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Autore: Amrita    27/10/2013    3 recensioni
Rivisitazione della fiaba "Il re Bazza di Tordo" dei fratelli Grimm.
"«Nemmeno stasera hai scelto uno sposo, Abigail, eri stata avvertita - mi dice. - Lasciandoti scegliere ti ho lasciato una grande libertà, una libertà che non viene concessa a tutte le donne, ma ora mi trovo costretto a...» sospira stringendomi più forte «Sceglierò io - bisbiglia, deciso. - Anzi, lascerò che decida il fato: sposerai il primo che si presenterà alla nostra porta, chiunque esso sia.»"
Genere: Angst, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Loki, Nuovo personaggio
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Dopo due ore di cammino, il bosco inizia finalmente a diradarsi, e ci ritroviamo in un enorme prato. L'erba è verdissima, i fiori di campo si stagliano alti e le gemme degli alberi da frutto iniziano ad schiudersi, rivelando bellissimi petali.
«Chi è il proprietario di questa terra?» chiedo, senza riuscire a trattenere un sorriso quando due farfalle si rincorrono vivaci davanti ai miei occhi.
«È proprietà del principe Loki» ripete il suonatore, continuando a farsi strada nel prato.
Vorrei restare e godermi per un po' l'aria primaverile, ma non voglio chiedergli nessun favore, potrei pentirmene.
Forse dovresti almeno ringraziarlo per averti salvato la pelle, dice una voce insistente nella mia testa. Ma ringraziare? Io non ho mai ringraziato nessuno, se non per accettare un complimento. Però mi avvicino a lui e mi schiarisco la voce. Quanto difficile può essere, dopotutto? Devo solo dire "Grazie..."
Mi rendo conto così che non ho la più pallida idea di quale sia il suo nome, durante la cerimonia non gli avevo prestato la minima attenzione.
Do un colpetto di tosse per prepararmi a parlare.
«Vuoi dirmi qualcosa?» mi precede lui, e io lo guardo con gli occhi sbarrati per un momento senza rendermene conto.
«Ehm, sì. Non credo di aver afferrato il tuo nome» gli dico, diretta. Girarci intorno non sarebbe servito a niente, comunque.
Lui rallenta un po' il passo e mi fissa sollevando una delle sue spesse sopracciglia.
«Puoi chiamarmi Fürsten, mi conoscono tutti con questo nome» risponde, poi.
«Fürsten? E perché mai ti fai chiamare "principino"?»
Lui ridacchia con uno sbuffo «Non so, non sono io ad averlo deciso. Un giorno hanno iniziato a chiamarmi così per gioco e poi il nome è rimasto.»
«Principino...» ripeto piano «Eppure quanto hai fatto con l'orso non aveva nulla di principesco.»
«Come, scusa? Ho salvato quella tua dannata pellaccia, cos'altro vuoi da me?» esclama un po' stizzito, e io arrossisco.
Ebbene sì, sono arrossita. Credo sia la prima volta che mi succede, ed entro un po' nel panico «No, no, che hai capito? Intendevo che un principe non avrebbe mai avuto il fegato di farlo, almeno non quelli che ho incontrato io» dico tutto d'un fiato, e gli occhi neri come pozzi di mio marito si addolciscono «Principessa, mi stai per caso ringraziando?» chiede.
Io mi stringo nelle mie spalle, distogliendo lo sguardo. Se vuole, ci arriva da solo, io non lo dirò mai.
Fürsten sorride «Non c'è di che.»

Finalmente raggiungiamo il mondo civilizzato. Oltrepassiamo delle alte mura, controllate da guardie ben piazzate con armature lucide e lo sguardo fermo. Camminiamo per qualche minuto tra la gente che si muove veloce tra i banchi del mercato, e non posso fare a meno di notare che tutti indossano abiti non ricchi ma piuttosto ben tenuti, con poche toppe e rammendi, e non c'è nemmeno un mendicante che chiede la carità per le strade.
«Che magnifica città!» dico, a nessuno in particolare.
«Già. Qui non esiste la povertà, chiunque viene aiutato in un modo o nell'altro.»
«E chi è il signore di questo posto?»
Fürsten trattiene a stento uno sbuffo «Sempre il Corvo.»
Ostento un sonoro sospiro «Ma che diamine mi passava per la testa quella sera...» mi rimprovero.
«Ehi! Se ti piace tanto puoi anche sposartelo!» mi dice Fürsten con aria stizzita, punzecchiandomi il braccio con una delle sue dita ossute.
Gli scocco un'occhiata che spero lo incenerisca sul posto (ma, ahimè, non accade) «Magari potessi - dico, sollevando una mano e mostrandogli l'anello attorno al mio dito - Purtroppo  c'è un non so che che me lo impedisce» sospiro sarcastica.
Fürsten non risponde. Mi guarda negli occhi abbandonandosi ad un sorriso strafottente che non avevo ancora visto sulle sue labbra rozze ma gentili, e che mi fa tornare alla mente l'espressione del principe Loki la sera della festa.
Se solo avessi accettato.
Mi perdo nei miei pensieri per non so quanto tempo, rigirandomi nervosamente una ciocca di capelli biondi tra le dita.
Improvvisamente, Fürsten borbotta qualcosa che non riesco a capire, riportandomi alla realtà, e mi accorgo che ci troviamo di nuovo davanti alle mura, all'altro capo della città.
«Dove stiamo andando?»
«A casa» risponde mio marito, senza distogliere gli occhi dalla via.
Guardo la città alle mie spalle con aria interrogativa «Ma io credevo vivessi qui...»
«Credi che avrei questo aspetto se vivessi qui?»
Giusta osservazione, mi dico, e lo seguo tristemente. Come se non bastasse, appena usciamo dalle mura inizia a piovere, e nel giro di venti minuti le mie scarpe sono infangatissime, così come il mio vestito, con schizzi che arrivano fino all'altezza delle ginocchia. Intanto, Fürsten ridacchia incurante del mio più che evidente disagio, e canta:

C'era una volta, e c'è ancora oggi
Una principessa un po' viziata
Orsù, porgete i vostri omaggi
La principessa si è accasata

Caro marito, ti odio.
   
 
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