Note dell’autrice: grazie
mille per essere state così tante a commentare. Sinceramente non credevo
che questa storia potesse riscuotere un simile successo, soprattutto
perché già la sezione ‘Originali’ di per sé
non è molto frequentata (almeno credo), ho pensato che nemmeno un racconto
storico avrebbe potuto raccogliere un successo sufficiente… invece
sbagliavo! XD
La storia è nata senza un
motivo particolare e senza troppe pretese, ma sono felice che sia stata
apprezzata!
In particolare,
ringrazio le sei meravigliose persone che hanno deciso di commentare il primo
capitolo: energia pura, oriway yume, barbarizia, la mia adorata
Padme, arcobaleno e infine Roby.
Vi ringrazio per i complimenti,
riguardanti soprattutto il mio modo di scrivere, credetemi, è sempre un
piacere sentirselo dire, soprattutto quando ti fai un mazzo tanto per scrivere
qualcosa di decente e scorrevole al tempo stesso! Questa storia non è
complicata e non ha nessun particolare scopo, come ad esempio vincere il Nobel
per la scrittura, o che so io… eppure è stato un vero travaglio
trasportarla dalla mia testa alle pagine virtuali di Word, e credetemi se
continuo a ripetere che è una gioia sentirsi lodare per il proprio modo
di scrivere!XD
Prima
di cominciare, di tengo a rispondere alla domanda di barbarizia.
Mi dispiace, ma non
ho letto molti romanzi storici: ‘La figlia del matematico’
(Kinsale), ‘Un’estate da ricordare’(Balogh) e ‘La saga
di Claire Randall’(Gabaldon) e ‘Uccelli da preda’(Smith)
Ecco, questi sono
tutti i romanzi a tema storico che ho letto fino ad ora; mi piacciono un sacco
e vorrei leggerne tanti altri in futuro, ma non ho mai sentito nominare questa
Woodiwiss, sorry -_-‘
Ho impiegato un bel po’ di tempo
ad aggiornare, ma spero che il capitolo scritto possa risollevarvi il morale per
questa lunga attesa. Al prossimo aggiornamento.
Redarcher
II
Litha (1)
giugno,
alcuni
giorni prima di Litha
Dieci paia di
occhi erano puntati addosso a me, come se fossero stati degli spilloni;
osservavano con attenzione ogni mio gesto o accenno di movimento, erano
perfettamente concentrati anche su come muovessi le labbra mentre parlavo.
<< ‘ No, mia cara Bestia’ >>, dissi con dolcezza, volendo
imitare una voce carezzevole e suadente, <<
‘ voi non morirete’ , le disse
Appena
Simulai un gesto aggraziato con la mano, come se avessi voluto porgerla ad
un cavaliere immaginario, magari quello della fiaba… (2)
<< Eh? ma finisce così?
>> chiese Lloyd il figlio del fattore, particolarmente deluso da come si
era conclusa la fiaba. L’amico seduto accanto a lui annuì, si
passò la mano sporca sotto naso, lasciando così uno sbafo di
sporco sotto il setto nasale.
<< Io pensavo che
La sorella di Lloyd, Mary,
fulminò il fratello minore con lo sguardo e lui sussultò
paurosamente, facendosi poi piccolo piccolo, come se avesse voluto sparire.
Mary prese tra le mani i lembi della mia gonna e li strattonò
dolcemente, come a voler richiamare la mia attenzione.
<< E poi cos’è
successo? >> chiese affascinata.
Le sue due
amichette si avvicinarono ancora di più, palpitanti come non mai per
sapere la fine; sorrisi a ognuna della bambine e poi raccolsi alcune falde
della mia rozza gonna color ruggine, roteai appena su me stessa e le mie gonne
turbinarono assieme a me.
<< Alla fine della favola,
<< E
vissero felici e contenti. Per sempre. >>
Una voce anziana
mi riportò bruscamente alla realtà, strappandomi via il mio
meraviglioso sogno. Mi girai e il volto rugoso e gioviale di Mr Duncan, il
libraio, mi portò a sorridere a mia volta a quel volto da furetto con il
naso all’insù, il sorriso buono e accondiscendente come solo un
nonno poteva avere.
<< Ancora con quella favola,
Maddy? >> mi chiese, senza smettere di sorridere, a me e ai bambini.
Io e le altre
bambine sorridemmo assieme. << È la mia preferita, signore! Di
tutte le favole che conosco, questa è di sicuro quella che mi è
più cara! >> esclamai estasiata, senza a contenere l’ondata
di piacere che sentivo sbocciare dentro al mio petto.
<< Adoro questa favola, Maddy!
>> esclamò trasognata la piccola Elsie, di soli cinque anni.
Tesi le mani
verso di lei e la presi in braccio, stringendola forte. << Anche a me
piace Elsie >>, dissi con dolcezza, guardando negli specchi azzurro
chiaro di quella bambina.
Mi guardò per qualche istante con
esitazione, come se non fosse sicura di qualcosa, poi vidi le sue guance
paffutelle arrossarsi leggermente, mi lanciò un’altra occhiata
esitante, e poi mi domandò: << Pensi che anch’io, un giorno,
sposerò un bellissimo principe? >> le sue guance si fecero ancora
più rosse e poi si
schermò il visetto con le manine cicciotelle, come se si vergognasse
profondamente.
Ridacchiai divertita, ma la
strinsi più forte. << Certo che sì, Elsie! Ad ogni fanciulla
è destinato un magnifico principe, quindi anche tu lo sposerai, ne sono
sicura. >>
Elsie mi
guardò dritta negli occhi per qualche secondo, quasi stesse controllando
se mentivo oppure se ero sincera, ma poi un largo sorriso comparve sulle sue
labbra infantili e rise allegra.
<< Maddy. >>
La comparsa di
Elisa mi colse di sorpresa, e nel contempo mi rammentò che eravamo
venute al villaggio: la festa di Litha si sarebbe tenuta la settimana
successiva e io avevo accompagnato
mia sorella al villaggio per fare qualche acquisto in vista di quel giorno;
né Erial né Fletcher avevano il tempo per farlo a causa del loro
lavoro, Papà si stava ancora rimettendo dal raffreddore che lo aveva
colpito qualche settimana prima, perciò restavo solo io. Senza che se ne
accorgesse, mi ero allontanata da lei ed ero giunta alla piazza del villaggio,
dove al centro di essa era posta una piccola fontana dove era possibile
attingere l’acqua, ed era un luogo di ritrovo per donne e uomini.
Lì avevo trovato Mary e gli altri bambini, i quali mi avevano supplicato
di raccontare loro una favola; li avevo accontentati, ma adesso che Elisa mi
aveva trovata non avrei potuto raccontarne altre. Non riuscivo a comprenderne
il motivo, ma a mia sorella non piacevano le favole: storie di bestie che si
trasformano in principi, ragazze che dopo aver perso una scarpetta poi trovano
il loro amore nel principe…
Magia, sentimenti, romanticismo…
nonostante mia sorella avesse trovato l’amore della sua vita – o
almeno così credevo – in suo marito, perché non poteva
pensare che le favole potessero essere vere?
I suoi occhi si strinsero
nel guardare me, ma credo che solo io riuscii ad accorgermene, con un gesto
leggero delle dita di mise un ricciolo dietro l’orecchio e mi vece un
breve cenno con la testa. << Coraggio, Maddy. È ora di tornare a
casa. >> Accennò a qualche passo.
<< No, Maddy! >> la piccola
Elsie mi afferrò per i capelli, facendomi anche male, mentre Mary e la
sua amichetta mi afferrano la gonna, tutte e tre mi guardarono con occhi grandi
e supplichevoli. << Devi per forza andare? >> chiesero imploranti,
come se con quel gesto le stessi offendendo tutte e tre.
Non risposi subito:
lentamente posai a terra Elsie, sorrisi alle bambine.
<< Sì, purtroppo.
>>
Le bambine
abbassarono la testa remissive, stringendo con forza le proprie rozze gonne.
<< Ma alla festa ve ne
racconterò tante altre >>, aggiunsi, con un sorriso rivolto a
tutte e tre.
Mary alzò
la testa con uno scatto rapido, rinfrancata dalle mie parole. << Dici sul
serio? >> chiese.
<< Certo. >>
<< Per
tutta la notte? >> chiese speranzosa la piccola Elsie.
Feci una piccola
smorfia. << Diciamo… finché non sarà ora di andare a
dormire, d’accordo? >>
<< D’accordo! >>
*
<< Non avresti dovuto farlo.
>>
Guardai Elisa con
tanto di occhi, sorpresa e confusa.
<< Cosa? Cosa non… avrei
dovuto fare? >>
Il passo di mia
sorella era un po’ più lento del mio a causa della gravidanza
ormai avanzata, tuttavia apparte il fiato un poco affannato, non sembrava essere
per niente stanca.
Elisa girò
la testa per guardarmi negli occhi: delusione, rammarico, rimprovero, potevo
leggere questo in quegli occhi verde chiaro. Increspò leggermente le
labbra, e poi mi rispose.
Chiuse gli occhi
con lentezza, come se fosse improvvisamente stanca. << Non raccontare
più favole ai bambini, Maddy. È un favore che ti chiedo. >>
Nonostante io ed Elisa fossimo
praticamente sempre in contrasto a causa delle nostre convinzioni, non mi
capitava quasi mai di contestare ad alta voce il suo pensiero, anche se non lo
condividevo, era pur sempre mia sorella, ed era più grande di me, perciò non mi sarei mai nemmeno sognata di
discutere le sue parole; eppure quel giorno…
<< Perché? >> chiesi,
parlando con voce più acida di quanto volessi realmente.
Aggrottò
le sopracciglia bionde contrariata, ma non mi negò la risposta. <<
Non voglio che tu illuda quelle bambine. La vita è già difficile
di per sé, e non è con le bugie che renderai la loro migliore.
>>
<< Non sono bugie! >>
obbiettati nuovamente io, più contrariata che mai. Strinsi con forza i
pugni, appiattendoli con forza contro i fianchi. << Non lo sono…
>>
Elisa scosse la testa rassegnata, e mi
fulminò con il verde dei suoi occhi. << Non farlo mai più.
Punto e basta. >>
<< Ma, Elisa… >>
<< Maddy!
>>
L’urlo
sgraziato di Fletcher mi fece sobbalzare brutalmente, impedendomi di terminare
ciò che volessi dire a Elisa. Mia sorella sorpassò lentamente mio
fratello, uscito fuori di casa per venirci incontro.
Mi venne incontro e posò la sua
mano enorme sulla mia testa, come se stesse consolando una bambina piccola. Lo
guardai storta e cercai di appioppargli un bel calcio nello stinco, ma lui
senza smettere un secondo di fare lo stupido si scansò di lato. <<
Una volta mi freghi, la seconda però no, Maddy! >>
Cercai di allontanarmi, ma lui con le
braccia mi prese e mi sollevò di peso, facendomi ondeggiare
pericolosamente. Gridai allarmata. << FLETCHER, SMETTILA! >> urlai
isterica.
Solo quando
Papà uscì anche lui di casa e guardò storto il figlio
maschio primogenito, allora Fletcher si convinse a lasciarmi andare. Mi
allontanai con rapidità da quella bestia, guardandolo di sbieco, come se
fossi stata pronta a morderlo, in caso di necessità.
<< Si può sapere che
ti prende? E poi, perché non sei nei campi con Erial? >>
Senza smettere un
attimo di sorridere radioso, Fletcher scrollò indolente le spalle.
<< L’ho saputo, sorellina! >>
Lo guardai sorpresa, aggrottando
perplessa le sopracciglia. << Che cosa? >>
Si passò
le mani tra i capelli castano chiaro, mentre i suoi occhi chiari sembravano
danzare, tanto era di buon umore. << A quanto pare Will MacLeod ti ha
chiesto di danzare assieme a lui, alla festa di Litha! >> sorrise
malizioso, come se sapesse cose di cui io ero completamente all’oscuro.
Bastò il
semplice nominare Will, e il mio viso sembrò andare in fiamme per
l’imbarazzo; abbassai la testa, improvvisamente timida.
<< Allora è vero! >>
esclamò lui entusiasta.
Lanciò un
urlo esultante e cercò di afferrami di nuovo, ma io mi scansai prontamente.
<< Stai alla larga! >> gli intimai.
Lui si allontanò non senza
però continuare a ridacchiare ed esultare come se fosse completamente
impazzito. Sconcertata guardai Papà. << Ma che gli prende?
>> indicai mio fratello.
Papà scosse lentamente la testa,
sospirando. << Se il figlio di MacLeod ha invitato te, di conseguenza,
– o almeno così pensa quella testa di legni di mio figlio –
pensa che se William è impegnato, potrà invitare alla festa la
figlia di Dursley. >>
Dovetti fare una
smorfia, perché anche Papà annuì in un gesto di assenso,
come se avesse voluto darmi ragione. Nonostante avessi solo sedici anni e fossi
considerata ancora una bambina, ero abbastanza intelligente da capire che mio
fratello, in quanto a donne… avesse davvero un pessimo gusto. Non che Agnes Dursley fosse una brutta ragazza,
questo no!
Volendo essere
sinceri, per avere solo due anni in più di me era cresciuta davvero in
fretta: i capelli rosso fuoco si dividevano in morbidi boccoli lunghi fino alla
schiena, gli occhi azzurri avevano la forma leggermente allungata, dandole un
aspetto seducente e accattivante; uno sguardo da gatta, in poche parole. Se si
contavano i bei lineamenti del viso e quei capelli simili a lingue di fuoco, si
poteva dire fosse una bella ragazza, ma bastava aggiungere il seno procace
costantemente messo in mostra, le labbra piene e rosee come rose in fiore, i
fianchi larghi e perfetti – una fattrice perfetta, insomma –…
se il viso e i capelli erano di per sé un buon elemento di bellezza, con
quelle piccole aggiunte diveniva un bocconcino appetitoso per quasi tutti gli
uomini di Ipswich!
Non conoscevo i gusti di Will, ma
ero certa che nemmeno lui era indifferente al fascino di Agnes… e questo
mi faceva male. Tanto male.
Scossi brevemente
la testa, allontanandomi da quei pensieri deprimenti, e concentrandomi su
Fletcher.
<< Pensi che Agnes
accetterà di ballare assieme a te? >> domandai dubbiosa.
Non che la figlia
di Dursley avesse qualche motivo per rifiutare la corte di Fletcher, in fondo
anche mio fratello, nonostante avesse il cervello di una gallina, era di
bell’aspetto, e tanto bastava; per una come Agnes, se non altro.
Fletcher gonfiò il petto
largo e mascolino con fierezza e la rozza camicia – una volta bianca
– si modellò attorno ad esso, i bottoni sembravano pronti ad
esplodere da un momento all’altro…
<< Ho capito, ho capito! Adesso
smettila però! >> gli intimai severa.
Ridacchiando
divertito si passò la grossa mano tra i capelli biondo castano, dandosi
un’aria quasi da dandy. << Dico, vuoi scherzare? Con un viso e un
corpo così, chi mai mi rifiuterebbe? >>
Alzai gli occhi
al cielo, sospirando. << Già… chi sarebbe così pazza?
>> dissi debolmente.
Mi guardò
in tralice e poi mi diede una portentosa pacca sulla testa, io mi allontanai
quasi subito, guaendo dissentita. << Ma che…? >>
Sorrise radioso. << Vedrai, Maddy.
Andrà tutto bene! >>
Sulle prime non
capii il senso di quelle parole, e non vi diedi peso. Non immaginavo neanche
lontanamente che, da lì a poco, sarebbe tutto cambiato.
*
<< Ma non sei ancora pronta?
>> Elisa sbuffò spazientita, guardandomi con occhi severi.
La guardai nel
riflesso dello specchio rotto che c’era nel salotto e strinsi gli occhi,
guardandola di sbieco. << Lo sarei se questi dannati capelli stessero al
loro posto, una volta tanto! >> sbottai infastidita mentre, con la
spazzola, cercavo di pettinare quei ricci ribelli, senza riuscirci minimamente.
Ero praticamente
pronta per uscire, con il mio nuovo vestito giallo con un fiocco arancione in vita
che gli dava un’aria graziosa e quasi civettuola, il pizzo che vi avevo
aggiunto io sulla scollatura, in modo che non fosse troppo evidente… mi
sentivo bellissima e a mio agio nel nuovo vestito, e quei dannati capelli
invece…
Con uno scatto
d’ira improvvisa gettai la spazzola a terra, la quale rimbalzò sul
pavimento di legno e scivolò lontana da me; mi coprii il viso con le
mani ed iniziai ad emettere singulti di rabbia e tristezza, ma non stavo
piangendo; ero troppo arrabbiata per farlo!
Un paio di mani
gentili iniziarono ad accarezzarmi i capelli, passando le dita affusolate e
femminili tra quei riccioli aggrovigliati, tirandoli appena e facendomi
trattenere un’esclamazione di fastidio, le dita poi furono sostituite
dalla spazzola che Elisa evidentemente aveva recuperato.
Mia sorella mi guardò nel
riflesso dello specchio incrinato. << Non dovresti comportati in modo
così infantile, lo sai >>, la sua mano stringeva saldamente la
spazzola, e questa scivolava senza problemi sulla mia testa, accarezzando e
sciogliendo anche i boccoli più ostinati. << Rimarrai una zitella
per tutta la vita, se non decidi a correggere questo tuo caratteraccio, Maddy.
>> Mi sembrò si scorgere un sorriso sul suo viso. << Sei
stata già fortunata ad essere invitata a danzare dal giovane MacLeod,
non fare niente di compromettente, d’accordo? >>
Non riuscii a non
arrossire per l’imbarazzo. << Che… che vorresti dire?
>> biascicai impacciata.
Elisa mi
tirò l’orecchio e io emisi un gridolino sorpreso. << Nel
senso che non devi mostrargli quanto sei scorbutica e ostinata! >> disse
severa.
<< Se dovesse puntare gli
occhi su un’altra ragazza, Dio ce ne scampi, dovremo sorbirci questa
sorellina ostinata per chissà quanto altro tempo! >>
La voce di
Fletcher impedì ad Elisa di finire la sua frase. Entrambe ci girammo a
guardare nostro fratello, appena comparso sulla soglia della mia stanza. Io lo
fulminai con lo sguardo, mentre Elisa annuì dandogli ragione. <<
Proprio quello che volevo dire io, fratello. >>
<< Adesso basta! >> con
uno scatto nervoso mi alzai dalla sedia sbilenca sulla quale ero seduta e feci
per uscire dalla stanza, ma mia sorella mi bloccò afferrandomi per un
braccio. << Aspetta, Maddy. Non ho ancora finito con te. >>
Senza che potessi
dire nulla, Elisa mi fece riaccomodare sulla sedia e mi diede qualche altro
colpo di spazzola, lisciando ancora un po’ i capelli.
Alla fine la
sentii armeggiare un po’ con i miei riccioli, modellandoli fino a formare
una treccia lunga e morbida, che fermò con un nastro giallo.
<< Lo usavo sempre a legarmi i
capelli quando indossavo questo vestito, è giusto che lo faccia anche
tu. >>
Mi guardai nello
specchio che, a causa del vetro rotto rifletteva la mia immagine in modo
vagamente sproporzionato e sbilenco, concentrata su quella punta di colore che
i miei capelli castani adesso avevano, le mie guance si fecero poco a poco
più calde e, imbarazzata, abbassai la testa, mormorando un
ringraziamento a mia sorella. Elisa mi posò la mano calda e materna
sulla spalla e la strizzò leggermente. << Non c’è di
che. >>
<< Pensate di essere pronte, oppure dobbiamo aspettare
l’anno prossimo? >> con un ghigno divertito, anche Erial
entrò nella mia stanza. Risposi sia a lui che a Fletcher con una
linguaccia. << Adesso arriviamo! >>
*
Quando arrivammo al villaggio la festa
era già bella che iniziata.
Flauti e violini
erano intenti a suonare una musica festosa e allegra, mentre uomini e donne di
tutte le età erano avvolti in un turbinio allegro di colori al ritmo
degli strumenti, il sole veleggiava ancora nel cielo, non era ancora pronto a
cedere il posto alla luna, in fondo Litha era la notte più breve di
tutto l’anno!
<< Maddy, Maddy! Sono qui!
>>
Sentendomi
chiamare girai la testa in direzione della voce femminile che stava richiamando
la mia attenzione. Dovetti aguzzare un po’ la vista, ma non mi ci volle
molto nel vedere i capelli nero pece di Charlot, sciolti e ondeggianti in
quella lieve brezza estiva.
mi venne in
contro facendosi largo tra la folla intenta nei festeggiamenti e quando fu
abbastanza vicina, mi gettò le braccia al collo, stringendomi con forza.
<< Meno male che sei arrivata!
Temevo non saresti venuta! >>
Le diedi qualche
colpetto sulla schiena, un po’ per rassicurarla e po’ per
convincerla a lasciarmi andare. << Certo che sono venuta, non mi sarei
persa la festa per nulla al mondo! >>
<< Senza contare che devi ballare
assieme a MacLeod, o sbaglio? >>
<< Taci,
Fletcher! >>
Charlot aprì leggermente la bocca
in una o sorpresa. << MacLeod? Accidenti Maddy, ma perché non me
l’hai detto subito? >>
<< Maddy, io e Erial andiamo a
ballare, d’accordo? >>
Fletcher invece
si guardò un po’ attorno e, quando alla fine sembrò trovare
ciò che stava cercando, con la scusa di andare a prendere qualcosa da
mangiare, si allontanò, lasciando me e Charlot da sole. <<
Raccontami tutto. >>
Non ci fu molto
da dire, ma lo feci ugualmente.
<< Oh be’,
accipicchia, quanto sei fortunata! >> esclamò lei estasiata alla
fine del racconto.
Abbassai lo
sguardo con timidezza, accarezzando pensierosa la mia folta treccia di capelli.
<< Fortunata… >>, ripetei con un mormorio confuso.
<< Certo che lo sei >>, la
sentii sospirare, << se Fletcher mi avesse chiesto di ballare assieme a
lui questa sera, avrei accettato immediatamente. >>
Charlot era innamorata di mio fratello.
Non era una infatuazione come potrebbe accadere a tante ragazze tra i quindici
e i sedici anni no, lei amava sul serio
quell’idiota di mio fratello, e lui non se n’era mai accorto.
Che il motivo
fosse da ricercare nel fatto che Charlot era mia amica e di conseguenza una
bambina, oppure perché non fosse abbastanza bella per i suoi gusti, non
l’ho mai saputo.
Charlot non era
una bella ragazza, ma a parere mio nemmeno brutta, cosa che non sembrava
pensare sua madre. ‘A quest’ora sarebbe già sposata, se solo
non avesse un aspetto così comune’, era questo che diceva sempre
la signora Lucas ogni volta che parlava di sua figlia, pensando che avendo
già vent’anni avrebbe già dovuto essere sposata, e
invece…
Charlot era molto più alta delle
altre ragazze di Ipswich e il fatto che fosse un po’ più rotonda
delle altre evidentemente non la aiutava con gli uomini, eppure aveva un bel
viso, dai lineamenti regolari e dagli occhi grandi e dolci, ma forse davvero
non era abbastanza per un pretendente, chi lo sa!
Si passò
una mano tra i lunghissimi capelli neri, portandosi qualche ciocca dietro
l’orecchio, e sospirò.
<< Forse, se fossi un po’
più simile ad Agnes, forse Fletcher… >>
Scossi
vigorosamente la testa e le afferrai entrambe le mani. << Andiamo a
ballare >>, la incalzai io, con un enorme sorriso.
In mezzo alla
bolgia danzante trovammo anche John che, come al solito, cercava di invitare a
ballare qualche ragazza… ma purtroppo nessuna di loro accettava, e
così alla fine si ritrovava sempre a ballare con Lydia, la sua sorellina
di dodici anni.
<< Vuoi il cambio, Libby?
>> le chiese Charlot con cortesia, sorridendole.
Per un attimo,
gli occhi della ragazzina parvero brillare e, come se niente fosse,
staccò le proprie mani da quelle del fratello e corse via, andando a
cercare i suoi amici. Per qualche secondo guardammo attonite il punto in cui
Lydia era sparita, poi guardammo John che, come era prevedibile, arrossì
come un pomodoro maturo e cercando di dissimulare il proprio imbarazzo prese a
tossicchiare.
Io e Charlot
scoppiammo a ridere, meritandoci così dal figlio del pastore uno sguardo
furente.
*
<< Vedrai che arriva, aspetta
ancora qualche minuto >>, disse Charlot con un sorriso dolce e
comprensivo mentre addentava con voracità il suo pezzo di carne arrosto.
La guardai per
qualche secondo con occhi inespressivi, poi osservai per qualche tempo il mio
piatto sul quale riposavano, inviolati, un pezzo di agnello arrosto, e una
patata bollita; sospirai e non mi arrabbiai nemmeno quando John afferrò
con una mano sporca di unto il mio pezzo di agnello e se lo cacciò
completamente in bocca.
<< Accidenti, allora è
grave! >> esclamò lui a bocca piena mentre masticava, dando a me e
a Charlot una completa visione di quello che stava masticando.
Io e lei
arretrammo in simultanea inorridite, facendo entrambe una smorfia disgustata. <<
Che c’è? >> chiese allora lui, una volta mandato giù
il boccone e dopo essersi leccato le dita con impudenza.
Charlot scosse la
testa. << Lascia perdere >>, dissi io rassegnata.
Una voce possente voce femminile
chiamò a raccolta tutte le ragazze nubili di Ipswich. << Le
ragazze ancora nubili vengano qui! >> gridò lei a gran voce.
Io e Charlot ci
guardammo in simultanea, sapendo bene cosa sarebbe accaduto di lì a
pochi minuti. Senza dire una parola di più ci alzammo dalla panca di
legno e ci unimmo al gruppo estasiato di ragazze nubili.
Era tradizione
che durante i festeggiamenti del solstizio d’estate, le ragazze nubili si
facessero in un certo senso ‘predire’ il futuro attraverso il
piombo liquefatto dentro una padella, oppure attraverso la chiara d’uovo
mescolata in un bacile pieno d’acqua; io non credevo a cose simili,
perciò non ci tenevo particolarmente a sapere se mi sarei sposata quello
stesso anno, oppure sapere quale sarebbe stato il mestiere del mio futuro
marito, tuttavia…
<< A me, a me! Voglio sapere
del mio futuro marito! >> esclamò estasiata Agnes Dursley.
<< Oh, vi
prego signora Timms, predite il mio futuro! >> la scongiurò Margaret,
la sorella maggiore di John. << Mi sposerò entro l’anno?
>> chiese speranzosa. Era risaputo, in un certo senso, che Margaret
Maverick temesse molto più della povertà e della malattia, una
possibile condizione di zitella.
<< Maddy, vieni qui >>, mi
incalzò la signora Timms, volendo dare a intendere a tutte le altre
ragazze che io sarei stata la prima. Con piccoli passi esitanti, attraversai il
gruppo di ragazze che si aprì ai miei lati per lasciarmi passare,
lanciandomi poi, ognuna di loro, un’occhiata furente e inceneritrice.
<< Sì? >>
chiesi, una volta davanti alla donna. << Cosa c’è? >>
La donna di mezza
età mi lanciò uno sguardo ricco di rimprovero, ma lasciò
perdere quasi subito. Ruppe il guscio dell’uovo, separando la chiara d’uovo
e la versò dentro il piccolo bacile con l’acqua. Dovetti attendere
qualche secondo prima che l’albume smettesse di muoversi e di tremolare
dentro il liquido trasparente e poi, alla fine assunse una forma molto simile a…
<< Una maschera? >>
chiesi stranita, guardando con attenzione quella forma irregolare dal naso
esageratamente allungato.
Le ragazze dietro
di me iniziarono a ridacchiare sommessamente, come se fosse un motivo di
ilarità la mia predizione. Ma se per loro poteva essere qualcosa di cui
ridere, per me non si poteva dire altrettanto: Will non faceva l’attore
di teatro.
<< Magari farà una
fuga d’amore con un attore di teatro! >> mormorò Agnes
divertita, scatenando un altro coro di risatine e di sghignazzi sommessi da
parte delle sue amiche.
Brutta oca! Pensai
tra me e me.
La signora Timms
prese la chiara d’uovo e la gettò via, poi mi guardò dritta
in viso con i suoi occhi porcini, dandomi a intendere che quello che stava
pensando era serio.
<< Vai fino alla chiesetta,
sai quello che devi fare.(3) >>
Senza dire una
parola di più accettai il coltello, e mi allontanai da quel gruppo di
ragazze agitate.
*
<< Qui c’è il
coltello, dove è il fodero? >> cantilenai io, al quinto giro
attorno alla piccola chiesa di Ipswich.
Mi fermai davanti al piccolo portone
chiuso, guardai poi la piccola lama scintillante nella notte e senza troppo
entusiasmo, la inserii dentro la serratura. Non successe niente.
<< Basta! >> sbottai
spazientita. << Ma a che serve una sciocchezza simile? >> chiesi a
me stessa, sedendomi poi per terra, accostando la schiena al portone chiuso.
<< Alla fine non è venuto,
non ha senso continuare >>, mormorai rassegnata, guardandomi la punta
delle logore scarpette che indossavo quella sera.
Avevo aspettato così
tanto a lungo questo giorno, sin da quella mattina di maggio, io…
<< Ti ho aspettato Will, e tu
invece… >>
Una lacrima
galeotta mi scivolò dall’occhio e percorse tutta la guancia, fino
a raggiungere il collo; immediatamente la sfregai via, facendomi poi piccola
piccola, come se avessi voluto sparire dentro me stessa, ingoiata viva dal mio
stesso corpo.
<< Perché, Will? >>
singhiozzai sommessamente. << Perché non sei venuto? >>
<<
Madelaine? >> un sibilo nella notte mi spinse ad alzare immediatamente la
testa.
Disorientata guardai davanti a me,
vedendo solo una scura macchia di cespugli nella notte, una sagoma nera e
minacciosa, ai miei occhi.
<< Chi…
chi è? >> sibilai di rimando, tirandomi su a sedere senza gesti
troppo rapidi. << C’è qualcuno? >> con la schiena
saldamente adesa al portone della chiesa, cercai a tentoni il manico del
piccolo coltello che avevo conficcato nella serratura. Lo trovai.
<
La macchia scura di cespugli iniziò
a fremere e a tremare, come se dentro di essa vi fosse un qualche animale, un
tasso, o magari una volpe… ma non era così; sapevo che cosa ci
fosse la dietro…
Deglutii con
forza, pronta ad attaccare chiunque fosse dentro quel cespuglio, spinta dal
puro spirito di sopravvivenza.
Papà ci
aveva raccontato che, durante
Dal cespuglio balzò fuori
una figura nera e io per poco non lanciai un urlo, un po’ per volerla
spaventare con il mio strillo improvviso… e un po’ perché avevo
paura.
<< Vattene! >> urlai io,brandendo
il coltello con entrambe le mani e puntandolo contro quella figura alta e
scura. << Vattene via! >> la incitai io, disperata e senza sapere
bene cosa fare.
<< Maddy, sono io! >>
una voce maschile attirò la mia attenzione, spingendomi ad abbassare
immediatamente l’arma.
Strinsi appena gli occhi velati di lacrime,
come a voler mettere a fuoco la figura. Battei appena le palpebre, e le lacrime
scivolarono lungo le guance. << Will? >> chiesi, sospettosa, ma non
spaventata.
<< Sì, sono io. >> Mi
sembrò di sentire una risata smorzata provenire da lui, ma non vi badai
più di tanto. Iniziò ad avvicinarsi e, quando la luce della luna
illuminò il suo viso dagli lineamenti decisi e mascolini, tirai un lungo
respiro di sollievo; fu in quel momento che notai come fosse vestito.
A differenza delle solite camice di lino
grezzo e dei calzoni larghi e consunti, quella sera portava i capelli neri
sciolti lungo le spalle, in modo da formare morbide onde nere sulle sue spalle
larghe e mascoline, indossava una camicia bianca e pulita, di un tessuto
differente dal solito lino grezzo, infine un kilt(4) di cui però non
riuscii a comprendere il colore, era avvolto attorno al suo meraviglioso corpo
maschile e lo fasciava alla perfezione. Era talmente bello da togliermi il
fiato.
<< Santo cielo, cosa ci facevi
là dietro? >> gli chiesi dopo qualche secondo, quando il mio cuore
tornò a battere normalmente.
Scrollò appena le spalle,
abbozzando un sorriso. << Ero venuto a cercarti. Sono arrivato in ritardo
e quando ho visto la figlia del signor Lucas le ho chiesto dove eri, e
così… >> Scrollò nuovamente le spalle, facendomi
capire quello che era successo qualche secondo prima.
Aggrottai le sopracciglia, guardandolo
in tralice. << Perché eri dietro a quella macchia di cespugli? >>
Sorrise di nuovo,
e il cuore mi si fermò in petto. << Volevo farti uno scherzo!
>> esclamò allegro.
<< E perché? >> gli
chiesi, usando un tono molto più acido di quanto volessi.
Lui tuttavia non
vi badò. Lo sguardo ilare e allegro cedette immediatamente il passo ad
uno più duro e serio. Aggrottò leggermente le sue folte sopracciglia
nere e per un attimo, i suoi occhi verdi sembrarono risplendere di una luce
diversa… quasi selvatica. Ne ebbi paura.
<< Will… >>, biascicai
spaventata, senza trovare niente da dire, se non pronunciare il suo nome.
<< Volevo
punirti >>, disse con un sussurro.
Con un gesto
fulmineo mi afferrò per le spalle, e io sussultai per la paura. <<
Will, no! >>
<< Tu avevo detto di aspettarmi, e
tu invece… >> Adesso la sua voce non sembrava dura come pochi
secondi prima, ma ferita. Sembrava che soffrisse per qualcosa, come se io ne
fossi la causa…
Lo guardai negli occhi, senza dire
niente di concreto o di importante, e lui fece lo stesso. I suoi occhi
sembrarono addolcirsi e poi passò la sua mano grande e calda sul mio
viso, possibilmente ancora più accaldato. << Maddy >>, mi
sussurrò con dolcezza, accarezzandomi appena la guancia, e scendendo poi
lungo il mio collo sottile. << Piccola, dolce Maddy… >>,
ripeté con voce carezzevole, quasi mi stesse rivolgendo una preghiera.
<< Maddy, voglio baciarti >>
disse con la voce leggermente strozzata, come se fosse un assetato che non vede
una goccia d’acqua da tempo… ed io ero l’acqua; tutta l’acqua
che voleva. Il mio cuore capì per primo, battendo con insistenza contro
le costole e togliendomi quasi il fiato, il corpetto mi soffocava, le stecche
mi soffocavano… respiro, respiro… non riesco più a respirare…
La debole luce
della luna lontana danzava sul suo viso con un perfetto gioco di ombre e luci;
Will alzò la mano e fece scorrere nuovamente le nocche, lievi come
piume, lungo la mia mascella raggiungendo poi il mento.
<< Lascia che ti baci, Maddy
>>, sussurrò carezzevole, quasi rassicurante.
Lentamente chiusi
gli occhi, annuendo appena con la testa. Sentii le sue mani fermarsi ai lati
della mia vita, tirandomi poi in avanti fino a che il suo torace non
sfiorò appena il mio seno, e poi più vicino. In cerca di
equilibrio alzai le mani e le posai sulle sue spalle larghe, sentendo un’improvvisa
intimità a contatto con Will, e il suo corpo. Aprii gli occhi e vidi il
suo volto molto vicino al mio, lo sguardo fisso sulle mi labbra. E poi mi
baciò.
Le sue labbra erano dischiuse. Provai
un improvviso sgomento il calore umido dell’interno della sua bocca e il
suo fiato caldo contro la mia guancia. Per qualche istante mi abbandonai a
sensazioni più carnali di quanto avessi mai sospettato. La sua lingua prese
ad accarezzarmi la linea delle labbra , trasmettendomi una sensazione indecente
giù per la gola e giù nel seno e giù…
La sua mano era
ben ferma dietro la mia vita, no, al di sotto, e mi stava attirando contro di sé
in modo da aderire con le sue cosce contro le mie e…
Sapevo bene cosa portasse un uomo
sotto al kilt – e cioè niente –, Papà me lo aveva
detto, e adesso quella cosa sembrava
spingere con insistenza contro di me, facendomi avvertire tutta la sua durezza
e…
Lo allontanai con
una spinta, lottando contro il caos delle sensazioni e delle emozioni
sconosciute che stavano turbinando nel mio cervello, sconvolgendomi. Non avevo
mai baciato nessun uomo, apparte John, il che rientrava più in una
semplice forma di saluto oppure un gioco infantile… ma Will non era un bambino… e ormai non la
ero più neanche io.
<< Grazie Will, ma…
>>, io stessa sentivo la voce tremula per l’emozione, tirai una
lunga boccata d’ossigeno, prima di parlare ancora. << Credo che…
sia meglio, credo che sia sufficiente a… >>
A cosa? Cosa era
sufficiente? … non lo sapevo nemmeno io.
<< Maddy. >> Eravamo
ancora vicinissimo e dall’alto della sua statura mi dominava, la testa
piegata un poco di lato. Non fece alcun tentativo per abbracciarmi, non mi
sfiorò nemmeno e teneva le mani sui fianchi, dandomi a intendere che non
avrebbe fatto nessun altro gesto azzardato. Tuttavia, se non avessi avuto il
portone della chiesa dietro di me, avrei cercato di arretrare di qualche passo,
per mettere un po’ di distanza tra noi, non perché non mi fidassi
di lui, ma piuttosto di me. Se mi
avesse baciata di nuovo… non osavo nemmeno pensarci.
<< Maddy, io ti amo.
>>
Cosa? Lo fissai
ammutolita, senza trovare nulla da dire.
<< Ti prego, diventa mia moglie.
>>
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Note:
1) Litha, festa del solstizio d’estate, di solito attorno al 21
giugno, una festa tradizionale risalente fino alla lontana epoca dei celti.
Litha segna il punto dell’anno in cui il Sole si trova simbolicamente al
culmine dei suoi poteri e così anche il Dio. È il giorno
più lungo dell’anno. Nonostante nel Settecento fossero o cattolici
o protestanti, in qualche villaggio si festeggiavano ancora le vecchie feste
pagane, e il villaggio dove vive Maddy è uno di questi.
2) No, mia cara Bestia… estratto dalla favola “
3) Il coltello… per trovare la propria
anima gemella si camminava intorno ad una chiesa nove volte e si metteva alla
fine di ogni giro un coltello nella serratura del portone, dicendo: “Qui
c'è il coltello, dove è il fodero?” Il simbolismo è
evidente...
Non è una tradizione
tipica dell’Inghilterra (essendo il Suffolk in Inghilterra), ma ho voluto
comunque inserire questa piccola tradizione:)
4) Il kilt è un indumento maschile che consiste in un pezzo di stoffa arrotolato intorno alla vita (simile
alla gonna
femminile) ed allacciato. Anticamente il kilt era realizzato con un pezzo di
stoffa lungo abbastanza da essere poi appoggiato sulla spalla (dopo essere
stato arrotolato intorno alla vita). Per una maggiore comprensione e per chi
non conoscesse la cultura scozzese:) :