“Prima
hai detto
che rappresenti mio padre in ogni sua forma ma non lo sei realmente.
Che cosa
vuol dire?”
Io sono il
prodotto degli uomini che mi hanno utilizzato prima di te.
Quando assumo la
forma di uno di loro, ne divento la loro perfetta copia. I loro ricordi
sono i
miei ricordi. La loro volontà è la mia
volontà. Così come la loro forma, la loro
voce, desideri, paure, raziocinio, difetti, sentimenti. Ogni cosa, o
quasi...
L’unico aspetto
che non viene simulato è l’ego. Sono consapevole
di non essere realmente tuo
padre, ma solo la sua immagine.
La memoria di
ognuno di essi è messa in comune con quella di tutti gli
altri, ma è aggiornata
solo fino al loro ultimo accesso. Mi spiego: l’ultima volta
che Varsos ha
aperto il Medaglione, è stata quella notte di venti anni fa,
pertanto io sono a
conoscenza delle azioni di Varsos fino a quel momento ma non so cosa
abbia
fatto in questi ultimi 20 anni.
Tuttavia, nel
momento in cui tu mi hai invocato, il Medaglione ha contemplato tutti i
tuoi
ricordi e progressi e me ne ha messo al corrente.
Penserà e
parlerà come te, anche dopo che tu sarai morto.”
“Varsos…
Hai
copiato anche la sua immagine…”
Ulisse
aveva preso la forma di un Varsos più giovane di
vent’anni.
“Non posso
credere ai miei occhi…Vecchio!”
Dunque Ares non
ha tenuto fede alla sua parola…
Ho tradito tutti
e ho perso tutto. Che fallimento sono stato!”
Chiaramente la sua reazione era relativa a un ventottenne impetuoso e
pieno di
ardore, che con grande amarezza aveva barattato le vite dei propri
cari,
sperando di salvarne altri. Ma il mondo gli cadde addosso quando vide
che la
sua scelta aveva portato con sé solo altro sangue.
Il
Varsos anziano, quello reale che Klearcos aveva seppellito, aveva
già speso da
tempo tutte le sue lacrime.
“Onorerò
i tuoi
sacrifici, maestro. Sono quello che sono grazie e te, e grazie a te
estinguerò
questo male che attanaglia gli uomini!”
Varsos
alzò la testa ammiccando un finto sorriso.
“Ti chiedo scusa per tutto Klearcos. Ti sarei
stato più utile da vivo che da morto.
Ma,
avendo perso
tutto, il mio unico volere è stato quello di perire assieme
a coloro che amavo
di più e onorare la promessa che ti avevo
fatto…”
Tuttavia non
abbiamo ancora messo a tacere i nostri demoni…”
Aggiunse rialzandosi.
Aver visto uno di quei maledetti cani alieni stramazzare
nel fango come un comune essere umano, mi riempie di gioia.”
“Ne
so quanto te, Klearcos. Non so cosa abbia in
mente la dea dei boschi e per quale motivo abbia ucciso uno dei suoi
stessi
consanguinei.”
“Dunque,
ci sono ancora molti fatti di cui sia io
che voi siamo all’oscuro.”
Ti aiuteremo.
Questa volta non sarai solo.”
“Assurdo!
Tutto
quello che mi sta accadendo è assurdo. Mi sembra un
sogno…”
A
parlare fu una voce femminile. Klearcos
alzò gli occhi e al posto di Varsos vide una donna. La sua
bellezza indomabile
incarnava tenacia e la risolutezza che la caratterizzavano. Davanti a
sé aveva
Penelope.
“I nostri
sacrifici hanno avuto dei grandi esiti. Vedo in te un guerriero
addirittura più
grande di ciò che fu tuo padre e i guerrieri che lo
precedettero. Sei
cresciuto, figlio mio”
La
donna baciò il figlio sulla fronte e tutto ciò
che Klearcos riuscì ad avvertire
fu una lieve brezza e un brivido percorrergli la schiena.
“A lungo abbiamo atteso tessendo il telo della nostra strategia. Adesso, figlio mio, farai la mossa che per tanto tempo abbiamo rimandato. Il nostro mondo ne ha bisogno e noi Ologrammi ti guideremo.”
“Quanti
Ologrammi
possiede il Medaglione?”
“Siamo in
quattro per adesso.”
“Quattro? Mio
padre, Varsos, te e…Chi è
l’ultimo?”
“Il
quarto Ologramma è colui che conosci col nome di Sideris, Il
Falcone Nero.
Ma non può essere
invocato dal Medaglione poiché così lui ha
stabilito.”
Sideris, che si
spacciava per il secondo di tuo padre era in realtà colui
che ci guidava. E’
colui che ha fornito a tuo padre questo
Medaglione e ci ha rivelato la Verità che ora anche tu
conosci.”
“Non un uomo… “
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Nella
lontana Arcadia un insediamento umano stava bruciando.
Ombre
nere schizzavano via assieme alla notte stessa.
Una
mostruosa aberrazione di fibre e muscoli stava devastando con i suoi
innumerevoli tentacoli tutto ciò che non era stato divorato
dalle fiamme.
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“La
civiltà
aliena che stiamo combattendo ha raggiunto un grado di tecnologia tale
da poter
produrre esseri viventi.”
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Un
uomo con la testa sfondata e all’apparenza morto si
rialzò da una pozza del suo
stesso sangue. Il volto tumefatto era indistinguibile.
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“…Sideris
è uno
di questi.
Ha voltato le
spalle alla specie aliena che un tempo serviva. E’ fuggito
celandosi come solo
lui poteva e ha organizzato le nostre forze istruendo tuo padre e
alcuni altri.”
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La faccia di quell’uomo incominciò a rigenerarsi,
così come ogni sua sanguinante
lacerazione. Gli occhi e il naso devastati dalla colluttazione
ripresero forma.
Generò un nuovo volto: neutro, inespressivo, privo di
sopracciglia e capelli,
gli occhi albini.
L’uomo
si voltò verso il mostro chiamato Phobos che indistintamente
distruggeva e
divorava tutta l’area.
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“Sideris è una macchina”
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Le sue braccia presero la forma di oblunghi bastoni cavi, il loro colore
prese un aspetto
metallico.
L’uomo
fissò un altro istante quell’orrendo essere che
gli si stagliava innanzi.
Poi
dai suoi arti proruppero delle fiamme che investirono la creatura.
Il
mostro guaiva stridulamente mentre l’intensità di
quelle fiamme gli facevano
perdere pezzi.
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“Presto lui ti chiamerà a
combattere.”