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Autore: Scation_98    27/10/2013    1 recensioni
Ciao, mi chiamo Sam e ho 15. La mia vita è strana molto strana , questa volta vi racconto la mia storia, quella vera. Qualcosa ha mandato tutti i miei sogni in frantumi, li ha resi assurdi e irrealizzabili e così, a causa di tutto questo , sono caduta in un baratro dal quale non riesco ad uscire e la luce dell’uscita si allontana sempre di più. Ho molto amici al mio fianco: Masia, Andie , Fred e Marc. Loro sono gli unici che non se ne sono mai andati e spero che non lo faccino mai! Tutti i nomi, compreso il mio, sono un modo per nascondere il mio vero nome ma tutto quello che racconto è successo davvero a me , Sam, nonché l’autrice di questa autobiografia. Spero che vi piaccia, buona lettura ;)
-Sam
Genere: Commedia, Drammatico, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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Sentii le mani di qualcuno scuotermi violentemente e una voce tremante molto familiare.

“ Sam, Sam… porca puttana rispondimi…”

Andrew continuava a scuotermi violentemente e finalmente aprii gli occhi, vedevo a terra una pozza di sangue , i miei vestiti macchiati di rosso, vidi la lametta a terra ma soprattutto vidi lo sguardo terrorizzato e delle  piccole lacrime che caratterizzavano il volto di mio fratello.

Ci guardammo per un po’ finché lui non mi rinchiuse tra le sue braccia ed iniziò a singhiozzare.

“C-che ti succede Sam? In cosa abbiamo sbagliato tutti noi?” chiese lui continuando a tenermi stretta

Io non risposi, non sapevo che dirgli quando invece avrei voluto urlargli che non erano loro il problema ma io, io con tutti i miei difetti. Non ho ancora avuto modo di raccontarvi tutta la mia storia, tutto quello che mi spinse a diventare autolesionista.

Otto anni prima di me nacque mio fratello, Andrew, da mia madre Anne e mio padre Filip. Quando Andrew aveva appunto 8 anni nacque una bambina ma nessuno lo sapeva, infatti secondo tutte le visite e i vari accertamenti sarebbe dovuto nascere un maschietto ma qualcosa andò storto e così nacqui io.  Mio padre non voleva figlie femmine ed infatti era stato felicissimo che il suo secondo figlio fosse maschio ma quando venne fuori l’equivoco non ci pensò due volte e abbandonò mia madre durante il parto con una neonata  a carico e un bambino di otto anni a casa dai nonni.

Crescendo mio fratello si ritrovò a vivere senza un padre ma per fortuna mia madre incontrò un uomo, Patrick , il quale ci ha accolto e curati come suoi figli. Mio fratello mi odiava perché vedeva in me la causa della distruzione della loro famiglia . Quando mamma si riaccompagnò con Patrick io avevo appena due anni perciò io ho visto da sempre in lui la figura paterna che tanto mi mancava ma la cosa più brutta è che mia mamma me l’ha tenuto nascosto , scoprii la verità a 14 anni e 11 mesi. Un trauma che mi portò a tagliarmi per la prima volta e a non smettere più.

Ci stetti malissimo per questa cosa, non mi sarei mai aspettata una tale falsità da lei.

Ecco cosa avevano sbagliato. Mi avevano sempre fatto sentire fuori luogo, di intralcio , senza peso.

Mi alzai dal pavimento e constatai la grandissima quantità di sangue che c’era a terra e su di me e capii allora la paura nello sguardo di mio fratello. Mi aiutò ad alzarmi e mi guardò le braccia.

“Perché lo fai Sam?”

Stetti di nuovo in silenzio senza dargli una risposta e lui non distolse lo sguardo da me neanche un secondo.

“Perché sto male, voglio distruggermi, morire, andarmene”

“Vorresti davvero vedere Mamma, Papà e tutti i nostri parenti, Fred, Andie, Masia e Marc tristi per la tua mancanza.. vuoi questo?”

“No, vorrei essere dimenticata.”

“No si può…”

“Lo so purtroppo…”

Me ne andai in cameretta lasciandogli capire che non volevo parlare ma lui mi tirò per un braccio e mi fece avvicinare a lui lasciandomi un dolce bacio sulla guancia.

“Lo so che non te l’ho mai dimostrato, lo so che ti ho fatto sentire sempre fuori luogo e di intralcio per la mia vita ma ti assicuro che non ho mai provato tutto l’amore che provo per te verso nessun altro e vederti così mi fa stare malissimo, vieni in camera mia , voglio parlarti di una cosa che non sa nessuno, neanche mamma e papà e che nessuno saprà mai all’infuori di te.”

Seguii Andrew per il corridoio che conduceva alla sua camera e mi sedetti sul suo letto mentre lui si arrampicò su una sedia per estrarre una piccola scatolina di cartone color rosso fuoco dal una mensola piena di vecchi peluche.

“Cos’è ?” chiesi io mentre la poggiava sulla sua scrivania e toglieva il coperchio.

Lui non mi rispose ma mi porse la scatole aperta che io accolsi prontamente tra le mie mani.  Ne guardai subito il contenuto : 4 lamette piccole, 1 più grande, una forbice, delle spille, un coltellino e un coltello da cucina.

Guardai attentamente il contenuto e rimasi a bocca aperta. Io avevo la stessissima scatola , tranne che per il colore, in cui anche io avevo nascosto le mie lamette e i vari attrezzi con i quali mi lesionavo.

A quel punto una marea di domande inondarono la mia mente… anche Andrew era autolesionista? Era fiero di me e voleva darmi altri “attrezzi”? Aveva preso la mia scatola per riversare il tutto in quella rossa ? Cosa significava tutto questo?

Andrew notò il mio sguardo perso e iniziò a parlare precedendo tutte le possibili domande da parte mia.

“ Avevo 12 anni quando mi tagliai per la prima volta. Tu ne avevi solo 4 e per fortuna non ancora potevi capire certe cose anche se il pensiero che anche tu potessi arrivare a farlo mi tormentava ma la lametta era più forte di me. Lo feci perché sentivo la mancanza di papà, tu non hai mai avuto la fortuna di averlo al tuo fianco, giocarci o vederlo mentre ti veniva a prendere a scuola con in mano un chupa-cups del tuo gusto preferito ma io invece tutto questo l’ho vissuto e finché Patrick cercasse in tutti i modi di fare lo stesso io vedevo ancora l’immagine del mio vero padre. Soffrivo molto e l’unico modo per sentire di meno la sofferenza era confondere il dolore psicologico con quello fisico. Inizia col procurarmi graffi per poi arrivare a veri e proprio tagli per poi toccare il fondo con le ustioni a volte provocate con il gas dei fornelli da cucina in assenza di accendini. Quando tu hai compiuto 13 anni decisi di smettere. Mi pagai da solo uno psicologo e mi promisi di non farti fare la mia stessa fine ma purtroppo non ce l’ho fatta. Sapevo benissimo che quando mamma ti avrebbe raccontato tutta la verità per te sarebbe stato un trauma non indifferente e avresti  sicuramente cercato una via di uscita che invece di farti uscire davvero ti avrebbe buttato ancora più giù: l’autolesionismo. Ed infatti la mia ipotesi è stata confermata, quando tu a 14 anni e 11 mesi scopristi tutta la verità hai iniziato a graffiarti, io lo vedevo ma stavo in silenzio sperando che ti riprendesti da sola mentre invece in questi ultimi giorni sei peggiorata tantissimo e io non intendo starmene con le mani in mano proprio perché anche io ci sono passato e credimi da sola non ne esci, non ce la fai, non resisti e se avessi tutta questa forza di volontà non avresti neanche iniziato. Lasciati aiutare Sam, almeno da me.”

Aver ascoltato tutto quello mi mise un gran mal di testa, non riuscivo a crederci, mio fratello? Autolesionista? NOOO. Eppure era così , mi fece vedere le sue cicatrici sul braccio, sulle gambe , sulla pancia e sulle spalle ed io gli mostrai invece i miei tagli e  le mie ustioni freschi.

Eravamo legati non solo da un vincolo di sangue in quanto figli degli stessi genitori ma entrambi ci saremmo portati dietro quei segni per sempre , per tutta la vita e non ci saremmo potuti nascondere , dovevamo venire allo scoperto e sopportare anche le possibili accuse come : “emo di merda”, “autolesionista di sto cazzo” e robe simili.  
 
  
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