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Autore: yllel    28/10/2013    7 recensioni
Dal testo:
[“Non mi stai ascoltando!” esclama lui, quasi spazientito. Lei scuote la testa decisa, anche se e’ sempre piu’ spaventata da quello che sta sentendo.
“Invece si, ho capito. Ti serve un contatto” replica.
Lui la fissa intensamente negli occhi.
“No. Non mi serve un contatto. Mi serve un collegamento”]
E’ cosi che e’ cominciata e a volte e’ stato difficile.
Ma ora, e’ ancora piu’ difficile.
E forse non ne vale piu’ neanche la pena.
Il seguito di “Insicurezze”: Sherlock e Molly, un arrivo inaspettato e un nuovo caso.
Genere: Angst, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Molly Hooper, Nuovo personaggio, Quasi tutti, Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Eh no... poi pero’ ci concentriamo sul caso!!!
Ok ve lo dovevo, uno dei capitoli piu’ sentimentali (anche se non troppo in bene, mi sa) che io abbia mai scritto, che spiega alcune cose e ne lascia in sospeso altre. Tutto a suo tempo...
Intanto grazie grazie grazie a Efy, IrregolarediBakerStreet, kagura e martiachan per i loro commenti, i loro apprezzamenti e la loro costanza! Siete davvero la marcia in piu’ che fa continuare questa storia... insieme a questo flashback che invece e’ una delle cose piu’ assurde che io abbia mai desiderato scrivere (nel senso di volo pindarico).
Ovviamente, mi ci diverto e non voglio impossessarmi di nulla.
Ciaooo!
 
OGNI SINGOLO ISTANTE

CAPITOLO 6

 
 
Molly Hooper siede alla scrivania del suo ufficio e osserva con crescente inquietudine l’uomo che sta parlando davanti a lei, il quale non riesce a stare fermo e passeggia per la piccolo stanza con fare agitato, muovendo continuamente le mani come se volesse dare piu’ enfasi e importanza alle parole che sta dicendo.
Non che ce ne sia  davvero bisogno.
Domani Sherlock Holmes morira’ e se lei sara’ abbastanza brava e coraggiosa e avranno tanta, tanta fortuna dopo qualche ora  tornera’ in vita.
Grazie a lei ma soprattutto grazie ad un piano articolato e francamente pazzesco.
Le mani di Molly cominciano a tremare mentre realizza la portata di quello che sta per succedere: la parte piu’ nel panico della sua mente le grida che non puo’ essere, che ci deve pur essere un’altra soluzione, qualcosa che eviti a Sherlock di saltare da quel tetto, qualcosa che non si basi su troppi fattori instabili, qualcosa che non comporti la possibilita’ di una morte vera invece di quello che vogliono, un’elaborata messa in scena.
Il pensiero che sta rischiando la sua carriera arriva e passa in un secondo, inutile e senza importanza.
Fa un respiro profondo per calmarsi, perche’ Sherlock e’ l’uomo piu’ intelligente che lei conosca e se sta proponendo questa soluzione  vuol dire che non ce ne sono altre; sa che il solo pensiero di lasciare la sua vita e il suo lavoro, di lasciare John (e, che il cielo lo aiuti, di dover saltare da un palazzo) lo sta facendo star male e che si sta trincerando dietro la sua infallibile logica, per spingere le sue paure in un angolo.
Perche’ in fondo, Sherlock Holmes e’ un essere umano e lei sa anche che deve essere forte per lui, almeno fin dove potra’: lui le ha chiesto aiuto, si fida di lei e questo e’ tutto quello di cui ha bisogno Molly Hooper.
Cio’ non le impedisce di essere terrorizzata come non le e’ mai successo nella sua vita, nemmeno quando si e’ resa conto che suo padre la stava lasciando.
Sherlock interrompe la sua passeggiata nervosa per l’ufficio e si ferma per scrutarla in viso.
Forse si sta chiedendo se non ha fatto un errore colossale, chiedendole di assisterlo.
Molly raddrizza la schiena e sostiene lo sguardo, cercando di comunicargli tutta la sua risoluzione.
“Non mi stai ascoltando!” esclama lui, quasi spazientito. Lei scuote la testa decisa, anche se e’ sempre piu’ spaventata da quello che sta sentendo.
“Invece si, ho capito. Ti serve un contatto” replica.
Lui la fissa intensamente negli occhi.
“No. Non mi serve un contatto. Mi serve un collegamento”
Molly Hooper non e’ una stupida, ma in quel momento pensa proprio di aver bisogno di un chiarimento. Qual e’ la differenza?
Sherlock coglie la sua occhiata perplessa e riprende a passeggiare con fare agitato.
“Dovro’ nascondermi e presumibilmente viaggiare molto, non avro’ la possibilita’ di accedere alle normali risorse di cui abitualmente mi servo e avro’ bisogno che qualcuno lo faccia al posto mio, per evitare che io sia rintracciato troppo presto”
Molly trattiene un gemito al pensiero della vita pericolosa e solitaria che attende Sherlock (decidendo di ignorare del tutto il fatto che lui le ha appena detto che sara’ comunque scoperto, prima o poi): si e’ talmente concentrata su quello che deve accadere domani che non ha pensato al futuro, a quello che saranno i prossimi mesi e al fatto che se lui saltera’ per salvare i suoi amici,  poi dovra’ distruggere definitivamente cio’ che minaccia la loro vita.
Dara’ la caccia alla rete di Moriarty e la smantellera’ sistematicamente, dovesse anche impiegarci anni.
“Sicuramente tuo fratello...” comincia esistante. Non sa molto della relazione tra Sherlock e Mycroft, ma per l’amor del cielo sono una famiglia, se c’e’ qualcuno in grado di aiutare il consulente investigativo e’ l’uomo che John ama definire il governo stesso.
Sherlock si ferma di nuovo e questa volta sul suo volto passa un lampo d’ira.
“NO!”
Molly spalanca gli occhi a quell’evidente manifestazione di rabbia. E’ la prima volta da quasi tre ore che lui esprime una qualche emozione, da quando le ha detto che e’ in difficolta’ e che ha bisogno di lei.
Sherlock sembra accorgersi della cosa, perche’ distoglie lo sguardo per un attimo e si prende del tempo per ricomporre la sua espressione stoica.
“Mycroft non sara’ coinvolto in questa cosa” ricomincia in tono di nuovo neutro “Non voglio. Sicuramente non ci mettera’ molto a scoprire che sono ancora vivo, ma fino ad allora e anche dopo non desidero che lui si intrometta. Faro’ a modo mio, come lui ha fatto a modo suo”
Molly non capisce a cosa Sherlock si riferisca, ma intuisce che tra i due fratelli e’ successo qualcosa che ha incrinato il loro gia’ complicato rapporto in maniera massiccia.
E’ un peccato, perche’ significa che lui sara’ ancora piu’ solo e lei sente una stretta al cuore.
“Mi dispiace” gli dice “sai che di qualunque cosa tu avrai bisogno io ci saro’, anche dopo... dopo quello che succedera’ domani. Oggi” si corregge, notando sull’orologio a muro che e’ da poco passata la mezzanotte.
Sul viso di Sherlock passa quasi un’ombra di sollievo, che pero’ e’ presto rimpiazzata da una piu’ decisa.
Con due balzi arriva alla sedia dove e’ appoggiato il suo cappotto e comincia a infilarselo.
“Bene, sapevo di poter contare su di te, Molly Hooper... dovremmo riuscire a sposarci entro un’ora, se ci sbrighiamo”
Lei sbarra ancora di piu’ gli occhi: e’ stata una giornata lunga e quello che sta succedendo la sta mettendo a dura prova, percio’ sa che non puo’ che aver capito male.
Sherlock Holmes non puo’ sicuramente appena aver detto che loro due devono sposarsi entro un’ora.
Il suo silenzio dato dallo stato di shock richiama l’attenzione dell’uomo nella stanza con lei, che si gira a guardarla con un’aria perplessa.
“Molly?” la interroga.
Lei scuote la testa, ma non riesce a proferire parola.
Lui si annoda la sciarpa al collo e le fa un gesto spazientito.
“Il giudice Ritley rimane al suo club fino alla chiusura, che e’ passata da circa un quarto d’ora. Per arrivare alla sua residenza un taxi a questo punto della notte impiega non piu’ di venti minuti, dopo di che lui ama indulgere nell’ultimo bicchierino di sherry della giornata per poi andare a dormire. Gradirei arrivare al suo appartamento prima che si sia gia’ coricato, svegliarlo e aspettare che sia pronto costituirebbe un enorme ed inutile spreco di tempo”
Molly e’ ancora in silenzio e non da’ segno di volersi muovere.
Sherlock fa un sospiro e le si avvicina.
“Qual e’ ora il problema?” le chiede con frustrazione.
Lei scuote di nuovo la testa e questa volta riesce ad articolare una parola.
“Sposarci?”
Lui annuisce ancora piu’ spazientito.
“Si, si. Sposarci. Te l’ho detto, mi serve un collegamento che mi assicuri la disponibilita’ economica per muovermi indisturbato. Ho creato alcuni fondi di riserve speciali per questo tipo di evenienze, come mia moglie tu potrai accedervi e provvedere a quanto mi serve. Mi evitera’ di continuare a creare ulteriori false identita’”
“Ma sicuramente dopo la tua finta morte...”
“Ho detto che sono riserve speciali, Molly, in banche che non si curano di fare molte domande e sono note per la loro discrezione. Bastera’ assicurare loro che tu sei legalmente autorizzata a disporre delle mie finanze e non porranno nessun tipo di problema. Sara’ sufficiente presentare il certificato di matrimonio. Ergo, andiamo a sposarci”
“Ma il giudice...”
“Mi deve un favore” taglia corto Sherlock  “Uno grosso. Celebrera’ il matrimonio e si occupera’ di tutte le formalita’ burocratiche che normalmente hanno bisogno di piu’ tempo per essere espletate. Sul serio, Molly, dobbiamo sbrigarci”
Le prende le mani e la fa alzare ed e’ una fortuna che la sostenga per un attimo, perche’ lei si sente le gambe cedere.
E’ l’ultima occasione che ha per tirarsi indietro, lo capisce bene. Se gli dira’ di no, Sherlock trovera’ un altro modo, magari piu’ complicato o pericoloso, ma lo trovera’.
Lei pero’ gli ha dato la sua disponibilita’, sa di essere  disposta a fare qualsiasi cosa e questo significa che sta davvero per sposare Sherlock Holmes per poter poi gestire i suoi soldi.
E l’unica cosa a cui riesce a pensare ora e’ che non ha neanche un filo di trucco e sul suo cardigan c’e’ una macchia di caffe’.
Si lascia scappare una piccola risata nervosa, prima che un nuovo pensiero paralizzante la colpisca.
“Saro’ sul serio tua  moglie... legalmente” esclama con tono incredulo e un po’ preoccupato.
Sherlock rotea gli occhi.
“Quando tornero’ potremo annullare il tutto, visto che ovviamente il matrimonio non verra’ consumato”
Molly arrossisce violentemente ma lui non sembra farci caso. Il loro matrimonio per lui e’ solo un altro minuscolo, necessario pezzo che compone il suo piano.
Cosi, venti minuti dopo, entrambi sono nel soggiorno di un elegante appartamento a Westminster e un uomo dall’aria assonnata in pigiama e vestaglia le pone una semplice domanda, che pero’ in circostanze normali avrebbe il potere di cambiare un’intera esistenza.
Molly esita un attimo e sente che Sherlock si irrigidisce a fianco a lei (naturalmente il suo si e’ stato veloce e secco, nessuna incertezza od emozione), cosi fa un sospiro e conferma la sua volonta’ di contrarre matrimonio in quella notte che precede quello che sara’ uno dei giorni peggiori della sua vita.
Il giudice Ritley ha un aspetto simpatico e nonostante il suo evidente disagio per quello che sta succedendo (deve sul serio dovere un favore grosso a Sherlock, perche’ non ha esitato un attimo ad iniziare il rito), sorride quando chiede loro di scambiarsi gli anelli.
Molly osserva sorpresa Sherlock estrarre due semplici fedi dalla tasca della giacca e con mano tremante accetta prima che lui ne infili una al suo anulare sinistro e poi, come nemmeno ha mai immaginato nei suoi sogni piu’ estremi, fa lo stesso con lui.
Il giudice li dichiara marito e moglie, ma capendo che questa situazione e’ tutto fuorche’ ordinaria non aggiunge che lo sposo puo’ baciare la sposa.
Ma Sherlock sorprende un’altra volta Molly e forse se’ stesso avvicinandosi e a lei e posandole un lieve bacio vicino alla bocca, sussurrando un grazie convinto.
Piu’ tardi, un taxi la lascia davanti al suo appartamento e Sherlock la osserva scendere senza dire una parola, di nuovo concentrato su quello che lo aspetta.
Molly passa la sua prima notte di nozze piangendo per la crudelta’ di tutta la situazione.
Sette ore dopo Sherlock si butta dal tetto del St. Bart’s dopo aver detto addio a John.
Il suo piano funziona e nella notte successiva al suo matrimonio, Molly Hooper Holmes saluta suo marito con le lacrime agli occhi e gli chiede di stare attento.
Lui annuisce e sembra esitare, quasi a voler aggiungere qualcosa ma poi con un veloce movimento scompare nel buio delle strade di Londra.
La ricontatta due mesi dopo con le istruzioni per mandargli dei soldi in Sud America.
 
***
 
“Ehi”
La voce esitante di John Watson contribui’ a far riemergere Molly dai ricordi in cui si era appena persa.
Dalla sua posizione seduta sul pavimento, alzo’ gli occhi verso l’uomo che ora la stava guardando con un’espressione seria e dispiaciuta.
“Posso?” le domando’.
Molly si limito’ ad annuire e John si lascio’ cadere vicino a lei con un profondo sospiro. Il pavimento era freddo e scomodo ma in quel momento, accasciata contro il muro con le gambe al petto, a lei sembrava l’unico posto sicuro al mondo.
Era fuggita dal laboratorio dopo che Sherlock aveva rivelato a tutti del loro matrimonio, incapace di sostenere oltre gli sguardi sorpresi e il silenzio attonito che si erano formati.
Scosse il capo leggermente, non sapeva neanche da quanto tempo fosse li, rifugiata nello stanzino delle attrezzature sterili.
“Sei arrabbiato?” riusci’ infine a domandare, senza tuttavia arrivare a guardare il miglior amico di suo marito negli occhi.
John si prese del tempo prima di rispondere.
“Sono deluso. E confuso” disse infine “E si, sono arrabbiato. Non riesco a capire questa situazione e, francamente, non capisco come vi ci siate cacciati e perche’ non ci abbiate detto niente. Quando Mary ha cominciato a dire che voi due stavate insieme all’inizio mi sono limitato a scuotere le spalle, perche’ non poteva davvero essere possibile. Ma lei insisteva e poi ho cominciato anche io a notare alcune piccole cose, alcuni piccoli particolari e comportamenti e a un certo punto, eravamo li che ne discutevamo... io, Mary, Lestrade e la Signora Hudson. E per quanto fosse incredibile, era vero ed io ero assolutamente felice perche’ piu’ ci pensavo, piu’ mi sembrava giusto; ho creduto che forse Sherlock non fosse pronto a sentirsi prendere in giro perche’ te lo assicuro, io e Greg avevamo gia’ pensato ad ogni tipo di battuta possibile ed immaginabile. Ma addirittura sposati! Quando diavolo e’ successo?”
“Sherlock non ti ha spiegato niente?” gli chiese Molly con voce flebile.
Lui scosse la testa.
“E’ uscito dalla stanza dopo che te ne sei andata tu, senza dire una parola. Beh, tutti se ne sono andati, per la verita’. Lestrade si e’ portato via tua zia dicendole che le offriva un caffe’ e ho rispedito Mary a casa, dice che se avrai voglia di chiamarla, lei ci sara’”
Molly emise un gemito al pensiero di quante menzogne avrebbe avuto di nuovo bisogno di spiegare.
“Molly, che cosa e’ successo?”
Lei fece un profondo sospiro.
“Ho sposato Sherlock la notte prima del suo finto suicidio. In questo modo, in tutto il tempo in cui e’ stato via, come sua moglie ho gestito dei conti segreti che lo hanno aiutato a muoversi e a fare... quello che doveva fare”
John apri’ la bocca ma per qualche secondo non ne usci’ alcun suono.
“Che cosaaaa????” sbotto’ infine “Ti ha sposata quasi due anni fa? E perche’ tu gestissi le sue finanze segrete??”
“Non mi ha costretta!” reagli’ Molly con forza “Era il modo piu’ sicuro e veloce per assicurargli la disponibilta’ economica di cui aveva bisogno!”
Lui fece un respiro per calmarsi e si passo’ le mani sul viso.
“Ma certo. Dimmi almeno che ta l’ha chiesto gentilmente...” la prego’.
Dovremmo riuscire a sposarci entro un’ora, se ci sbrighiamo.
L’espressione di Molly si fece di nuovo imbarazzata.
“Stupido bastardo...” mormoro’ John, scuotendo incredulo la testa “Ma poi le cose sono cambiate, giusto? Voglio dire... ci abbiamo visto giusto, no?” l’uomo non riusci’ a terminare la frase senza arrossire leggermente.
Per un attimo, Molly sembro’ di nuovo persa nei ricordi, ma poi si riscosse.
“Si... ci avete visto giusto” fece un sorriso che pero’ non le arrivo’ agli occhi, era davvero difficile dover spiegare tutto in quel modo  “ma le cose si sono anche complicate. E’ successo poco prima del suo ritorno e non eravamo pronti. Era ancora tutto cosi strano e la faccenda del matrimonio non faceva che ingarbugliare ulteriormente la situazione. Sherlock doveva capire come avreste reagito alla sua finta morte, ristabilire la sua vita e il suo rapporto con te e abbiamo pensato... che fosse meglio aspettare, tenerlo nascosto per un po’. Non abbiamo fatto un gran lavoro, eh?”
John la fisso’ per qualche secondo.
“Molly... questa cosa... l’avete decisa insieme?” chiese cautamente.
L’espressione della donna si fece piu’ dolce quando capi’ cosa stava chiedendo veramente il Dottore.
Sherlock e’ stato talmente codardo da convincerti che era meglio cosi?
“Si, John. Te l’ho detto, non mi ha costretta a fare nulla. Ero molto spaventata anche io, a quel tempo mi e’ sembrata la soluzione ideale perche’ potessimo avere il tempo di abituarci, il tempo di essere pronti a vivere come una coppia alla luce del sole”
“Ed ora pensi che lo siate? Entrambi?
Molly chiuse gli occhi.
Non devi essere insicura. Non su quello che provo nei tuoi confronti
Le parole di quella notte erano diventate una specie di mantra a cui si aggrappava ormai troppo spesso, ma a volte erano davvero l’unica cosa che le rimanesse che le dava una certa sicurezza.
“Non lo so, ma credo che sia giunto il momento di scoprirlo”
 
***
 
John l’aveva lasciata con una stretta rassicurante della mano e un bacio sulla guancia, poi era tornato a casa per preparare la borsa per la partenza verso Eton.
Molly si risolse a ritornare all’obitorio, consapevole di cio’ che l’attendeva e che non aveva senso rimandare.
Per lo meno, nessuno avrebbe mai potuto contestarle il fatto di non conoscere bene suo marito.
Sherlock era infatti li’, pronto a reclamare cio’ che aveva chiesto quasi un’ora prima e la accolse con un occhiata indagatrice che in un secondo stabili’ quanto aveva pianto, dove si era nascosta e la sua chiacchierata con John: qualcosa gli si agito’ dentro, ma non riusci’ a dargli un nome. Era rimorso? Dispiacere? Disappunto?
Aspetto’ che Molly dicesse qualcosa, qualsiasi cosa che potesse iniziare una discussione che ovviamente non poteva essere evitata, tuttavia lei ando’ dritta verso una delle celle e la apri’, trascinando all’esterno il cadavere di Edward St. James.
“Ti serve qualcosa in particolare?” gli chiese nel suo miglior tono professionale.
Lui si senti’ in qualche modo sollevato e si avvicino’, prendendo la sua lente di ingrandimento da una tasca.
“Solo le mani” replico’, prima di chinarsi sul cadavere e cominciare ad analizzarlo. Un’occhiata veloce gli diede la risposta che stava cercando e si rialzo’ soddisfatto.
Ma poi si accorse del fatto che Molly si stava mordendo il labbro inferiore e della sua postura rigida.
No... la discussione non poteva essere evitata.
O forse si.
“Parto per Eton tra circa tre ore” annuncio’, ritornando a fissarla in viso.
“Cosi ho sentito dire” rispose Molly stringendo la bocca in una linea sottile.
Sherlock fece lo stesso.
“E’ questo che ti turba? Che io non ti abbia messo al corrente dei miei piani?” le chiese.
Lei scosse la testa incredula.
“Stai scherzando, vero? Hai appena annunciato ai nostri amici e a mia zia che siamo sposati e l’hai fatto in una maniera veramente orribile!”
Sherlock alzo’ le spalle.
“Lestrade stava inutilmente gongolando all’idea di essere a conoscenza di chissa’ quale segreto. Non potevo certo permetterlo”
Molly gli si avvicino’, sul viso un’espressione stupita e ferita.
“Che significa? Che si e’ trattato di avere l’ultima parola? E’ per questo che hai sentito l’esigenza di rovinare un momento che poteva essere cosi importante e di tramutarlo in una specie di scena paradossale?”
“Oh, andiamo... era quello che volevi, comunque. Ho solo anticipato i tempi. Stai dando a questa cosa un’importanza esagerata, Molly... sarebbe successo, prima o poi e io ho solo”
“Non lo volevo in questo modo!” lo interruppe lei “E poi che significa che volevo? Che mi dici di te? Credevo sarebbe stata una decisione che avremmo preso insieme e invece tu l’hai fatto perche’ eri arrabbiato, eri gia’ nervoso quando sei arrivato...vogliamo parlare del modo terribile in cui mi hai trattata e che ha portato alla reazione di Lestrade?”
Il viso di Sherlock si contrasse a quell’accusa che non poteva certo negare. Strinse i pugni e si avvicino’ di un passo.
“Vuoi che ti chieda scusa?”comincio’ con deliberata lentezza “Va bene... SCUSA! Sono dispiaciuto? Si! Nervoso?” chiese con sarcasmo “Perdonami se mi trovo invischiato in un caso che tu mi hai costretto a prendere e non riesco a cogliere il lato umoristico della situazione!”
“Di cosa stai parlando?” gli chiese lei spalancando gli occhi.
Sul viso di Sherlock apparve una smorfia amara.
“Ma per favore... e quel tuo messaggio?”
Molly sussulto’ per la sorpresa.
Era cosi che aveva interpretato la sua richiesta?
Si appoggio’ al tavolo dietro di lei e parlo’ a voce bassa.
“Io te l’ho chiesto, ti ho chiesto di farlo per me ma non te l’ho ordinato. Parli come se ti avessi obbligato!
E’ cosi che ti senti, costretto? E in quali altre cose ti senti costretto?” termino’ in un soffio abbassando il viso.
Sherlock arretro’ istintivamente e si allontano’ da lei.
No. Non potevano parlare di questo. Non ora.
“Questa discussione e’ inutile, Molly. Ora devo andare” disse in tono freddo.
Lei sembro’ recuperare un po’ di fermezza e rialzo’ la testa.
“No...” mormoro’ “No. Non te ne andrai, stiamo parlando”
Sherlock strinse di nuovo i pugni.
Tu stai parlando. IO STO SOLO PERDENDO TEMPO!” urlo’.
Nella stanza piombo’ improvviso il silenzio, fino a che Molly non fece un respiro profondo e combattendo contro le lacrime ricomincio’ a parlare.
“Io... io ti amo, Sherlock. Sempre. Ogni singolo istante.
Non posso farlo ad intervalli quando ti fa comodo... non funziono cosi”
Non sono te.
Lui rivolse gli occhi al muro, incapace di continuare a guardarla mentre lei aspettava la sua risposta, una risposta che non era in grado di darle.
Come era arrivato a riuscire a farle cosi male?
“Che cosa vuoi da me Molly?” le chiese infine con voce incerta.
Pote’ sentire il singhiozzo che le scappo’ mentre tentava di recuperare la forza per parlare.
“Mi hai detto...” gli disse “mi hai detto di non dubitare di quello che provi per me, ma e’ difficile farlo se tu non me ne parli mai”
Sherlock chiuse gli occhi e l’unica parola che gli venne in mente fu inadeguatezza.
La terribile e frustrante sensazione che lo aveva accompagnato in quell’ultimo periodo.
“E in che modo dovrei farlo?” le chiese in tono asciutto, voltandosi verso il tavolo ed evitando di guardarla  “Te l’ho gia’ detto... Non sono il tipo di persona che ritiene utile manifestare in pubblico cio’ che... prova. Non e’ quello che sono, non e’ quello che voglio essere... Non John, con le sue stupide dichiarazioni, o la sua sciocca e francamente imbarazzante richiesta di  matrimonio ad una donna coperta di gelato alla fragola in un parco affollato”
“Io sto parlando di noi due” ribatte’ Molly con voce strozzata “non degli altri e poi - ”.
Lei interruppe il suo discorso e sbianco’ in volto.
Sherlock non la stava ancora guardando e interpreto’ il suo silenzio come una scelta  di non proseguire la discussione.
“Devo prendere il treno alle cinque e mezza” dichiaro’ infine, voltandosi per capire se ci fosse almeno lo spazio per salutarla.
Odiava il pensiero di andare via a quel modo, ma forse era meglio che loro due restassero separati per un po’ e al suo ritorno, dopo aver risolto il caso, avrebbero avuto modo di parlare.
Ma Molly gli stava dando la schiena ed era chiaro che stesse piangendo, cosi come era ancora piu’ chiaro che non avesse l’intenzione di salutarlo.
“Molly...” sospiro’.
“Buon viaggio, Sherlock. Fa attenzione” sussurro’ lei prima di uscire a precipizio dalla stanza.
 
  
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