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Autore: Scath Panther    27/10/2013    1 recensioni
....La liberazione di Derek era stata complicata, ma alla fine era andato tutto bene, certo la morte per mano sua della S.I era stata una nota negativa, ma il loro collega, amico e confidente Derek Morgan era uscito quasi illeso da quel incubo...
Il continuo di My Obsession, ma tranquilli se non vi va di leggere il racconto precedente non cambia nulla, la storia è completamente autonoma, ci sono solo pochi riferimenti a quella passa.
Questa volta i nostri amati Derek e Reid saranno alle prese con un caso complicato, si beh come sempre, ma con due aspetti forse mai trattati prima l'omicida è sotto gli occhi da tutti eppure Reid ha dei dubbi. Ma non è tutto Derek sarà vittima di fantasmi inconsci difficili d'affrontare, ce la farà da solo o qualcuno lo dovrà aiutare?
Genere: Mistero, Suspence, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi, Slash | Personaggi: Derek Morgan, Spencer Reid, Un po' tutti
Note: Lemon, Raccolta | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Oltre le menti degli assassini, due profiler'
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capitolo 9
Nuovo capitolo, non mi piace postare capitoli così "corti" però mi rendo conto che troppe informazioni tutte insieme sono difficile da elaborare e si finice per perderle nel corso del racconto, ho quindi optato per più capitoli con lunghezze variabili.
Se avete dubbi di qualsiasi tipo non esitate a contattarmi, ricordo che i personaggi non sono miei e che la storia è ambientata molto indietro nella serie più o meno verso la 4/5 stagione.

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9° capitolo

(quello stesso giorno, sera)


Il suo piccolo appartamento distava dal centro città non più di cinque minuti in auto; la zona residenziale comprendeva alcuni palazzi alti al massimo sei piani, piccoli giardinetti pubblici, fontane, scuole elementari e asili. Un quartiere tranquillo dove non succedeva mai nulla. Il suo bilocale era all’ultimo piano di uno dei palazzi più antichi, doveva risalire ai primi del novecento. Consisteva in una camera da letto, cucina con piccolissima zona pranzo, bagno e dal ripostiglio aveva ricavato un piccolo studio. Quando aveva compiuto la maggiore età, dieci anni prima, non avrebbe certo immaginato che a ventotto anni si sarebbe ritrovato a vivere ancora in quel minuscolo antro, poco ammobiliato e stracolmo di oggetti e libri.

Appena arrivato all’FBI non si era preoccupato di vita sociale, casa ed aspetti economici come aprire un conto, un libretto di risparmio, stipulare contratti più convenienti per luce e gas, si era limitato a prendere in affitto quel due locali e aveva lavorato giorno e notte, festivi, feste comandate, natali e capodanni!
Le poche, rare, volte che aveva avuto momenti liberi ed era “uscito” non si era mai posto il problema se mai avesse portato a “casa” qualcuno quel luogo non sarebbe stato affatto invitante e a dirla tutta l’unico che aveva invitato in quel posto era stato il suo collega, Morgan.

 

Seduto nel suo studio, Reid, iniziò la ricerca che aveva rimandato decine di volte: era semplice da fare, riguardava la violenza e bullismo nelle scuole, non doveva far altro che mettere in luce tutte le correlazioni tra eventi violenti e di risonanza avvenuti in un certo luogo e le conseguenze, più o meno evidenti, avvenute nelle scuole di quel luogo. Trovava quello studio utile e interessante, era stato esteso a centri sociali, sindacati, aziende e addirittura negozi, dunque era divenuta un’analisi molto ampia, avevano chiesto a lui di trattare l’aspetto scolastico, forse perché giovane, non lo sapeva e non aveva chiesto.

I primi passi furono semplici, presi in esame i dieci eventi segnalati dall’agenzia che aveva richiesto la ricerca, iniziò con le parole chiave classiche (inondazione fiume x nell’anno x nel mese x nel giorno x, risultati scolastici, episodi di violenza, denunce a ragazzi tra i 13-18 anni) dopo di che entrò nella sezione dell’FBI riguardante denunce e segnalazioni, infine fece dei confronti con ricoveri, visite dei medici a domicilio e richieste d’intervento del 911; occupato a creare un database d’informazioni, prima di dedicarsi all’analisi vera e propria di numeri e statistiche, non sentì squillare il telefono.
Passò tutto il pomeriggio in quel modo, dimenticò di mangiare, di contattare Hotch per riferirgli la decisione della commissione, scordò perfino che doveva ritirare pistola e porto d’armi, insomma si perse nel proprio mondo.
Arrivarono le cinque e quarantacinque e finalmente qualcosa turbò il dottore, aveva sentito lo stomaco brontolare, aveva fatto uno spuntino appena uscito dall’ufficio legale, dunque non poteva aver già fame! Guardò l’orario in basso a destra sul desktop del pc e con grande sorpresa lesse 17.46, non poteva crederci!

Si alzò e andò in cucina, il frigo era vuoto, da quant’è che non faceva la spesa? Prese una bottiglietta d’acqua e frugando nei ripiani della dispensa trovò un pacchetto di cracker, scaduti da un mese, si accontentò e tornò a lavorare, masticò i quadrati non più croccante, mandandoli già con sorsate d’acqua, aveva praticamente concluso gli mancavano alcuni commenti alle griglie e torte (grafici che di solito non usava, ma gli erano stati espressamente richiesti) e infine doveva impaginare tutto il lavoro.
Era così orgoglioso del suo operato che perse un’intera mezz’ora per concludere, controllare e stampare, aveva predisposto l’invio al proprio account in ufficio e all’agenzia committente in modo da averne una copia. Finalmente si alzò dalla sedia girevole e andò in camera, un pisolino di qualche minuto non poteva fargli male, non c’era nessuna fretta, nessuno lo stava aspettando, nessuno avrebbe sentito la sua mancanza!

 

Ore: 19.30


“Questa è la segreteria telefonica di Spencer Reid, al momento non posso rispondere, lasciate un messaggio con vostro nome e numero di telefono dopo il bip, appena potrò vi contatterò!”

Caspita anche il tuo messaggio di segreteria è ingessato! Ciao ragazzino, penso, spero, tu sia a casa. So che hai avuto un po’ da fare quindi fa niente per oggi, se non puoi passare non ti devi preoccupare. Domani mattina non ci sarò, Hotch mi ha dato il permesso per assistere a una lezione di attacco senza armi, spero di poterti vedere nel pomeriggio. Buona serata eh… ciao

 

Ore: 20.30


Le tende scostate lasciavano entrare la luce della luna, il resto dell’appartamento però era immerso nel buio, un fagotto si muoveva a fatica sulle lenzuola, il piumone per metà steso sul pavimento e il cuscino stretto tra le braccia del ragazzo. Infantile, tenero, innocente... non c'erano aggettivi più adatti per il ragazzino in quel momento. E pensare che aveva ucciso una donna. No, non una donna, una serial killer!

 

Aveva passato tre ore in ospedale per le ultime analisi del sangue, l’indomani sarebbe trascorso tra visite a vista, udito e tatto. Il giorno dopo ancora avrebbero fatto alcune radiografie e risonanze mirate agli organi più sotto controllo, insomma di mattina o pomeriggio fino alla fine del mese aveva sempre qualche scomodo appuntamento medico.

Aveva sperato, fino all’ultimo, che il ragazzino passasse davvero, rappresentava sempre una boccata d’aria pulita per lui, non che odiasse avere in giro per casa le sorelle o la madre, gli amici e colleghi che si davano il cambio per andarlo a trovare con visite che non duravano più di venti minuti. Parlare con Reid, vedere Reid, ridere con Reid, scherzare con Reid, mangiare con Reid e dormire con lui era tutta un’altra storia!

 Dormire?pensò un secondo dopo aver realizzato che il flusso di pensieri si era focalizzato immediatamente su tutti i momenti vissuti con il ragazzino.

 

Ok, doveva davvero ammetterlo. Fare tutte quelle cose con Reid era diverso che farle con tutti gli altri, comprese le donne che erano state le sue compagne di vita in quegli anni. Si sentiva come invaso da un senso di pienezza, di completa e pace interiore se pensava alla figura minuta e pallida di Reid. Non era un caso che dopo avergli lasciato quel messaggio in segreteria avesse subito sentito il bisogno di chiamare il suo cellulare personale, dopo il decimo tentativo aveva pensato di rintracciare Hotch, Prentiss, Ross, JJ, Garcia e infine alcuni dei tecnici più in confidenza con il dottore. Insomma dopo quella ricerca, quasi ossessiva, si era risolto ad andare fin lì, nel suo appartamento!

No, non poteva negarlo, sentiva il bisogno di vedere Spencer.

Preoccupazione e timori svanirono quasi subito; stava dormendo, il dottor Spencer Reid dormiva, disordinatamente, abbracciato  a un cuscino e con l'espressione serena.  

 

Non voleva disturbarlo, gli era bastato vederlo tranquillo e sereno per riprendere a respirare senza affanno. Senza pensarci prese da terra il piumone e lo sistemò sulla sua schiena, lasciata nuda dalla camicia slacciata, abbassò la luce regolabile della lampadina del comodino, poi accostò bene tutte le tende della casa, chiuse le inferriate e infine decise di preparare una cena/colazione per il bell’addormentato.

Non sapeva quando e se si sarebbe svegliato quella sera, ma da quanto vedeva dal frigo non doveva aver mangiato nelle ultime ore; ringraziava la buona sorte che sua madre lo aveva obbligato a portare all’amico un cesto stracolmo di cibarie: ortaggi, insaccati e formaggi comprati ad uno dei variopinti mercati appena fuori la città che la donna aveva saccheggiato il giorno prima. Si era ritrovato a disposizione tutti gl’ingredienti per preparare a quel ragazzino un pasto decente e sostanzioso!

Per prima cosa, visto che Reid era un amante dei dolci, preparò dei tortini di carote, semplicissimi da realizzare e da cuocere, poi tagliò le verdure per un’insalata nutriente e sostanziosa a cui aggiunse due tipi di formaggi, che poi chiuse in uno dei contenitori di plastica sotto vuoto.
Per ultimo, preparò involtini di salumi vari con tocchetti di formaggi stagionati, anche questi ben chiusi e riposti in frigo. Una volta pronti i tortini li lasciò raffreddare vicino al lavandino dove lavò e asciugò accuratamente tutti gli utensili che aveva adoperato.

Spolverati i dolci con dello zucchero sistemò anch’essi nelle confezioni di cartone comprate appositamente dalla madre qualche giorno prima proprio per conservare dolci come quelli, li appoggiò al centro del tavolo e alla fine su un pezzo si carta scrisse un messaggio per il suo amico.

Apri il frigo. Buon appetito, chiamami appena puoi. Domani pomeriggio sarò a casa per tutto il giorno, solo soletto (ho spedito le mie sorella da una zia che abita a Richmond, mia madre ha scelto volontariamente di fare un salto a Virginia Beach, vuole vedere il mare dice) quindi, ciao

 

Aggiunse una faccina sorridente, sperando che Reid capisse che quello strano segno fosse un sorriso e poi raccattò tutto quello che aveva sparso per la cucina, uscì in punta di piedi, ma ormai fuori dalla casa chiuse gli occhi scuotendo il capo. Non resistette. Tornò sui propri passi, sbirciò in camera giusto per costatare se il ragazzo avesse bisogno di qualcos’altro. Notò il telefono che vibrava e si illuminava. Non voleva essere indiscreto, ma poteva essere una questione di lavoro o uno dei loro colleghi o qualcosa di urgente, ignorò completamente che quello fosse il telefono personale, allungò il braccio e prese in mano l’aggeggio. Lesse il nome e storse le labbra.

 

Ehm…uhm, strano. Beh devo andare…  Ah! Spencer, Spcncer!

 

Mormorò sbuffando.
Uscì velocemente dall’appartamento, chiuse a chiave e ripose il mazzo sotto lo zerbino. Camminò spedito, quasi corse fino alla macchina, scendendo le scale a tre a tre. Arrivò davanti alla propria auto con il fiatone, una terribile fitta al fianco e il formicolio alle gambe gli ricordarono che c’era un motivo se era ancora sotto osservazione.

Il viaggio fu breve e intenso: lo sforzo fisico, la mente offuscata e i ricordi si mischiarono, i dottori erano stati chiari: non c’era nulla che non andasse in lui, l’affaticamento di reni, fegato, pancreas, milza e in minima parte dei polmoni erano le uniche cose che ancora non funzionavano al cento per cento.

Era ormai in totale via di guarigione, ciò che lasciava perplessi tutti era il funzionamento del suo midollo, produceva meno sangue e meno globuli rossi, rispetto alle ultime analisi fatte due mesi e mezzo prima di essere rapito, per uno dei controlli ordinari sugli agenti dell’FBI. La minor quantità di globuli rossi portava un affaticamento polmonare, meno ossigeno portato in circolo più fatica per i muscoli, più acido lattico, più affanno, insomma una volta capite le ragioni sarebbero dovuti intervenire, per un agente quello poteva significare essere costretto a rimanere per sempre in ufficio.
Avrebbe voluto parlarne con i suoi colleghi e amici, con la sua famiglia, con Reid e invece aveva preteso che i dottori non rivelassero nulla, solo Hotch sapeva, poco, non tutti i dettagli ma abbastanza per renderlo preoccupato e iper protettivo, pretese infatti che andasse in vacanza in compagnia di qualcuno e se fosse stato Reid meglio ancora. Alla luce dell’ultima scoperta però come avrebbe fatto?

Maledizione! E pensare che... come cambiano le cose nel giro di pochissimi giorni eh?!

 

 

FLASHBACK

Reid stava per lasciare il Medical Center, stava partendo per tornare a Quantico, stava lasciando dietro di se Morgan preda di quella nuova instabilità sentimentale; uno dei tre psicologi che lo avevano assistito aveva chiarito subito che dato il suo “passato” non potevano escluder ricadute e addirittura la compromissione delle sue capacità sul campo. I dottori, in praticolare gli psicologi erano fatti così, quando c'era un passato difficile erano convinti che le cose sarebbero andate inevitabilmente male.

Nonostante tutto Morgan aveva capito due cose, che gli facaveno affrontare passo per passo quel nuovo stato d'animo, quella lentissima presa di coscienza del "nuovo io. Si sentiva perso, confuso e anche sconvolto. Si sentiva in quel modo quasi ogni istante, ogni respiro era caratterizzato da quei sentimenti. Non esisteva attimo in cui il ricordo di quei giorni infernali si affacciassero alla sua mente, era una situazione costante e continuativa. Non c'era soluzione, nessuna persona lo distoglieva da quei pensieri. Nessuno tranne lui. Reid. Quando il ragazzino era con lui sembrava che ogni cosa perdesse forza. La seconda cosa che aveva capito di tutto quel casino era che Reid era la sua medicina!

 

Vorrei… che tu non partissi

Oh su Morgan, mi prenderai in giro a Quantico! Tra pochi giorni torni, no? Non c'è bisogno che io rimanga per farmi punzecchiare. Quando ti dimetteranno verrò a trovarti a casa, avrà modo e tempo, traqnuillo eh! Non ti libererai di me!!

Avrebbe voluto sentirsi meglio dopo quelle parole, invece era rimasto a bocca semi aperta e occhi socchiusi. Per un intero giorno era rimasto in quello stato catatonico, senza più Reid combattere contro quel malessere interiore era praticamente impossibile.

FINE FLASH BACK

 

Aveva davvero creduto che gli sguardi, le parole, i sorrisi tra loro fossero cambiati in quei giorni e invece no. Reid era partito lasciandolo solo e inquieto.

Una volta tornato a Quantico si era lentamente ristabilito, ma quando aveva chiesto al dottor di rimanere da lui, a casa sua nonostante la presenza delle sue donne, aveva provato l’impulso d’inginocchiarsi e supplicarlo. Il desiderio di averlo intorno a se non si era minimamente smorzato. La paura, quella del ragazzino indifeso violato molti anni prima, era però serpeggiata nel suo cuore, aveva bisogno di Reid anche per quello. Da solo non ce la stava facendo, non completamente. Stava tornando il solito Derek Morgan, se si escludevano incubi, ansie e sincopi. Esternamente il mondo lo vedeva star sempre meglio, internamente combatteva con demoni che avrebbero terrorizzato chiunque.

Bello, atletico e playboy, al di fuori. Fragile e instabile all'interno.

Non voleva rinunciare alla presenza di Reid, ma era convinto di non sentire più il bisogno soffocante fino a… quel pomeriggio quando sdraiato nel proprio letto per un attimo, troppo per lui, si era detto che dopo tutto era lui che si era cacciato nelle situazioni più dolorose, compreso il “rapporto” con il dottore. 
Aveva scacciato i pensieri gettando in aria cuscini, sedie, libri, ciò che gli capitava a tiro ed era infine uscito per calmare pensieri, respiri e i pugni che si contraevano da soli, quasi avessero vita propria.

Dunque non era più questione di "Reid" o non "Reid" a questo punto la questione era molto più grande. Quel nome lo aveva infastidito davvero? Non averlo avuto con se quel pomeriggio e magari saperlo chissà dove a far chissà cosa con qualcun altro? 

 

 

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Siamo alla parte centrale della storia, il caso verrà delineato con più precisione e ci saranno maggiori informazioni per capire che cosa è davvero successo. Per la fine però ci vorrà ancora un po'... non sapendo se il racconto piaccia o meno e non avendo ricevuto feedbeck mi fido di me stessa e continuo a postare! Se a qualcuno va di darmi il suo parere sono apertissima alle critiche!
Bye bye
Ombra!

   
 
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