Storie originali > Soprannaturale > Licantropi
Segui la storia  |       
Autore: OperaIncompiuta    27/10/2013    0 recensioni
Amanda Warm è una normalissima ragazza di diciassette anni che va a scuola e vive la vita un giorno alla volta. In effetti, la sua vita risulta addirittura deprimente: continuamente schermita dai bulli, rifiutata dalla sua migliore amica, quasi ignorata in casa... si direbbe una noia mortale! Però, un giorno succede qualcosa: il suo corpo comincia a mandarle dei segnali... C'è qualcosa che non va! Solo grazie all'aiuto di un e-book trovato su internet finalmente le verrà svelata la scomoda verità...
*****
[p.s. Attualmente sospesa per motivi personali T.T non linciatemi ]
-
-
[STORIA INTERROTTA] [scusate, piange il cuore anche a me :'( ]
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Smetto di correre, cercando di riempire i polmoni d’aria; purtroppo, in questo mese fa veramente freddo e, così facendo, mi viene solo da tossire. Ora le uniche possibilità che mi rimangono sono tornare indietro e farmi scarrozzare da mio fratello, molto umiliante, oppure tirare avanti e andare a scuola a piedi; non farò sicuramente in tempo per la prima ora e dovrò falsificare la giustifica di ritardo ma almeno eviterò la mia morte sociale! Non riesco a capire come mai i ragazzi patentati, che fino ad un anno fa, si facevano portare dai loro genitori, ora insistano a sfottere chi arriva in macchina col papalino, con la mammina o col fratellone. Ma fatevi un esame di coscienza, e magari anche del QI. Dovrei sbattermene e farmi portare da Grant, evitando di perdere l’ora di matematica, poiché rischio anche di prendere il debito quest’anno, ma come ogni brava pecorella che si rispetti tengo la bocca chiusa e seguo il gregge.
Spero solo che nessuno della mia scuola mi passi accanto con la macchina, vanificando ogni mio tentativo di avere una vita sociale quest’anno; tanto sarebbe valso farmi dare un passaggio e visto che sono a metà strada, la cosa mi darebbe anche leggermente infastidito.
 
Entro correndo nel laboratorio 2B dove sono sicura che troverò il professor Cocis già intento a spiegare. Come metto piede nell’aula cala il silenzio e, senza guardare la folla di spettatori che hanno smesso di prendere appunti, mi dirigo verso la lavagna con la giustificazione.
-Signor Cocis, sono…ehm, desolata di aver fatto tardi alla sua lezione, di nuovo-
-Signorina Warm, guardi che i composti chimici inorganici non si suddivideranno da soli; le consiglio di occupare il suo posto vicino al suo nuovo compagno di laboratorio-.
Oh merda! Perché non mi sono fatta accompagnare! Almeno avrei potuto scegliere un compagno decente: chi è così sfortunato da essere assente in questo fatidico giorno si becca sempre gli "avanzi" della società, gente che o finisce per abbassarti i voti o ti lascia fare tutto il lavoro per poi prendersene il merito. Comunque non devo essere negativa: magari quest’anno me ne capita uno decente…
Mi avvicino all’unico posto libero della classe e rimango scioccata; mi ritrovo a fissare un gradevole personaggio, alto, leggermente abbronzato, con i capelli bruni e un adorabile barbetta incolta, libera di crescere su un viso perfettamente modellato: squadrato ma non troppo, con la mascella ben pronunciata e solo il pomo d’Adamo a rivelare in lui un filo d’ansia.
-Ciao, io sono Amy, tu?- Mi tocca sussurrare mentre mi siedo, altrimenti Cocis potrebbe irritarsi.
Si gira a guardarmi, quasi stupito: due fari luminosi di un azzurro chiarissimo in mezzo a tutta quella superficie così brulla; mi ci potrei perdere in quegli occhi. Così belli, così profondamente familiari.
-Stai scherzando, vero?- La sua voce mi riporta indietro da quella trance e mi fa quasi trasalire; ha una voce profonda, un po’ arrochita forse da qualche sigaretta di troppo, ma comunque abbastanza musicale da farmi pensare a un cantante rock vecchio stile. Però ha qualcosa di familiare.
-Scusa, volevo solo sapere come ti chiamavi, visto che ci toccherà lavorare assieme fino alla fine dell’anno!- Non sorride, mi fissa e basta, facendomi sentire come se tentasse di capire a cosa sto pensando. Ricambio lo sguardo, osservando ogni centimetro visibile del suo corpo: due spalle ben squadrate ed un accenno di pettorali sotto la maglietta leggera. Non avrà un po’ freddo?
-Dovrei per caso conoscerti?- La mia voce è quasi un sussurro e provoca in lui una leggera ondata di divertimento.
-Amy, … sono io, Kane!- Merda! Sono rimasta senza parole e questo è strano per me: per quanto possa essere timida, riesco veramente a parlare tanto certe volte.
-Kane? Ma… tu eri… e io…- Martin Kane. Wow, è completamente diverso da come lo ricordavo: sembra più alto, gli è cresciuta la barba e, sicuramente, non è più sovrappeso!
-Wow, tu… stai benissimo! Quando… cioè…-
-Quest’estate, sono sorpreso che tu non l’abbia notato!- sembra leggermente deluso, ma forse è solo una mia impressione. Mi scappa da ridere ma è vero! Come si può ignorare un cambiamento così radicale, proprio sotto il proprio naso?
-Già, in effetti, io tendo più a farmi gli affari miei-
-Beh, però penso che qualche sospetto sarebbe dovuto venirti-.
-In effetti, mi chiedevo spesso dove fossi finito, o in quale parte del Messico fossi andato a nasconderti- Stavolta è lui a ridere, una risata calda ma controllata, in modo da non insospettire Cocis; nonostante rida piano, lo sento forte e chiaro nella mia testa e riesce perfino a farmi venire un brivido giù per la schiena.
-Almeno la memoria non è stata intaccata- Quando non mi stava infastidendo, io e Kane eravamo migliori amici e, una volta, ricordo che mi disse che se avesse vinto alla lotteria sarebbe scappato in Messico in mongolfiera. Io gli risposi che avrebbe potuto anche comprarselo il Messico.
-Si e mi ricordo anche di quando mi hai tirato una lucertola nei capelli per vincere una scommessa- Non lo dico con cattiveria, siccome in quell’occasione la più scandalizzata fu la lucertola.
-Già… Però poi ti ho chiesto scusa-
-Ah si?- Gli do una spintarella sulla spalla e lui si mette a ridere. Strano. Sarà normale tra amici spingersi e colpirsi in segno affettivo, ma io non sono mai stata capace di colpire qualcuno neanche per legittima difesa, figuriamoci un’amica, e figuriamoci un amico maschio.
Mi accorgo di aver prolungato troppo il silenzio e che lui mi sta di nuovo tentando di intraleggere i miei pensieri così agisco istintivamente.
-E da quando sei nella classe di Cocis? Non ti avevo mai visto a Chimica-
-Da quest’anno. Ho deciso di mollare il football…- il motivo per cui abbiamo smesso di frequentarci.
-…per concentrarmi sulla scuola-.
-È… ammirevole- Il mio commento, leggermente sarcastico, lo fa sorridere; così continuiamo a parlare per il resto della lezione. Vorrei solo riuscire a godermi questo momento perfetto
   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Soprannaturale > Licantropi / Vai alla pagina dell'autore: OperaIncompiuta