“Non sai quanto… in realtà non ne posso più già da un po’, ma non me ne sarei mai andata prima di Eldris!”  
La Nana in questione era uscita di scena appena dopo il commiato degli  sposi, con un piglio rabbioso da far inacidire il latte.  
In effetti,  pensò Balin, hai fatto di tutto per volteggiarle sotto il naso ad ogni giro di danza! Ah, le Nane... sono sempre un passo davanti a noi!  
“Ori mi ha lasciata di stucco. E’ stato l’anima della festa…”
“Ah, l’amore…” Dwalin sogghignò. “Dori continua a guardarlo, indeciso se arrabbiarsi o inorgoglirsi. Per lui è sempre il suo piccolino, ma i ragazzi crescono. Largo ai giovani, del resto con un Re come Kili… è inevitabile che si circondi di giovani Nani, come quelli della sua nuova Guardia Personale.”
“Ma ad addestrarli vogliono sempre il vecchio leone!” Tutti e tre risero. Poi Dwalin continuò:
“Che strano, è tutta la sera che non vedo Nori.”
“Hai guardato sotto tutti i tavoli?”
“No… ma non ricordo proprio di averlo visto, dopo il maialino da latte in salsa. Era vicino a me, allora, poi… basta.”
“Avrà avuto qualche affare strano. Sai com’è Nori,” disse Balin, “è già tanto che non sia sparito durante il viaggio…”
Il pensiero di tutti, inevitabilmente, tornò agli avvenimenti dell’ultimo anno; la giornata appena trascorsa ne costituiva la ideale fine, anche se un po’ diversa da quella che ci si aspettava.
“Chi avrebbe mai detto…” mormorò Balin, ben sapendo che era anche il pensiero degli altri. Guardò Dìs. “Mi dispiace, non volevo rattristarti, ma…”
“Non preoccuparti, vecchio amico. Loro sono nel pensiero di tutti noi, e lo saranno sempre.” La nana era diventata  seria. “Thorin  ne sarebbe contento…” sussurrò.
“Sarebbe molto orgoglioso di tuo figlio… come lo siamo tutti noi,” rispose Balin piano.

“E’ stata una bella festa, vero?” disse Bofur, i teneri occhi castani fissi su Bleis. Avevano cercato rifugio sulla balconata sopra le porte.
“Molto,” rispose la Nana, con una vena di nostalgia nella voce. Il suo compagno le strinse il braccio.
“Guarda! L’estate è vicina, anche se l’inverno è stato lungo. Se c’è una cosa di cui possiamo essere sicuri, è che tornerà ogni anno, e che il tempo  guarisce ogni cosa.”
Bleis lo guardò, intenerita… ma all’improvviso spalancò gli occhi. Si era resa conto solo in quel momento di un particolare importante.
“Bofur! E il tuo cappello?” lui ridacchiò.
“Quella vita è finita. Ora sono un Nano serio, ed ho deciso che non sarò più un giocattolaio.”
“Non ci posso credere… veramente non fabbricherai più giocattoli?” Bleis era quasi dispiaciuta: i giocattoli di Bofur erano splendidi.
“Non ho detto questo. Ho assunto dieci apprendisti e sarò un ‘imprenditore di giocattoli’! Ho deciso di mettermi in grande, ma non temere: sarò sempre pronto a fabbricare giocattoli per i miei futuri bambini… e per quanto riguarda il cappello, ti confesserò: l’ho messo in naftalina in una grande scatola in fondo al mio armadio, perché non si sa mai.”

La vallata inondata dalla luce della luna era uno spettacolo affascinante, pieno di pace. Il grande Cancello era chiuso per la notte, ma alcune ombre scivolarono silenziosamente giù per la strada: sembravano due nani e due pony, carichi di bagagli.
“Che strano…” disse Bleis; “chi si metterà in viaggio a quest’ora?”
“Sarà qualcuno che ha avuto un’ emergenza, e comunque deve essere passato davanti alle Guardie. Se ci fosse stato qualcosa di sospetto l’avrebbero fermato.” Poi guardò meglio.
“Se non fosse assurdo, giurerei che quello davanti sia Nori…”
 
“Fammi posto!” mugugnò la dama alla giovane cameriera che si era accaparrata lo spazio dietro il divanetto. La ragazza si rannicchiò appena in tempo: sopra la loro testa esplose l’ennesimo proiettile.
“Questa era la zuccheriera,” disse la prima,  contemplando malinconicamente la polvere bianca che volteggiava nell’aria per posarsi su di loro.
“Andrà avanti per molto?” sussurrò spaventata la cameriera.
“Giusto, sei di qui,” sospirò la dama, “non puoi saperlo. Ti dico solo: speriamo che Eldris finisca i proiettili. Fino ad allora non è prudente usci…” altra esplosione, un po’ più a destra. Un piatto.
Rumore di passi in corsa, poi un tonfo ed  uno strillo.
“Traditrice!” altro schianto, dall’altra parte della stanza, un grido di dolore, il rumore di un corpo che cade.
“No,” sussurrò la dama dietro il divano, “non è prudente cercare di scappare. Ha una mira incredibile.”
“Imbrogliona!”
Un colpo violento, poi  rumore di cristalli infranti e scroscio d’acqua. Vaso con fiori annessi.
“Ma con chi ce l’ha?” bisbigliò la cameriera alla sua compagna di sventure.  
“Maledetta Dìs! Maledetta Miralys! Maledetto Elder! Maledetta Montagna! Maledetti Durin!”
“Ecco la tua risposta…” sussurrò la dama, interrotta da un ennesimo urlo.
“Lo so che siete lì dietro!” le due raggelarono, e si guardarono con gli occhi sbarrati.
“Oh, Mahal, è finita…”
“Uscite da dietro quel cassettone!”
Sospiro di sollievo dietro il divano. Rumore di altra porcellana fracassata.
“Maledette! Se entro cinque secondi qualcuno non si presenta per sciogliermi i lacci del vestito, giuro che dò fuoco al letto e vi  chiudo dentro la stanza!”
La cameriera guardò la dama con gli occhi dilatati dal terrore, scuotendo il capo freneticamente.
“Uno!”
L’altra  chiuse gli occhi, mormorando implorazioni a Mahal e a tutti gli dèi.
“Due!”  altra porcellana in frantumi.
“Tre!” un fragore di vetri infranti  annunciò la perdita definitiva dello specchio. Schegge di vetro volarono per la stanza, bersagliando il divano come una grandinata; singhiozzi soffocati  lasciarono capire che i vetri avevano raggiunto qualche bersaglio vivente.  La dama pensò che, essendoci almeno altre cinque persone nella stanza, la sfuriata doveva pur fare qualche altra vittima. Non è detto che non ci scappi il morto… oltre ai  proverbiali sette anni di guai.
“Quattro!”   
Dieci unghie si conficcarono nella tappezzeria del divano, mentre la dama raccoglieva tutto il suo coraggio e si preparava ad affrontare il suo destino. Ecco come si sentivano quelli che hanno cercato di combattere Smaug! Pensò. Rivolse un cenno di commiato alla comeriera, colma di ammirazione per l’atto di eroismo a cui stava assistendo, trasse un profondo respiro, e…

“M-mia s-signora…” un balbettìo incoerente venne da dentro un baule.  La dama dietro il divano si accasciò, senza forze. Si sentiva come un condannato all'impiccagione graziato mentre aveva già la corda al collo.

La cameriera si sporse un poco da sotto il divano per vedere in viso l’eroina del giorno.
“Alla buonora, Leanne! Sbrigati, razza di marmotta in letargo!” ringhiò Eldris.
La giovane Nana corse alle spalle della sua signora, e con dita tremanti cominciò a sciogliere i lacci del sontuoso abito da cerimonia. Eldris continuava la sua tirata.
“Maledetta! E sorrideva! L’ha fatto apposta! Quella vipera!” la collana di rubini finì contro la parete, mentre gli altri gioielli volarono per la stanza.
“ Questa offesa è imperdonabile! Qualcuno me la pagherà! Questo è sicuro!”
Appena il vestito fu aperto, Eldris se lo strappò di dosso. La cameriera, incredula, da sotto il divano la vide fare a pezzi la stoffa con le unghie, finchè l’abito non fu ridotto ad un mucchio di striscioline color rubino. Leanne approfittò del fatto che la sua signora era concentrata nell’operazione per guadagnare l’uscita con uno scatto  fulmineo,  come se avesse un’orda di goblin alle calcagna. Del varco  tentò di approfittare anche un valletto, emerso da dietro uno stipetto rovesciato, ma Eldris fu più veloce di lui: colpito alla nuca da un piatto ben diretto, si accasciò sulla soglia.

"Dove sono le mie nuore? Qualcuno le ha fatte chiamare come avevo chiesto?"
Una voce venne da dietro un tavolo rovesciato. Un anziano gentiluomo.
"M.. mia Signora... sono andato dalla signora Lois, e la c-cameriera m-mi ha detto che  n-non voleva essere disturbata. P-pare che abbia bevuto troppo idromele... ma  la p-porta tra la camera e il salotto non era chiusa bene e mentre uscivo ho creduto di sentire  delle... risatine e... "
"Traditori, anche loro! E Meltis?"
"N-nelle stanze della signora Meltis era t-tutto b-buio ... e si sentiva r-russare... e non ho potuto nemmeno svegliare la c-cameriera..."
La Signora dei Colli Ferrosi, i capelli scompigliati,  levò al soffitto un volto contratto dalla rabbia; ad un tratto, si immobilizzò:  
“Andate a prendere quel disgraziato di mio figlio Elder!”

“Maledizione, se ci si mette anche mamma sono davvevo nei guai! Già padve mi ha mandato il suo scudievo convocandomi pev domani mattina per discuteve del mio indegno compovtamento! Vovvà sapeve pevchè non mi sono pvesentato alla cevimonia... Non cvedo che savà compvensivo quando gli divò che non potevo assolutamente fav vedere questo ovvibile livido…”
“Cosa devo riferire, mio signore? Ci sono quattro valletti qui fuori che attendono…”
“Digli… digli che non mi hai tvovato!”
“Mmmh… dubito che funzionerà… e se entrano?”
“Per Duvin, che disastvo! Senti, facciamo così: digli  che sono andato alle tevme pev le acque cuvative. Sono talmente gvandi che, se mi cevcano là dentvo, pevdevanno tutta la notte.  Io mi infilo in quel baule pev gli abiti… e nel fvattempo devo tvovave una stoviella convincente pev mamma. Maledizione a questa Montagna e a tutti i suoi abitanti! Avvei  dovuto vimaneve a casa!”

Uscire da un abito da sposa è tremendamente complicato!  Stava pensando Miralys. Kili l’aveva aiutata come poteva, ma solo dopo diversi minuti le ultime sottogonne si erano aggiunte al mucchio di seta sul pavimento. Kili aveva seminato  con  sfinita noncuranza le varie parti del suo abbigliamento  per tutta la stanza e si era infilato a letto, e lei non vedeva l’ora di raggiungerlo.
Uff! Fatta.  Si voltò… e rimase immobile.
Il giovane Re era profondamente addormentato, un braccio piegato dietro la testa, l’altro abbandonato mollemente sulla coperta. Il petto nudo si alzava e si abbassava al ritmo del respiro; le lunghe ciglia brune fremevano e la bocca era socchiusa in un lieve sorriso. Il cuore di Miralys si sciolse.
Si infilò lentamente sotto le lenzuola; obbedendo ad un impulso irresistibile si chinò a sfiorare le labbra di lui con le sue, ed un fremito passò sul viso del marito.   Delicatamente, per non svegliarlo, si distese accanto a lui e gli appoggiò il capo sulla  spalla; senza nemmeno cambiare il ritmo del respiro, Kili la cinse con le braccia stringendola a sé. Miralys aspirò il profumo inebriante della pelle del suo amato, e cullata dal battito del suo cuore, in pochi secondi scivolò nel sonno.





N.d.A. Ferme!! A tutte quelle che si aspettavamo una notte di nozze extrabollente, e stanno raccogliendo  pomodori e uova passate da un mese… Ferme!
Riflettete un attimo. Questi due hanno trascorso gli ultimi  giorni ad intrattenere una serie infinita di ospiti più o meno importanti.  La sera prima hanno avuto le rispettive ultime feste. Hanno trascorso una notte a fare le peggio cose nell’acqua calda. Presumibilmente sono in piedi dall’alba ( sapete a che ora si alzano le spose la mattina del matrimonio? Provate a fare un’indagine. Io l’ho fatto) …  ma cosa pretendete? Neanche Superman e Wonder Woman. Per favore. 
  
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