A photograph of you and I
Il legno scricchiolò violentemente sotto i suoi piedi, non appena
entrato nella stanza. I vetri della finestra che davano sul
cortile e sulla cancellata erano in frantumi sul pavimento, forse unici
testimoni di una recente ragazzata. Jared
notò subito con malincuore che i mobili erano spariti. La stanza era
completamente vuota, nemmeno il vecchio materasso a molle abbandonato in un
angolo come si ricordava. Niente. Nemmeno la vecchia credenza
vuota appoggiata alla parete accanto alla finestra. Era come se quel
posto avesse rimosso tutto quello che poteva ricondurre a lei e ai momenti
passati con lei. Jared rimase per un attimo
interdetto, chiedendosi se tutto quello che aveva vissuto fosse stato reale o
fosse stato semplicemente un sogno.
Fece un passo in avanti e di nuovo il legno scricchiolò vibrando
sotto il suo piede. Si fermò ancora e ancora fu il silenzio. Un brivido gli percorse la schiena, sentì come un peso
schiacciargli il cuore. Quella stanza, seppur vuota, era ancora impregnata di
quei ricordi che adesso riaffioravano inarrestabili nella sua mente per
colpirlo a tradimento, dopo tanto tempo passato cercando di dimenticare. No,
non era stato un sogno. Rammentava il dolore che aveva provato, forte e
incredibilmente difficile da scacciare, rammentava di aver raggiunto per la
prima volta l'apice della felicità per poi essere bruscamente trascinato
verso il basso.
Dio, che cosa avrebbe fatto per tornare indietro nel tempo, che cosa
avrebbe dato perché tutto fosse stato diverso!
Strinse i pugni talmente forte che sentì le
unghie conficcarsi nella carne. Ma non ci badò.
Quel lieve dolore gli diede la forza per continuare, per compiere un altro
passo in direzione dell'angolo sotto la finestra.
La luna per un attimo scomparve, nascosta da una nuvola passeggera, e la
stanza piombò nella penombra. E nell'attimo in cui tutto si
oscurò, gli parve di vedere nebulosa l'immagine di lei
china su quell'angolo, le mani occupate a mettere a
posto uno degli assi di legno che componevano il pavimento. Gli parve di vedere
lei, i capelli neri che riflettevano la luce del sole, voltarsi verso di lui,
gli parve di vedere il suo volto, il suo sorriso mentre
pronunciava con fare da bambina "E'
un segreto...".
Allungò una mano verso quell'ombra, quel ricordo che la mente aveva proiettato davanti a
sé. Ma non appena la sua mano fece per
sfiorarla, quell'ombra svanì portata via dalla
chiara luce lunare che si era liberata da quella dannata nuvola. E sentì nuovamente il cuore stringersi in una fredda
morsa, contrarsi su se stesso, rivoltarsi nel suo petto.
Compì gli ultimi passi sentendo gli occhi bruciargli, bruciargli come non avevano mai fatto. La sua mente, il suo
cuore, lo pregavano, lo scongiuravano di voltarsi e andarsene, di lasciare le cose del passato nel passato, ma sapeva che ancora qualcosa
lo teneva legato a lei.
Ed era quella dannata promessa.
Le sue mani scorsero sul pavimento di legno, mentre nella sua testa
risuonavano ancora le parole di lei.
"Prometti che lo farai... promettilo. Non posso andarmene... sapendo che tu soffri..."
"Non parlare così...."
"Jared...
è la verità"
"Vedrai che tutto si
sistemerà, vedrai che potremo stare ancora insieme, scavalcare cancelli,
tornare ne..."
"Jay... promettimelo."
Le sue dita s'infilarono in un'apertura e sollevarono uno degli assi di
legno, lo stesso che aveva visto tempo addietro tra le mani
di lei. Sotto di esso, nascosta nel buio, una
piccola scatola di latta.
"Che
cosa hai nascosto?"
Jared si accorse che le sue mani
tremavano, mentre aprivano quella scatola.
"E' un segreto, Jay..."
Il cantante appoggiò la scatola a terra e solo allora la luce della
luna ne illuminò il contenuto.
"Dai, ti prego, dimmelo."
Riconobbe subito cosa quella piccola scatola celava: una vecchia polaroid,
risalente a poco più di due anni prima, quando
pensava di aver raggiunto la vera felicità dopo tanto tempo. Jared era solito farsi le foto con
i fan, nelle pose più disparate e nelle smorfie più stupide,
eppure in quella esibiva un aspetto normale, un leggero sorriso sulle labbra.
Stretta attorno a lui, Elisabeth. Gli occhi della ragazza erano chiusi, mentre
con un bacio sfiorava la guancia di lui.
"Proprio non mi lascerai stare
se non te lo dico, eh?"
Jared sentì qualcosa di
incredibilmente caldo percorrergli entrambe le guance. Solo sfiorandosi il
volto con la mano, capì che stava piangendo.
"No, non ti lascerò
stare finché non me l'avrai detto."
Tornò a fissare la polaroid. Era incredibile come ricordasse
ogni singolo istante in cui l'avevano scattata, troppe notte prima alla luce di
un lampione. E le lacrime si moltiplicarono quando si
rese conto di non poter adempiere la promessa fatta.
"D'accordo, d'accordo, te lo
dirò.... lo sai che non so dire di no quando mi
guardi in quel modo..."
«Perdonami, ma non posso farlo... », sussurrò, come se
qualcuno potesse sentirlo, come se lei potesse sentirlo, nascosta in quelle
pareti, in quei ricordi, in quella piccola scatola di latta. La mano tremante
si strinse attorno a quella polaroid e la mise al sicuro in una delle tasche
interne del giubbotto nero che indossava.
"Ho nascosto... il mio tesoro
più grande."
Jared si portò le mani al volto.
E per la prima volta dopo tanto tempo, pianse.
"Il mio tesoro più
grande..."
Spero vi sia piaciuto! ^^ Recensiteeeee!