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Autore: Pegasis    27/10/2013    3 recensioni
Non è la prima fan fiction che scrivo, diciamo che ho avuto esperienza con altri generi xD. Questa è uscita per scherzo mentre parlavo con un amico domandomi della battuta sinistra della madre del pg che fa quando gli consegna la lettera del prof. Platan. Se trovate degli errori grammaticali e ortografici avvertitemi, aiutatemi a migliorare. °>°
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Videogioco
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​La pioggia cadeva fitta dal cielo, il vento leggero e fresco m’investe mentre cammino a grandi passi sotto l’ombrello sul percorso 1 in direzione di borgo bozzetto. Nella piccola cittadina non c’è nessuno in giro, tutti erano dentro casa al riparo delle intemperie.
Osservo per un attimo la luce soffusa della finestra accanto alla casa della mia amica. Circa un’ora fa la vicina mi ha chiamato, per fortuna non ero ancora uscito dal laboratorio.
Primula era ritornata a casa dall’allenamento in circuito. Primula la famosa pilota che aveva vinto prestigiosi premi ottenendo la fama. Ero un fan sfegatato di lei, si vedeva che gareggiava con passione ma senza la smania di vincere. Quando poi si seppe che si sarebbe trasferita a Kalos, non stavo più nella pelle. La prima volta che la incontrai fu a Luminopoli; entrò nel mio laboratorio solo per conoscermi. Mi disse che non era una cosa inusuale, andava sempre a visitare i laboratori di ogni regione, aveva un profondo rispetto per la nostra professione, anche suo padre era un professore. Da quell’incontro non si separò più da me, ci incontravamo spesso per parlare visto che non conosceva nessun altro a Kalos. Era una donna allegra e solare, ma 6 mesi fa tutto cambiò, l’essere famosa l’aveva dato alla testa così incominciò a drogarsi, prima con roba leggera e poi più pesante. Mi accorsi subito che era cambiata, a un certo punto non voleva uscire di casa, dovevo andare fino a borgo bozzetto per andare a trovarla.
Ogni volta che andavo da lei la trovavo strana e alterata, fino a che non la colsi sul fatto. La presi molto male, litigammo violentemente e per più di una volta ci mancava poco che scappava uno schiaffo. Non ne volevo sapere più niente di lei, mi aveva profondamente deluso la stimavo molto per quello che era. Un paio di giorni dopo mi chiama il suo manager preoccupato, mi spiega la situazione in cui si era cacciata, neanche lui era in grado di assecondarla; mi pregò di tenerla d’occhio, non faceva entrare nessun’altro a parte me che si fidava ancora, nonostante tutto. Sospiro brevemente percorrendo il viottolo senza fretta. Prendo le chiavi per aprire, non sarebbe stato in grado di aprire la porta. Entro; un tanfo di chiuso misto ad altri odori sgradevoli mi accoglie, il disordine regna sovrano. Misi le mani nei capelli stringendoli. Ogni giorno che passava peggiorava, ancora un paio di settimane e lo avrebbe saputo il mondo intero: Primula è stata sconfitta dalla droga.
Ancora riusciva andare lucida al circuito ad allenarsi, ma non so fino a quanto avrebbe continuato. I miei pensieri furono distolti da un mugolio che proveniva proprio dal divano. -Primula? Primula? Non ci fu risposta, m’avvicino verso il divano e mi affaccio per vedere. Era distesa semi cosciente, aveva un braccio scoperto e in una mano tiene ancora l’ago.
Corsi mettendomi dall’altra parte, tolsi l’ago; era completamente vuoto. Esaminai la puntura, guardai il colore della pelle e le pupille; era tutto nella normalità, almeno per quello che era. Misi la mano sulla carotide per controllare il battito, sussultò al contatto iniziando a muoversi cercando di parlare ma dalla bocca uscivano parole incomprensibili. -Calmati, sono io Platan. Non mi riconosci? Lei mi guardò con uno sguardo vuoto e poi continuò a delirare, stava cercando in tutti i modi di dirmi qualcosa ma cosa? Presi la sua mano per rassicurarla. -Che cosa vuoi dirmi? Non avendo nessuna risposta misi la mano sulla fronte ma la dovetti ritirarla, era bollente. -Hai la febbre! Dissi preoccupato poi notai che stava tremando, la dovevo portarla a letto, la presi in braccio per dirigermi alla camera da letto, lei continuò a divincolarsi e a dire cose insensate.
La feci stendere, e gli misi la coperta sopra di lei. Ero quasi certo che si era presa l’influenza perché era rimasta immobile al freddo e semi vestita. Non potevo altro che fare somministrare una tachipirina e aspettare che ritornasse cosciente e lucida, decisi di rimanere tutta la notte per tenerla sotto controllo e assicurarmi che non si sarebbe fatta un'altra dose. Dopo un bel po’ Primula si calmò e si mise a dormire, la medicina stava facendo effetto, tirai un sospiro di sollievo.
Aveva smesso di piovere, il vento si era alzato e faceva cadere l’acqua che si era depositata sulle chiome degli alberi, dalla finestra si potevano vedere dei platani; le loro foglie mosse dal vento creavano un rumore, un fruscio quasi rassicurante che ti faceva scordare tutti i problemi che avevi. Dietro di me sento qualcosa muoversi o meglio qualcosa vicino a me, mi voltai e trovai Primula sveglia accanto a me.
Mi spaventai lei fece segno di stare in silenzio, non era sotto l’effetto della droga lo potevo notare dal suo sguardo adesso vispo e quasi ammiccante. La guardai senza dire una parola terrorizzato, lei senza esitazione si mise sopra di me, mi prese per la camicia facendomi avvicinare al suo viso. Vidi una consapevolezza di quello che stava per fare, la guardai ancora impaurito. Senza esitazione mise le labbra sopra le mie e baciò con passione.
  
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