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Autore: OperaIncompiuta    27/10/2013    0 recensioni
Amanda Warm è una normalissima ragazza di diciassette anni che va a scuola e vive la vita un giorno alla volta. In effetti, la sua vita risulta addirittura deprimente: continuamente schermita dai bulli, rifiutata dalla sua migliore amica, quasi ignorata in casa... si direbbe una noia mortale! Però, un giorno succede qualcosa: il suo corpo comincia a mandarle dei segnali... C'è qualcosa che non va! Solo grazie all'aiuto di un e-book trovato su internet finalmente le verrà svelata la scomoda verità...
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[p.s. Attualmente sospesa per motivi personali T.T non linciatemi ]
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[STORIA INTERROTTA] [scusate, piange il cuore anche a me :'( ]
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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Nota dell'autrice:
Avevo questa storia in ballo già da un po' di tempo ma non sapevo ancora se pubblicarla visto che non l'ho ancora finita! Spero comunque che vi piaccia! :)






13 gennaio       
Caro Beta Wolf,
Mi capita spesso di questi tempi di pensare a quanto cambierebbe la vita delle persone che mi stanno vicino se io me ne andassi: nella mia scuola non mancherei davvero a nessuno siccome sono una dei pochi che ha solo “amici di facciata”, come li chiamo io; sono quelle persone che sono carine e gentili con te finché gli servi o non si trovano una compagnia migliore. A casa invece potrei mancare a qualcuno per qualche tempo, però riuscirebbero a superarla dopo poco tempo grazie ai miei fratelli: il più grande, Grant, è il nostro pozzo di scienza personale, a scuola non ha mai preso un brutto voto, sul lavoro mai un problema, il classico timidone che non spiccica una parola con le ragazze. Invece mia sorella minore, Tamara, è una calamita per ogni genere di problema; nonostante abbia solo tre anni in meno di me, fa cose che io non ho ancora fatto o non farei: fumare (l’unica volta che ci ho provato è stato in seconda superiore è ho avuto l’impressione di morire soffocata), bere (e anche parecchio, l’ho dovuta coprire non so quante volte) e corteggiare ragazzi. In quattro anni di scuola superiore io non ho mai parlato con un ragazzo a fini seduttivi, mentre lei sembra che si dedichi soprattutto a quello. Fatto sta che tra un guaio di mia sorella o un elogio da fare a mio fratello io finirei presto dimenticata.
Non fraintendermi: non sono una di quelle persone super depresse, che magari non vede l’ora di fare un viaggetto giù da un ponte; è solo che in questo periodo mi sento particolarmente sola, siccome la mia unica vera amica, Desiree, ha deciso improvvisamente, e senza spiegazioni, di cominciare a girare col gemello Tom e la sua fidanzata Janice. Io non ho ne tentato di convincerla a restare con me né di insistere nel farmi dare informazioni, sono una persona che accetta le scelte degli altri, le rispetta e va avanti.
Se almeno fossi un po’ più normale, come dice sempre mia madre, non passerei il sabato sera a guardare film e stare a computer, ma uscirei con gente diversa da Me stessa e Me medesima. Però, contrariamente ai pareri che ci si potrebbe fare, a me questa vita piace: stare sotto i riflettori mi renderebbe nervosa e, quando sono nervosa, non è mai un bello spettacolo; in più avere tanti amici comporterebbe il dover spendere il doppio riguardo a bolletta del telefono e al doversi preoccupare di chiamare o scrivere per far sentire agli altri la tua presenza, cosa in cui non sono mai stata brava a causa della mia sbadataggine e della mia poca memoria. Tu sei l’unico con cui io possa parlare liberamente e che, soprattutto, non pensa che io sia matta o peggio…
 


-Amy, scendi altrimenti perdi il pullman-
-Adesso arrivo, dammi un minuto-
-Sbrigati-
Non riesco mai a tenere il passo con le lancette mentre scrivo, così adesso mi toccherà scegliere a casaccio i vestiti. Lunedì finalmente andrò a sciare con la scuola, una delle mie poche occasioni per farlo. Dopo l’anno scorso, in cui sono andata con i miei genitori e ho passato più tempo in hotel che sulle piste, sto tenendo il conto dei giorni al mio diciottesimo compleanno, così potrò fare l’esame, prendere la patente e andarci ogni volta che voglio. Cavolo, dieci minuti. Non ho neanche il tempo di guardare ciò che ho afferrato nella pila dei vestiti puliti (fortunatamente un semplice maglioncino bordeaux un po’ troppo grande per me), corro di sotto, dove mi aspetta una bella colazione (che purtroppo non farò) e la mia borsa, recentemente rattoppata e abbellita con un paio di spillette tirate fuori da chissà dove.
-Amy dove vai! Ti ho preparato la tua colazione preferita!-.
-Non ho tempo Grant- A quest’ora i miei sono già partiti per andare a lavorare.
-Ma ci sono…- Non dirlo, ti prego.
-… i Pancakes!- L’ha detto!
- Va bene- Mi avvicino alla dispensa, dove teniamo i contenitori per il sottovuoto, tiro fuori il più grande che c’è e mi avvento sulla pila fumante di pancakes. Con uno tra i denti riempio il contenitore e ci verso sopra un’abbondante dose di sciroppo d’acero.
-Grazie mille Grant, adesso perderò il pullman-
-Non c’è di che-
 
La strada da casa mia alla fermata del pullman è piuttosto breve, però fa così freddo che se anche fosse qui davanti, rischierei l’ipotermia; infilo il mio fedele berretto di lana, i guanti e il giaccone più spesso che trovo e varco la soglia. Una ventata d’aria gelida mi sferza il viso facendomi detestare il fatto di essere scesa dal letto stamani. Solo una cosa potrebbe scaldarmi in questo momento: mentre cammino tiro fuori il contenitore dei pancakes e mi ci avvento sopra; nessuno fa i pancakes come mio fratello. Mi sto praticamente ingozzando con quei fantasmagorici pezzetti di paradiso e così non mi accorgo del mio bus che mi supera.
-Aspetta aspetta- Non so come ma ho cominciato a correre sbracciandomi a più non posso, con la borsa che continua a ballonzolarmi sulla coscia destra (e quando è piena di libri, non è una cosa piacevole) e il contenitore nella mano sinistra, gridando a squarciagola. Sono sicurissima che l’autista mi abbia sentito perché sono riuscita a intravedere il suo molliccio viso nello specchietto retrovisore che mi guardava divertito; nonostante le mie certezze, lui tira avanti imperterrito. In questo momento, mi sento esattamente come Peter Parker del film Spiderman, una sfigata di cui non importa molto a nessuno e che è costretta a rincorrere l’autobus. Purtroppo ci sono due essenziali differenze tra quel film e la mia vita: primo, io non ho niente di speciale come lui, il fantastico uomo ragno che salva belle donne e sconfigge i cattivi; secondo, anche se grazie a Mary Jane, dopo un po’ il suo autobus si è fermato.
   
 
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