Fanfic su artisti musicali > Justin Bieber
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Autore: ehikidrauhl    27/10/2013    2 recensioni
-eih piccola, un giorno sarai mia.- mi girai -uh, mi sente anche quando è in coma profondo.- continuava ad accarezzarmi dolcemente, sentivo il suo respiro sulle mie labbra, cercai di non sorridere, di restare ferma -vorrei sapere se tu mi vuoi come ti voglio io. Mi sto rendendo conto che è inutile parlarti se tu dormi, quanto sono stupido...-
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"Aspettati l'Inaspettato" disse il saggio "e io l'aspetto l'inaspettato" risposi al saggio. Tra orchidee, fiori di mandorle e lavanda arrivai a casa di Justin, ad Atlanta, Starbucks in mano, ciambelle nell'altra, insomma, le avevo comprato la colazione e lui manco lo sapeva, veramente non sapeva che sarei andata da lui, veramente non mi aveva chiamato per due giorni, veramente le volevo spaccare il culo, veramente non l'avrei fatto, ma il desiderio di prenderlo a bastonate c'era. Tuttavia ero felice di farle una sorpresa, presi le chiavi e aprii il cancello, cambiai chiave e aprii la porta. Silenzio solo silenzio, salii le scale, erano venti scale e già mi facevano male le gambe, aprii tre porte prima di trovare la camera di Justin, prima di trovare la camera trovai la maglietta che avevo regalato a Justin, che era in svendita non mi ricordo dove, e poi profumo di...quel cazzo di profumo che usava sempre la Gomez, e rumori abbastanza ambigui tipo "uh" "ah" "ih" A E I O U Y BRIGITTE BARDOT BARDOT molto stile trenino direi, raccolsi la maglietta di Justin. Entrai nella camera e vidi la scena più orrida del mondo, Justin sopra Selena, sotto le coperte, mi appoggiai al muro, mi schiarii la voce. -Tu che ci fai qui?- urlò Selena, Justin mi guardò terrificato, peggio di terrificato, sembrava avesse visto un fantasma, oppure sua madre, oppure me con la busta di Starbucks nel braccio e la sua maglietta in mano e sua madre.
-OH MIO DIO, HAI INTERROTTO IL NOSTRO PORNO!- dissi imitando la voce stridula di Selena. -Oh, per favore risparmiami.- li guardai bene -Illuminatemi con le vostre scuse. Prima tu, ragazzina.- puntai il dito contro Selena. 
-Beh io ero...- iniziò a dire.
-...Okay, mi basta. Tu non hai più una casa a New York, e tu non hai più una specie di dignità. Pace e amore fratelli.- feci per andare via -ah non hai neanche una ragazza. Stronzo.- uscii dalla camera, chiusi la porta, buttai via la maglietta nel corridoio e iniziai a scendere le scale, Justin mi raggiunse correndo (per la fortuna di tutti vestito).
-Aravis aspetta!- disse. 
-Sei in mutande, ma senza una ragazza che ti voglia perdonare, hai ancora intenzione di parlare?- lo lasciai sulle scale e feci la mia uscita trionfale sbattendo la porta. Quando ero al cancello lui uscì correndo. -Non hai capito che mi hai spezzato il cuore? Non hai capito che questa è l'ultima volta che mi vedi qui dentro?-  urlai tornando dentro. 
-Io...- 
-Io cosa? Non voglio neanche sentirti, ti ho aspettato per OTTO anni, e dico OTTO anni, non ho avuto un ragazzo al liceo per te, mi sono privata di cose che tutte le mie amiche avevano perché l'unica cosa che volevo veramente eri tu, era il tuo amore, e TU, che te la sei presa con comodo per anni ora mi TRADISCI con la tua EX? E PRETENDI ANCHE CHE IO ASCOLTI LE TUE SCUSE? NON E' UN GIOCO JUSTIN!- una dopo l'altra le lacrime mi laceravano il viso, grosse e calde, calde come la rabbia che si alimentava dentro di me ogni istante di più. Nella mia mente si ripetevano le immagini di quando si ubriacò dopo il MSG e mi disse "Io ti amo Aravis", quando mi parlava mentre fingevo di dormire "se solo mi amassi la metà di quanto ti amo io". Si avvicinò e fece per asciugarmi le lacrime le diedi la busta dei caffè, presi il mio e mi allontanai con le braccia quasi sollevate come per dire "non toccarmi, non cercarmi". 
-Aravis.- 
-Ti prego, Justin.- mi allontanai, avevo bisogno di camminare, di pensare di schiarirmi le idee. Finalmente avevo una ragione per ascoltare le canzoni strappalacrimespezzacuoredistruggifelicità su tradimenti e balle varie, in quel momento avrei potuto spaccare il mondo, ma mi limitai a spaccare i miei nervi. Presi il telefono e chiusi venticinquesima chiamata da Justin, mi sedetti in una panchina e ascoltai i messaggi. 
-Aravis ascolta ho fatto una stronzata...- primo messaggio. -Piccola lo sai io ti amo...- secondo messaggio -Ti prego rispondimi, sto morendo senza te qui.- VUOI VERAMENTE MORIRE? ARRIVO E TI INVESTO A MARCIA AVANTI E A MARCIA INDIETRO COSI' MUORI CON ME, COME KILLER PERO'. terzo messaggio -Sicuramente non mi vorrai parlare...- ma guarda un pò, è ovvio che non ti voglio parlare pirla. -...Ma io sì, e ti farei tutte le scuse del mondo, ma non ne ho il coraggio perché so di aver sbagliato...- hai un motivo in più per scusarti se hai sbagliato -...E credo di non riuscire ad ammetterlo. Per me è difficile, ho preso una decisione troppo in fretta.- si bloccò il messaggio mi stava chiamando ancora. 
-Cosa vuoi dalla mia vita? Dimmelo, vuoi altri tre anni per decidere chi ami di più?- chiesi. 
-Aravis sono Genesis, non sei a casa?- 
-Fanculo Genesis. Ci arrivo tra due ore e mezza a casa.- 
-Okay ti aspetto qui, così mi spieghi a cosa mi servono i tre anni.- 
-La chiave per entrare è nell'appendiabiti dentro il mio cappotto.- dissi. 
-Va bene grazie.- disse chiudendo la chiamata. Andai in stazione e presi il primo treno per NY, arrivata a NY tornai a casa a piedi. Non sapevo neanche descrivere come mi sentivo, volevo solo piangere, piangere e guardare film d'amore, e forse mangiare una montagna di gelato. Aprii la porta e vidi Gwen che dormiva nel divano e Genesis che leggeva una rivista. -Ha chiamato Justin almeno cinque volte.- 
-Mi ha chiamato ventisei volte dalle dieci e mezza.- dissi buttando tutto da una parte della casa. -Ho beccato Justin e Selena che scopavano animatamente a casa di Justin, e...- scoppiai in un disperato pianto. Genesis prese il telefono e fece il numero di Justin. 
-CHE CAVOLO HAI FATTO JUSTIN?- si sentì urlare dalla mia camera, Gwen si svegliò di colpo e quando mi vide mi saltò addosso. 
-Zia perché piangi?- chiese. 
-Zio Justin oggi è stato un pò cattivo con la zia.-
-Cosa ti ha fatto? Ti ha picchiato come fa papà quando faccio da monella?- la guardai perplessa. 
-No, lo zio Justin alza le mani sulla zia solo per le carezze. Vai dalla mamma, e andate a fare un giro, la zia vuole stare un pò sola.- dissi sorridendo. 
-Mamma andiamo a fare un giro.- disse Gwen correndo da lei e trascinandola fuori dalla porta. Dieci minuti dopo, io ero sul mio carissimo divano a piangere. Quel cazzo di saggio aveva sempre avuto ragione, e io che aspettavo l'inaspettato come aspettavo il Natale ero delusa, afflitta, sul orlo di una crisi isterica e vogliosa di picchiare qualcuno. Il pensiero migliore fu la scenetta da Regina del Dramma che mi rimbombava ogni dieci secondi. Io che entravo in camera di Justin e trovavo Justin e Selena sotto forma di bamboline con la testa gigante, e con una mazza da baseball le staccavo la testa, era il mio più grande desiderio. Sicuramente l'avrei potuto fare con qualsiasi cosa a portata di mano, avrei addirittura potuto tirarle il COMODINO, ma mi limitai alla mazza da baseball, perché era nei miei peggior incubi e miglior sogni (dove uccidevo sempre qualcuno). Un leggero colpo di mano sulla porta risuonò sulla porta. Mi alzai ad aprire asciugandomi le lacrime, fiori e cioccolatini, non siamo in un film, siamo nella vita reale, dove io ti potrei buttare sopra una tanica di gasolio, poi un accendino, guardarti bruciare urlando 'HO UCCISO JUSTIN BIEBER, HO UCCISO JUSTIN BIEBER MUAHAHAHAHAH'
-Accetta le mie scuse, ti prego.- e 'sti cazzi. Chiusi la porta, poi la riaprii, presi fiori e cioccolatini e chiusi la porta, senza considerare che lui aveva le chiavi, infatti aprì la porta e la chiuse anche. Si sedette affianco a me, e restammo nel silenzio, non avevo intenzione di parlare, solo di mangiare quei cioccolatini, che erano i miei cioccolatini preferiti -Mi dai un cioccolatino?- chiese. 
-No.- 
-Perché?- 
-Perché sono miei.- 
-Ma tu sei mia quindi.- disse cercando di prendere la mia mano. 
-I verbi. Ero.- 
-Io non me ne vado fino a quando tu non ti decidi ad ascoltarmi.- 
-Puoi dormire sul divano, se provi solo ad avvicinarti a me ti squarto.- 
-Bene.- 
-Bene.- presi un cioccolatino e glielo spalmai in faccia. -Ecco il tuo cioccolatino.- 
  
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