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Autore: AlexaHumanoide    28/10/2013    1 recensioni
Quando Bill, dall'altra parte alzò lo sguardo verso di lei, si immobilizzarono tutti e due a guardarsi negli occhi.
Forse saranno stati colpiti dal famoso "colpo di fulmine", pensai, ma cambiai subito idea quando vidi il vestito della mia migliore amica sporco di sangue.
Genere: Avventura, Azione, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Tom Kaulitz, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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XXII: Chi l'avrebbe mai detto?



“Non ci credo.” dissi, girando di scatto la testa verso di lei e guardandola con gli occhi sgranati. “Tu non sei Viola Sneider. Chi sei? Che cosa ne hai fatto della mia migliore amica?”

La sua risata cristallina mi invase le orecchie e io sorrisi, contenta di poter sentire quel suono di nuovo. Scostai i capelli su una spalla e appoggiai la mano sotto il mento per vederla meglio. Non poteva seriamente aver detto una cosa del genere. Non riuscivo a crederci.

“Ash, sono seria.” cercò di dire, ma scoppio di nuovo in una fragorosa risata quando vide la smorfia di stupore dipinta sul mio volto. “Semplicemente non credo che Bill sia fatto per me.”

Detto ciò si girò prona sull'asciugamano e liberò la schiena dai suoi lunghi capelli biondi, appoggiò la guancia sul cotone bianco del telo da mare dell'hotel e chiuse gli occhi.

“Tu, che hai sempre affermato di amare Bill Kaulitz, ora mi dici che vuoi essere solo sua amica?” chiesi, come per esserne veramente sicura.

“Conoscendolo di persona, sì.” borbottò, tenendo sempre le palpebre serrate. “Non è la persona che pensavo che fosse.”

“Non è la persona che pensavo che fosse.” la presi in giro, imitando la sua voce. “Non iniziare a fare la-”

Un grido acuto uscì dalle mie labbra quando qualcosa di molto pesante e ghiacciato mi schiacciò ancora di più sulla sabbia. “Stavate parlando di me?”

No!” urlai, cercando di togliermelo di dosso. “Tom, togliti subito! Sei gelato!”

Stavamo prendendo il sole ormai da due ore, mentre i gemelli si divertivano nell'idromassaggio o nel mare limpido delle Hawaii, quindi la mia pelle era stata riscaldata parecchio dai raggi solari. Percepivo le goccioline che scendevano dalle sue treccine e dal suo costume bagnarmi il collo e le gambe, procurandomi brividi di freddo.

“Non sai che dopo ore sotto al sole bisogna bagnarsi?!” mi chiese ironico, ridendo e stampandomi un bacio sul collo.

Quello non fece altro che peggiorare la situazione. “Ti prego, smettila!”

“Di fare cosa? Io non sto facendo niente.” disse, iniziando di colpo a farmi il solletico sui fianchi.

“Basta, ti prego, basta!” odiavo quando mi torturava così. Era troppo bravo e ormai conosceva tutti i miei punti deboli. “Tom!” gridai di nuovo il suo nome e sentii altre due risate unirsi alla sua.

Improvvisamente però tutto si fermò. Non sentivo più Tom sopra di me, le sue mani e le risate che mi circondavano. E fu in quel momento che feci un errore enorme, pensando che fosse tutto finito: mi girai supina, per capire cosa fosse successo. Mi ritrovai lui davanti, tutto gocciolante che mi guardava con un sorrisetto furbo stampato sulle labbra. Dal suo sguardo capii subito le sue intenzioni.

“Non ci provar-” non riuscii neanche a finire la frase che scattò in avanti e mi prese in braccio.

Cercai di liberarmi, tirando calci e pugni, ma lui era mille volte più forte di me. 
“Ti prego, Tom, non farlo!” gridai.

Lui mi guardò negli occhi e mi sorrise, un misto tra malizia e divertimento. Avvicinò lentamente il volto al mio e io fissavo come incantata le sue labbra carnose che stavano quasi per unirsi alle mie quando sussurrò, prendendomi alla sprovvista, “Troppo tardi.”

Non mi ero accorta che con pochi passi era già arrivato in mare. Io cercai di aggrapparmi a lui in tutti i modi, per cercare di non cadere, ma lui lasciò la presa e mi lanciò in acqua. Non riuscii a evitarlo: mi ritrovai sommersa da acqua fredda e salata. Odiavo la sensazione del gelo che entrava nella pelle, che si diffondeva velocemente in tutto il corpo fino a far rabbrividire. Ma, più di tutto, odiavo quando l'acqua invadeva le vie respiratorie senza preavviso, il sale che brucia in gola e l'istinto automatico di chiudere la bocca, un istinto inutile visto l'assenza di ossigeno. In quel momento mi pentii per aver cambiato la meta di quel viaggio: avevo convinto Bill a cambiare isola e non andare di nuovo alle Maldive, visto che il fratello si era lamentato per ore intere. Eravamo stati tutti d'accordo di andare alle Hawaii, ma ora avrei preferito senza dubbio il mare caldo delle Maldive. Aprii gli occhi sott'acqua e guardai in alto, per poi darmi la spinta necessaria per tornare in superficie. Inspirai con tutte le forze quando uscii dal liquido cristallino e con le mani mi lisciai i capelli all'indietro. Sbattei più volte le palpebre per cercare di sconfiggere il bruciore e cercai subito Tom, che era rimasto vicino a me a ridere.

“Me la pagherai, Kaulitz.” dissi tra un colpo di tosse e l'altro.

Con tutta l’energia che mi era rimasta spruzzai più acqua possibile verso di lui, che non aspettava altro e la guerra iniziò. Per tutto il tempo non smettemmo di ridere e con la coda dell'occhio notai Viola e Bill che parlavano tranquillamente sulla spiaggia, seduti uno vicino all'altro mentre ci lanciavano qualche occhiata. Non riuscivo ancora a credere che dopo tutto quello che mi aveva detto, alla fine aveva capito di non amarlo realmente. Ma da una parte ero contenta: almeno non avrebbe rischiato un rifiuto da parte di lui se ci avesse provato realmente. In quel momento tutto mi sembrava perfetto: Tom ed io che giocavamo in mare come due bambini felici ed innamorati, la mia migliore amica e il fratello del mio fidanzato che chiacchieravano serenamente dopo tutto quello che li era successo come due buoni amici. Finalmente mi sentivo davvero completa. Speravo che quel momento non finisse mai.

“Va bene, va bene!” esclamai di punto in bianco. “Mi arrendo!”

Alzai le mani in aria mi avvicinai lentamente  a lui, che si fermò immediatamente dopo la mia resa. Quando arrivai vicino a lui lo guardai da vicino: il fisico asciutto, gli addominali e i pettorali ben scolpiti, la pelle ambrata che brillava sotto la luce del sole, i cornrows color pece che gocciolavano, il sorriso che si era impossessato delle sue labbra carnose e infine gli occhi color mandorla. C'era qualcosa di imperfetto in quel ragazzo?

Allacciai le mie braccia intorno al suo collo e lui appoggiò le mani sui miei fianchi.

“Ho vinto io.” sussurrò vicino alle mie labbra.

“Smettila di fare lo scemo.” mormorai di rimando, senza riuscire però a non sorridere.

“È per questo che mi ami.” quel sorriso beffardo mi fece venire le farfalle nello stomaco.

“Io non ti amo.” cercai di mentire, ma il mio tono diceva tutto il contrario.

Avvicinò ancora di più i nostri corpi bagnati e posò lentamente le labbra sul mio collo.

“Ne sei sicura?” mi chiese senza smettere di lasciare baci umidi sulla mia pelle.

Senza dire niente appoggiai le mani sulle sue guance e tirai su il tuo volto per guardarlo di nuovo negli occhi. “No.” sussurrai, unendo le nostre labbra in un dolce bacio.

 

*

 

“Sapete che Ashley sa cantare?” saltò su di punto in bianco Viola e per poco non mi strozzai con un pezzetto di carne. “Ed è anche bravissima!” aggiunse con troppo entusiasmo.

“Viola!” l'ammonii subito, strabuzzando gli occhi e bevendo un sorso di vino rosso per cercare di mandare giù propriamente il cibo.

Stavamo cenando tutti e quattro insieme nel lussuoso ristorante dell'hotel a quattro stelle dove alloggiavamo. Eravamo già alla seconda portata e fino a quel punto tutto era andato a meraviglia: i piatti erano squisiti, il posto silenzioso e accogliente e avevamo chiacchierato del più e del meno per tutto il tempo ridendo e scherzando. Vicino a me era seduto Tom, che di tanto in tanto allungava la sua mano sotto al tavolo per afferrare la mia; difronte c'era la mia migliore amica e vicino a lei c'era Bill, che continuava a lanciare sguardi dolci verso di me e suo fratello, come se avesse voluto essere al nostro posto. Era strano, ma piacevole.

“Davvero?!” chiese sorpreso quest'ultimo, tagliando delicatamente un pezzo di verdura.

“Giusto!” intervenne improvvisamente Tom, sbattendo piano la mano sul tavolo per enfatizzare le sue parole. “Mi sono dimenticato di dirtelo! L'ho sentita anche io, ha una voce fantastica!”

“Smettila!” esclamai imbarazzata, spingendolo leggermente con la mano sulla spalla. “Così mi metti in imbarazzo!”

“Perché?” mi chiese Bill, guardandomi serio. “Se hai questo bellissimo dono non ti devi vergognare.”

“Grazie.” sapevo che le mie guance erano diventate color porpora. “Detto da te mi lusinga. Hai una voce davvero meravigliosa.”

Entrambi mi sorrisero e io aggrottai le sopracciglia ripensando a cosa avevo appena detto.

“Non avrei mai pensato di dire che il cantante dei Tokio Hotel fosse bravo.” borbottai e tutti scoppiarono a ridere.

Sapevano che non ero affatto una loro fan, soprattutto Tom che si ricordava perfettamente quando ci incontrammo per la prima volta e io non sapevo minimamente chi fosse. Alcune volte rideva ancora quando ripensava al giorno in cui avevo detto che era abbastanza scarso. Ma alla fine avevo capito che non bisogna mai giudicare un cantante o band senza aver prima ascoltato le loro canzoni o senza averli prima conosciuti davvero.

“Mi è venuta un'idea fantastica!” la voce eccitata del chitarrista mi fece tornare alla realtà. “Stasera vestitevi non troppo eleganti e comodi.”

Tutti e tre alzammo lo sguardo e lo fissammo, confusi.

“Vuoi dire casual.” mormorò il suo gemello, con un sopracciglio alzato.

“Sì, quel che è! Che rompipalle che sei!” Bill, come risposta, gli fece la linguaccia.

Viola ed io ci scambiammo un’occhiata e scoppiammo a ridere, felici di aver incontrato quei due ragazzi. Era rassicurante vedere come tutto ciò che ci era successo si era risolto per il meglio e tutto era ritornato alla normalità.

 

*

 

“Secondo te sono abbastanza casual?” chiesi, imitando la voce di Bill di poco prima e facendo una giro su me stessa.

Viola alzò la testa dal cosmopolitan che stava leggendo e gli si illuminarono gli occhi. “È perfetto.”

Stirai con le mani la gonna del vestito, felice della mia scelta: era diviso in due pezzi e toccava per terra. La gonna era color pesca e di un tessuto simile alla seta, mentre la parte superiore era azzurra con le spalline nere; inoltre lasciava la schiena e un lembo di vita scoperta. Non sapevo cosa avesse in mente Tom, ma sicuramente era un vestito che soddisfaceva la sua richiesta. Ai piedi avevo abbinato un semplice sandalo di cuoio in stile indiano e avevo lasciato i capelli lisci sciolti. Per finire avevo allungato e scurito le ciglia con il mascara e avevo tinto le labbra con un rossetto dello stesso colore della gonna. Anche la mia migliore amica aveva optato per un vestito, ma era molto più semplice del mio: era corto di color bordeaux stretto in vita da una cintura di pelle nera.

“Ora è meglio se andiamo.” dissi, allungando una mano verso il letto per prendere la piccola borsetta nera con dentro tutto il necessario. “Siamo già in ritardo.”

 

Quando scendemmo nella hall dell'hotel trovammo i gemelli che ci stavano già aspettando vicino alle scale. Tom mi avvolse subito un braccio in vita e mi sussurrò un 'sei bellissima' nell'orecchio prima di accompagnarmi in spiaggia. Bill e Viola erano proprio dietro di noi che parlavano animatamente su un argomento a me sconosciuto mentre camminavamo sul lungo mare.

“Quanto manca ancora?” mi lamentai dopo ormai dieci minuti che passeggiavamo.

Lui si fermò di scatto e aumentò la stretta delle nostre mani. “Siamo arrivati.” mormorò, indicando qualcosa con l'indice.

Seguii con lo sguardo la direzione indicata e le mie labbra si tirarono in un sorriso.

“Ma è magnifico, Tom!” esclamò entusiasta Viola, battendo le mani. “Ho sempre voluto mangiare i marshmallows di fronte ad un falò sulla spiaggia!”

“È bellissimo.” furono le uniche parole che riuscii a dire, ero davvero stupefatta.

Davanti a noi c'erano quattro tronchi disposti a quadrato intorno ad un fuoco abbastanza grande ed intenso. Il tutto veniva accentuato dalla folta boscaglia verde che c'era proprio dietro e il mare scuro alle nostre spalle. Era tutto perfetto. Vagavo ancora con gli occhi per godermi quello spettacolo: il fuoco che scoppiettava, i marshmallows posizionati vicino ai tronchi…

Di colpo mi immobilizzai e capii lo scopo di Tom: una chitarra era appoggiata sulla sabbia. Ora era tutto perfettamente chiaro. Mi venne un crampo allo stomaco: mi ricordava troppo quella di mio fratello.

“Stronzo.” borbottai di getto, senza pensarlo veramente.

“Lo so. Me lo dicono in molti.” scherzò lui, lanciando uno sguardo verso il gemello, che rise.

Lentamente ci avvicinammo e ci sedemmo sui tronchi e automaticamente allungai le mani per godermi il tepore delle fiamme.

“Siamo tutti qui riuniti stasera...” iniziò lui, ma non riuscì a finire la frase poiché scoppiò in una fragorosa risata. “No. Seriamente.” Non perse tempo e afferrò la chitarra, appoggiandola sulle sue ginocchia. “Ti va di cantare per noi?”

Un groppo mi si formò in gola e calò il silenzio. “Io non...” le parole mi morirono in gola. Io non ci riesco. Non ero ancora pronta per cantare di fronte a loro. L'avevo sempre e solo fatto davanti a mio fratello o a Viola. Quel giorno era stato un errore, non volevo che Tom mi sentisse. Di colpo lui iniziò a pizzicare le corde a caso, guardandomi divertito.

“Ashley, baby!” iniziò a cantare a squarcia gola, facendo ridere tutti. “You make me feel so alive!*”

“Smettila, Tom!” disse Bill tra le risate, per poi tornare serio. “Se non vuole cantare non possiamo obbligarla.”

“No, va bene.” mi stupii di me stessa per aver ceduto veramente alla loro richiesta. “Canterò.”

Prima o poi dovevo pur farlo, dovevo abbattere finalmente i muri e cancellare la paura di cantare in pubblico. Ci ero riuscita una volta in ospedale, anche se ero da sola e ce l'avrei fatta di nuovo. Oltretutto quella era la situazione ideale per farlo, quindi perché non provare? Dovevo essere forte e vivere appieno la mia vita, altrimenti me ne sarei pentita.

“Sei sicura?” continuò Bill, appoggiandomi una mano sulla spalla. “Non devi farlo se non vuoi.”

Girai lo sguardo e mi immersi nei suoi occhi color nocciola. “Sono sicura.” e, anche se il mio tono era un po' tremante, lui annuì.

“Che canzone vuoi cantare?” sapevo esattamente la risposta a quella domanda.

Era da mesi che pensavo al modo in cui dedicare quella canzone alle persone più importanti della mia vita, ma non ne avevo mai trovato uno.

Mi avvicinai al suo orecchio e sussurrai il titolo. Lui appena capì di quale canzone stessi parlando, strabuzzò leggermente gli occhi e poi mi sorrise, capendo perfettamente il perché di quella scelta.

Senza dire altro abbassò il capo e iniziò a suonare la chitarra. Chiusi gli occhi, godendomi quel suono meraviglioso. Ovviamente non riuscii a fermare i ricordi e subito le immagini di Adam si proiettarono nella mia mente. Dolci note riempirono l'aria e mi vennero i brividi.

“I wanna start by letting you know this...” mi venne automatico accompagnare quella melodia con la mia voce.

Pensavo che sarebbe stato più difficile, invece mi sbagliavo. Il cuore mi pulsava forte quando aprii gli occhi e li puntai sulla mia migliore amica. “Because of you, my life has a purpose. You helped me be who I am today.”

Lei capì subito e i suoi occhi diventarono lucidi. Era sempre stata così: sensibile ed emotiva. E quello era uno degli tanti aspetti che adoravo di lei.

 

Sometimes it feels like nobody gets me, trapped in a world where everyone hates me.

There's so much that I'm going through,  I wouldn't be here if it wasn't for you.

 

Le sorrisi quando vidi una lacrima solitaria nascere dalle sue pozze color smeraldo. Subito l'asciugò con una mano, ma ormai io l'avevo vista e avevo capito immediatamente che il testo l'aveva toccata nel profondo. Era come se fosse scritta per noi, per il modo in cui ci eravamo conosciute, per tutto quello che era successo nelle nostre vite.

 

I was broken, I was choking, I was lost.

This song saved my life

I was bleeding, stopped believing, could have died.

This song saved my life

I was down, I was drowning, but it came on just in time.

This song saved my life  

 

Entrambe sapevamo esattamente di quale canzone stessi parlando. Quella con cui le nostre strade si erano incrociate per la prima volta. Ricordai inevitabilmente quel giorno. Ormai era indelebile nei miei ricordi e niente sarebbe stato in grado di cancellarlo. Solo un aspetto era stato positivo dopo la morte di mio fratello e il tentativo di raggiungerlo: lei.

“Sometimes it feels like you've known me forever...” sorrisi per un ultima volta a Viola prima di girarmi verso Tom e appoggiare delicatamente le dita sotto al suo mento per far coincidere i nostri sguardi. “You always know how to make me feel better.”

Dalla luce dei suoi occhi capii che aveva intuito che gli stavo dedicando quella parte del testo. Ecco perchè avevo scelto proprio quello, era perfetto per entrambi.

 

You're my escape when I'm stuck in this small town, I turn you up whenever I feel down.

You let me know like no one else that it's okay to be myself. 

 

Quelle parole erano fottutamente vere. Anche Tom l'avevo conosciuto per caso quando tutto il mondo intorno a me crollava a pezzi e ora era indispensabile e sempre presente nella mia vita. All'inizio avevo frainteso e nascosto le sensazioni che provavo quando ero vicino a lui, ma poi avevo capito: mi ero davvero innamorata di lui e quella era una delle emozioni più intense che avessi mai provato. Avevo passato interi giorni insieme a lui e per mesi era stata la mia unica ancora di salvezza, l'unica persona che era nella mia stessa situazione, l'unica persona che mi capiva davvero.

 

You never know what it means to me that I'm not alone.

That I'll never have to be. ** 

 

Quando cantai quelle parole allungai le braccia e strinsi la mano di Viola con la sinistra e appoggiai l'altra sulla gamba di Tom. Volevo fargli capire che ero veramente grata a loro per non avermi mai lasciato da sola dopo tutto quello che avevo passato e che speravo che i nostri rapporti sarebbero continuati così per sempre, perché senza di loro la mia vita non avrebbe più avuto senso. Certo, con Tom non era sempre stato tutto rosa e fiori, ma comunque sapevo che nel suo cuore sapeva di avermi ferito e di aver sbagliato. E io l'avevo perdonato.

Cantai l'ultimo ritornello voltandomi verso Bill, che stava muovendo la testa a ritmo di musica. Mi regalò un sorriso a trentadue denti e io ricambiai, sperando che capisse che anche se non lo conoscevo bene, mi veniva quasi automatico volergli bene e che, se me l'avesse permesso, avrei voluto essergli amica. Dopotutto era la persona più importante per il mio fidanzato, quindi lo era anche per me. Ma, soprattutto, mi ero avvicinata molto a lui nei mesi in cui era in coma e tutti i brutti eventi che gli erano successi avevano rafforzato quello specie di legame che si era creato tra noi due.

Le ultime note volarono via e appena Tom si allontanò dalla chitarra, Viola e Bill iniziarono a battere le mani verso di noi e si alzarono per venirci ad abbracciare.

“Ashley, sei stata incredibile!” esclamò il moro quando sciogliemmo il contatto. “Hai una voce davvero particolare, davvero bellissima!”

“Oh, grazie.” risposi, imbarazzata.

“Magari un giorno potreste fare un duetto insieme!” propose Tom, sorridendomi e picchiettando una mano sulla sua coscia, invitandomi a sedermici sopra.

“Non credo sia u-” iniziai, accontentandolo e allacciando le braccia al suo collo.

“È un'idea fantastica!” mi bloccò invece il cantante.

“Chi l'avrebbe mai detto, eh?” mormorò Viola, indicando prima Bill poi Tom, per poi inchiodare i suoi occhi nei miei. “Tu, che hai sempre odiato i Tokio Hotel e non hai mai cantato in pubblico ora sei fidanzata con Tom Kaulitz e quasi sicuramente canterai con loro.”

Metabolizzai le sue parole e mi vennero i brividi. Mi voltai verso di lui e mi immersi per l'ennesima volta nei suoi occhi color nocciola. Senza pensarci unii le nostre labbra e premetti con tutte le mie forze, assaporando il più possibile il sapore magnifico di quelle labbra. Quando mi allontanai il viso dal suo alzai lo sguardo al cielo e sorrisi.

E per la prima volta dopo anni, ero sicura che quel sorriso avesse raggiunto anche gli occhi.

Ti voglio tanto bene Adam, grazie di tutto, pensai prima di girarmi verso Viola.

“Eh sì, chi l'avrebbe mai detto?”

 

 

 

THE END.

 



* Ashley – Escape The Fate

** This Song Saved My Life – Simple Plan

 

NOTE FINALI: Una parte di me non ci crede ancora, Omicidio per due è veramente finito. Non riesco ad esprimere in parole quello che provo ora, è troppo difficile, ma ci proverò ugualmente. Da una parte sono felice, perchè per una scrittrice finire una propria storia è come tagliare la striscia del traguardo per un corridore. Sono davvero contenta di essere riuscita a mettere un punto alla mia terza long fan fiction, anche se diciamocelo, non è stato facile. Tra pause lunghe anni e imprevisti, è stato una vera e propria impresa. Dall'altra parte però, anche se ho scritto l'epilogo molti mesi fa (in agosto per essere precisi, la colpa è tutta della beta ahah) solo ora che l'ho postata inizio a sentire un vuoto. Perchè è ovvio: mi mancherà scriverle di Ashley, Viola e i gemelli. Come sempre mi sto dilunguando troppo. Passiamo alla parte più importante: voi, le lettrici. Senza di voi questa storia non sarebbe mai andata avanti, quindi vi devo ringraziare di cuore. GRAZIE MILLE DAVVERO. Ringrazio tutte le ragazze che hanno messo OX2 tra le preferite, ricordate e seguite e chi solamente ha letto. (in tutto siete 35, ouo) Un grazie infinito anche a tutte le lettrici che hanno recensito, facendomi sorridere e trovare la forza e la voglia per continuare a scrivere. GRAZIE GRAZIE GRAZIE.

Bene, ora credo di aver finito. *si asciuga una lacrima* ahah

A parte gli scherzi, spero davvero che Omicidio Per Due vi sia piaciuta e spero mi seguerete quando pubblicherò la mia nuova long fiction: An Essential Treasure! Grazie mille ancora.

xoxo, léx.

 

 

 


 


   
 
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