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Autore: giveherlove    27/10/2013    6 recensioni
'Ever, perché mi hai mentito su questo?'
'mi...dispiace...'
'io voglio sapere perché non potevi dirmelo!?'
'a nessuno piacciono ragazze che hanno delle cicatrici...pensavo che avresti smesso di amarmi'
'io non potrei mai smettere di amarti, mai.'
Genere: Erotico, Sentimentale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Niall Horan, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Lemon, Lime, Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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Sentivo la luce del sole filtrare dalle persiane e illuminare fioca il mio viso: se fossi stata una di quelle persone che hanno il sonno pesante avrei senza dubbio continuato a dormire, ma il mio sonno –se si può definire così- non era per niente profondo e ci volle un niente per svegliarmi.
Da una parte fu meglio, perché quello che stavo sognando non mi piaceva affatto.
Quegli incubi non la smettevano di tormentarmi: ogni notte sembravano diventare sempre più terrificanti e sempre più reali.
Come se tutto quello che la mia mente sognava, mi toccasse anche nella realtà.
Forse in un certo senso era così perché le lacrime che spesso mi rigavano il viso quando mi svegliavo, o le lenzuola stropicciate e madide di sudore, non erano la mia immaginazione, ma era tutto vero. Io mi costringevo a non pensarci, sperando che se io non ci rimuginavo sopra, tutto si sarebbe dissolto da sè, ma questo non accadeva mai.
Anche quella mattina ci passai sopra, facendo finta che tutto fosse OK, anche se non lo era.
 
Scesi dal letto, e con passo stanco mi diressi verso la finestra, la aprii e lasciai che la luce e l’arietta mattutina invadessero ogni centimetro della mia camera.
Respirai a pieni polmoni e mi sfregai gli occhi stanchi e segnati dalle occhiaie, dopo essermi seduta sul fondo del letto guardai la sveglia: segnava le sei meno dieci.
Poco meno di quindici minuti e mia madre –inconsapevole del fatto che avessi dormito solo tre ore scarse- mi sarebbe venuta a chiamare per dirmi di prepararmi.
 
Quando, il pensiero che tra poche ore mi sarei trovata in aeroporto ad attendere il volo che mi avrebbe condotta nella città che amavo di più al mondo, si insinuò nella mia testa, una sorta di scarica di adrenalina mi attraversò e sentii lo stomaco contorcersi.
Non avevo mai provato niente del genere, era tutto molto strano.
Forse la morsa che sentivo alla pancia era segno che le cose sarebbero migliorate: o almeno era quello che mi auguravo con tutto il cuore e con tutta l’anima; anche se ero consapevole che solamente un miracolo mi avrebbe potuta ‘salvare’ da quella ragazzina timida, acida, insicura e chiusa in se stessa che tutte le delusioni che avevo subito e tutte le battaglie che avevo perso mi avevano fatto diventare.
 
L’unica cosa che mi faceva sentire bene, erano loro.
I miei idoli.
 
Senza rifletterci troppo afferrai l’ipod che stava sulla scrivania, lo accesi, posizionai le cuffiette nelle mie orecchie e dopo aver selezionato il brano che volevo ascoltare –in quel caso era truly madly deeply- premetti play, e lasciai che le cinque voci più angeliche e più dolci del mondo mi cullarono come si fa con i bambini per farli addormentare.
 
 
Mentre la canzone scorreva e io mi perdevo tra quelle melodie magiche, mi rifacevo il letto, così non avrebbe dovuto farlo dopo mia madre.
 
 
 
 
 
buongiorno Ever
 
Io sussultai di scatto togliendomi le cuffie con un gesto rapidissimo, avevo il cuore in gola, ma quando mi accorsi che era solo mia madre stirai le labbra in uno dei miei soliti falsi sorrisi.
 
 
oh, ciao mamma, non ti avevo sentita entrare…’ dissi.
 
 
me ne sono accorta!’ sorrise, tirandosi indietro i capelli.
 
vatti a preparare, io porto giù i bagagli!’ quella mattina mia madre sembrava quasi serena, non la vedevo così da molto tempo.
 
Probabilmente la sua serenità dipendeva dal fatto che sperava che una volta in college mi sarei dimenticata tutti i casini che erano successi da tre anni e mezzo prima, fino a quel momento.
Sinceramente anche a me sarebbe piaciuto dimenticare tutto, sul serio, solo l’idea di salire sull’aereo scordandomi di tutto il resto, per vivere la mia avventura senza pensare al passato mi avrebbe resa la quindicenne più felice della terra.
 
Ma no.
Nulla si cancella.
 
Tutto quello che era capitato, mi aveva cambiata, non potevo lasciarmi alle spalle degli anni così difficili, non ci sarei mai riuscita. Il mio passato sembrava essersi attaccato come una sanguisuga al presente, e inghiottendo via tutta la mia voglia di vivere, la mia allegria, la mia estrosità mi aveva lasciata completamente sola, vulnerabile, insicura e malata della peggior malattia di cui si possa soffrire: la nostalgia.
Quei sentimenti mi avevano lacerata dentro, giorno dopo giorno, lasciando di me solo un misero corpo, che odiavo e che torturavo in ogni modo possibile: tagliandomi, vomitando, fumando, non dormendo.
Non ero più in grado di provare emozioni vere: cercando di alzare dei muri tra me e tutto quello che avrebbe potuto ferirmi, finii col creare un armatura di cemento armato al mio cuore, e nessuno –a parte Abby- sarebbe riuscito a farmi ritornare quella di prima, proprio perché della “vecchia me” non ne esisteva neanche più l’ombra.
Se la mia anima era già morta perché il mio corpo continuava a vivere?
 
 
‘va bene’
le rivolsi un sorriso, presi in mano la maglietta e i pantaloncini che avevo lasciato fuori dalla valigia la sera prima e mi diressi verso il bagno.
 
 
Dopo essermi lavata e cambiata, tolsi i cerotti per controllare i tagli. I più profondi si riaprirono, mentre quelli più superficiali erano già stati rimpiazzati dalle croste.
Avevo messo tutto il necessario per medicarmi in valigia, ma fortunatamente per fermare il sangue che usciva –non in grande abbondanza- bastò un po’ di carta igienica.
Dopo essere certa che il sangue avesse smesso di fuoriuscire, e aver coperto tutto con nuovi cerotti e i braccialetti, uscii dal bagno.
 
Con il tempo e l’esperienza, avevo imparato a medicarmi quasi ogni tipo di taglio.
Nessuno della mia famiglia era a conoscenza di ciò che infliggevo a me stessa, infatti facevo di tutto per mantenere la cosa segreta; altrimenti mi avrebbero spedita di nuovo in uno di quegli ospedali psichiatrici, ed era l’ultima cosa che volevo.
 
Entrai in cucina, dove mia madre era intenta a fare colazione con mio fratello Mat –abbreviazione di Matthew-.
 
 
‘ciao Eveeeeer!!’
esclamò il mio fratellino, lasciando cadere la gocciola nel latte per correre verso di me ed abbracciarmi.
 
‘buongiorno’   gli sorrisi, abbassandomi per dargli un bacio sulla guancia.
Lui era una delle pochissime persone alle quali permettevo di toccarmi, altrimenti odiavo il contatto fisico.
Aveva solo cinque anni, ma quel bimbo era senza dubbio il regalo più bello che il cielo avesse potuto farmi, era tutta la mia gioia, uno dei motivi per cui combattere e non arrendermi, era stato lui che quando ero in ospedale quasi in fin di vita, mi aveva spinta ad alzarmi, e senza di lui sicuramente non sarei sopravvissuta.
 
 
Lo riaccompagnai al tavolo, e gli dissi di mangiare: per dargli il buon esempio aprii il frigo e cercai anche io qualcosa che stuzzicasse un po’ il mio appetito inesistente.
Tutto quello che riuscii a trovare fu uno yogurt bianco.
Faceva schifo, ma lo mandai giù perché sapevo che senza quello probabilmente sarei svenuta a metà giornata se non prima. Solo dopo aver finito la mia “colazione” mi rivolsi verso mia madre e le domandai:
 
‘i bagagli?’
 
‘li ho già caricati in macchina’ disse alzando lo sguardo dalla tazzina di caffè.
 
‘hai preso anche la chitarra?’
 
‘hai intenzione di portarla?’   chiese sorpresa, come se non si aspettasse altro che un mio “no” come risposta.
 
‘ovvio che la porto!’    esclamai, sorpresa da una domanda tanto sciocca: non mi sarei mai e poi mai, potuta separare dalla mia chitarra o dal comporre musica per più di un giorno, figuriamoci per quattro settimane!
 
‘oh, okay’   replicò, con un tono di voce che non riuscii a decifrare.
 
‘vado a prenderla’   le sorrisi per smorzare la tensione.
 
‘prendi anche la borsa con il computer e tutto il resto!’     mi ricordò lei, mentre mi avviavo in camera.
 
Arrivata in stanza, infilai velocemente computer, tablet e caricatori nella borsa che subito dopo appoggiai in spalla, successivamente aver recuperato anche la chitarra scesi di nuovo in cucina; dove trovai mia zia che era venuta per badare a Mat mentre io andavo all’aeroporto con mia mamma.
Le due erano intente in una delle loro solite chiacchierate tra sorelle, ma appena mi videro arrivare si zittirono entrambe, segno evidente che parlavano di me.
 
‘ciao zia!’ le andai incontro per abbracciarla, facendo finta di non averle colte in fragrante.
 
‘ciao tesoro!’ mi sorrise e poi mi stampò un bacio sulla guancia.
 
‘pronta per partire?’ aggiunse.
 
‘si si’ la rassicurai.
 
‘bene, mi raccomando, stai attenta eh!’
 
‘tranquilla, mamma mi ha già fatto tremila raccomandazioni!’    la informai, e sorrisi di sfuggita a mia madre che alzò gli occhi al cielo.
 
‘beh, conoscendo tua madre non ne avevo dubbi!’    scherzò lei, così mamma la guardò male finchè non scoppiammo tutte e tre a ridere.
 
 
 
 
 
 
‘adesso saluta tuo fratello che andiamo!’   mi ordinò mia madre.
 
Andai incontro a Mat, mi inginocchiai per essere alla sua altezza e poi lo abbracciai stringendolo con tutta la mia forza.
Lui era la persona che mi sarebbe mancata più di tutte.
 
‘ci vediamo presto, okay amore?’    distesi le labbra in un sorriso, e gli pizzicai lievemente una guancia.
 
‘si, mi raccomando, torna presto!’   disse lui, accentuando la tristezza del suo tono.
 
‘certo, vedrai che il tempo passerà stra in fretta!’    gli sorrisi, finchè lui non ricambiò.
Anche se una lacrima stava quasi per uscirmi, cercai di trattenermi, non volevo piangere davanti a lui; mi sarebbe mancato da morire e se avessi potuto, lo avrei nascosto in valigia per portarlo via con me.
 
‘e quando torno, ti porterò il regalo più bello del mondo!’ gli promisi.
 
‘basta che tu torni e io sono già contento’     dichiarò con tutta la sincerità del mondo, quasi come se non avesse detto niente di così importante. Aveva soltanto espresso con tutta la purezza d’animo di un bimbo quello che pensava. E forse fu proprio quello a commuovermi tanto da lasciarmi attonita.
Come le aveva dette lui, sembravano le parole più facili del mondo: per me invece significavano il tutto.
Mi asciugai di fretta una lacrima, prima ancora che potesse rigarmi la guancia, e strinsi Mat a me, ancora più forte di prima.
Dopo avergli lasciato un bacio sulla fronte, mi staccai da lui e dissi:
 
‘ non ti preoccupare campione, sarò qui prima di quanto immagini!’
 
Lui sorrise, e io uscii di casa con mia madre chiudendomi la porta alle spalle.
Ci avviammo verso l’auto.
Quando salimmo, io mi accomodai sul sedile davanti, proprio accanto a quello del guidatore: avrei davvero voluto sedermi dietro, e isolarmi mettendomi le cuffiette e ascoltando le uniche voci che mi facevano stare bene, ma mi opposi a quel bisogno perché pensai, che dato che non avrei più rivisto mia mamma per ben quattro settimane, sarebbe stato carino che almeno il viaggio di andata verso l’aeroporto l’avessi fatto seduta affianco a lei.
 
Non ci potevo credere, ma prima di fine giornata mi sarei trovata in un'altra nazione, a chilometri e chilometri da questa realtà: quel pensiero mi fece spuntare un enorme sorriso sulle labbra che durò finchè non arrivammo all’aeroporto.
 










































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SPAZIO AUTRICE:
Salve a tutti!! ;))
Rieccomi qui con il secondo capitolo di Destiny!
volevo ringraziare tutti quelli che mi hanno lasciato recensioni e tutti quelli che hanno messo la mia sotria tra i preferiti, e quelle ricordate, per seguirla sempre.
sono contenta che quello che scrivo vi piaccia, perchè per me significa davvero tanto.
invito chiunque legga la mia ff, a lasciarmi un recensione scrivendo se l'avete letta volentieri, se vi ha annoiato o se non vi è piaciuta.
accetto qualunque tipo di critica purchè costruttiva ;)
se avete dei consigli o volete uno spoiler comunicatemelo e io sarò felice di accontentarvi! <3 ;)
premetto che questi primi capitoli sono stati un pò statici, ma vedrete che nei prossimi succederanno importanti icontri e la trama subirà degli sviluppi importanti! ;))
perfavore cotinuate a seguire la mia storia! <3 ;) jkjks
se volete contattarmi potete farlo via twitter, il mio nick è: @itsdemisforce 
se volete la prossima olta vi lascio anche il mio ask e il mio instagram ;)
ora vi saluto e vi ringrazio!
vi aspetto al prossimo capitolo che pubblicherò molto presto! djkchbkj
ciaooo! <3
Un bacio e un  abbraccio.
-Giù

 
  
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